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Neil Young



Sulla scena da oltre mezzo secolo, il solitario di Topanga è un perfetto esempio di eclettismo musicale a 360 gradi. Dopo sconfinamenti nei territori musicali più disparati, dal garage-punk (Rust Never Sleeps) al rock'n'roll anni cinquanta (Everybody's Rockin'), dal techno-pop (Trans) al soul blues (This Note's For You), dall'hard rock acido (Reactor) al mai dimenticato country (Old Ways), non c'è genere musicale che Neil Young non abbia esplorato. Questa smania di rinnovamento continuo lo ha portato spesso a tornare indietro nel tempo e a recuperare le sue radici musicali proprio come aveva fatto anche Bob Dylan nei primi anni Novanta. A molti degli artisti che amiamo servono indubbiamente ripetuti sbandamenti e cadute alla ricerca di una "modernità" che non esiste, se non forse nell'eclettismo e nella capacità di saper innestare le suggestioni del nuovo su radici antiche che comunque non vanno mai dimenticate (l'albero saggio della copertina di Everybody Knows This Is Nowhere?). Dalla solida poesia dei lavori degli anni Settanta, come After The Gold Rush, Zuma o Rust Never Sleeps, si è passati alla discontinuità cronica di quelli degli Ottanta, che alternano pagine splendide a terrificanti scivoloni, per poi ritornare al rugginoso sound di un tempo nei Novanta, e infine riprendere un'esplorazione più "assennata" di generi, stili, format e tecnologie attraverso tutta la produzione più recente, che rilegge il passato senza fossilizzarsi né estremizzarsi eccessivamente.
Insomma, da quel lontano LP omonimo con cui nel 1968 inizia la carriera solistica del loner, di acqua ne è passata sotto i ponti. In Young le vicissitudini sonore sono un perfetto specchio della sua personalità altalenante, eternamente in bilico tra lunghe cavalcate elettriche e songs acustiche, tra paranoie personali e felicità di esistere, ansie metropolitane e solitudini agresti, ossessioni politiche e drammi privati, paura del palcoscenico e serena accettazione del proprio ruolo di rocker. Il canadese ha trasportato pari pari tutte le proprie inquietudini su vinile, senza rinunciare ad omettere nulla, nemmeno le pagine più febbricitanti e malate: ne è un perfetto esempio la trilogia oscura costituita da Time Fades Away, Tonight's The Night e On The Beach (fino al solare epilogo di Zuma), tra i dischi più veri e importanti del canadese.



Neil Young nasce a Toronto, Canada, il 12 Novembre, 1945. Figlio di un giornalista sportivo e di una casalinga, Young soffre per la separazione dei genitori e trascorre buona parte della sua adolescenza a Winnipeg, con la madre, trovando nella musica il suo rifugio dalle insicurezze. Compagna della sua giovinezza è anche l'epilessia, che gli porta attacchi improvvisi per molti anni. Dopo diverse esperienze in gruppi locali formati con i compagni di scuola, quali Esquires e Stardusters, nel 1963 mette insieme gli Squires, la sua prima band di un certo spessore. Con essa interpreta pezzi strumentali degli Shadow, canzoni dei Beatles, ma suona anche i primi brani originali scritti di proprio pugno. Incidono anche un singolo (The Sultan/Aurora), diventato oggi un vero "must" per i collezionisti (nemmeno Young fino a qualche tempo fa ne aveva una copia personale; oggi possiamo sentire questi ed altri brani degli Squires in Archives Vol.1).


L'esperienza con gli Squires gli permette di iniziare a frequentare i locali folk di Toronto e dintorni. Qui conosce per la prima volta Stephen Stills, Richie Furay e Joni Mitchell. Nel 1965, insieme a Bruce Palmer (anche lui canadese e proveniente dagli Sparrows, che poi diventeranno Steppenwolf) e a Ricky James Matthews (più tardi noto come Rick James) forma i Mynah Birds, la prima band bianca a essere messa sotto contratto con la Motown. Malgrado vengano incise diverse canzoni, l'album non vede mai la luce (sembra che Young abbia sborsato milioni di dollari per riavere le incisioni dell'epoca). Il gruppo si esibisce pochissimo e finisce la sua corsa dopo pochissimo tempo, quando James viene arrestato per aver disertato il servizio militare.
Di nuovo libero, all'inizio del 1966 Neil decide di raggiungere la California, terra delle opportunità e di una nuova scena musicale estremamente fertile. Parte a bordo del suo carro funebre Pontiac del 1953, acquistato per spostarsi con gli Squires, portando con sé l’amico Bruce Palmer. La leggenda vuole che Neil e Bruce, fermi a un semaforo del Sunset Strip, Hollywood, vengono riconosciuti per caso da due recenti conoscenze: Stills e Furay, anch’essi a Los Angeles.


Di lì a poco, i quattro fondano i Buffalo Springfield (il nome fu preso da uno schiacciasassi dell'iconografia western), con i quali Neil sviluppa un talento compositivo personalissimo che spazia da momenti intimistici a pezzi più duri e taglienti. I Buffalo esordiscono con l’album omonimo nel 1966: è un disco di ballads folk-country-rock molto intense e melodiche, largamente influenzate da Byrds, Beatles e Shadows, e che rivelano soprattutto il grande talento compositivo di Stills e Young, evidenziato da pezzi come "For What Is Worth" (Stills), "Out Of My Mind", "Nowadays Clancy Can't Even Sing" e "Burned" (Young). Insieme ai Byrds, i Buffalo diventano il simbolo del folk-rock americano, e si ripetono l'anno successivo con Again, album forse meno omogeneo ma incredibilmente maturo, egregiamente prodotto e molto psichedelico, dove le ballate lasciano spazio a pezzi molto più elaborati, dilatati, stralunati, in particolare quelli a firma Young: "Mr. Soul", "Expecting To Fly" e "Broken Arrow". I Beatles e i Byrds sembrano essere di nuovo le influenze più ovvie, ma la musica dei Buffalo è originale e talentuosa, trainata da due leader naturali che, purtroppo, poco dopo l'uscita del disco, prendono strade differenti. I Buffalo si chiudono qui: dopo due bellissimi album è già lite, o per dirla con Young, “questioni di ego”. Alcuni mesi dopo uscirà Last Time Around, lavoro postumo assemblato da Jim Messina che contiene comunque alcune splendide prove; Neil firma due sempreverdi, “On The Way Home” e "I Am A Child", ma quando il disco arriva nei negozi, lui è già da un'altra parte.


Dopo aver conosciuto Elliot Roberts, il manager di Joni Mitchell, Neil firma un contratto per la Reprise come solista. Dopo un primo tour acustico per piccoli club dove sfodera il repertorio degli Springfield e le sue nuove canzoni, nel dicembre 1968 pubblica il suo primo album, Neil Young. Nonostante sia arrangiato da Jack Nitzsche (con cui aveva già lavorato su “Expecting To Fly” e “Broken Arrow”) e inciso con la partecipazione di alcuni membri dei futuri Poco e di un ancora sconosciuto Ry Cooder, si tratta di un lavoro ancora acerbo e discontinuo, ed è soprattutto “un’unica, grande sovraincisione”, parafrasando Young, da subito insoddisfatto da questo modo di registrare. L’album contiene però brani di valore assoluto quali “The Loner”, "The Old Laughing Lady" e “The Last Trip To Tulsa”, che resistono benissimo ancora oggi all'usura del tempo.
In questo periodo Young frequenta la scena di Laurel Canyon a Los Angeles, ed è lì che incontra una giovane band californiana, i Rockets. Si sviluppa sin da subito un incredibile feeling e, dopo alcune prove insieme, Neil decide che da quel momento in poi quella sarà la sua backing band. Ralph Molina alla batteria, Billy Talbot al basso e Danny Whitten alla chitarra, diventeranno insieme a Neil Young i padri di un sound epocale. Da Rockets diventano i Crazy Horse e il loro produttore lo schietto David Briggs, altro volto conosciuto in questo periodo.


Cambiando totalmente modus operandi, Neil registra con loro, nei primi mesi del 1969 e in “presa diretta”, il suo secondo disco, l'epocale Everybody Knows This Is Nowhere. Contiene grandi brani che diventeranno dei classici: “Cowgirl In The Sand”, “Cinnamon Girl” e “Down By The River” (quest'ultima inclusa anche nel famoso film Fragole e Sangue nel 1970). Da questo momento Neil Young & Crazy Horse diventa la sigla di numerosi successi, fino ad essere incisa a nella storia del rock. Questo 33 giri impone Young come artista originale, capace di fornire prove di grande energia ma anche di una desolante vena malinconica sublimata in epiche cavalcate, come “Cowgirl In The Sand”. Il successo è grande e Young diventa un personaggio richiesto nel circuito folk rock westcoastiano. Dopo la prima sbornia elettrica di Everybody Knows This is Nowhere, Neil mette subito le cose in chiaro: sarà anche un ballader, ma non rinuncia alla sua anima rock.
Nel 1969, Neil viene chiamato da David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash, tutti provenienti da famose band di metà anni Sessanta (Crosby dai Byrds, Stills come detto dai Buffalo Springfield, e Nash, inglese, dagli Hollies) e ora diventati celebri come trio Crosby, Stills & Nash, freschi di un primo album. La band ha bisogno di uno strumentista per potersi promuovere dal vivo e la scelta cade proprio su Young (prima erano state fatte proposte a Stevie Winwood, Mark Naftalin e John Sebastian). Neil accetta in cambio della possibilità di portare sue canzoni, ben consapevole che questa mossa darà una spinta importante alla propria carriera solista.


Il quartetto così costituito (assieme a Dallas Taylor alla batteria e Greg Reeves al basso) nel giugno 1969 partecipa al festival di Woodstock. Di lì a poco la fama del supergruppo si estende a dismisura, tanto che ne deriva un album di nuove canzoni, Déjà Vu, che vende milioni di copie in tutto il mondo. Pur firmando ottime composizioni (la stupenda, struggente “Helpless” e l'epica “Country Girl”) Young si delinea con chiarezza come membro aggiunto; si ha l'impressione che, pur regalando al progetto pagine stupende, Young partecipi marginalmente all'idea, e quando la bella favola finirà, dei quattro sarà il più restio a rimettere in piedi la baracca.
Nel frattempo porta avanti i suoi progetti, torna in studio (o meglio, nel salotto della sua casa recentemente acquistata a Topanga Canyon e condivisa con la sua prima moglie Susan) con i Crazy Horse più il giovane chitarrista Nils Lofgren. Nel 1970 pubblica un altro intramontabile classico, After The Gold Rush, consolidando la sua fama soprattutto come solista. Armonie vocali e ballads profonde (la title-track, “Don't Let It Bring You Down”) si alternano a momenti elettrici ("Southern Man") facendo di questo LP un manifesto sonoro fondamentale della West Coast, che di lì a poco, sull'onda della popolarità di CSNY, sfornerà altri notevoli artisti (Jackson Browne, America, Eagles, Loggins e Messina, Joni Mitchell e Dan Fogelberg).


Dal nuovo tour di CSNY, la Atlantic pubblica nel 1971 il doppio live 4 Way Street, anch'esso n°1 in classifica. Neil intanto acquista una tenuta sulle colline californiane, poi battezzata Broken Arrow Ranch, che adibisce anche a studio di registrazione. Qui vive insieme alla nuova compagna Carrie Snodgress, attrice, in una situazione che presto si rivelerà tutt'altro che idilliaca.
Un importante tour acustico attraverso gli USA e il Canada, nell'inverno tra il 1970 e il 71, lo vede presentare il materiale di After The Gold Rush più nuove canzoni che saranno il cuore del suo più grande successo commerciale, Harvest. Testimonianza di questo tour, oggi, ci viene data da varie uscite della serie Archives (in particolare Live at Massey Hall, Young Shakespeare e Carnegie Hall). In seguito al tour, Neil si ritira nel ranch per guarire un serio problema alla schiena, per cui subisce anche un intervento chirurgico. 
Lungo il 1971 registra il nuovo materiale con una nuova band, gli Stray Gators. Le sessions di Harvest, pubblicato poi nel febbraio 1972, vedono tra gli altri Ben Keith (per la prima volta al fianco di Neil) e ospiti come James Taylor e Linda Ronstadt. Il disco è di stampo folk: un album perfetto, come spesso dirà Young, inciso per la maggior parte a Nashville con musicisti di quella scena, che influiscono non poco sull'arrangiamento generale, marcando la metà dei brani con venature country. L'album sale subito in cima alle classifiche, trascinato da “Heart Of Gold” (unico hit-single della carriera di Neil), “Old Man”, “Out On The Weekend”, “Harvest”, “Alabama” e soprattutto l’inno anti-eroina “The Needle And The Damage Done”, scritto per Danny Whitten, chitarrista dei Crazy Horse, la cui dipendenza sta assumendo risvolti tragici che hanno costretto Young ad allontanarlo dagli ultimi progetti. 


La grande fama, lo spettro delle droghe pesanti e la difficile vita al ranch con Carrie e il continuo via vai di musicisti, amici e arrampicatori sociali, precipita il cantautore in una crisi personale che lo spinge a cercare nuove strade. Si rivolge a se stesso con il film-documentario Journey Through The Past (e relativo doppio LP, che contiene alcune tracce rare), un singolare film-verità, sorta di viaggio composto da una serie di spezzoni tratti da concerti di CSNY e Buffalo Springfield del passato recente, ai quali aggiunge scene bizzarre dedicate al potere politico e religioso, alla guerra del Vietnam, a Nixon e alla droga, insomma alle sue ossessioni. Il risultato è talmente criptico da non venire granché apprezzato. In quello stesso anno nasce Zeke, il primo figlio di Neil, avuto con Carrie.


La morte di Danny Whitten nel novembre 1972, licenziato dalle prove del tour che gli Stray Gators stanno per intraprendere, getta definitivamente Neil in un periodo di profonda oscurità, e tuttavia tra i più creativi della sua carriera. Comincia così un'opera di consapevole autodistruzione del mito che si è creato come folk singer. Ciò si realizza pienamente nel tour di Times Fades Away con gli Stray Gators (Jack Nitzsche alle tastiere, Ben Keith alla pedal steel guitar, Tim Drummond al basso e John Barbata alla batteria). A testimonianza nel settembre del 1973 pubblica il disco omonimo dal vivo, composto interamente da brani inediti che rivelano l'inquietudine di Young come musicista e come uomo: “Don't Be Denied”, “Journey Thru The Past” e la “Time Fades Away” ne sono un segno tangibile. Se dal punto di vista prettamente poetico Times Fades Away raggiunge livelli di rara intensità, dal punto di vista formale e commerciale è pieno di sbavature e la sua voce, in certi momenti, è al limite della strozzatura: insomma, un vero e proprio anti-Harvest.
Alla fine del 73 Young torna in studio con i resti dei Crazy Horse per registrare un’altra serie di canzoni ispirate alla scomparsa di Whitten e di un altro amico, nonché roadie di CSNY, Bruce Berry. I brani diventano l'ossatura di Tonight's The Night, l’album più nero e intenso del cantautore, con storie di strada, di droga, di morte. Il lavoro non viene pubblicato subito, ma è destinato a essere leggermente rivisto nella tracklist e uscirà solo nel 1975. Nel 1974 Neil torna in studio per registrare On The Beach, disco contenente momenti di puro lirismo con un linguaggio a metà tra blues e folk e alle cui sessions partecipano anche Levon Helm e Rick Danko della Band. Pur avendo un suono levigato, fantasmi ed ossessioni si agitano sullo sfondo di canzoni come “Revolution Blues”, “For The Turnstiles”, “Ambulance Blues”: si tratta di un album dominato da uno strano senso di oppressione, in cui Young continua a sondare le proprie profondità.


Questo momento di crisi è aggravato dalla rottura del rapporto con Carrie e, non meno, dalla scoperta che il figlio Zeke ha una malattia cerebrale. In questa e nelle altre opere del periodo, Neil si interroga nel suo ruolo di artista, compagno e padre, come se queste fossero una serie di personalità distinte e in conflitto tra loro. Anche il tour di reunion di CSNY, voluto per l'estate del 74, è dominato da questi spettri, che se non altro contribuiscono a dei risultati creativi notevoli. Ma il cosiddetto Doom Tour metterà la parola fine al supergruppo per quasi quindici anni.
Tra il 1974 e il 75 Neil compone e registra un'impressionante quantità di materiale, registrato per lo più al ranch. Da esso ricava Homegrown, disco dai toni bucolici che, si ritiene, avrebbe potuto riportare Neil alla fama di Harvest. Ma guarda caso viene archiviato (uscirà mezzo secolo dopo negli Archives) per lasciar posto a Tonight's The Night, che conclude dunque la “trilogia oscura” con brani-chiave come la title-track, “Tired Eyes”, “New Mama” e “Albuquerque”. Il disco sconvolge non solo i fans più accaniti ma anche la critica. A distanza di anni, questo album cupo, mesto e nichilistico diventa un classico, qualcuno lo definisce addirittura un album proto-punk. Neil tenta di esorcizzarne gli spettri con un album al limite dell'indecenza per ogni produttore musicale che si rispetti, ma che, con i suoi suoni distorti e mal regolati, rappresenta comunque una delle pietre miliari dell'umana avventura del musicista. Non a caso il nostro gli è talmente affezionato da riprenderne spesso in concerto la title-track, trasformata in un ossessivo inno elettrico, e altri brani come “Roll Another Number”. A lasciare un segno indelebile è proprio il suono, a dimostrare che a metà degli anni 70 Young è uno dei rari eroi del grande sogno californiano ad avere comunque una straordinaria attinenza con il presente. 


Il 75 è molto importante perché Young ritrova i Crazy Horse, con Frank Sampedro al posto del compianto Whitten, e il sound di qualche anno prima con rinnovata energia e freschezza, complice anche la separazione definitiva da Carrie. Young si trasferisce a vivere nella sua tenuta di Malibu, sulla costa californiana (nel 1978 verrà distrutta da un incendio). Gli Horse si imbarcano in rilassanti sedute di registrazione presso la vicina casa di David Briggs a Point Zume, poi in un tour che li porta nella primavera del 1976 in Europa e Giappone, e l'autunno successivo in giro per gli States. Zuma è il disco che incorona la nuova line-up e ritorna alle armonie e le strutture compositive che lo hanno reso famoso, con la lunga e spettacolare ballata “Cortez The Killer” abbellita da uno dei più incisivi assolo di chitarra partoriti dalla sei corde di Young. Nell'album sono incluse anche altre gemme come “Don't Cry No Tears”, “Danger Bird”, “Barstool Blues” e “Drive Back”, dove le chitarre si rincorrono in assoli taglienti. Si chiude con una vecchia incisione di CSNY, “Through My Sails”.
Nell'estate del 1976 è il momento di una parentesi fugace col vecchio amico Stephen Stills. Insieme mettono su la Stills-Young Band per un tour negli USA e un album che esce in settembre, quando i due saranno di nuovo ognuno per la sua strada (peraltro dopo aver tentato, per l'ennesima volta, una reunion con anche Crosby e Nash). Long May You Run, oltre alla title-track, contiene dei brani leggeri che risentono dell'atmosfera goduta in Florida durante le registrazioni, ma è un buon album, all’epoca sottovalutato (spiccano in particolare “Black Coral” di Stills e “Fontainebleau” di Young). Neil sembra aver allontanato per sempre la sua depressione: la voce non è mai stata così limpida e la voglia di suonare e produrre è inarrestabile.


Dopo la partecipazione a The Last Waltz, il film-concerto di Martin Scorsese dedicato all'addio di The Band, tra la fine del 1976 e i primi mesi del 77 Young torna in studio in varie occasioni, sia da solo che con i Crazy Horse, in un'occasione coadiuvati da Ben Keith alla steel guitar e da Linda Ronstadt e Nicolette Larson ai cori. Con questa formazione, battezzata The Bullets, incide un manciata di brani country-rock che vedono la luce nel 1977 su American Stars 'n Bars, derivazione di un progetto precedente, naufragato, dal titolo Chrome Dreams. Accanto ai nuovi brani, non sufficienti per riempire un intero disco, infila alcuni dei brani scartati da quel progetto, incisi in varie sessions precedenti, come “Like A Hurricane”, “Will To Love” e “Star Of Bethlehem”. L’album pecca di mancanza di coesione e omogeneità tra i brani ma regala momenti di rara intensità. Altri inediti pescati dalla grande quantità di incisioni degli ultimi anni (“Love Is A Rose”, “Campaigner”, “Winterlong”) vengono invece inseriti nella tripla antologia Decade, la summa artistica di una carriera veramente strepitosa. 
Nell'estate del 1977 c’è una parentesi con i Ducks, un gruppo di due chitarre, basso e batteria che vede un vecchio amico di Young, l'ex Moby Grape Bob Mosley: la band improvvisa degli spettacoli nei club della West Coast. Non si sa nulla dei componenti, ma presto il gioco viene scoperto e la presenza di Young fa accorrere centinaia di persone. Si vocifera anche la pubblicazione di un doppio live, che però rimane negli archivi. Il 1977 è anche l’anno in cui viene progettato Chrome Dreams, altro disco rimasto inedito. Pur essendo pronto ad ascoltare la voce dei tempi che cambiano (l'arrivo della travolgente ondata del punk-rock che va trasformandosi in new wave), Neil spiazza ancora una volta critica e pubblico realizzando un album patinato con un affollato cast di musicisti (da JJ.Cale a Spooner Oldham): Comes A Time (1978) accontenta la frangia morbida dei suoi ammiratori, e soprattutto la casa discografica che ha voluto l’arrangiamento orchestrale, e diventa così il suo disco più venduto dai tempi di Harvest. L'album fa tornare Young in vetta alle classifiche e consacra definitivamente la meravigliosa vocalist Nicolette Larson, che di lì a poco incide un album solista trascinato proprio da un brano scritto da Young, “Lotta Love”.


Quando Comes A Time esce, Neil è già in tour con i Crazy Horse per uno spettacolo che riscuoterà un notevole successo di pubblico e critica: Rust Never Sleeps, a Concert Fantasy. Le registrazioni dal vivo vengono immortalate nell’omonimo album del 1979, il cui titolo (suggerito da una band avant-gard, i Devo, conosciuta da Neil poco prima) documenta l'ossessione del tempo che corrompe e distrugge. Disco di disperata vitalità che alterna sfuriate elettriche a stupendi brani acustici, restituisce Young all'ammirazione generale come rocker che si rifiuta di invecchiare insieme alla sua musica. È uno dei capolavori assoluti del canadese. “Thrasher” (dedicata polemicamente a chi vive nel passato), la toccante e visionaria “Pocahontas”, la stupefacente “Powderfinger” (parte delle "time-travel songs", squarci del tragico passato storico americano, che costellano la sua produzione degli anni 70), e la canzone che apre e chiude il lavoro, “My My, Hey Hey (Out Of The Blue)”/“Hey Hey, My My (Into The Black)”, una dichiarazione d'intento. Alcuni dei brani scelti sono delle outtakes dei precedenti lavori incompiuti; “Ride My Llama” e “Pocahontas” provengono dal primo concept di Zuma, “Sail Away” è uno scarto di Comes A Time. Il successo del 33 giri e del tour porta all'eccellente film-concerto, diretto dallo stesso Young, e al doppio album dal vivo,  Live Rust (1979). Con queste tre opere Young verrà definitivamente decretato l'artista degli anni 70 e premiato dalla rivista Rolling Stone.


Con perfida ironia, la gloriosa fine degli anni 70 coincide con una crisi famigliare per Neil, il cui secondo figlio Ben (avuto da Pegi, nel frattempo conosciuta e diventata sua moglie) nasce con la stessa malattia cerebrale del primo, ma in forma molto più grave. Questa situazione lo tiene lontano dalle scene per diverso tempo e lo induce a sperimentare nuovi territori musicali, contaminati dalle ultime tecnologie. Il percorso degli anni 80 per Neil Young è tutto curve e deviazioni improvvise.
Oltre al contributo per la colonna sonora di Where The Buffalo Roam, nel 1980 esce Hawks & Doves, altro album-collage con brani provenienti sia dall’ultima produzione di stampo country, sia da vecchie sessions (la psichedelica “The Old Homestead” per esempio viene dal 1974). I riferimenti al neo-presidente Reagan e al nazionalismo lo fanno bersaglio per giornalisti e fan, esterrefatti di fronte alle dichiarazioni più o meno velate del cantautore che proprio negli anni 70 ha invece combattuto l'imperialismo americano con canzoni-manifesto. Tuttavia il vero senso dell'opera, ovvero la famiglia e la sopravvivenza della stessa a tutti i costi, lo possiamo afferrare solo a posteriori (all'epoca nulla era emerso della vita privata di Young).
Il successivo Re-ac-tor (1981) rappresenta lo sfogo di un artista in un periodo, molto lungo, nel quale è costretto a ingabbiare la sua arte per dedicarsi alla famiglia, in particolare alla difficile terapia del figlio Ben. In questo disco appannato, ruvido e ossessivo, i Crazy Horse sono snaturati dal loro sound tradizionale ed effettati con sintetizzatori e tecnologie studio. Una svolta così radicale da segnare la temporanea fine del contratto con la Reprise. In questo stesso momento Neil conclude Human Highway, una "commedia nucleare" di scarso successo, con attori del calibro di Dennis Hopper e Sally Kirkland, e la partecipazione dei Devo, ideata e filmata a partire dal 1978.


È ancora questa situazione di reclusione e frustrazione, oltre che di dolore personale, ad ispirargli una ventata di rinnovamento nella direzione della nuova musica elettronica e computerizzata che impazza in discoteca. Determinante in questo senso è il suo nascente amore per le tastiere e i computer, che lo porta ad nuova fase artistica, si potrebbe azzardare avanguardistica. A suggellarla nel 1983 arriva Trans, album allora incompreso ma che finirà per essere rivalutato alla luce del profondo significato personale, per un artista che ha attraversato l'inferno e ne è uscito vivo. Il disco pecca per essere metà sperimentale (la parte migliore, con “Computer Age”, “Transformer Man” e altre) e metà “rattoppato” con brani di una precedente session (Neil infatti propone inizialmente alla Geffen, la sua nuova etichetta, un album intitolato Island In The Sun, inciso alle Hawaii e dai toni leggeri, che la casa rifiuta). I suoni campionati e la voce filtrata dai vocoder ed elaborata dai synclavier sono per Neil l’espressione del tentativo di comunicare, attraverso le ultime tecnologie, con il figlio paralizzato. Ma il 1982 è anche l'anno in cui l'alleggerimento del programma terapeutico permette il ritorno sul palco, con il Trans World Tour (e per la prima volta, Neil arriva a calcare anche i palchi italiani). Neil entra in scena con chitarra e vocoder davanti a una scenografia di immagini computerizzate, supportato da due amici storici, Nils Lofgren alla chitarra e Bruce Palmer al basso. 


L'insuccesso commerciale di Trans fa inasprire subito i rapporti con la Geffen, che lo accusa di non essere più rappresentativo della sua stessa musica. E così arrivano una serie di album appartenenti a "etichette" musicali ben precise: il rockabilly del patetico Everybody's Rockin' (1983), il country conservatore del mediocre Old Ways (1985), il “drum-and-bass” del sottovalutato Landing On Water (1986). Dischi che regalano composizioni degne del passato offuscate da arrangiamenti o formazioni squilibrate, sebbene i tour dal vivo che accompagnano i rispettivi album hanno una resa superiore.
Ne è un esempio A Treasure, disco live uscito nel 2011 per la serie Archives, con una selezione di brani dal tour degli International Harvesters, l’eccellente formazione country del 1984-85 che poco ha a che vedere con quanto registrato su Old Ways. Od anche alcuni estratti del periodo rockabilly inclusi in Lucky Thirteen, antologia del 1993. Il comportamento di Neil sembra un’acida vendetta verso l’etichetta discografica, che arriva persino a fargli causa. La sua vita personale intanto gli porta il terzo figlio, questa volta una femmina: Amber. Come Neil in giovinezza, Amber soffre di epilessia, ma per il resto è sana e questo contribuisce a far respirare di nuovo i coniugi Young.


E’ il tour americano del 1986 coi Crazy Horse, e successivamente nel 1987 in Europa, a riportare il canadese un po' in auge. Uno spettacolo sulla falsa riga di Rust Never Sleeps viene allestito e battezzato come In A Rusted Out Garage Tour 1986, dove i musicisti circondati da topi e scarafaggi elettronici recitano il ruolo di una vera garage-band alle prese con il vicinato incazzato per il "rumore" che deve sopportare. Nel 1987 esce Life, registrato in parte dal vivo durante il tour: è il primo passo verso la via del ravvedimento, pur contenendo ancora fastidiose batterie elettroniche, ma anche melodie e testi interessanti (da “Inca Queen”, che si può appaiare a “Cortez The Killer”, a “Mideast Vacation”, riferita alla situazione politico-militare americana dell’epoca). Il tour viene anche filmato dallo stesso Neil, con la sua videocamera, per un film-verità intitolato Muddy Track.
Nel 1986 Neil e la moglie Pegi fondano la Bridge School, associazione che si occupa di bambini con handicap cerebrali e che ogni anno organizzerà concerti di beneficienza. Contribuisce inoltre (insieme a Willie Nelson e John Mellencamp) a fondare il Farm Aid, fondazione che ha lo scopo di promuovere la piccola agricoltura americana. Anche questa organizza tutt’ora concerti annuali.


La mossa successiva, una volta ritornato alla Reprise, è un gruppo stile Blues Brothers, i Bluenotes, con tanto di fiati e chitarre soul. Il cambiamento non sorprende i fan più preparati, ma in questo caso viene accolto meglio: prima o poi al blues Neil doveva arrivarci, vista la dichiarata ammirazione per B.B. King e Jimmy Reed. Nasce così This Note's For You, un disco sicuramente interessante che va a rinforzare l'immagine di un musicista eclettico. La title-track è un'invettiva contro MTV, le sponsorizzazioni e lo star-system; addirittura il videoclip promozionale prende in giro i vari Michael Jackson e Whitney Houston e tutti quegli artisti che MTV, ormai icona del nostro tempo, tenta di far ingoiare al pubblico mondiale, decretando così l'inizio di una nuova era mediatica alla quale nemmeno la musica può sottrarsi. Il videoclip di Young viene prima boicottato, poi premiato come il migliore del 1988 proprio da MTV. Il tour, tuttavia, è molto più variegato dell’album, tanto che Neil prepara un album live, Bluenote Cafè, che però non viene pubblicato (uscirà nel 2015 per la serie Archives). Nell'ultimo periodo con i Bluenotes la creatività di Young torna al livello del suo passato glorioso, con composizioni dylaniane come le epiche "Ordinary People" e "Sixty To Zero", nate proprio a seguito di un incontro col menestrello.


Nello stesso periodo si incastra la reunion di Crosby, Stills, Nash & Young per le registrazioni di un nuovo album, American Dream, che tenta di rilanciare il classico West Coast sound, purtroppo con scarso successo in quanto ancora troppo appesantito dalle sonorità sintetiche alla moda in quel periodo.
Il 1989 è l'anno di Freedom, ovvero l'album del ritorno di Young a livelli artistici eccellenti. La tensione tra America e Medio Oriente e le rivolte di Pechino lo portano a scrivere un altro classico di sempre, "Rockin’ In The Free World". La copertina dell'album vede uno Young indossare il classico cappello cinese con la stella. Anche questo disco è in realtà composto da materiale inciso in momenti diversi (alcuni brani, tra cui “Eldorado”, vengono anticipati sull’EP Eldorado). Canzoni come “Crime In The City” e “No More” sono la conferma di un'ispirazione ritrovata, in termini di sound oltre che in termini compositivi. In un indimenticabile tour acustico tra America e Europa (con tappa anche a Milano) rivela tutta la scarna e preziosa essenzialità dei pezzi.


Il successo assume maggiore omogeneità nel successivo Ragged Glory (settembre 1990), inciso velocemente al ranch con i Crazy Horse. Brani completamente elettrici, tra cui il recupero dal passato di “Country Home” e “White Line”, e i nuovi, taglienti “Fuckin' Up” e “Love And Only Love”, mantengono tutto il disco a livelli sonori incredibili. Finalmente le nuove tecnologie rendono giustizia al sound dei Crazy Horse e questo disco, prodotto come tanti altri da David Briggs, fa fuoriuscire tutto il potenziale della band. Il tour del 1991 che segue è uno dei più importanti e riusciti: mentre scoppia la Guerra del Golfo, il Cavallo ripropone alcuni classici in versione spasmodicamente elettrica, con un'amplificazione assurda; "Blowin’ In The Wind" di Dylan viene cantata con l'accompagnamento della sola chitarra elettrica distorta. Nell'ottobre dello stesso anno escono il film-concerto e il doppio LP live Weld, più un cd intitolato Arc, fatto solo di effetti di chitarra, feedback, distorsioni e noise tratti dalle improvvisazioni sul palco.


Sia Freedom che Ragged Glory sono album capaci di influenzare diversi musicisti del nascente movimento grunge: molti gruppi giovani (Soundgarden, Sonic Youth, Pearl Jam, Nirvana) consacreranno Young come padre del nuovo movimento sonoro e gli dedicano persino l'album tributo The Bridge. In questo periodo Young fa amicizia, in particolare, con i Pearl Jam (memorabile è la “Rockin” suonata insieme per MTV nel 1993). Problemi all’udito dovuti al tour mettono Young in una situazione analoga a quella in cui ha registrato Harvest nel 1971, giusto vent’anni prima, e infatti decide di tornare alle atmosfere bucoliche con Harvest Moon (novembre 1992). L’album nasce soprattutto dal volersi ritrovare con vecchi amici, ma la sua qualità è data da una serie di ottimi brani folk incentrati su varie tematiche, dalle relazioni di coppia alle amicizie, alla guerra e all'ambiente (“You And Me”, “War Of Man”, “One Of These Days”, la title-track), che ne fanno forse l’ultimo grande classico del canadese. Ottiene lo straordinario risultato di riavvicinare i fan più vecchi e distanti dalla nuova ondata post punk, senza per questo perdere il rispetto delle nuove leve.


Segue un tour acustico in solitaria, ma nello stesso anno il canadese partecipa anche alla celebrazione per il trentennale della carriera di Bob Dylan al Madison Square Garden. Sul palco insieme a lui ci sono Booker T & the MG's, famosa soul-band anni 60 di Memphis, e da questa collaborazione nasce un intero tour insieme, che si avvera nel 1993 in Europa (inclusa Italia). Nessun album né live consegue a questa fugace unione, escono invece due dischi a conferma del momento di quiete: Unplugged, concerto acustico con classici, qualche rarità e gli ultimi brani da Harvest Moon (Young prova due volte a fare la serata ma i risultati comunque non lo soddisfano) e Lucky Thirteen, antologia con inediti del periodo Geffen (qui vengono menzionati per la prima volta i Neil Young Archives; è circa in questo periodo che Neil dice di essere al lavoro su un’opera monumentale che ripercorrerà tutta la sua musica così come è avvenuta realmente, cronologicamente, mettendo in nuova luce i famigerati anni 80; i rumours continueranno per altri 15 anni circa, trasformandosi in realtà solo in anni recenti).
Il suicidio di Kurt Cobain dei Nirvana, nel 1994, avviene mentre Neil entra ed esce dallo studio con i Crazy Horse per una serie di sedute che fruttano l’oscuro Sleeps With Angels, disco che coglie efficacemente un importante momento storico per la musica rock e rivede il gruppo insieme in un’alchimia dark e minimal. L'album, graficamente simile a Tonight's The Night, è intriso di disperazione o quantomeno inquietudine artistico-esistenziale, le atmosfere sono molto cupe e la qualità compositiva eccellente (“Prime Of Life”, “Change Your Mind” e la title-track sono i brani di maggior spicco). Il disco non viene promosso per volere dell'artista stesso, ma alcune canzoni vengono suonate durante il Bridge Benefit Concert e il Farm Aid alla fine del 1994. Inoltre il regista Jonathan Demme filma una session di 4 canzoni in studio, e produce The Complex Sessions.


Quando Eddie Vedder introduce Neil alla Rock ‘n’ Roll Hall of Fame, nel gennaio 1995, Neil ha un altro colpo di fulmine e porta tutti i Pearl Jam in studio con lui per registrare rapidissimamente una decina di canzoni (tra cui “Song X”, “Act Of Love”, “Throw Your Heatred Down”). Nasce l’album Mirror Ball e un tour con il gruppo di Seattle per una serie di date estive. Il sound è un rock denso, con spunti grunge, che dà nuova linfa anche alle vecchie composizioni. Un doppio LP live e un film del tour giacciono ancora nei famigerati Archivi.
È l’inizio di un nuovo momento altamente “elettrico”, perché l’anno dopo Neil si ricongiunge ai fidi Crazy Horse per un album intitolato Broken Arrow, che mostra un po' la corda, pur contenendo episodi interessanti (“Big Time”, “Slip Away”). E’ David Briggs a suggerire la reunion poco prima di morire sconfitto dal cancro. Fino al 1997 il Cavallo porta avanti il tour di Year Of The Horse, immortalato in un film diretto da Jim Jarmusch e da un doppio cd live. I concerti vedono lunghe e psichedeliche jam sia su brani nuovi che del passato. Inoltre, Young e il manager Elliot Roberts inaugurano la Vapor Records con la stralunata e visionaria colonna sonora del film western surreale di Jim Jarmush, Dead Man, per cui Neil compone una serie di temi musicali con chitarre acustiche ed elettriche.


Boicottata la cerimonia di consacrazione alla Rock and Roll Hall of Fame dei Buffalo Springfield, tra il 1998 e il 99 Young compone nuovo materiale acustico, intimistico (ironicamente, anche la nostalgica “Buffalo Springfield Again”) ed è sulle scene per il Solo Acoustic Tour 1999 (da cui il dvd Silver & Gold che documenta alcune canzoni di rara intensità). Lavora inoltre agli archivi dei Buffalo e ai propri, in vista di un box set. Il momento di incontro con Stephen Stills porta a una reunion di Crosby, Stills, Nash & Young. Neil si trova così a smistare il suo nuovo materiale tra il nuovo album del supergruppo, Looking Forward (1999, “Out Of Control”, “Slowpoke” e la title-track) e un suo nuovo disco solista, Silver & Gold (2000, “Without Rings”, “Red Sun”, “Good To See You”, la title-track), entrambi non eccellenti ma con brani interessanti, in particolar modo il lavoro solista, che pare proseguire da dove terminava Harvest Moon). CSNY calcano anche i palchi nelle principali città degli Stati Uniti.


L’anno dopo Neil va in tour con una formazione che chiama Friends & Relatives (Ben Keith, Spooner Oldham, la moglie Pegi e la sorella Astrid, ed altri). Ne ricava il live Road Rock Vol.1 (e il dvd Red Rocks Live), interessante in quanto propone per la prima volta dal vivo brani come “Words”, “Winterlong”, “Walk On”, gli inediti “Bad Fog Of Loneliness” e “Fool For Your Love”. (Per inciso, il Vol.2 non si è mai visto e a detta di Young non ci sarà mai.)
Nel 2001 Neil torna in studio con i Crazy Horse per alcune session che producono un album rimasto inedito fino al 2022, Toast, incentrato sulla crisi del rapporto con Pegi. Alcune delle canzoni vengono proposte durante il tour mondiale dello stesso e denotano la contaminazione da vari generi, dal blues al latino, e un mood minimale.


L’attualità ispira ancora una volta una reazione a Young, che scrive "Let's Roll" sugli ultimi momenti di uno dei voli destinati a schiantarsi sulle Torri Gemelle l'11 settembre 2001. La canzone viene lanciata sul circuito radiofonico, per poi essere inserita nell'album Are You Passionate? del 2002. Qui Young è accompagnato nuovamente da Booker T e presenta diverse canzoni di chiara derivazione soul, a cui si aggiunge un episodio, "Goin' Home", tratto dalle sedute di Toast. Il disco resta tra i suoi più sottovalutati.
Il 2003 è ancora un anno prolifico per Young, che con Greendale sferra una zampata contro il sistema americano denunciando il malessere sociale in cui versa la popolazione americana e mondiale. I temi dell'ecologia, della guerra, degli invadenti mass-media, sono al centro di questo racconto, relativo a un'immaginaria cittadina di periferia rurale e ai suoi abitanti, con una serie di vicende che funge da spunto per parlare di temi già affrontati e denunciati da Young stesso e da altri cantautori della sua generazione. Greendale è uno spettacolo vero e proprio, con tanto di attori sul palco, che Young porta in giro per il mondo con i Crazy Horse fino al 2004 (dopo una prima parentesi acustica in solitaria, in Europa). 


L'interazione tra i musicisti, gli attori e le immagini fa di Greendale un'opera unica nel suo genere. La musica, con soventi richiami al blues di John Lee Hooker e alle ballate younghiane più classiche, è però in secondo piano, essendo invece il racconto stesso, le parole con il loro significato, il protagonista principale. Ne viene ricavato anche un film è girato in 8mm.
Nel 2004 esce il cd Greatest Hits, con una carrellata sui brani classici del canadese (in versione anche dvd stereo con due videoclips).
Il 2005 vede Neil Young sottoporsi a un intervento al cervello per salvarsi da un aneurisma. Prima e dopo questa drammatica esperienza registra le sue ultime composizioni, che guardano proprio alla pace dei traguardi raggiunti, la famiglia, e l'amicizia. Un disco fresco ma che non poteva essere scritto prima del compimento dei 60 anni: Prairie Wind ci riporta alle atmosfere Nashville, luogo delle sessions che vedono la partecipazione di Emmylou Harris, i Memphis Horns e la co-produzione di Ben Keith. Album autunnale, dalle tinte calde, tenui e dai toni bucolici e rassicuranti. Dai solchi di questo disco non emerge solo folk music ma anche country, blues, R&B, gospel, soul: come sempre non è un emulo di Harvest, ma un album che prosegue quel filone, aggiungendo un nuovo capitolo di raccoglimento personale. L'album viene eseguito interamente al Ryman Auditorium di Nashville in due serate evento davanti alle cineprese di Jonathan Demme, che ne ricaverà il magnifico Neil Young: Heart Of Gold.


Il lavoro successivo è letteralmente agli antipodi, e questo dimostra come Young non riposi sugli allori. Gettate alle spalle le difficoltà personali, Neil è arrabbiato, come metà del pianeta, per la situazione politica degli Stati Uniti sotto la presidenza di George W. Bush. Decide allora di registrare l’instant-record Living With War, dieci canzoni di esplicita protesta e indignazione. Costruito su testi accusatori a discapito delle melodie, molto facili, l'album fa molto parlare di sé attirando in egual misura sostenitori e detrattori. Ma non è abbastanza: Neil riunisce CSNY e dà il via a un tour dove viene proposto il nuovo materiale, più vecchi successi sempre a tema politico. Lo spettacolo del Freedom of Speach Tour è intenso: il supergruppo torna a cantare in nome degli stessi ideali di 40 anni prima, ideali ancora una volta calpestati dal potere politico e dalle scelte sbagliate. I musicisti ricevono persino minacce di morte. Dal tour viene ricavato un film, CSNY: Dejà Vu, che esce nel 2008 in occasione delle nuove elezioni (vinte poi da Obama).


Frattanto la produzione di Young non si ferma, anzi, ha inizio un periodo particolarmente ricco: nel 2006 arriva infatti il primo live della serie Archives: Live at Fillmore East 1970. Il concerto, seppur non integrale, è assolutamente spettacolare: la prima line-up dei Crazy Horse, con Whitten e Nitzsche, ci regala lunghe e frizzanti jam e canzoni mai sentite in questa veste. L’anno successivo è la volta di un nuovo album da studio e un nuovo tour dove Neil riunisce diversi amici musicisti (Ben Keith, il suo ultimo tour, Anthony Crawford, Ralph Molina, Rick Rosas). Il titolo Chrome Dreams II è una citazione al vecchio inedito, ed è costituito da nuove canzoni più tre “ripescaggi” da precedenti, celebri sessions, il più eclatante dei quali è “Ordinary People” del 1988. L’album è accolto molto positivamente per la sua natura a collage che ricorda quelli degli anni 70, ma è soprattutto il tour a essere indimenticabile. 


Parte nell’autunno 2007 e, con piccole interruzioni, spostamenti continentali, variazioni nella line-up, continua quasi ininterrotto fino al 2009 (occasione per proporre altri nuovi brani che poi costituiranno il disco successivo). Le canzoni spaziano in tutta la carriera con una quantità mai vista di rarità (trova persino spazio l’esecuzione di “The Sultan” degli Squires). I concerti di Philadelphia di fine 2007 vengono filmati da Jonathan Demme per il film Trunk Show, ancora inedito in home-video (ma disponibile sul sito ufficiale neilyoungarchives.com per gli abbonati).
Nel 2007 esce Live At Massey Hall 1971, il maggior successo di Archives (che sale fino alla top 10), probabilmente perché ci regala un concerto del periodo più apprezzato di Neil, a cavallo tra After The Gold Rush e Harvest. I live d’archivio proseguono nel 2008 con un'altra selezione molto interessante, Live At Canterbury House 1968, gli albori del Neil Young solista, appena reduce dai Buffalo Springfield.
Da sempre appassionato tanto di automobili quanto di politiche ecologiche, Young dà il via a un progetto di ricerca e sperimentazione per il motore elettrico: LincVolt. Nel 2009 i traguardi raggiunti gli ispirano una serie di canzoni a tema, messe sull'album Fork In The Road, di scarso successo ma dove tuttavia Neil riesce a sposare testi sul tema con un timbro rock-blues, contaminando vari generi e ottenendo a una bizzarra originalità del tutto coerente con il suo nome.


Il 2009 è importante soprattutto per l’uscita di Archives Vol.1 1963-1972, primo box set della serie, con brani inediti, versioni live e alternative, documenti video degli anni d’esordio del musicista. Esce anche Dreamin’ Man Live 1992, che documenta il tour acustico di Harvest Moon, ma questa uscita passa in sordina. Vengono ripubblicati anche i primi quattro album in versione rimasterizzata in cd e vinile (Original Release Series). Ma il 2009 è anche un anno tragico, poiché muoiono Larry Johnson e Ben Keith, amici e stretti collaboratori di Neil sin dagli inizi.
Nuovo anno, nuovo progetto. Dopo un tentativo non riuscito di ritrovarsi con i Crazy Horse, Neil è alle prese con nuovo materiale acustico ma viene “rapito” dal produttore Daniel Lanois, che lo porta nella sua villa di Los Angeles a registrare un album fatto di distorsioni e sperimentazioni sonore. Ne esce Le Noise, uno dei dischi di maggior successo dell’ultimo periodo (la canzone “Angry World” vince il Grammy Award) e un tour solista che riproduce quelle sonorità. L’occasione viene colta dal regista Jonathan Demme per realizzare il terzo capitolo della sua trilogia younghiana, Neil Young Journeys, dove al materiale live alterna la testimonianza del viaggio di Neil in Ontario, di ritorno nei luoghi in cui è nato e cresciuto. Il film viene subito distribuito nelle sale e in home video, riscuotendo grande apprezzamento.
Nel 2011 esce A Treasure, live della serie Archives dedicato agli International Harvesters (1984-85, si veda più sopra). A parte questa parentesi, l’anno trascorre silenziosamente anche perché Neil si dedica alla stesura della sua autobiografia e a progetti come LincVolt e PONO, un nuovo sistema di riproduzione sonora digitale ad alta fedeltà, di cui si sentirà parlare più avanti.


Gli episodi discografici successivi segnano il ritorno in studio dei Crazy Horse al completo e in pochi mesi arrivano ben due album. Il primo è Americana (2012), dove per la prima volta Neil affronta un repertorio altrui, fatto di tradizionali del folklore americano rivisitati. Il sound, però, è puro Cavallo. Il disco, subito apprezzato da critica e pubblico, fa da prova generale per il nuovo album di inediti: Psychedelic Pill, che arriva a fine anno. Doppio cd con alcuni brani di eccezionale lunghezza (“Driftin’ Back” batte il record di 27 minuti, “Walk Like a Giant” e “Ramada Inn” sono sui 16) che segnano il ritorno della band a quello spirito di poderosa jam tipico degli albori, ma i brani sono molto pregevoli anche a livello compositivo. Il tour a supporto si chiama Alchemy e si vocifera da tempo dell'uscita di un disco live e un film, di cui alcuni estratti sono stati trasmessi dal sito ufficiale.


A fine anno arriva anche Waging Heavy Peace (Il Sogno di un Hippie), libro di memorie dove Neil racconta episodi e aneddoti della sua vita, in uno stream of consciousness che lo contraddistingue dalla "solita" autobiografia. I contenuti parlano tanto del passato, in particolare l’era degli Squires e dei Buffalo Springfield, quanto dei progetti in corso d’opera: il ritrovo dei Crazy Horse, PONO e LincVolt.
Nel 2013 esce un’altra performance live tratta dagli Archives: Live at Cellar Door 1970. Neil e gli Horse proseguono il loro Alchemy Tour in giro per l’Europa finché Frank Sampedro non si frattura un dito, e il tour viene sospeso. Durante il Record Store Day di quell’anno, Neil si trova alla Third Man Records di Jack White e lì fa “conoscenza” con l’antica tecnologia di incisione degli anni 40, in mono, all’interno di una cabina. È l’occasione per l’ennesimo esperimento discografico. Vi ritorna in autunno, quando i Crazy Horse sono fuori gioco, e registra una serie di brani folk di vari autori (Phil Ochs, Bert Jansch, Everly Brothers, Willie Nelson, fino a Bruce Springsteen). La produzione di questo album low-fi viene ben presto rumoreggiata in rete (ironicamente, nello stesso periodo in cui Neil, attraverso una campagna online, ottiene importanti finanziamenti per portare avanti il progetto PONO, l’ultima tecnologia in fatto di audio). 


A sorpresa l’album vede la luce per il Record Store Day 2014, e poco dopo per la grande distribuzione. A Letter Home non è un ascolto facile e fa discutere, com’era ovvio, ma rappresenta il personale omaggio di Neil alla musica roots che lo ha ispirato e formato, tornando appunto alle radici sia di un genere sia, in termini più tecnici, delle registrazioni discografiche. Dopo alcuni concerti acustici (in particolare per l’evento benefico-ambientalista Honour The Threaties) dove la setlist è ibrida tra le cover e il proprio repertorio, in estate Neil rimonta in sella al Cavallo per riprendere l’Alchemy Tour da dov’era rimasto. La sfortuna ci mette di nuovo lo zampino perché il tour vede Rick Rosas sostituire al basso Billy Talbot, in riabilitazione in seguito a un lieve ictus. I Crazy Horse "rivisitati" portano in giro per l'Europa (con capatina a Barolo, Italia, per un concerto davanti a 10.000 persone) una setlist che glorifica sia canzoni rare che vecchie cavalcate, con particolare attenzione al messaggio pro-ambiente e pacifista (il tour è simboleggiato dalla t-shirt EARTH indossata da Neil e regalata al pubblico).


Più volte annunciato, nell'estate 2014 esce il box set CSNY 1974 in concomitanza con il 40° anniversario del Doom Tour. Grande successo di pubblico e critica, il triplo cd+dvd, assemblato con grande cura da Nash ma con la qualità audio stabilita da Young, raccoglie la perfetta testimonianza di un incredibile momento per il supergruppo, e include molti brani di Young all’esordio.
L'anno si conferma davvero ricco dal punto di vista sia personale che creativo. Alla fine dell’estate si diffonde la notizia che Neil e Pegi divorziano dopo 36 anni di matrimonio, e che Young si sta frequentando con Daryl Hannah, conosciuta nell'ambito dell'attivismo ambientale. Il fatto è all'origine di un acceso diverbio tra Neil e David Crosby, secondo cui la fine di CSNY è segnata. Neil e Daryl vivono inizialmente a Malibu nella tenuta che era di proprietà dell'attrice, poi venduta nel 2016 a Neil. Purtroppo, come una maledizione ricorrente, la casa viene distrutta nel 2018 da un ennesimo incendio che colpisce la zona. I due si sposteranno poi a Telluride, Colorado, e tra il 2020 e il 2021, in piena quarantena Covid, trascorreranno anche un periodo in un vecchissimo cottage su un lago vicino a Omemee, terra natale di Neil.
 In autunno esce Special Deluxe, il secondo libro di memorie, scritto per lo più in aereo e in bus durante gli ultimi tour. Ha come filo conduttore le auto collezionate nel corso degli anni, incredibili teatri di storie, personaggi e musica. In seguito esce il nuovo album Storytone: dieci canzoni incise sia in versione acustica sia orchestrale, dai toni molto personali e sentimentali, un riflesso delle sue esperienze più recenti. Il singolo del disco, “Who’s Gonna Stand Up?”, viene distribuito sul sito ufficiale anche in versione live (dal tour estivo degli Horse, dove il brano ha debuttato).


All'inizio del 2015 giungono voci che Neil è in studio con i figli di Willie Nelson e la loro rock band, i Promise Of The Real, dopo averli conosciuti e aver improvvisato insieme durante il precedente Farm Aid. Alcune sedute di registrazione in presa diretta confluiscono in The Monsanto Years, protest-album sulla riga di Greendale e Living With War che aggiunge un altro tassello all'attivismo già espresso nelle precedenti occasioni. In questo caso Neil denuncia il gigante agro-chimico Monsanto, l'uso di OGM e la multinazionalizzazione dell'agricoltura americana. Oltre a subire il divieto di passare in radio, il disco è accolto freddamente per tematiche e testi "di scarsa poesia" rispetto al Neil Young più intimo. Da un punto di vista musicale, invece, i Promise Of The Real si confermano subito una backing band potente e rivitalizzante: il breve tour che segue, con un repertorio che include il nuovo, il classico e il raro, ottiene un certo apprezzamento.


Alla fine dell'anno dagli Archives esce il doppio live Bluenote Cafè relativo al tour del 1988, ricco di materiale inedito. Nel 2016 Neil e i Promise tornano con successo in tour, questa volta in Europa (4 concerti anche in Italia), sfoderando un repertorio di classici e rarità. Il disco dell'anno è Earth, doppio album registrato live durante il tour 2014 con sovraincisioni di cori, strumenti e, a sorpresa, suoni del mondo naturale, come versi di animali che si uniscono al pubblico o sottolineano le battute delle canzoni. La tracklist di Earth ripercorre il tema ambiente/agricoltura con canzoni che vanno dagli anni 70 al materiale di The Monsanto Years. Inarrestabile, alla fine dell'anno Neil dà alle stampe un nuovo album di inediti, Peace Trail, ancora focalizzato su su ecologia e politica. Il disco, dai toni blues e dagli arrangiamenti minimali che strizzano l'occhio a On The Beach, è registrato per lo più in acustico insieme a Jim Keltner (batteria) e Paul Bushnell (basso), ma la qualità delle composizioni, a esclusione della title-track, è mediocre e il disco finisce tra i più snobbati della sua intera produzione. Il 2016 è anche l'anno che vede la ristampa in alta definizione dei film Rust Never Sleeps e Human Highway (quest'ultimo inedito dagli anni 80).
All'inizio del 2017 emergono delle indiscrezioni a proposito di alcuni problemi di salute non gravi che tuttavia spingono Young ad annullare le apparizioni pubbliche e addirittura cancellare l'organizzazione del Bridge Benefit Concert. In estate viene rilasciata su internet un'altra protest-song registrata insieme ai Promise of the Real e a un'orchestra sinfonica, "Children of Destiny", che suscita come al solito reazioni contrastanti ma riesce a totalizzare oltre un milione di visualizzazioni su Youtube. Il successivo album The Visitor esce a dicembre con dieci canzoni molto variegate tra rock, ballad e alcuni richiami al tex-mex e al rap. Registrato in varie sessioni assieme ai Promise Of The Real, riceve anch'esso un'accoglienza piuttosto fredda.


Il 2017 è soprattutto l'anno in cui riprende vita il progetto Archives anche se con un cambio di direzione rispetto ai mega-box inaugurati nel 2009. A settembre esce Hitchhiker, sessione acustica del 1976 prodotta da David Briggs contenente le versioni embrionali di alcuni classici, rarità e un paio di inedite; è la prima uscita della Special Release Series che pubblicherà gli album inediti del passato. A dicembre viene inaugurato neilyoungarchives.com che ripropone in versione webiste il contenuto del Vol.1 e tutta la discografia del cantautore in alta qualità, più il materiale bonus di contorno (foto, video, memorabilia). Per l'inaugurazione viene trasmesso in streaming il concerto acustico Hometown a Omemee, Canada, città natale di Neil, che (a parte l'apparizione al Farm Aid) è l'unico suo concerto dell'anno. Proseguono anche le ristampe rimasterizzate dei vecchi album per la serie Original Release Series, compreso Time Fades Away che per la prima volta viene rilasciato su cd.
Anche l'anno seguente le apparizioni sui palchi (solo americani) sono poche: un'inaspettata reunion con i Crazy Horse (ma senza Sampedro), qualche serata con i Promise Of The Real e un breve solo tour. Alcuni concerti vengono trasmessi in streaming dal sito NYA. Il 2018 è soprattutto l'anno in cui NYA decolla con molte anticipazioni sul materiale in uscita e in preparazione, il via libera agli abbonamenti e i primi contenuti esclusivi. Ricche le uscite discografiche: ben due live d'archivio, Roxy - Tonight's The Night Live (1973) e Songs For Judy (tratto dai set acustici del tour 1976), più il soundtrack del film Paradox. Il film, diretto da Daryl Hannah e con la partecipazione dei Promise al completo più Willie Nelson, è uno sperimentale prodotto home-made che mescola scene da western surreale a esibizioni live. Viene distribuito da Netflix e, prevedibilmente, ottiene recensioni pessime.


A fine 2019 esce il frutto discografico della reunion dei Crazy Horse con Nils Lofgren che sostituisce Sampedro, il quale ormai si gode la pensione. Colorado è accolto in modo generalmente positivo ma brilla in pochissime delle sue composizioni, battendo strade fin troppo note sia musicalmente che liricamente. Nel 2020 finalmente esce il favoleggiato Homegrown, l'album inedito del 1975, uno splendido collage semiacustico fatto di brani fortemente personali incentrati sulla rottura con Carrie Snodgrass. In autunno escono Return To Greendale, live del 2004, e poi finalmente Archives Vol.2, dieci dischi di materiale selezionato dal 1972 al 76, tra cui alcune tracce in studio di Time Fades Away, un intero disco dedicato al 1974/75, la tanto attesa compilation Dume con quasi tutte le canzoni incise dagli Horse durante le session di Zuma, diverse out-take di Tonight's The Night, On The Beach e Long May You Run, un estratto del concerto Odeon Budokan 1976 e altro ancora. Ulteriore materiale audio e video inizia a essere distribuito sul sito NYA, in piena attività, grazie anche alla quarantena Covid che annulla tutti i tour e permette a Young di concentrarsi sui suoi Archivi come mai in passato, senza interruzioni.


Durante la quarantena, filma e pubblica sul sito ufficiale The Fireside Sessions (6 episodi), dove improvvisa un po' del suo repertorio alla chitarra acustica, davanti alla videocamera di Daryl Hannah. In questi anni la coppia partecipa attivamente a manifestazioni di beneficienza e ambiente, a sorpresa e non (Dakota Access Pipeline Protest, ERA-Equal Rights Ratification, The Painted Turtle, United For Old Growth).
Il 2021 inizia con due live d'archivio: Way Down To The Rust Bucket (Crazy Horse 1990, serata di riscaldamento prima del tour di Weld) e Young Shakespeare (live acustico del 1971 oggetto del celebre filmato di Wim van der Linden), entrambi in un cofanetto che include disco e film. A fine anno esce il secondo album dei "nuovi" Crazy Horse, Barn, registrato in un fienile sulle montagne del Colorado in poche e veloci sedute, con risultati altalenanti ma più ispirati rispetto a Colorado.
Le pubblicazioni d'archivio proseguono l'anno dopo con l'uscita in pochi mesi di ben 4 live di una nuova serie, la Official Bootleg, che ripercorrono concerti acustici del 1970, 71 e 74, poi è la volta di Noise & Flowers, antologia del tour 2019 con i Promise Of The Real. Finalmente vede la luce anche Toast, il malinconico disco inedito del 2001 con alcune delle versioni originali di brani poi reinterpretati su Are You Passionate?.


Il 2022 si conclude con World Record, il terzo album della nuova line-up dei Crazy Horse, che si discosta dai precedenti due perché, più che di chitarre, è un disco tinto di blues, di organi a pompa, fisarmoniche e percussioni, salvo per la lunga e nostalgica "Chevrolet", una cavalcata old-style. La produzione di Rick Rubin dà finalmente una forma compiuta ai "nuovi" Horse. Nel 2023 i membri del gruppo mettono insieme un po' di materiale registrato durante la quarantena da ciascuno di loro e ne fanno un album intitolato All Roads Lead Home, che esce a nome di Molina-Talbot-Lofgren-Young (Young contribuisce con la versione demo di "Songs Of The Seasons").
Arrivano poi l'edizione del 50° anniversario di Harvest (contenente un film con vario materiale inedito, il live alla BBC 1971 e qualche out-takes studio) e un altro dei sacri graal younghiani, Chrome Dreams, che ripropone lo stesso contenuto dell'acetato che circola da anni tra i bootleg.
Il 2023 è anche l'anno in cui Young torna calcare i palchi dopo il lungo fermo dovuto alla pandemia, con un breve tour solista, da cui a fine anno trae Before & After, 13 canzoni dal suo variegato repertorio mixate in una sequenza ininterrotta. Partecipa anche alle due serate di anniversario del Roxy Club insieme ai Santa Monica Flyers, quasi come allora, suonando integralmente Tonight's The Night e Everybody Knows This Is Nowhere.
Per il 2024 si parla del terzo volume degli Archives, ormai assemblato e ampiamente anticipato, e della compilation Eary Daze che documenterà gli esordi dei Crazy Horse. Ma si parla anche di un tour estivo dei Crazy Horse.
Frattanto il sito ufficiale (NYA) continua a pubblicare regolarmente, per i suoi abbonati, concerti inediti di tutte le epoche e, ogni tanto, qualche registrazione studio inedita. 

Testo originale di Salvatore Esposito
Revisione e aggiornamento di MPB


BIBLIOGRAFIA UFFICIALE

Waging Heavy Peace – 2012 (autobiografia) – ed. italiana: Il sogno di un hippie (Feltrinelli, 2012)
Special Deluxe: a memory of life & cars – 2014 (autobiografia) – ed. italiana: Special Deluxe. Racconti di vita e di automobili (Feltrinelli, 2015)
To Feel the Music: A Songwriter's Mission to Save High-Quality Audio – 2019 (con Phil Baker)


BIBLIOGRAFIA CRITICA FONDAMENTALE IN ITALIANO

Briar, Matt, Neil Young. Cercando il nuovo mondo, Editrice Zona, 2021: volume nato dal lavoro svolto per NeilYoungTradotto.


Cilia, Eddy (a cura di), Come un uragano. Neil Young: interviste sulla vita e la musica, Minimum Fax, Roma 2015
Denti, Marco, Neil Young. Walk Like a Giant, Arcana 2021
Frollano, Stefano, Neil Young Discografia Illustrata, Coniglio Editore 2006
Frollano, Stefano; Esposito, Salvatore, Crosby, Stills & Nash, Editori Riuniti, Roma 2007
Frollano Stefano; Pellegrini Fabio, (After) The Gold Rush, Arcana, Roma 2015
Regali Nai, Marco, Neil Young - Tutti i testi vol.1 / vol.2, pubblicazione indipendente 2022
Sapienza, Davide (a cura di), Neil Young. Storie, interviste, incontri, Arcana, Milano 1992


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