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Crazy Horse



In un mondo migliore di questo, i Crazy Horse cambiarono la storia della musica pop con il loro album di debutto del 1971. Ci sono tutti gli ingredienti: canzoni ispirate, ottimi arrangiamenti, una palpabile energia che attraversava ogni brano. Questo disco spazza via il suono mellifluo che caratterizza il rock americano del periodo e diviene un traino per le band a venire. Il disco dei Crazy Horse contiene due singoli come "Downtown" e "Gone Dead Train" che passano spesso in radio portando con se una ventata di sano soulful country-rock. 
Questo è quello che dovrebbe essere ma che in realtà non è. Apprezzati dalla critica, i Crazy Horse inciampano nei negozi. La particolare line up di questo disco (Danny Whitten voce e chitarra, Billy Talbot basso, Ralph Molina batteria, Jack Nitzsche produttore e tastierista e Nils Lofgren voce e chitarra) non suona mai più insieme. Con Talbot e Molina come fulcro, i Crazy Horse continuano ad essere la band di supporto favorita da Neil Young. Ma la particolare magia che c'è in questo primo disco senza Neil non verrà mai più eguagliata. Se i Crazy Horse fossero stati vicini al successo commerciale, artisticamente avrebbero avuto un non quantificabile successo. Le canzoni contengono visioni alternative di quello che sarebbe stato il Souther California Country-Rock: qualcosa di vulnerabile e sfuggente, come una sfumatura di un film noir alla fine di un estate infinita. I Crazy Horse evitano di diventare qualcosa di blando e di indefinito come le band country rock di metà anni settanta. 
Certamente l'elettricità che affiora nel disco è sintomo dell'instabilità della band. Danny Whitten è allo stesso tempo il punto di fuoco e il punto debole della band: gli stessi demoni personali che aggiungono chiaroscuri alle sue canzoni stanno portando alla fine la sua vita e la sua carriera. C'è una cosa in particolare che però emerge dal primo disco dei Crazy Horse, ovvero la sensazione che è immortalata un momento unico. Questo non significa che la band non ha più avuto spunti musicali, se non insieme a Neil, ma che per sopravvivere dopo la morte di Danny è necessario un animale differente. Migliore o peggiore, il suono dei Crazy Horse cambia con la morte di Danny.
I Crazy Horse hanno un'interessante linea di sangue. Questa quintessenziale band Californiana viene fondata da due ex-newyorkesi e un nativo della Georgia su spinta di un Canadese. Ma per la loro storia dobbiamo tornare indietro...


I Rockets sono una di quelle band finite nell'oblio del rock pur essendo parte integrante di un fondamentale passaggio storico, ovvero la nascita di una band come i Crazy Horse, che tanto lustro daranno alle canzoni di Young e che con i loro dischi si ritaglieranno una piccola ma buona fetta di appassionati. La storia dei Rockets comincia nel 1962 circa, quando il diciassettenne Billy Talbot si trasferisce dall'Est della California a Los Angeles. Uno o due mesi più tardi Billy conosce Danny Whitten in un nightclub di Hollywood grazie ad un amico comune. Danny nativo della Georgia ha trascorso vari anni con la sua famiglia nell'Ohio prima di arrivare a Los Angeles. Appassionati entrambi delle band che fanno armonie vocali, decidono, insieme al cantante Lou Bisbal, di formare un trio. Registrano anche un paio di canzoni, "Mirror Mirror" e "Surfin' Granny", per la Liberty Records ma non vengono pubblicati. Al trio si aggiunge poi un quarto membro, Ralph Molina, cugino di Lou. Nato a New York City, canta in falsetto in un gruppo vocale della High School quando viene chiamato da suo cugino. Entrato nella band Ralph, ben presto ne esce Lou, e al suo posto arriva Ben "Dino" Rocco. Così nascono Danny & The Memories. 
"Eravamo la più brillante band in giro" ricorda Talbot, "eravamo davvero molto presi dalle armonie vocali, eravamo in trip con queste cose". Con questo nuovo nome arriva anche l'ingaggio con la Valiant Records per il 45 giri "Can't Help Lovin' That Girl" (una riscrittura di "Can't Help Lovin' Dat Man" dal musical Show Boat) che riceve un discreto successo (questo singolo è ascoltabile nel cofanetto Scratchy che raccoglie le registrazioni per la Reprise dei Crazy Horse). Nel 1965 la band si sposta a San Francisco, dove Danny ha trovato lavoro come cantante in un night club, mentre gli altri membri della band hanno trovato lavoro dove potevano (Rocco si lancia nella dance con la sua futura moglie e piano piano esce di scena). Il vento della psichedelia arriva poi a toccare anche loro, e la band cambia nome in Psyrcle (pronunciato Circle). Con questo nome incidono un paio di brani con Sly Stone alla produzione e alcuni membri della Family. Il risultato è che il singolo stampato dalla band viene rifiutato da tutte le società di distribuzione. Nello stesso periodo, Whitten, Talbot e Molina assistono ai concerti dei Byrds nei locali della Bay Area e così nasce l'ispirazione di diventare una band rock su quella stessa linea stilistica. Molina prende a suonare la batteria, perché ha già suonato le percussioni nella marching band della High School, Whitten si concentra sulla chitarra e Talbot impara a suonare il basso e il piano. 
"Andammo nel Sud della California e io decisi di imparare a suonare uno strumento" racconta Talbot. "Ci trasferimmo a Laurel Canyon - c'era una scena incredibile. Ricordo Ralph che voleva percorrere tre quattro miglia per venire con me e Danny a suonare. E ricordo che Danny era solito andare a dormire fino a tardi, fino alle quattro del pomeriggio e noi dovevamo andare a svegliarlo". I tre giovani musicisti trasformano un gruppo vocale in una sorta di power trio composto da chitarra, basso e batteria. Quando i tempi sono maturi alla band si aggiungono i fratelli Leon e George Whitsell, e con l'arrivo del violinista Bobby Notkoff la band cambia ancora nome: Rockets. 


Pur non avendo alcuna popolarità fuori da Los Angeles, i Rockets sono abbastanza famosi dalle loro parti e suonando Al Whisky A Go-Go e in altri club di Los Angeles tra il 1967 e il 1968 attirano numerosi fans, tanto che una label locale, la White Whale, li mette sotto contratto per pubblicare un disco. L'album omonimo dei Rocktes vede la luce nel 1968 con la produzione di Barry Goldberg degli Electric Flag. Si tratta di un disco molto affascinante che mescola folk-rock e psichedelia, il tutto unito a canzoni dalla struttura particolare in cui spicca il violino di Notkoff e la chitarra di Danny Whitten. Il cuore del loro sound è quello di una sorta di garage band molto eccentrica a cui non mancano spunti soul, che fanno del loro sound qualcosa di davvero particolarissimo. I primi passi del nascente e caratteristico suono dei Crazy Horse sono da rintracciarsi appunto nelle canzoni di questa band. Tuttavia di diverso parere è però Molina che a riguardo sostiene: "Non penso che tutti brani di quel disco abbiano davvero quell'alchimia". Perfetto o no, il disco dei Rockets è per i fan di Neil un caposaldo e nonostante siano famosi solo a Los Angeles, ha un buon successo e vende "circa 5000 copie", come ricorda Talbot. 
Una di quelle copie finisce tra le mani di Neil Young che comincia ad interessarsi alla loro musica. "Incontrammo per la prima volta Neil e suonammo con lui per un po' a Laurel Canyon mentre lui era con i Buffalo Springfield mentre noi con i Rocktes ci eravamo appena messi insieme " racconta Talbot. "Più tardi Neil ascoltò il nostro disco e gli piacque molto. Così suonammo insieme diverse volte al Whisky A Go Go". Nel 1969 Neil ha già alle spalle il suo primo album solista, e ovviamente si mette alla ricerca di una band che potesse supportarlo in concerto. La scelta cade sui Rockets che ormai conosce bene. "Poi lui volle registrare questa canzone, "Cinnamon Girl" con Danny, Ralph e me. Andammo nello studio di Neil a Topanga Canyon per lavorare solo a questo brano", ricorda Talbot. "Poi andammo e lì suonammo per la prima volta "Down By The River" e "Cinnamon Girl". Fu davvero fantastico". Nello stesso tempo Neil chiede a Whitten, Talbot e Molina di diventare la sua backup band, e per loro sceglie il nome Crazy Horse (nome che riflette a pieno il suo interesse per la cultura dei Nativi Americani). 


Durante le registrazioni di Everybody Knows This Is Nowhere, Young e i Crazy Horse fanno diversi concerti sulla East Coast spesso divisi in due parti: una acustica dove si esibisce il solo Neil e una elettrica in cui sul palco sangolo i Crazy Horse. I Rockets provano a mantenersi insieme ancora qualche tempo, registrano anche un altro paio di brani per la White Whale, ma poi la band si scioglie. Nel 1969 dopo diverse session con la supervisione di David Briggs, finalmente viene pubblicato quel terremoto che è Everybody Knows This Is Nowhere. Non molti dischi di debutto hanno prodotto tre canzoni che restano così a lungo nella mente e nel cuore della gente come "Cinnamon Girl", "Down By The River" e "Cowgirl In The Sand". I quattro musicisti sviluppano una straordinaria empatia, forgiando un sound ruvido e scalcinato che dava all'ascolto l'impressione che suonassero dal vivo. Neil va in tour con i Crazy Horse anche durante la sua collaborazione con Crosby, Stills & Nash alla fine del 1969. Nel primo quarto del 1970, Young e i Crazy Horse fanno una serie di concerti in tutti gli States e al Cellar Door di Washington DC. Neil convince anche Nils Lofgren ad entrare nella band, il quale partecipa alle session del terzo album di Neil, After The Gold Rush, e suona anche dal vivo con Neil e i Crazy Horse. 
Parte di questa alchimia viene anche da Jack Nitzsche, che entra nella band come pianista. Jack Nitzsche si è fatto un nome come arrangiatore di molti brani rock. Lui è l'uomo che posseiede le conoscenze tecniche su archi e fiati in grado di abbellire le registrazioni degli anni d'oro del rock californiano. E' molto strano vederlo nelle vesti di session man dato che la carriera di Jack ha preso le mosse sin dalla metà degli anni '50, quando diventa famoso per aver collaborato con Phil Spector alla realizzazione di brani di successo come "Be My Babe" delle Ronettes e "Deep River Mountain High" di Ike e Tina Turner. Un po' come George Martin per i Beatles, Jack può rendere sofisticato un disco semplice. Il suo talento gli ha permesso di collaborare con artisti completamente differenti tra loro come Doris Day e i Rolling Stones. L'amicizia con Neil però ha radici solide dato che nel 1967 ha arrangiato gli archi per "Expecting To Fly", una delle canzoni di Neil di Buffalo Springfield Again, e questo senza dubbio contribuisce ad inserirlo nell'orbita dei Crazy Horse. Il roadie dei Crazy Horse, Willie "Baby John" Hinds ricorda: "I Crazy Horse nella mente di Jack erano i Rolling Stones americani". E anche Neil Young parlando della band dice la stessa cosa. Dopo aver visto molte rockstar divertirsi sul palco, Jack vuole uscire da dietro le scene e prendersi la sua dose di vibrazioni rock & roll. Suonando con loro, Jack ama quel sound ruvido e ritiene che la band gli può fornre una importante chance per sviluppare un nuovo suono. Partendo proprio dal piano, Jack costruisce un suono molto pulito ed essenziale che sostituisce i suoi classici interventi orchestrali. Coglie dunque l'occasione di aiutare la band nel limare il suo sound, proprio quando la band firma un contratto con la Reprise per un album tutto loro. Da questo momento la storia dei Crazy Horse si sdoppia in due vite parallele, una come backup band di Neil l'altra come band a se stante. 
Di Neil e dei Crazy Horse e del loro connubio si è detto a lungo si è spesso però tralasciata la loro carriera come band a se stante, che nasconde non poche sorprese e brani di grandissima qualità. Il primo disco dei Crazy Horse è pronto agli inizi del 1970. I Crazy Horse possono essere indifferentemente o un trio o quintetto. Jack e Nils erano nella band dunque? "All'epoca si", sostiene Talbot. "Provavamo come una band e poi abbiamo inciso come una band. Se quel disco avesse avuto maggior successo, forse avremmo suonato più a lungo con quella formazione della band. Nils stava preparando il suo disco, Grin per la Columbia Records e stava cercando di nascondersi, ma tutti sapevano che voleva suonare con noi." (Questo si nota anche in una foto della band nel retro del disco in cui Lofgren guarda la band dietro ad un a finestra.) 


Qualsiasi fosse la loro vera posizione, Nitzsche e Lofgren si immergono nel suono della band e ne diventano parte integrante. "Noi provavamo finché non veniva fuori qualcosa" ricorda Molina. "Ripetevamo spesso una canzone. Lavoravamo sulle voci. Quando non dovevamo fare qualcosa con Neil." Per il disco di debutto, i Crazy Horse sono alla ricerca di qualcosa di differente da quello che fanno con Neil: i ruvidi aspetti del loro sound sono più limpidi e puliti. "Con Neil, il nostro sound era molto rustico, ricorda Talbot. "E' come essere in una capanna di legno che ha ancora la corteccia su essa, e questo è grandioso. Ma Io, Danny e Ralph avevamo le nostre canzoni, e non era esattamente la strada che facevamo con Neil. Non erano solo tre accordi, e venivano i Crazy Horse." Nitzsche entra nella band al Wally Heider Studios in San Francisco per registrare e coprodurre la session con Bruce Botnick (ingegnere del suono per i Doors, i Buffalo Springfield e altre band famose). "Le canzoni non richiedevano molte take", ricoda Botnick " Jack lavorava con noi agli arrangiamenti, e dunque andavamo molto più veloci." La band funziona regolarmente nelle sue parti: "C'era molto da prendere e molto da dare. Ognuno era preoccupato dalle afflizioni di Danny e tutti erano contenti di essere con lui. Lui si arrabbiava per un po' poi tornava indietro. Il resto della band era protettivo, loro sapevano che aveva talento." 
L'afflizione di Whitten è l'eroina, e questo sminuisce il suo ruolo nella band. "Quello che ricordo di quelle session è che era difficile con Danny" racconta Molina. "Ricordo che Nils doveva mettergli il suo auricolare. Era strano vedere un diciottene fare quelle cose. Ma Danny... suonava la chitarra e cantava alla grande. Non ci sono dubbi." Aggiunge Talbot: "Danny scrisse una canzone con un verso "Lui è come una dolce disgrazia". Questo è ciò che Danny era durante quel periodo. Quando noi incidevamo le traccie senza le parti vocali dal vivo, lui non c'era o era come se non ci fosse. Ma quando incidevamo le parti vocali alla fine, gli parlavamo e lui era per realmente lì per noi. Ogni cosa veniva su bene." 


Il primo disco omonimo dei Crazy Horse riceve la gloria grazie in parte alla superba forza delle canzoni e alla stellare produzione. Il primo lato del disco parte con la forza propulsiva di "Gone Dead Train" scritta da Nitzsche e Russ Titelman e registrata per la prima volta (con Randy Newman alla voce) per la colonna sonora del film Performance. La band vede poi alla voce Molina, nella traccia successiva, "Dance, Dance, Dance" - questo Cajun stomp viene dalla penna di Neil Young e vedeva ospite al violino Gib Gibeau. "Look At All The Things" è una dolce ballata scritta da Danny con un ottimo ritornello. Lofgren prende il suo spotlight con il solido rock di "Beggars Day", un ritratto di un carattere disperato che alla fine ci arriva a ricordare Whitten, che canta le armonie vocali nel brano. "I Don't Want To Talk About It" necessita una menzione speciale. Questa ballata spezzacuore è uno dei brani più raffinati di Whitten, e lui canta con tutta la sua forza espressiva che poteva metterci. Ry Cooder (portato su suggerimento di Nitzsche) aggiunge una splendida e solitaria parte di slide in sottofondo che aggiunge un tono malinconico alla linea melodica (Rod Stewart arrivò ai vertici della classifica con due singoli che contenevano questo brano). Il secondo lato del disco parte con "Downtown", un brano travolgente con una potente dose rock immersa in un'atmosfera quasi dark. Questa celebrazione dei pericoli della notte corre come un irresistibile brano country-rock con grande groove. D'accordo con Talbot, Whitten scrive gran parte di questa canzone, con il contributo di Young per il verso sui "selling stuff" e l'Uomo che brillava nella luce come un riff prima del ritornello. Questo è certamente uno dei momenti più belli di Danny con i Crazy Horse. "Carolay" di Nitzsche e Titelman ha un bel felling sulla scia di Spector e del suo pop melodrammatico a cui si aggiunge un suono ruvido. Il piano di Nitzsche e la slide di Cooder completano la sarcastica "Dirty, Dirty" di Whitten mentre le note più romantiche sono di Lofgren con "Nobody". Di Danny è anche la dolce "I'll Get By You". Chiude il secondo lato il brano honky-tonk "Crow Jane Lady" in cui è Nitzsche a cantare. Jack non è sicuro di cantare ma si mette dietro lo schermo e canta, come ci racconta Molina. 
Nel secondo disco di Scratchy, antologia che raccoglie tutte le incisioni per la Reprise, si possono ascoltare le outtake di quelle session. Di particolare interesse sono "Dear Song Singer", un brano strumentale, il frammento di "Scratchy" e la cavalcata libera, non editata, di "Downtown". Pubblicato nel febbraio del 1971, l'omonimo album dei Crazy Horse è un disco brillante senza dubbio destinato al successo. Dispiace solo l'ottantaquattresima posizione in classifica. I singoli "Downtown", "Dance, Dance, Dance" e "Beggars Day" sono eccellenti. Uno dei motivi per cui la band non riesce nel successo pieno è l'impossibilità di andare in tour. "Danny era un tipo sballato o molto maturo e serio" ricorda Molina "guardarlo andare agli esteremi mi faceva scoppiare la testa. Danny non si è mai sforzato. Non volevamo diventare asini anche noi. Così lo abbiamo cacciato". "Danny era troppo giù," ricorda Talbot, "Lui non voleva lasciare la band, noi gli dicemmo che non poteva stare mai più con noi. Noi stavamo un po' bleffando. Volevamo dargli una scossa". 


Con lo sconvolgimento di Whitten, Nitzsche e Lofgren lasciano la band. Dalla loro parte Talbot e Molina vogliono continuare come meglio possono. Chiedono allora a George Whitsell, con loro all'epoca dei Rockets, di entrare nella band e dopo un audizione si aggiungono il cantante e chitarrista Greg Leroy e il cantante e tastierista John Blanton. La nuova line up entra in studio e registra nel 1972 Loose, con Fred Castro come ingegnere del suono. Il risultato è un disco cantato e suonato bene, composto da ispirate canzoni country-rock ma tuttavia inferiore al primo disco. "Pur non avendo Danny," dice Molina. "penso che ci siamo andati molto vicini e nello stesso posto, è importante. E' solo che dovevamo provarci con più forza. Non eravamo molto rilassati." Loose tuttavia ha i suoi momenti importanti, la melanconica rock ballad "All Alone Now" firmata da Whitsell in cui troviamo un ottimo lavoro di chitarra. "On Thing I Love" di Leroy è un country rock di buon livello con una genuina dolcezza. Per quello che concerne le armonie a portare lustro c'è "Kind Of Woman" di Blanton, una vera e propria ode all'amore. Talbot e Molina si difendono bene. La cosa che manca è un chiaro senso di unità, poi non c'è niente di di più che distingua Loose da un disco simile dei primi anni settanta. Le porte rimangono aperte per il ritorno di Whitten se lui si liberasse dalla droga. Il trattamento fallisce e i suoi vecchi amici non hanno modo di farlo tornare nella band. "Vivevamo a Los Angeles e Danny voleva venire a casa mia a Echo Park, " dice Molina "Ricordo che ero sulla mia sedia e lui era sulle sue gambe a terra e diceva: "Andiamo Ralph fatemi rientrare nei Crazy Horse" e io gli dissi di no. Fu molto difficile". Dopo aver fallito anche l'audizione con la tour band di Neil, Whitten muore per un overdose di eroina il 18 novembre. 
Colpito dalla perdita, Neil si riunisce con Talbot, Molina e Lofgren, e la band si imbarca in un tour europeo nel 1973. Le canzoni oscure e sardoniche presentate ai concerti sono la base per Tonight's The Night, registrato nel 1973 e pubblicato due anni più tardi. In un certo senso, questo disco è il vero successore del primo album dei Crazy Horse, la cui line up muore, senza dubbio, con l'autodistruzione di Whitten e la successiva morte di Bruce Berry, un roadie della band. Nella nuova line up di Loose, la band ha un altro successo con una versione del classico di Young, "When You Dance I Can Really Love", ma la Reprise lasciò scadere il loro contratto. Whitsell e Blanton poi lasciano la band, e subentrano i fratelli Rick e Michael Curtis. 


Nel 1973 incidono At Crooked Lake per la Epic. Questo terzo lp dei soli Ralph Molina e Billy Talbott ha una frase criptica nei credits: "Prodotto con l'aiuto di un pianista al Greaser's Palace". Era un modo per evitare problemi legali al rientrate Jack Nitzsche. Rick e Mike Curtis, chiunque loro siano, sostituiscono George Whitsell e John Blanton, chiunque loro siano aggiungono senza dubbio qualcosa al sound dei Crazy Horse sopratutto dal punto di vista stilistico. Il disco infatti ricorda vagamente il sound dei Byrds da cui hanno appreso la capacità di fondere brani country rock con sfumature di psichedelia. Tra i brani da ricordare troviamo: "Love Is Gone New", in cui Rick e Mike Curtis scrivono che "E' meglio aver amato ed essersi lasciati che non aver amato mai", un ode all'amore sottolineata dalle ottime armonie vocali e dall'intreccio tra mandolino e steel guitar e gli ottimi brani rock come "Your Song", "Rock And Roll Band", "Lady Soul" e "Don't Look Back". 
Nel 1973 la band cambia ancora una volta line up e Talbot e Molina trovano un partner più adatto in Frank "Poncho" Sampedro, che ha suonato la chitarra in alcune rock band della high school di Detroit. Il nuovo trio forgia subito un'alleanza musicale eccellente, scrivendo canzoni e facendo jam regolarmente in tutto il 1974. Luogo dei loro incontri è la cantina della casa di Talbot a Silver Lake, e lì Neil Young sente per la prima volta "il nuovo Crazy Horse." Sampedro ricorda: "C'era una magica energia li dentro". In un intervista del 1996 Frank Sampedrò ricorderà: "Non sentivo di poter sostituire Danny e ancora oggi io non posso suonare come Danny. Anche se ogni volta Neil mi "Dovresti sentire la registrazione" o Billy dirà: "Ho sentito quello che faceva Danny". Io non ci provo in nessun modo. Danny ha fatto quello che ha fatto e penso sia molto speciale. Lui era un ottimo cantante e un grande cantautore ma soprattutto suonava la chitarra in un certo modo. E questo non è certo quello che faccio io. Ricordo che quando incontrai per la prima volta Neil stava per uscire On The Beach. C'erano For The Turnstile, Vampire Blues e io ricordo che dicevo a Neil (e non so come facevo per avere le palle di dire questo): "lo sai, nel tuo disco c'è molto blues. Dovresti divertirti sul palco e guardare il culo delle ragazza nel pubblico. Questo fu l'approccio che ebbe con quella situazione". 


Per lungo tempo il trio resta con questa formazione stabile, continuando a lavorare sia con Neil sia a registrare materiale tutto loro. Il 1975 comincia con le registrazioni di Zuma e una serie di date non annunciate in piccoli locali del Nord della California. Nel 1976 segue un tour in Giappone, Europa e poi in America. Al successo di Zuma seguono nel 1977 American Stars 'n Bars e una partecipazione fugace in Comes A Time, nel 1978, sempre al fianco di Young. Nello stesso anno vede la luce anche il quarto album dei Crazy Horse, Crazy Moon, che vede la presenza di Neil Young come ospite in alcuni brani. Il disco, prodotto da Richard Heeman e Kirby Johnson, è senza dubbio di ottima qualità e sopratutto finalmente degno del suo predecessore dei primi anni Settanta. Le canzoni sono infatti al 100% nello stile dei Crazy Horse sopratutto nella prima metà del disco, in cui i rocciosi riff fanno da sfondo a testi diretti e ad ottime melodie come nel caso di "She's Hot", in cui brilla un ottimo refrain, "Downhill" e "New Orleans". Tra le ballate spicca "Going Down Again", in cui si apprezza un altra ottima linea melodica e sopratutto un ottimo apporto delle chitarre. Nella seconda metà il disco cala un po' di tono ma tuttavia i brani reggono in modo degno pur sfociando in spunti troppo vicini al Rock FM. Famosa è anche la dichiarazione di Neil Young rilasciata in quel periodo in cui il Loner sosteneva che i Crazy Horse erano la più grande rock band in America dopo i Ramones. Il meglio per questa nuova line up deve però ancora arrivare. Non lo toccheranno da soli, ma con Neil nel leggendario disco Rust Never Sleeps e nel relativo tour, documentato da Live Rust e dal film. 
Successivamente Neil non fa più concerti per tre anni, tuttavia i Crazy Horse tornano in studio con lui per Hawks & Doves e Re-Ac-Tor, quest'ultimo un inno al nuovo sound hard rock della band. Subito dopo Neil comincia un percorso di ricerca musicale partendo da Trans, disco controverso così come controversi sono i successivi pubblicati dopo il divorzio momentaneo dalla Reprise. In questa linea di cambiamento viene coinvolto sempre qualcuno dei membri dei Crazy Horse. Di questo perido è l'incontro tra Talbot e Sonny Mone, che avviene grazie alla sua amicizia con la sorellastra di quest'ultimo. Mone è cresciuto Boston, da ragazzo ha fatto esperienza sul palco di piccoli locali. Qualche anno più tardi ha formato un duo acustico con un amico e con lui suonava, non senza successo, cover di Crosby, Stills & Nash e Simon & Garfunkel. Finita questa esperienza comincia a scrivere canzoni. Verso la metà degli anni Ottanta, Mone lascia Boston e si trasferisce con la sua ragazza a Los Angels. L'incontro con Talbot si rivela fondamentale, infatti il bassista dei Crazy Horse lo invita spesso a fare lunghe jam con gli altri membri della band a casa di Frank Sampedro. Lì, con una Stratocaster del 1962, suonano canzoni come "Cinnamon Girl" per ore. 


L'inizio della rinascita del marchio Neil Young & Crazy Horse è decretata da un altro disco per la Geffen, Life, parzialmente registrato dal vivo e che tenta un recupero delle sonorità di Rust Never Sleeps, riattualizzandole. Il disco è un "segnale positivo", sebbene non si rivela una grande sorpresa e viene marchiato come album di transizione. Il gruppo fa anche un tour di ottimo livello e di notevole successo, tuttavia Neil decide già di prendere un'altra strada. Nel 1988 si imbarca in un'altra stramba avventura con i Bluenotes, che frutta un discreto disco, This Note's For You, e un grandioso tour. Al fianco di Neil rimane Sampedro, mentre Molina e Talbot se ne tornano a casa. Intanto Sonny Mone ha composto dei nuovi brani e ricominciato a suonare nei locali. Billy cerca ancora Mone, che gli fa sentire i nuovi brani, dei quali Talbot rimane molto colpito. Chiamato Ralph Molina, c'è però bisogno di un altro chitarrista per rimettere in piedi i Crazy Horse, senza Neil. Il prescelto è Matt Piucci, ex membro fondatore dei Rain Parade. Dopo alcune prove insieme decidono di fare alcuni concerti per trovare un amalgama nel sound. Ci riescono da subito, così cominciano con grande semplicità le registrazioni di Left For Dead. 
Il titolo è senza dubbio significativo dato che mostra come si sentono Billy e Ralph dopo la fine del tour con Neil. Questi voleva suonare il blues e non aveva bisogno della sua sezione ritmica originaria. "C'erano delle frizioni. Neil disse che non voleva più suonare e allo stesso modo sia Billy sia Ralph dissero che non avrebbero mai più suonato con Neil. In quel tempo ero il songwritere dei Crazy Horse e nelle canzoni parlai di quei problemi. Ma non era realmente una cosa seria…" ricorda Sonny. Left For Dead è un disco completamente differente dagl'altri dischi dei Crazy Horse senza Neil. A causa di un basso budget finanziario il disco oggi suona un po' sovraprodotto e in larga parte richiama il sound hard di Re-Ac-Tor, ma ne aggiorna le melodie avvicinandosi a quello che nello stesso periodo faceva gente come Bryan Adams, Bon Jovi fino a spunti vicini ai Queen. Questo non significa che non è un disco buono, ma sicuramente è al di sotto delle aspettative nonostante la presenza di Matt Piucci che provenendo da una band seminale come i Soft Parade avrebbe potuto aggiungere qualcosa in più. "Left For Dead è solo quattro ragazzi che si divertono. Matt con la sua Gretsch, Billy con il Precision, Ralph dietro alla sua batteria e io con la mia Les Paul. Vorrei poter dire che è un gran disco ma fu solo un occasione per imparare molte cose". 


Tra le registrazioni e la pubblicazione finale del disco passano due anni, durante i quali Billy e Ralph tornano con Frank Sampedro e Neil per registrare Ragged Glory. Entrambi i dischi escono nello stesso periodo e Left For Dead viene oscurato completamente da quel capolavoro che è Ragged Glory. Nonostante tutto a spiccare è un brano in particolare, "You And I", una ballata acustica scritta da Billy Talbot e da Matt Piucci che come atmosfere riporta ai passaggi più acustici del primo album omonimo. Altrettanto buone sono la granitica title track, "In The Middle", un brano vicino come atmosfere ai brani di Neil degli anni Ottanta e dominato dal dialogare tra l'organo e le chitarre, e la cavalcata chitarristica "If I Ever Do". Subito dopo la pubblicazione del disco i Crazy Horse tornano nella formazione a tre al fianco di Neil per quello che è il capolavoro degli anni Novanta: Ragged Glory e il relativo tour, ben testimoniato dalla travolgente potenza del live Weld. Nel 1994 sempre al fianco di Neil danno vita ad un altro piccolo grande capolavoro, Sleeps With Angels. L'anno dopo però Neil decide di non andare in tour ma registrare un disco con i Pearl Jam. 
Billy e Ralph tornano a suonare con Sonny e Matt, ma non sono dei reali tentativi per fare un nuovo disco. Sonny Mone ricoda: "La collaborazione tra Neil e i Crazy Horse non è mai stata a mio vantaggio. Io continuo a suonare buona dovunque vada. Billy è stato importante per me e per molti versi lo è ancora. Lui e Ralph erano una specie di insegnanti per me in quel periodo. Attualmente sono concentrato nella mia collaborazione con Michale Hamilton". Tornano però in studio con il leader degli Icircle Works, Ian Mc Nabb, per il suo disco This Way Up, per il quale incisero cinque brani: "You Must Be Prepared To Dream", "Sometimes I Think About You", "Woo Yer", "Love Is A Wonderful Colour" e "When It All Comes Down". Con lui partecipano anche al Glastonbury Festival in Inghilterra. "Lui aveva un paio di canzoni molto emozionanti che mi hanno toccanto il cuore" ricorda Molina. "Ma noi non andiamo a suonare con tutti quelli che ce lo chiedono. Quello che facciamo con Neil è una cosa molto speciale e non abbiamo potuto programmare con lui un tour a lungo termine". 


Quello che segue da lì a poco è la celebrazione assoluta dei Crazy Horse. Anticipato nel 1996 da un disco non eccezionale ma ruvido ed elettrico come Broken Arrow, prende corpo il progetto Year Of The Horse. Il tutto nasce da un idea di David Briggs o "probabilmente, come qualcuno potrebbe dire, il quinto membro dei Crazy Horse", dice Molina. Secondo Briggs quello è l'anno del cavallo e bisogna cavalcarlo assolutamente. E' l'ultimo lascito di Briggs, che muore poco dopo. "E' tutto in una canzone," dice Neil Young al microfono prima che i Crazy Horse si lancino nel brano di aperture di Year Of The Horse, "When You Dance You Can Really Love". Il live mostra in tutta la sua forza il legame tra Young e i Crazy Horse, un legame che trascende i singoli brani e che si realizza in un convoglio di emozioni che arrivano dritte al cuore. Il doppio disco rispecchia in parte il sound ruvido di Broken Arrow e fotografa solo parzialmente la bellezza di quel tour, tuttavia vanno segnalate una bella e tirata versione di "Prisoners of Rock and Roll", una strana ed efficacissima resa elettrica di "Pocahontas" e un'epica performance chitarristica di "Danger Bird". Non male sono anche "Scattered" e "When Your Lonely Heart Breaks" e le due perle acustiche con la band, "Mr. Soul" e "Human Highway" (entrambe provenienti dal Bridge School Benefit del 1996). 
Fortuna ben diversa ha l'omonimo film diretto da Jim Jarmusch, che oltre a mostrare numerosi e lunghi frammenti dal vivo non solo del tour del 1996, svela diversi particolari di backstage. Il film e il disco non presentano gli stessi brani (solo "Barstool Blues", "Big Time", "Sedan Delivery" e "Slip Away" appaiono in entrambi) e questo rappresenta uno dei limiti del disco, che sarebbe potuto essere qualcosa di davvero indimenticabile. Interessante è anche quello che dice Nei riguardo i Crazy Horse singolarmente: "Ralph è un ragazzo tranquillo ma è anche divertente. Billy è il fulcro perchè lui suona le grandi note. Billy è un suono, un feeling che è parte di noi. Poncho è la nostra forza. Lui ha una grande dose di forza. E' incredibile quanto sia forte. Quando lui. E' fortissimo!". Insieme sul palco, Molina, Talbot, Sampedro e Young creano una sorta di danza tribale, una esplosione musicale. "L'essenza di quello che facciamo è… quando suoniamo insieme, noi siamo come una sola persona", dice Talbot. Neil conferma: "Per avere questo sound, noi dobbiamo essere insieme. E' difficile da descrivere. Noi sappiamo quello che sta per succedere". 


In seguito c'è una lunga pausa per i Crazy Horse che tuttavia non smettono di suonare ed incidere per conto loro. In proposito è interessante quello che dice Billy Talbot in una vecchia intervista: "Facciamo musica. Facciamo sempre musica. Noi abbiamo i nostri progetti e molti di questi sono con altri.. Io e Ralph stiamo lavorando molto con una band e io sto facendo da produttore alla band di mio figlio e ad una bluesband. Ho fatto anche una colonna sonora per un film e ora ne sto facendo un altra. Sono preso da molte cose differenti, io ho anche una mia casa discografica la Raw Oracle Recordings, con pochi artisti". 
Il tentativo di tornare in studio con la band nel 2000 per un nuovo album dai toni fortemente blues, intitolato poi Toast, naufraga nel nulla, ma nel 2001 il Cavallo va in tour regalando a platee di tutto il mondo nuove canzoni di pregio ("Gateway Of Love", "Goin' Home") e ottime, classiche cavalcate. Toast uscirà poi nel 2022 per la serie Archivi, confermandosi un grande e ispirato, sebbene forse incompleto, album inedito.
Nel 2003 Neil  riunisce una versione incompleta dei Crazy Horse, senza Frank Sampedro, per Greendale, il progetto dalle mille facce (concept-album, film, tour e recentemente persino un fumetto tratto dalla storia). Il tour è lungo e apprezzato, costituito nella prima parte dalle canzoni del nuovo disco, coreografate da attori sul palco, e nella seconda dai brani del passato.
Billy Talbot nel 2004 decide con immenso coraggio di dare uno spazio alle sue canzoni e di dare vita alla Billy Talbot Band con cui ha inciso il suo interessantissimo album di debutto, Alive In The Spirit World. Al suo fianco troviamo Matt Piucci (dell'ultima line up dei Crazy Horse senza Neil), Jeff Chase al basso, Stephan Junca alla batteria, Erik Pearson alle tastiere, all'armonica e alle chitarre e Tommy Carns alla chitarra e al banjo. A questo disco seguono alcuni concerti in cui Billy da solo sul palco esegue i brani estratti da Alive In The Spirit World e alcuni inediti, come dimostrato dall'EP live inciso per la Sony Connect e disponibile su internet in download. Tra questi una menzione particolare va alla strepitosa “Mark Twain”, un vero e proprio gioiello che non avrebbe sfigurato su un disco dei Crazy Horse. Talbot non termina di produrre e registrare materiale proprio, da cui arriverà dopo pochi anni un altro album, On The Road To Spearfish (2013), dalle atmosfere molto simili al primo, tra lunghi brani rock elettrici e ballads malinconiche, ispirato ai grandi spazi americani (tra i brani, "Empty Stadium", "Runnin Around", la title track, "Miller Drive").


Nel contempo Frank "Poncho" Sampedro lavora per il Tonight Show di Jay Leno, per diversi anni fino al 2010, quando si ritira nella sua casa alle Hawaii per coltivare frutta.
Il silenzio di Neil e gli Horse dura fino all’inizio del 2012 quando viene annunciato che il gruppo è in piena attività nel ranch di Neil. Quell’anno arrivano ben due album. Il primo è Americana, dove per la prima volta la band affronta un repertorio altrui, fatto di tradizionali del folklore americano rivisitati. Il sound è puro Cavallo. Il disco, subito apprezzato da critica e pubblico, in realtà fa da prova generale per il nuovo album di inediti: Psychedelic Pill, che arriva a fine anno. Doppio cd con alcuni brani di eccezionale lunghezza (“Driftin’ Back” batte il record di 27 minuti, “Walk Like a Giant” e “Ramada Inn” sono sui 16) che segnano il ritorno della band a quello spirito di furiosa jam tipico degli albori, ma anche i brani a livello compositivo (incentrati su alti, bassi e idiosincrasie del passato) sono interessanti. Il tour a supporto dei due album si chiama Alchemy e si pone come il terzo capitolo della saga degli Horse dopo Rust Never Sleeps e Weld. Si vocifera quindi di un terzo film-concerto che, però, resta ancora un mistero. Il tour 2013 riporta i nostri anche in Italia, ma viene interrotto dopo che Poncho si frattura un dito. 
Nel 2014 i Crazy Horse si preparano a ritornare per un tour in Europa, recuperando i concerti persi l'anno prima, ma la sfortuna ci mette di nuovo lo zampino, perché in primavera Billy Talbot viene colpito da un lieve ictus che lo costringe a una riabilitazione, quindi a essere rimpiazzato da Rick Rosas (che pochi mesi dopo ci lascerà). Il tour che ne risulta è particolare: le ruvide cavalcate degli Horse vengono “attenuate” da cori femminili e una setlist molto più variegata, che rispolvera rarità come “Days That Used To Be”, “Separate Ways”, “Name Of Love” e “Be The Rain”. Neil concepisce il tour come un grido contro la guerra, a favore dell’ambiente e del rispetto, regalando al pubblico magliette con la scritta Protect Earth e debuttando la canzone “Who’s Gonna Stand Up (And Save The Earth)”. Il tour fa tappa a Barolo per un concerto di grande successo, 10.000 persone. A detta di Young, nonostante l’incidente occorso a Billy, “i Crazy Horse sono ancora insieme”.
L'ultimo lavoro della Billy Talbot Band esce alla fine del 2015 e si intitola Dakota: un album realizzato con Ryan Holzer & The Jerdes, impregnato ancora una volta dall'atmosfera delle praterie e degli sterminati paesaggi americani con tutto il loro significato emotivo, ma a differenza dei predecessori, questa volta la musica va verso una direzione più nordica e roots, dal sapore a tratti irish.


Con il definitivo ritiro dalle scene di Poncho, e dopo diversi album e tour in cui Young abbandona la band in favore dei giovanissimi Promise Of The Real, i Crazy Horse "rinascono" come una fenice per una terza line-up che vede il ritorno di Nils Lofgren in sostituzione di Poncho. Corre l'anno 2018 e il risultato sono alcuni concerti e poi un album, Colorado, registrato in uno studio sulle Montagne Rocciose, dove nel frattempo Young si è trasferito assieme alla nuova compagna Daryl Hannah. Sarà il primo di una (ad oggi) trilogia, seguita da Barn (2021) e World Record (2022), il cui comune denominatore è una creatività spontanea sia nei testi, che Young scrive di getto senza revisionare, che nelle esecuzioni, quasi sempre in stile "buona la prima", in particolare nei primi due album, completamente autoprodotti, mentre il terzo vede la produzione di Rick Rubin. Ma se nei grandi album del passato la spontaneità la faceva da padrona, questi lavori soffrono dall'eccessiva mancanza di cura verso il risultato finale e di una carenza di ispirazione, soprattutto in termini lirici. Di poesia, insomma, ce n'è rimasta ben poca.
Nel 2023 i membri del gruppo mettono insieme un po' di materiale registrato durante la quarantena da ciascuno di loro e ne fanno un album intitolato All Roads Lead Home, che esce a nome di Molina-Talbot-Lofgren-Young. Paradossalmente, l'album è anche migliore degli ultimi tre con Young...
Segnaliamo che il sito ufficiale di Neil Young sta ripubblicando in versione rimasterizzata tutti i dischi dei Crazy Horse, sarà quindi l'occasione per poterli riascoltare e apprezzare anche la loro vita parallela senza Young (in realtà Young appare abbastanza frequentemente alla chitarra). 


I Crazy Horse sono come la Coca Cola: tantissime band hanno cercato di imitarli e tutt'ora cercano di farlo ma nessuno ci è mai riuscito al 100%. A svelarci il segreto di questa fantastica alchimia c'è Ralph Molina: "Hmmmm, dovrei ricordarmi di fare confronti. Non ci riescono perchè molti cercano di imitarci molto meglio di quanto noi possiamo essere come musicisti. Non abbiamo molto da offrire. Non siamo musicisti super. Noi suoniamo emozionalmente dal nostro cuore. Suoniamo ciò che sentiamo. E più sentiamo più siamo capaci di fare del nostro meglio. E in questo ci sorprendiamo noi stessi. Molti buoni musicisti sono senza loro stessi, senza le loro opportunità. Il momento in cui il pubblico dice: "Woo, che sta succedendo qui". Questi sono i momenti in cui ci diciamo tra di noi: "Fantastico, è questo quello che stiamo suonando? Questa incomprensibile cose è uno degli elementi che le alter band ci invidiamo. La nostra imperfezione, la nostra ruvidità giocano a nostro beneficio. Abbiamo detto che nessuna band riesce a suonar come noi".
Dello stesso avviso è anche Neil che ricorda: "I momenti passati con i Crazy Horse sono stati grandiosi, è stata una magnifica esperienza conoscere persone come loro, capaci di creare cose immediatamente. Non sai mai cosa succede dopo".
Concludiamo questa lunga storia con le parole di Bill Graham che una volta disse che i Crazy Horse erano la terza miglior Garage Band nel mondo insieme ai Rolling Stone e a un’altra che era in giro da qualche parte. A questa affermazione va aggiunta quella di Jack Nitzsche, membro della prima line up, il quale sosteneva che i Crazy Horse erano l'equivalente americano dei Rolling Stones ma come dice Neil in Prisoner's of Rock-n-Roll, "loro non voglio essere buoni". Smell the Horse!

Testo originale di Salvatore Esposito
Revisione e aggiornamento di MPB

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Discografia dei Crazy Horse (senza Neil Young)


The Rockets - 1968, White Whale Records (come The Rockets)

1. Hole in My Pocket (Danny Whitten) - 2.30
2. Won't You Say You'll Stay (Danny Whitten) - 2.45
3. Mr. Chips (Danny Whitten) - 2.22
4. It's A Mistake (Ralph Molina, Billy Talbot) - 1.53
5. Let Me Go (Danny Whitten) - 3.47
6. Try My Patience (Leon Whitsell) - 2.17
7. I Won't Always Be Around (Leon Whitsell) - 2.53
8. Pill's Blues (George Whitsell) - 4.01
9. Stretch Your Skin (Leon Whitsell) - 4.10
10. Eraser (Leon Whitsell) - 1.57

Band:
Danny Whitten: chitarra, voce
George Whitsell: chitarra, voce
Leon Whitsell: chitarra
Billy Talbot: basso
Ralph Molina: batteria, voce
Bobby Notkoff: violino


Crazy Horse - 1971, Reprise 

1. Gone Dead Train (Titelman, Nitzsche) - 4:06
2. Dance, Dance, Dance (Young) - 2:10
3. Look at All the Things (Whitten) - 3:13
4. Beggar's Day (Lofgren) - 4:28
5. I Don't Want to Talk About It (Whitten) - 5:18
6. Downtown (Whitten, Young) - 3:14
7. Carolay (Titelman, Nitzsche) - 2:52
8. Dirty, Dirty (Whitten) - 3:31
9. Nobody (Lofgren) - 2:35
10. I'll Get By (Whitten) - 3:08
11. Crow Jane Lady (Nitzsche) - 4:24

Band:
Danny Whitten: chitarra, voce
Nils Lofgren: chitarra, voce (voce solista in "Beggar's Day")
Jack Nitzsche: chitarra, voce (voce solista in "Crow Jane Lady")
Billy Talbot: basso, voce
Ralph Molina: batteria, voce (voce solista in "Dance Dance Dance")
Ry Cooder: slide guitar (5, 8, 11)
Gib Gilbeau: violino (2)


Loose
- 1972, Reprise

1. Hit and Run (Blanton) - 2:42
2. Try (Whitsell) - 3:18
3. One Thing I Love (Leroy) - 2:37
4. Move (Whitsell) - 3:14
5. All Alone Now (Whitsell) - 2:47
6. All the Little Things (Leroy) - 5:01
7. Fair Weather Friend (Leroy) - 2:42
8. You Won't Miss Me (Whitsell) - 2:47
9. Going Home (Leroy) - 2:50
10. I Don't Believe It (Whitsell) - 3:07
11. Kind of Woman (Blanton) - 4:25
12. One Sided Love (Whitsell) - 3:12
13. And She Won't Even Blow Smoke in My Direction (Whitsell) - 1:21

Band:
Billy Talbot: basso, voce
Ralph Molina: batteria, voce 
George Whitsell: chitarre, congas, voce
John Blanton: organo, piano, armonica, violoncello, voce
Greg Leroy: chitarre, voce
Joel Tepp: armonica


At Crooked Lake
- 1972, Epic

1. Rock and Roll Band (Jordon) - 3:11
2. Love Is Gone (Curtis, Curtis) - 3:16
3. We Ride (Curtis) - 3:13
4. Outside Lookin' In (Leroy) - 2:06
5. Don't Keep Me Burning (Curtis) - 4:17
6. Vehicle (Curtis) - 3:41
7. Your Song (Leroy) - 2:43
8. Lady Soul (Curtis) - 3:11
9. Don't Look Back (Curtis) - 3:29
10. 85 El Paso's (Leroy) - 4:54

Band:
Billy Talbot: basso, voce
Ralph Molina: batteria, voce 
Greg Leroy: chitarre, voce
Michael Curtis: organo, chitarre, mandolino, piano, voce
Rick Curtis: banjo, chitarre, voce
"Sneaky" Pete Kleinow: pedal steel
Patti Moan: voce
Bobby Notkoff: violino


Crazy Moon
- 1978, Capitol

1. She's Hot (Steve Antoine, Sampedro) - 3:11
2. Going Down Again (Molina) - 3:26
3. Lost and Lonely Feelin' (Sampedro) - 3:10
4. Dancin' Lady (Sampedro, Talbot) - 3:23
5. End of the Line (Molina) - 3:10
6. New Orleans (Ben Keith, Talbot) - 3:11
7. Love Don't Come Easy (Molina) - 3:10
8. Downhill (Sampedro) - 4:15
9. Too Late Now (Sampedro) - 2:54
10. That Day (Talbot) - 3:18
11. Thunder and Lightning (Sampedro, Talbot) - 3:58

Band:
Billy Talbot: basso, voce
Ralph Molina: batteria, voce 
Frank "Poncho" Sampedro: chitarre, voce
Neil Young: chitarra
Greg Leroy: chitarra
Michael Curtis: synthesizer
Bobby Notkoff: violino
Kenny Walther: trombone
Tom Brey: tromba
Mike Kowalski: batteria
Jay Graydon: chitarra
Barry Goldberg: piano, tastiere
Steve Lawrence: sassofono


Left For Dead
- 1989, Capitol

1. Left for Dead (Mone) – 4:19
2. Child of War (Mone) – 3:34
3. You and I (Billy Talbot) – 2:45
4. Mountain Man (Mone) – 3:06
5. I Could Never Lose Your Love (Mone) – 5:09
6. In the Middle (Jerry Conforti, Molina, Talbot) – 4:55
7. If I Ever Do (Mone) – 3:12
8. World of Love (Mone) – 4:30
9. Show a Little Faith (Mone) – 4:48

Band:
Billy Talbot: basso, tastiere, voce
Ralph Molina: batteria, voce 
Sonny Mone: chitarre, voce
Matt Piucci: chitarre, voce
Dino Papanicolaou: organo hammond, piano


Trick Horse
- 2009 (iTunes), Poncho Villa

1. Part of You (Poncho Sampedro) - 3:58 
2. Rock House (Billy Talbot, Craig Krampf) - 4:04
3. Loving You the Way I Do (Ralph Molina) - 4:52
4. People Talkin' (?) - 2:48
5. Mexicali (?) - 3:34    
6. Looking for Somebody (Ralph Molina) - 4:06
7. I Miss You (Billy Talbot, Monty Clark) - 4:14
8. It's So Easy (Poncho Sampedro) - 3:58
9. Back In the City (?) - 3:50

Nota: l'album è stato registrato nel 1986, prodotto da Frank Sampedro, ma è emerso solo nel 2009.

Credits non pervenuti.


All Roads Lead Home
- 2023, (come Molina-Talbot-Lofgren-Young)

1. Rain (Billy Talbot) - 4.17
2. You Will Never Know (Nils Lofgren) - 3.03
3. It’s Magical (Ralph Molina) - 3.29
4. Song Of The Seasons (Neil Young) - 7.30
5. Cherish (Billy Talbot) - 4.26
6. Fill My Cup (Nils Lofgren) - 3.05
7. Look Through The Eyes Of Your Heart (Ralph Molina) - 4.12
8. The Hunter (Billy Talbot) - 5.35
9. Go With Me (Nils Lofgren) - 3.26
10. Just For You (Ralph Molina) - 3.52

Anthony Crawford: chitarra acustica (7)
Ryan James Holzer: chitarra acustica ed elettrica, voce (1, 5, 8)
Billy Talbot: chitarra acustica, piano, voce (1, 5, 8)

Brad Stock: cori (7)
Sonny Mone: cori (7)
Fabrizio Sittimi: basso (7)
Kevin McCormick: basso (6)
Tommy Carns: basso, chitarra steeel, voce (1)
Payton Jerde: basso, voce (8)
Marco Melino: batteria (7)
Stephan Junca: batteria, voce (1, 5, 8)
Michael Hamilton: chitarra acustica ed elettrica, basso, voce (1, 5, 8)
Matt Piucci: chitarra acustica ed elettrica, organo, voce (1)
Jan King: chitarra (3)
Marco Cecilia: chitarra (7), piano (3, 10)
Josh Sklair: chitarra (3)
Jack Hughes: organo, piano, voce (1, 5, 8)
Dave Becker: sassofono (10)
Mark Hanley: chitarra slide, piano elettrico, basso, voce (1)
Ralph Molina: voce (3, 7, 10), ù
Tom Lofgren: voce (2, 9)
Neil Young: voce, chitarra, armonica (4)
Nils Lofgren: voce, chitarra, tastiere, basso, batteria, percussioni (2, 6, 9)


ANTOLOGIE

Gone Dead Train: The Best of Crazy Horse 1971–1989
- 2005, Raven

1. Gone Dead Train (Nitzsche, Titelman) - 4:09
2. Dance, Dance, Dance (Young) - 2:13
3. Beggars Day (Lofgren) - 4:31
4. I Don't Want to Talk About It (Whitten) - 5:20
5. Downtown (Whitten, Young) - 3:16
6. Rock and Roll Band (Jordan) - 3:11
7. Don't Keep Me Burning (Curtis) - 4:14
8. Lady Soul (Curtis) - 3:35
9. Don't Look Back (Curtis) - 3:28
10. She's Hot (Antoine, Sampedro) - 3:11
11. Downhill (Sampedro) - 4:13
12. End of the Line (Molina) - 3:01
13. Going Down Again (Molina) - 3:25
14. Thunder and Lightning (Sampedro, Talbot) - 3:59
15. Left for Dead (Mone) - 4:20
16. Child of War (Mone) - 3:35
17. World of Love (Mone) - 4:29
18. Pill's Blues (Whitsell) - 4:02
19. Let Me Go (Whitten) - 3:47


Scratchy: The Complete Reprise Recordings
- 2005, Rhino Handmade 
 
Disc 1
1. Gone Dead Train (Nitzsche/Titelman) – 4:06
2. Dance Dance Dance (Young) – 2:10
3. Look at All the Things (Whitten) – 3:13
4. Beggar's Day (Lofgren) – 4:28
5. I Don't Want to Talk About It (Whitten) – 5:18
6. Downtown (Whitten, Young) – 3:14
7. Carolay (Nitzsche/Titelman) – 2:52
8. Dirty, Dirty (Whitten) – 3:31
9. Nobody (Lofgren) – 2:35
10. I'll Get By (Whitten) – 3:08
11. Crow Jane Lady (Nitzsche) – 4:24
12. Hit and Run (Blanton) - 2:42
13. Try (Whitsell) - 3:18
14. One Thing I Love (Leroy) - 2:37
15. Move (Whitsell) - 3:14
16. All Alone Now (Whitsell) - 2:47
17. All the Little Things (Leroy) - 5:01
18. Fair Weather Friend (Leroy) - 2:42
19. You Won't Miss Me (Whitsell) - 2:47
20. Going Home (Leroy) - 2:50
21. I Don't Believe It (Whitsell) - 3:07
22. Kind of Woman (Blanton) - 4:25
23. One Sided Love (Whitsell) - 3:12
24. And She Won't Even Blow Smoke in My Direction (Whitsell) - 1:21

Disc 2
1. Dirty, Dirty (Alternate Version) - 2:42
2. Scratchy (Takes 1-3) - 2:47
3. Dear Song Singer - 2:50
4. Downtown (Unedited Long Version) - 3:07
5. Susie's Song (Takes 1-5) - 4:25
6. When You Dance You Can Really Love - 3:12
7. Radio Spot - 1:21
8. Can't Help Loving That Girl (Single by Danny & The Memories) - 3:54
9. Don't Go (Single by Danny & The Memories) - 2:02

Nota: il primo disco comprende i primi due album Crazy Horse e Loose (rimasterizzati), il secondo disco inediti e rarità.



Discografia di Billy Tabot (solista)

Alive In The Spirit World
- 2005, Sanctuary

1. The Way Life Is (Alan Chance, Talbot) - 5.11
2. Painting of a Man (Alan Chance, Talbot) - 5.42
3. On the Horizon (Alan Chance, Talbot) - 7.09
4. His Song (Talbot) - 4.44
5. Security Girl (Talbot) - 11.17
6. Dreamer (Talbot) - 10.05
7. Rainy Days (Talbot) - 5.11
8. Stress Release (Talbot) - 5.00
9. Stained (Talbot) - 6.10
10. Living in the Spirit World (Talbot, Carns) - 9.15

Band:
Billy Talbot: chitarre, voce
Tommy Carns: banjo, chitarra
Michael Hamilton: piano
Erik Pearson: flauto, chitarra, armonica, tastiere, voce
Matt Piucci: chitarra tastiere, mellotron, voce
Dave Strahan: chitarra


On The Road To Spearfish
- 2013, Vapor Records

1. Empty Stadium (Talbot) - 4:34
2. Runnin Around (Ryan James Holzer, Talbot) - 3:05
3. Cold Wind (Talbot) - 7:58
4. On the Road to Spearfish (Talbot) - 12:46
5. Big Rain (Ryan James Holzer, Talbot) - 9:00
6. The Herd (Ryan James Holzer, Talbot) - 4:18
7. Miller Drive (Carns, Hanley, James Holzer, Junca, Pearson, Piucci, Talbot) - 9:45
8. God and Me (Talbot, Russ Tamblyn) - 8:54
9. Ring the Bell (Talbot) - 6:23

Band:
Billy Talbot, Tommy Carns, Matt Piucci, Russ Tamblyn, Mark Hanley, Stephan Junca, Erik Pearson


Unkindness Of Ravens (EP)
- 2014, Vapor Records

1. In the Dark
2. You Back
3. Not Too Safe
4. Fast One
5. Scratching Off Scratch-Offs

Credits non pervenuti.

Nota: incluso come bonus disc dell'album On The Road To Spearfish 


Wolves (EP)
- 2014 (come Wolves)

1. On The Run
2. Know Your Knot
3. Practicing Patience
4. Looking Up

Credits non pervenuti.


Dakota
- 2015, Vapor Records

1. No Regrets (Ryan Holzer) - 3:33
2. Stick (Ryan Holzer) - 3:44
3. Something Better (Ryan Holzer, Talbot) - 4:15
4. Without a Sound (Ryan Holzer, Talbot) - 4:13
5. Feelings Show (Ryan Holzer) - 6:06
6. Outer Space (Ryan Holzer) - 3:28
7. Wild Honey (Talbot) - 5:46
8. Coyote (Ryan Holzer) - 5:19
9. When I Awake (Ryan Holzer, Talbot) - 5:51
10. Touching (Talbot) - 4:28

Band:
Billy Talbot: piano, voce
Ryan Holzer: chitarre, armonica, trombone, voce
Liza Blue: banjo, violino, voce
Jeff Chase: basso, voce
Emmy Jerde: piano, violino, voce
Eva Jerde: mandolino, violino, voce
Payton Jerde: chitarre, voce
Stephan Junca: batteria

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