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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015
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The Oral History: This Note's For You e il Bluenotes tour, 1988 (pt.2)

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A proposito della canzone "This Note's For You" Lettera di Neil Young a MTV [7] 6 luglio 1988 MTV, deficienti senza spina dorsale. Vi rifiutate di mandare in onda “This Note’s For You” perché avete paura di urtare i vostri sponsor. Per che cosa sta la 'M' di MTV, per music o per money? Lunga vita al rock. Neil Young […] Combattere le sponsorizzazioni non è un po' lottare contro i mulini a vento? Young: È idealismo. Io ho dovuto cantare alle Budweiser Concert Series perché avevano raggiunto un accordo con il mio promoter e non c'era verso di tirarsi indietro. I soldi li hanno dati al promoter e così lui ha potuto pagare noi musicisti, ma io non ho fatto patti in prima persona con la Budweiser. Bevo Budweiser, ma non è il caso che sponsorizzi anche i miei concerti. Non ho intenzione di criticare chi accetta una situazione del genere, ma voglio salvaguardare il mio rapporto col pubblico. Ho una lunga relazione con la mia audience, e non vog

The Oral History: This Note's For You e il Bluenotes tour, 1988 (pt.1)

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Neil Young: Un cambiamento nella musica era alle porte. Me lo sentivo nelle ossa. Ero in tour con i Crazy Horse in America [nel 1987, ndr], a suonare in arene all'aperto […]. La prima parte dello spettacolo era acustica, poi si passava all'elettrico, ma nel mezzo c'era una sezione di nuova musica a cui io mi riferivo, in privato, come Blue Horse. Quella parte di set consisteva in quattro canzoni nuove di stampo blues: “Big Room”, “This Note's For You”, “Ain't It The Truth” e “Don't Take Your Love Away From Me”. […] Nell'autunno del 1987, il nome Blue Horse […] divenne per la prima volta Bluenotes. Avevamo una sezione fiati piena d'anima, che mi fu presentata da Billy Talbot. Includeva Steve Lawrence, Claude Cailliet, Tommy Bray, Johnny Fumo, Larry Cragg (il mio tecnico della chitarra dai molti talenti), e il mio grande e versatile amico Ben Keith al sassofono. Suonammo dal vivo al Cocoanut Grove in Santa Cruz, una vecchia sala da ballo di fronte all

The Oral History: Mirror Ball, 1995

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Neil Young: [I Pearl Jam] sono genuini ma sembrano pretenziosi. Io non ho visto alcuna pretenziosità quando sono stato con loro. [...] [Eddie Vedder] è un ragazzo unico. Non ha niente di falso. È persino incredibile nei suoi modi un po' ingenui, nella sua apertura – ma è vero. La musica è la sua religione, questo me l'ha detto. [...] Poi registra tutto, lo sapevi? Registra ogni cosa. [...] I Pearl Jam vogliono avere lo spazio per suonare – mentalmente. Sopravvivere al percorso tra palco e camerini e ritorno, rimanere integri con quanto succede. [...] Se avessi i Pearl Jam e nessun'altra band al mondo, non sarei preoccupato. Perché in loro c'è l'essenza di fare della grande musica. Non dev'essere usata tutta in una volta, ma c'è. Elliot divenne follemente frenetico con i Pearl Jam. Voleva mettere insieme me, Pearl Jam e Crazy Horse. Gli dissi, “Non esiste. Pensi che dovremmo farlo ai Crazy Horse? Non c'è verso. [...] Rifletti un po' sulle tue mot

CSN live @ Milano, Padova, Roma 2015

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Tre concerti straordinari quelli del tour Autumn 2015 di Crosby, Stills & Nash che li ha portati in Europa e nel nostro paese. La setlist ha visto i più famosi e deliziosi successi degli anni 60-70-80 più alcune canzoni nuove, ma non molte (meno rispetto ai precedenti tour americani ). Ma quello che ha meravigliato il pubblico, portandolo a continue ovazioni e plausi, è stata l'abilità vocale e/o chitarristica del trio e della band alle loro spalle. Un David Crosby in piena forma, rinvigorito anziché esausto dopo i suoi ultimi sforzi solisti (album e tour), la cui potenza vocale ha letteralmente demolito i teatri dove si sono svolti i concerti. Un Graham Nash sempre ispirato e trainante, che ci augura pace a fine show, rigorosamente scalzo, con la vitalità creativa di un ventenne (anch'egli ha appena prodotto un nuovo album che vedrà la luce il prossimo anno ). Uno Stephen Stills che accusa qualche difficoltà alla voce, è vero, ma che fa parlare, anzi gridare la chitarra