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Visualizzazione dei post da 2017
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The Visitor: rassegna stampa

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[...] La statura da gigante di Neil Young incute timore e reclama attenzione, lui lo sa ed alterna la delicatezza acustica e le sferzate elettriche in un disco (il terzo in 12 mesi) che oscilla tra rabbia e ironia in cui celebra l’energia del rock con la band del figlio di Willie Nelson e canta la sua elegia al sogno americano stravolto e svenduto. Una lezione di rock politico da parte del gigante, che affascina gettando il suo sguardo cinematografico e cinico su un paesaggio desolato che non si può fare a meno di osservare. Rolling Stone Italia Voto: **** (su 5) [...] Anche in The Visitor ci sono alti e bassi. Fra questi ultimi i cori stantii di Stand Tall e l'ammuffito blues Diggin'a Hole. Sulle altre tracce, tutte di buon livello, svetta la lunga finale Forever, ballata ipnotica e sognante, intessuta di cori e riverberi. L'armonica di Almost Always, il brano migliore dell'album, ci riporta alla cantabile classicità younghiana ed è vicina alla fischiettosa Chan

The Visitor: recensioni internazionali

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Negli ultimi anni i nuovi album di Neil Young sono parsi essere limitati e costretti da restrizioni autoimposte. The Visitor, la sua nuova collaborazione con i Promise Of The Real, è ampio e omnicomprensivo. Se c'è un collante, il tema trattato può essere descritto come lo sguardo risoluto di Young allo stato delle cose nel mondo, in tutta la sua miserabile bellezza e nelle sue promesse sfumate. Non definiamolo un ritorno, ma sembra proprio esserlo. Innanzitutto ha trovato dei collaboratori che gli consentono di vagabondare con destrezza tra confini stilistici per poi tornare al suo posto. Nei momenti più forti, i Promise Of The Real seguono abilmente Young attraverso il crudo R&B (“Stand Tall”), l'inno rock (“Children Of Destiny”) e in territori difficilmente descrivibili (“Carnival” suona come un enorme picco in un deserto desolato). E quando Young si fa calmo e meditativo, la band sa come supportarlo con tocchi delicati, senza sovrastarlo. Young utilizza alcune dell

NeilYoungArchives: guida al sito web degli Archivi (e alle prossime uscite)

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Aggiornamento 07/12/17 Il sito www.neilyoungarchives.com è stato inaugurato il 1 dicembre 2017. Tramite il vostro account Google o Facebook potete entrare nell'immenso archivio di Neil Young e ascoltare tutta la musica uscita nella sua carriera, dal primo singolo "Aurora" con gli Squires (1963) all'ultimo album The Visitor (uscito in concomitanza con l'apertura del sito), il tutto alla massima qualità audio (24/192 kbps; ma la qualità è impostabile dal player e si può diminuire in caso di connessioni poco performanti). Abbiamo esplorato il sito per capire come funziona e cosa offre. Per cominciare potrebbe esservi utile il tutorial disponibile su Youtube . Al momento dell'apertura non sono ancora ascoltabili proprio tutte le canzoni: il periodo Geffen per esempio risulta ancora "in progress". Per ora l'accesso è totalmente gratuito. Navigazione (cliccare sulle immagini per ingrandire) Per chi già conosce il box set Archives Vo

Neil Young + Promise Of The Real: The Visitor (Reprise Records, 2017)

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    01 Already Great     02 Fly By Night Deal     03 Almost Always     04 Stand Tall     05 Change of Heart     06 Carnival     07 Diggin’ a Hole     08 Children of Destiny     09 When Bad Got Good     10 Forever “A proposito, sono canadese ma amo l'America.” Parte così The Visitor e “il visitatore” in questione è proprio lui, Neil Young, canadese trapiantato che da sempre osserva la storia e il presente del Nuovo Continente con fascino e sdegno mischiati assieme. Il titolo del suo ultimo lavoro è eloquente: Neil sembra volerci offrire uno scorcio dell'America di oggi nei suoi molteplici e contraddittori lati. Lo fa attraverso dei testi a cui ormai siamo abituati: indignazione e rabbia verso la politica, i governi, le multinazionali e gli uomini avidi di denaro e potere. Ma in The Visitor non c'è solo questo; a differenza di The Monsanto Years, similmente a Peace Trail, i temi sono più generali e non mancano gli aspetti più intimistici e le constatazioni persona

David Crosby: Sky Trails (2017)

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1. She's Got To Be Somewhere  2. Sky Trails 3. Sell Me A Diamond  4. Before Tomorrow Falls On Love  5. Here It's Almost Sunset 6. Capitol 7. Amelia  8. Somebody Home  9. Curved Air  10. Home Free Rassegna stampa internazionale Nel complesso Crosby sfiora una serie di tematiche e di suoni piacevoli, mettendo insieme le sue tipiche armonie tenorili con materiale di qualità sorprendentemente alta, vista la quantità della sua recente produzione. Allmusic - voto 8 In questi dieci brani squisitamente artigianali risuonano gli anni 70. Mojo - voto 8 Queste canzoni, scritte con maestria e realizzate con evidente passione da uno dei più veterani e idiosincratici musicisti americani, dimostrano che Crosby migliora invecchiando, ha più confidenza nelle sue abilità di cantante e compositore e nel mettersi in gioco. American Songwriter - voto 7 A tratti la produzione è eccessivamente scivolosa, ma Sky Trails è un'opera forte e sinuosa. Uncut - voto 7 Pr

Hitchhiker: rassegna stampa

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Un lavoro che riflette con forza la stagione irripetibile di una California antica e idealista, del tutto distante da quella che ci viene costantemente propinata oggi. Neil Young si concede a una visione diversa del proprio singolare universo musicale attraverso un album dimenticato nel suo turbolento passato, offrendo così al mondo un nuovo tassello della storia del cavallo pazzo di Winnipeg, che, all'epoca appena trentenne, poteva già vantare una carriera di prim’ordine. [...] Rockol Voto 3.5 (su 5) Niente di nuovo sotto la luna piena californiana (Malibu per la precisione), tutto o quasi già sentito in forma diversa e più definita, ma queste registrazioni, rigorosamente unplugged e ridotte all’osso, sono ancora e sempre un gran bel sentire. [...] Distorsioni Voto 8 (su 10) - Disco consigliato Le versioni qui riportate sono vergini, pure, cristalline, lontanissime dal concetto di barile raschiato che normalmente anima questo tipo di operazioni: pur evidenz

Neil Young: Hitchhiker (Reprise Records, 2017)

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1. Pocahontas 2. Powderfinger 3. Captain Kennedy 4. Hawaii 5. Give Me Strength 6. Ride My Llama 7. Hitchhiker 8. Campaigner 9. Human Highway 10. The Old Country Waltz  Chitarra, pianoforte, armonica, voce: Neil Young Produced by David Briggs Recorded at  Indigo Ranch Studios, Malibu (California) "Nel 1976 ero sempre di fretta, scrivevo molte canzoni ogni settimana, troppo materiale e troppo poco tempo per andare in studio. Registravo dovunque potessi e andavo veloce, completando i miei dischi rapidamente. Per me non era importante creare album tecnicamente perfetti ma catturare le esecuzioni originali e i sentimenti di ogni nuova canzone. Quelle performance in gran parte racchiudono l'essenza delle canzoni. Era questo il mio metodo. […] Una notte io e [David] Briggs capitammo in uno dei suoi posti preferiti, gli Indigo Ranch Studios [di Malibu]. Passai lì la notte insieme a David a registrare nove canzoni acustiche, da solo, realizzando un disco che

Hitchhiker: recensioni internazionali

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Hitchhiker è il ritratto concentrato di un set acustico, registrato l'11 agosto 1976 e rimasto sconosciuto finché Young non l'ha menzionato nel suo secondo libro di memorie, Special Deluxe. Lì ricorda di aver interrotto l'esecuzione filata delle canzoni “solo per un po' d'erba, birra o coca”, e critica la sua performance dicendo che è “piuttosto impassibile”. Il che sembra un po' duro, visto quanto è intima la produzione curata da David Briggs e la forza pura delle canzoni: tutto sembra suggerire che l'album, con qualche sovraincisione e una maggior rifinitura, avrebbe potuto funzionare come il disperatamente cercato seguito di Harvest. Otto delle dieci canzoni sono emerse in successivi album di Young, in certi casi – come per “Powderfinger” (Rust Never Sleeps, 1979) e la stessa “Hitchhiker” (Le Noise, 2010) – in forme radicalmente diverse. E tanto di cappello alle due tracce inedite. “Give Me Strength” possiede la nobile fragilità di gran parte dei lavo

The Oral History: Long May You Run (1976), Chrome Dreams, Hitchhiker (1976, inediti)

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Elliot Roberts: Stephen chiese a Neil di farlo e Neil disse sì. Lui adora Stephen. È il suo più vecchio amico… e ci pensa. In dieci anni, saresti felice di vedere chiunque conoscessi da così tanto tempo”. [2] Neil Young: Volevo avere pronto il disco. Io stavo andando avanti. Non volevo fermarmi ad aspettare che CSN registrassero dopo. Non avevo tempo. Noi avevamo fatto le tracce, perché servivano tre mesi per metterci le voci? Se facevamo così, era un disco di CSNY? Dovremmo fare un disco di CSNY e smantellarlo? Cazzo. […] Ovviamente il duo Stills-Young fu un completo fiasco. Ma io scelgo sempre le cose che difficilmente possono realizzarsi. Quando avvengono è fantastico, ma non succede sempre. Coi Crazy Horse succede. [1] T.Dowd/G.Giachetti: Erano due superstar che facevano parte della stessa squadra ma non giocavano la stessa partita. C'era molta astiosità sin dall'inizio. [1] Kevyn Lauritzen: Neil era frustrato sin dall'inizio [del tour]. Disse, “che cosa sta