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Visualizzazione dei post da dicembre, 2013
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Live At The Cellar Door - Recensioni internazionali

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[...] Non per essere ingrati di questo Volume 2.5: Live at Cellar Door, ma non si annuncia come la più allettante tra le uscite della sua retrospettiva in corso d'opera. E' un'altra digressione allo scopo di allungare l'attesa del Volume 2 degli Archives (che nell'ipotesi più ottimistica includerà tutti gli album inediti di metà anni'70)? Perché un altro set acustico dell'era di After The Gold Rush/Harvest - registrato a Washington DC solo due mesi prima di Live at Massey Hall - invece, per esempio, di Toast, l'album mai pubblicato dei Crazy Horse annunciato pochi anni fa? Le ragioni di Young per l'uscita di Live at Cellar Door sono come sempre oblique (speculerò su questo più avanti). Ma è palese che il set di 13 canzoni, collage da sei show che si svolsero tra novembre e dicembre 1970, è una rinomata aggiunta al catalogo younghiano. Le versioni in solitario di "Down By The River", "Don't Let It Bring You Down", "B

Neil Young: Live At The Cellar Door 1970 (Reprise, 2013)

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Tracklist Tell Me Why Only Love Can Break Your Heart After The Gold Rush Expecting To Fly Bad Fog Of Loneliness Old Man Birds Don’t Let It Bring You Down See The Sky About To Rain Cinnamon Girl I Am A Child Down By The River Flying On The Ground Is Wrong Uscito come Archives Performance Series #2.5, questo live va a collocarsi nel periodo di Archives Vol.1 che già ci ha offerto, negli anni scorsi, diversi volumi live a testimoniare la bellezza dei primi tour di Neil Young come solista o con i Crazy Horse. In Live at the Cellar Door lo ritroviamo da solo alla chitarra acustica e al pianoforte (strumento che, a dirla tutta, va per la maggiore e soprattuto ci regala le sorprese più deliziose). Grazie all'atmosfera riservata del Cellar Door di Washington (6 set acustici tra il 30 novembre e il 2 dicembre 1970 di cui questo cd rappresenta una selezione anche troppo succinta), e grazie al sound stupefacente (registrato all'epoca da Henry Lewy e

Live at Cellar Door - Rassegna Stampa (pt.1)

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Neil Young, la corsa all'oro degli archivi ci riporta all'anno magico 1970 Un giovane talento colto in un dei suoi momenti più creativi: Live al Cellar Door, con la sorpresa di un pianoforte Formidabile, persino in una carriera ricca di date epocali, quell’anno, il 1970: per Neil Young, reduce da Woodstock, significò un lp storico come «After the gold rush», tra i suoi capolavori, e poi tour con i Crazy Horse e con Crosby Stills & Nash, prima dello scioglimento. Così formidabile da meritare l’ennesima chicca della sua collezione archivistica, «Live at Cellar Door»: siamo in un piccolo club di Washington, tra il 30 novembre e il 2 dicembre, il terzo album solista del canadese è uscito a fine agosto, la sua fama è in netta ascesa, per preparare due concerti alla Carnegie Hall di New York niente di meglio di qualche serata solitaria, acustica o quasi, davanti a un piccolo pubblico di appassionati. L’atmosfera è intima, i pezzi di «After the gold rush», naturalmente,