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Visualizzazione dei post da giugno, 2012
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Americana - Rassegna Stampa (pt.3)

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Chissà che cosa avrà pensato John Lydon, tornato da poco con i suoi P.I.L, leggendo “God Save The Queen” al fondo della tracklist di questo Americana. Specificando che si tratta dell’inno britannico e non del manifesto punk di fine anni ’70 a firma Sex Pistols, sembra quasi che il vecchio Neil Young abbia voluto rendere nuovamente omaggio al sig. Rotten, dopo l’incoronazione di “Hey Hey My My” di circa trent’anni fa. L’inno inglese è solo l’ultima canzone di un album dedicato, come suggerisce il titolo, alla tradizione americana, ai suoi brani che hanno segnato la storia del Paese e della musica. E poco importa se ad incidere il remake di queste tracce sia un grande del rock che americano non è, viste le sue celebri origini canadesi. Per l’occasione il rocker solitario riunisce i Crazy Horse al completo, che non suonavano insieme da Broken Arrow (1995) dato che in Greendale, del 2003, mancava il chitarrista Frank Sampedro, unitosi al gruppo solo durante la tournèe. E non è certo inso

Americana - Rassegna Stampa (pt.2)

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Neil Young ama viaggiare nel tempo, crea la sua musica senza badare alle mode, ma seguendo con attenzione le variazioni del mondo, i sentimenti, le tensioni. Viaggiare nel tempo è rischioso, lo espone a dei rischi, ma la sua straordinaria leggerezza, la sua forza, la sua intelligenza creativa, lo mette al riparo da tutto. Alcuni dischi possono piacere di meno, altri di più, di certo ogni suo album è frutto di un’onesta riflessione su quello che secondo Young è importante in quel preciso momento. Il che vuol dire che può passare dal rock elettrico alle ballate acustiche, dal rock’n'roll al soul, dal blues al grunge. Ora Neil ha deciso di mettere in scena la sua macchina del tempo, suonando brani tradizionali, tradizionalissimi, ma assieme alla sua band più elettrica, i leggendari (si, leggendari) Crazy Horse. E lo fa con Americana, un disco curioso, prezioso, fantastico e unico, diverso da tutto quello che potete ascoltare in giro, appassionato e forte, vecchio e moderno. Basta

Americana - Rassegna Stampa (pt.1)

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Andare a recuperare le radici della propria tradizione musicale. Fare il punto. Si guarda al passato per paura, nostalgia, mancanza di ispirazione? Anni fa Bob Dylan creò due album meravigliosi: solo chitarra e armonica per ripercorrere in bella solitudine composizioni di folk classico. Lui che aveva iniziato la sua carriera scrivendo in proprio pezzi alla maniera di... I due lavori si chiamano Good as I Been to You e World Gone Wrong. Li realizzò in un momento storico significativo: il passaggio di testimone alla presidenza degli Stati Uniti tra George W. Bush e Bill Clinton. Era un guardate-come-eravamo o un guardate-cosa-siamo-diventati? Anche Neil Young va a ripescare nel passato, nella tradizione folk, con veri classici e altre cosette meno conosciute, d’origine addirittura ottocentesca o “solo” dello scorso secolo. Per farlo, richiama a rapporto gli scostumatissimi Crazy Horse dopo nove anni (l’ultima volta era stata per la meravigliosa bizzarria di Greendale, a sua volta u

Neil Young & Crazy Horse: Americana (Reprise, 2012)

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Già all'inizio dell'anno scorso (o era il 2010?) Young aveva tentato una reunion con i Crazy Horse, invano. Poi quando il momento è stato buono e l'alchimia ha ricominciato a funzionare (dai tempi del tour di Greendale, 2003), il Cavallo ha ingranato. Presumibilmente Neil non è arrivato con nuove canzoni già chiare nella mente, quindi il Cavallo ha iniziato a jammare (come d'abitudine). Chissà come, chissà da dove, Neil ha poi tirato fuori “Oh Susannah”, “This Land Is Your Land”, “Wayfarin' Stranger” e altre folk-songs americane e, di colpo, ecco il disco di reunion della band. La natura ha fatto il suo corso, comunque, e jammando ecco che nuove canzoni hanno preso forma e un secondo album (molto lungo, a sentire le prime indiscrezioni) ha immediatamente fatto seguito ad Americana. Arriverà alla fine dell'anno, o forse il prossimo, e sarà il vero ritorno dei Crazy Horse. Dunque, Americana è una sorta di “prova generale” degli Horse dopo un decennio d