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Visualizzazione dei post da 2018
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Songs For Judy: recensioni internazionali e italiane

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Rassegna stampa internazionale (da Metacritic ) "Un'aggiunta necessaria sullo scaffale di qualsiasi fan di Neil Young." Classic Rock Magazine, voto 10 "Lungo l'intero album la sua voce è in ottima forma. Anche se non tutte le performance sono rappresentative, sono intime e spesso toccanti, persino davanti a certe platee rumorose. Un ascolto soddisfacente è storicamente importante." American Songwriter, voto 9 "Bellissimo, bizzarro, Songs For Judy non si lascerà dimenticare." Uncut, voto 9 "Album come questo sono la cosa più vicina a un viaggio indietro nel tempo per rivedere uno dei nostri eroi in uno dei suoi momenti migliori." Consequence of Sound, voto 8,3 "Quello che rende questa collezione davvero speciale è il modo in cui queste robuste esecuzioni smentiscono una volta per tutte l'idea che il Neil Young acustico sia triste." Allmusic, voto 8 "Ci crogioliamo nella calma dell'o

Neil Young: Songs For Judy (2018, Reprise Records)

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“Songs For Judy Intro” – Atlanta, GA – Nov 24 (late show) “Too Far Gone” – Boulder, Colorado – Nov 06 “No One Seems To Know” – Boulder, Colorado – Nov 07 “Heart Of Gold” – Fort Worth, Texas – Nov 10 “White Line” – Fort Worth, Texas – Nov 10 “Love Is A Rose” – Houston – Nov 11 “After The Gold Rush” – Houston – Nov 11 “Human Highway” – Madison, Wisconsin – Nov 14 “Tell Me Why” – Chicago – Nov 15 (late show) “Mr. Soul” – New York – Nov 20 (early show) “Mellow My Mind” – New York – Nov 20 (early show) “Give Me Strength” – New York – Nov 20 (late show) “A Man Needs A Maid” – New York – Nov 20 (late show) “Roll Another Number” – Boston – Nov 22 (late show) “Journey Through The Past” – Boston – Nov 22 (late show) “Harvest” – Boston – Nov 22 (late show) “Campaigner” – Boston – Nov 22 (late show) “Old Laughing Lady” – Atlanta – Nov 24 (early show) “The Losing End” – Atlanta – Nov 24 (late show) “Here We Are In The Years” – Atlanta – Nov 24 (late show) “The Needle And T

The Oral History: Everybody's Rockin' (1983)

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Young: Quasi per vendetta consegnai alla Geffen Everybody's Rockin'. Volevano più rock 'n roll. Quella era lo slogan: “dunque volete più rock 'n roll? Okay, bene. Lo posso fare. In effetti mio zio era un rocker, e io farò lui.” Mi calai in quel tipo. Lo divenni per mesi. Ero fuori, fu come un film per me. Nessuno lo vedeva a parte me, ma chi se ne frega. È difficile per gli altri riuscire a capirmi quando faccio queste cose, per via di come sono. […] Rivolgendomi indietro agli anni Ottanta, quando non è difficile da accettare è quantomeno forte. Ero veramente a mio agio con le cose che facevo negli anni Ottanta, nonostante sono stato sputtanato a causa di esse. Perché sentivo ogni cosa che facevo. C'era un enorme abisso tra me e gli altri. Ed ecco perché la gente diceva, “ecco, vedi, ha perso il contatto, è partito” e cose così, perché stavo proprio in un altro posto. Per me aveva senso ogni cosa che facevo, e dovunque andassi la gente diceva “ma che cazzo stai

The Oral History: Reactor (1981)

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David Briggs: Neil non incitava i Crazy Horse in quegli anni. Aveva perso il controllo della sua vita privata, e tutto il resto andò di conseguenza. [1] Il programma influì sulla musica? Young: Totalmente. Anche nel processo di registrazione. Per diciotto mesi, l'unico momento in cui potevo registrare era fra le due e le sei del pomeriggio. Io ero solito registrare di notte, nel cuore della notte. Non potevo per via del programma. […] Il programma influì su tutto. Su ogni fottuta cosa. […] Poi non potemmo più reggerlo. C'era troppo stress e poco miglioramento. […] Decidemmo di passare a un altro programma che richiedeva meno della metà del tempo. Ne fummo veramente contenti. [1] Young: Non abbiamo speso il tempo che dovevamo nel registrare Re-ac-tor. […] Fu penalizzato dagli impegni che gravavano sulle nostre vite. Vedi, eravamo coinvolti in un programma a tempo pieno, 15-18 ore al giorno, con mio figlio Ben per 18 mesi. Era qualcosa di onnicomprensivo ed ebbe effet

Floatin' in a stream: Neil Young e lo streaming, classifiche e dati di vendita

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Neil Young e lo streaming, un amore mai sbocciato. Le battaglie del canadese per sensibilizzare i fruitori di musica alla qualità dell’ascolto hanno fatto sì che, nel dicembre 2017, dopo la disastrosa esperienza Pono (un costoso lettore portatile di musica digitale ad alta risoluzione), Young lanciasse il suo neilyoungarchives.com, dove è possibile ascoltare tutta la sua sterminata discografia, dapprima gratis, successivamente con un abbonamento a costo contenuto, in un primo momento solo da computer, in attesa di essere disponibile anche su smartphone. Arrivati in ritardo sulle varie piattaforme di streaming rispetto a tanti colleghi, i dischi di Young vennero rimossi dal luglio 2015 al novembre 2016 in modo quasi totale: quasi, perché i dischi dell’era Geffen rimasero, e anche perché quelli Reprise furono poi resi disponibili all’ascolto almeno su Tidal . Storia più recente, la causa con Spotify per diritti d’autore mai pagati. Proprio Spotify però, ci viene in aiuto per capire

The Oral History: Songs For Judy (1976)

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Cameron Crowe : Io e Joel Bernstein ci incontrammo per la prima volta un mattino del marzo 1974. Era già un giorno di buon auspicio. Neil Young aveva accettato di unirsi agli Eagles per una serata di beneficienza al Cuesta College Auditorium a San Luis Obispo. Eravamo tutti insieme sul bus per risalire la costa. Neil era notoriamente riservato verso la stampa a quel tempo. C'è una foto di quel giorno scattata da Joel. Dietro di me,  Neil sta suonando una prima versione di "For The Turnstiles". (Più tardi, durante quello stesso viaggio in bus, oltrepassando alcune torri di trivellazione petrolifere, iniziò a scrivere una parte di "Vampire Blues".) Io cercavo semplicemente di far sembrare che appartenessi a quel mondo. Diventammo davvero amici quel giorno, Joel, il fotografo (e maestro tecnico delle chitarre) e io, il giornalista. La nostra estetica condivisa era rigorosa. Come fan, amavamo le cose grezze e autentiche. Per esempio, la demo era di solito la no

The Oral History: Hawks & Doves (1980)

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Elliot Roberts: Non potevo raccontare alla gente che Neil era impegnato nella terapia di Ben per diciotto ore al giorno, e questo è il motivo per cui lui non poteva portare avanti niente. Non potevo usarla come scusa, perché sarebbe venuta fuori la storia. Quello che non volevamo era la compassione. […] Ma la affrontarono con dignità e molto amore. [1] Young: Lungo tutta quell'era [gli anni 80] c'era sempre qualcosa di sbagliato. Sempre qualcosa tra me e quello che cercavo di dire. Uno scudo invisibile. [1] Dopo il successo di critica e pubblico di Rust Never Sleeps, ti imbarcasti in un altro lungo e inquietante viaggio controcorrente. Un viaggio iniziato con Hawks & Doves. Young: Be’, è quello che puoi chiamare un album di transizione per me. Ma non bisogna dire che non ci siano cose interessanti su quel disco. “Comin’ Apart At Every Nail” è buona e mi piace molto anche “Union Man”. Non è una grande cosa: solo un piccolo disco funky che rappresenta quello che ero e c

David Crosby: Here If You Listen (2018)

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1. Glory 2. Vagrants of Venice 3. 1974 4. Your Own Ride 5. Buddha on a Hill 6. I Am No Artist 7. 1967 8. Balanced on a Pin 9. Other Half Rule 10. Janet 11. Woodstock Dopo che si è spenta l’eco delle ultime note di Here If You Listen si  rimane a bocca aperta, incantati. Il crescendo artistico della terza età di David Crosby culmina  in un capolavoro senza tempo. [...] Here If You Listen, semi-acustico e senza percussioni, è una festa di armonie vocali, ed evoca ancora una volta l’arte di Joni Mitchell, faro nitido e costante per Crosby. TomTomRock , voto 9 (su 10) Here If You Listen è un piccolo grande gioiello di minimalismo e grazia sonora. Poche chitarre, tante armonie vocali, con Crosby che si fa accompagnare dalle voci di Michelle Willis e Becca Stevens, che spesso vanno oltre i cori e passano in primo piano, andando ad aggiungersi anche a vecchi demo rispolverati e rielaborati ("1974" e "1967"). Rockol , voto 8 (su 10) Un disco che offre una piacevolezza di as

The Oral History: Americana (2012)

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Qual'è stato l'input che ha portato a Americana? Young: Facile. Non avevo canzoni che desideravo fare ed ero pronto a suonare nuovamente con i Crazy Horse. [...] In pratica abbiamo scelto le canzoni che eravamo in grado di suonare. [...] Non sono ciò che pensi che siano. C'è molto di più, in esse, di quanto mi era sembrato quando le sentii suonare da quei sorridenti cantanti folk. Loro lasciavano da parte molti dei versi originali e sono molto più oscure, molto più politiche. Quindi abbiamo cercato di creare l'intensità originaria, anche se non abbiamo usato le stesse melodie o abbiamo ristrutturato i versi. Abbiamo conservato l'intonazione, il ritmo. [1] Hai anche scritto le note alle canzoni, un altro elemento vecchio stile. Nessuno lo fa più. Young: Be', torneranno ad esserci. Sono importanti. Fare un disco è una forma d'arte ed è andata smarrita per colpa di chi fornisce un surrogato della musica tecnicamente basso come mai prima d'ora. Siamo

David Crosby in Italia: i concerti dell'estate 2018

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David Crosby si è esibito in Italia l'11 e il 13 settembre 2018 rispettivamente a Milano e a Roma, accompagnato da James Raymond (tastiera), Mai Agan (basso), Steve DiStanislao (batteria), Jeff Pevar (chitarra) e Michelle Willis (tastiera e voce). Questa la scaletta delle due serate: In My Dreams Morrison Naked in the Rain Thousand Roads At the Edge Guinnevere What Are Their Names Long Time Gone Déjà Vu The Lee Shore Homeward Through the Haze Sky Trails Delta Janet Eight Miles High Wooden Ships Almost Cut My Hair Ohio Video: David Crosby a Radio Capital Video: In My Dreams Rassegna stampa e gallerie fotografiche Il Sussidiario Rai News La Repubblica (Blog Ernesto Assante) Music Attitude Jam TV XL Repubblica Musica dal palco Onstageweb 

The Oral History: Psychedelic Pill (2012)

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Neil Young: Mentre suono non penso a ciò che faccio. Per fortuna mi assento completamente, vado da qualche parte, e semplicemente produco suono, e lo sento. Quindi si tratta di divertirsi e produrre un suono, ma per farlo devi avere una ragione. Ecco perché io scrivo canzoni e le canzoni hanno un messaggio. Dopo un po', però, ti dimentichi del messaggio e lasci solo che il suono vada avanti, e poi le due cose si fondono, e se sei fortunato scrivi un'altra canzone. Ci dev'essere qualche cosa da dire che dia validità a ciò che viene suonato, non è che puoi suonare per sempre tanto per suonare. [3] La maggior parte dei tuoi contemporanei, quando tornano ad accostarsi al loro passato, non riescono ad andare avanti... Young: E' la piega che voglio evitare a tutti i costi. Mi sono imposto una regola stretta: non dedicare troppo tempo a lavorare sugli Archivi a discapito dei miei progetti futuri. Il presente deve restare una priorità. E' facile lasciarsi attrarre dal p