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Visualizzazione dei post da gennaio, 2016
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The Oral History: Toast, 2001 (inedito)

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Neil Young: Stavo registrando un album con i Crazy Horse in un vecchio studio chiamato Toast nell'area [di San Francisco, ndt] chiamata SoMa [….]. Lo studio era in vendita quando c'eravamo noi e sembrava che non sarebbe rimasto ancora a lungo. Tutto sembrava temporaneo, anche i Crazy Horse. Le cose non andavano bene in studio. Sebbene ci fosse qualche grande momento e la musica fosse molto sentita, non era allegra né decisiva. Era capricciosa, jazzata. Lì Coltrane ha inciso alcuni dei suoi primi classici e noi lo sentivamo. Usavamo la porta metallica che dava sul retro per prenderci alcune pause per fumare. Tutte le sere andavamo a un ristorante su Market Street e cenavamo insieme, poi tornavamo in studio e suonavamo un altro po', cercando di ritrovare la magia che sempre ci ha accompagnato. A metà di queste sessions, abbiamo fatto un concerto in Sud America chiamato Rock in Rio […] per poi spostarci in Argentina. Il pubblico ci ha adorato. […] Quando siamo rientrati d

(After) The Gold Rush - S. Frollano, F. Pellegrini - la nostra recensione

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(After) The Gold Rush - Stefano Frollano, Fabio F. Pellegrini - Arcana, 2015 Il libro di Frollano e Pellegrini è un'opera unica nel panorama letterario attinente a Neil Young, tanto italiano quanto estero. Per la prima volta a essere presa in esame è la poetica del cantautore canadese, il contenuto della sua musica e delle sue parole, per interpretarne il significato mediante la conoscenza dei simboli, espliciti o sottesi, che utilizza, e quindi comprenderne le radici. Gli autori infatti aprono il volume con un lungo viaggio nella cultura e nell'arte americana: dalla pittura rappresentativa della wilderness, alla fascinazione per la natura e il paesaggio della frontiera, alla rivoluzione musicale del Novecento, tra folk, blues, country, gospel, rockabilly e mille altri stili. Un background storico utile, per non dire essenziale, per apprezzare la portata del songwriting di Young, la cui vastità viene riassunta tramite brani selezionati con cura (e con le lyrics tradotte

The Oral History: Silver & Gold, 2000

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Neil Young: Ho ripensato a Phil Ochs, Tim Hardin – tutti quei tizi che mi piacevano molto quando iniziai come cantautore e feci tante cose con quel sentimento da coffee-house. Devi solo scrivere, sederti e suonare per qualcuno – e ce l'hai. Non mancava niente. [1] […] Quando hai scritto questi pezzi, sapevi di volerli produrre così o hai provato in vari modi? Young: Molte di queste canzoni sono state scritte nell’ultimo paio d’anni, forse tre anni. E le ho registrate appena dopo averle scritte. I ragazzi che le suonano sono gli stessi su tutte, praticamente. Sono, ecco, i tipi giusti per questi pezzi. Stavo suonando così a quel tempo e – ho scritto due o tre pezzi e sono venuti – sono volati per tentare di fare questi due o tre pezzi e altri due o tre che già avevo e che avevo provato a registrare prima, senza usarli. Sai, ne ho diverse che indugiano nel limbo. Quindi ne ho aggiunte un paio e avevamo così diverse canzoni da suonare. Sono venuti per tre giorni e abbiamo sempli