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The Oral History: This Note's For You e il Bluenotes tour, 1988 (pt.2)


A proposito della canzone "This Note's For You"

Lettera di Neil Young a MTV [7]
6 luglio 1988
MTV, deficienti senza spina dorsale. Vi rifiutate di mandare in onda “This Note’s For You” perché avete paura di urtare i vostri sponsor. Per che cosa sta la 'M' di MTV, per music o per money? Lunga vita al rock. Neil Young

[…] Combattere le sponsorizzazioni non è un po' lottare contro i mulini a vento?
Young:
È idealismo. Io ho dovuto cantare alle Budweiser Concert Series perché avevano raggiunto un accordo con il mio promoter e non c'era verso di tirarsi indietro. I soldi li hanno dati al promoter e così lui ha potuto pagare noi musicisti, ma io non ho fatto patti in prima persona con la Budweiser. Bevo Budweiser, ma non è il caso che sponsorizzi anche i miei concerti. Non ho intenzione di criticare chi accetta una situazione del genere, ma voglio salvaguardare il mio rapporto col pubblico. Ho una lunga relazione con la mia audience, e non voglio che niente e nessuno si frapponga. Non voglio che la gente immagini che qualcuno ha comprato la mia musica, impresso il proprio marchio e poi offerto l'insieme a un pubblico. Perché questo è il rischio che si corre. Hanno comprato tutti i posti dove posso suonare e stanno diventando pericolosi. Il più grande sogno di un bambino degli anni Ottanta è partecipare a uno spot televisivo di una marca di birra. Era necessario far sapere alla gente che non ero d'accordo. [3]

Quando hai composto quella canzone?
Young:
Sette mesi fa, ottobre o novembre dello scorso anno. L'ho suonata per la prima volta all'ultimo Farm Aid. Ero rimasto sbalordito nel vedere i cartelloni che annunciavano "Miller High Life Concert Series presents Neil Young and the Crazy Horse", dove il mio nome era scritto con gli stessi caratteri e aveva la stessa altezza della birra. E io non ne ero a conoscenza. Non sapevo neanche che esistesse una serie di concerti sponsorizzati dalla Miller. Rimasi disgustato dal loro modo di presentare le cose. Pensai: "Questo sembra ciò che non è". Posso ancora comprendere i musicisti che girano gli spot pubblicitari per le grandi compagnie, ma gli sponsor cercano solo di sfruttare il r'n'r per vendere i loro prodotti, senza preoccuparsi di noi. Potrebbero almeno aiutare chi ha bisogno. Anche noi artisti dovremmo devolvere parte del costo del biglietto a un'organizzazione per i senzatetto, per gli affamati, visto che il governo non ci arriva. [3]
Ho scritto “This Note's For You” durante quel tour [Rusted Out Garage Tour con i Crazy Horse] e alla gente piaceva; poi ho scritto un altro paio di pezzi, “Don't Take Your Love Away” e “Big Room”, che non sono su questo disco ma sono ottime canzoni blues. Al mio ritorno a casa, quello era tutto ciò che mi interessava. Dovevo suonare la mia chitarra, ma non volevo essere un eroe chitarrista.
[…] È venuta fuori un po' così. Erano mesi che sentivo quel verso - “Non canto per la Pepsi, non canto per la Coca Cola”. Ero in giro su un pullman e canticchiavo tra me e me e mi piaceva. Poi quando mi è venuto in mente “questo messaggio è per te” mi sono spanciato dal ridere per un po' di chilometri, e così ho detto a Wog, “ascolta 'sta roba” e abbiamo riso come due matti. Allora mi sono sistemato dietro con la chitarra di Pegi e son andato avanti su quella strada per un po', dicendo cose tipo: “Cos'è quel cane? Sai quel cane della Budweiser, come si chiama? Dobbiamo metterci anche lui”. Mi sono davvero divertito. [4]

[…] C’è poi quel video fantastico di “This Note’s For You”, prima bandito da Mtv e poi premiato come miglior video dell’anno, per rifarsi della pubblicità negativa. Come l’hai preso quel premio?
Young:
Boh. Potevo fare come Marlon Brando, non accettarlo, darlo agli Indiani. Ma sarebbe la cosa più prevedibile da fare. Non puoi investire nei video se Mtv non li manda in onda. Nell’accettare il premio ho pensato alla possibilità di poter fare altri video e farli vedere. [6]

Young: Scrivere è fuorviante perché scrivi sempre su cose che non vorresti divulgare alle persone. E le nascondi nelle tue parole. Arrivi a dirle alla fine, ma nessuno può legarti a ciò che esprimi. Questa è la corrente che attraversa la mia musica. Solo spiragli di cose qui e là che ti dovrebbero dare certe sensazioni: questo è il modo con cui me ne libero. Ecco una delle cose grandiose della musica. C'è molta profondità e forse è questo che i video strappano via. Non sono contro i video, anzi mi piacciono, ma non mi piace come vengono usati in molti casi. Ne ho fatti giusto un paio, per ora. Quando mi verrà una bella idea la realizzerò ma può anche darsi che non sarà granché. Magari lo farò su una canzone che non viene trasmessa alla radio e quindi perché dovrebbero darmi soldi per farne un video? Forse ci potrebbe essere un modo completamente nuovo di fare video che non sia allo scopo di vendere un disco. Fare in modo che non sia uno spot pubblicitario. Dove si può tracciare una linea? Vedi questi tizi che fanno gli spot della Pepsi, e poi gli stessi tizi che fanno i video magari con gli stessi attori degli spot della Pepsi. Dov'è la differenza? Cosa stai vendendo? Qualcuno viene fuori con una grande canzone, e poi magari la senti in un fottuto spot. Così pensi “che teste di cazzo, mi hanno proprio svenduto! Io credevo in questa canzone e loro mi dicono che non è quello che immaginavo. È solo un fottutissimo prodotto”. Io dico che se vuoi dare una canzone alla pubblicità, allora non darla alla gente. È un abuso. Perché se fai il tipo di musica che dico io, arrivi all'anima delle persone e il più grande insulto che puoi far loro è entrare nella loro anima, emozionarli e poi far sì che quando guardano la tv scoprono che quello che pensavano non è vero, ma che è vero quel prodotto. È seccante per me. Non voglio rovinare sogni. Piuttosto voglio lasciare aperta l'immaginazione della gente. [5]

A proposito delle altre canzoni dell'album
Young:
“Sunny Inside” l'ho scritta nel 1982, ma è l'unica. Tutte le altre le ho scritte con la chitarra di Pegi. Lei ha una vecchia Gibson che si porta ovunque […] Quando non c'è Pegi, ho sempre la chitarra. Allora le ho scritte tutte sulla stessa chitarra, ecco cosa le tiene così unite. “One Thing” e “This Note's For You” sono arrivate durante il tour dell'anno scorso. “Coupe De Ville” l'ho scritta in un albergo durante le sedute di registrazione, mentre “Life In The City” ho iniziato a comporla d'inverno, poco prima di iniziare a registrare. “Twilight” invece è nata in macchina mentre andavo a registrare, “Married Man” quando stavo nella limousine Cadillac, sull'Highway 5, dove mi piace parecchio portare la Caddy. [4]

Pare che tu scriva parecchie canzone in auto. Ci sono auto migliori di altre?
Young:
Credo che le vecchie auto mi facciano stare bene. Sembra pure che il sedile posteriore di quella limousine sia un buon posto per comporre brani. “Ten Men”, “Downhill Slide”,che è un ottimo b-side, “Married Man”, “Hey Hey” sono tutte state scritte in quella macchina, “One Thing” invece sul pullman, e tutte otto mesi prima dell'uscita del disco. Avevo tutte le canzoni Blue Note già da prima, sin dai tempi del liceo; ce ne sono altre undici che abbiamo suonato dal vivo nella Bay Area con Bill e Ralph dei Crazy Horse. Poi ho cambiato la sezione ritmica e ho scritto pezzi nuovi. Però sul palco voglio fare le altre e voglio anche cercare di fare un disco dal vivo con i Blue Notes e materiale inedito, perché dal vivo sono molto bravi. [4]

Mi pare che tu abbia scritto molte canzoni del disco mentre stavi formando il gruppo. Sei sempre così sicuro della tua capacità di venir fuori ogni volta con materiale nuovo?
Young:
Una volta che mi sento coinvolto, be', tutto va per il meglio. Mi ero messo in una situazione per cui scrivevo una canzone al mattino, e al pomeriggio cercavamo di lavorarci sopra. A volte la si finiva il giorno stesso, a volte il giorno dopo: avevo la mia barca a Los Angeles, sulla Marina, perciò ogni sera tornavo a cassa, accendevo il fuoco, prendevo la chitarra di Pegi, suonavo un po' e poi me ne andavo a dormire. Al mattino mi svegliavo e suonavo ancora: generalmente a quel punto c'era già qualcosa di pronto. “Can't Believe You're Lying” l'ho scritta in cinque secondi, è successo così velocemente che è stato davvero un flash: l'abbiamo provata in vari modi e il giorno dopo, alla seconda esecuzione, era finita. Il fatto è che questa gente sa cosa fa: non è come quando hai dei problemi con chi si fa una fumatina d'erba e poi non riesce a star dietro ai cambi di chiave, che non va affatto male per una cosa rock 'n' roll, ma qui c'erano più deviazioni del solito. Per me è stato molto eccitante accorgermi che i cambi di chiave erano capiti al volo, perché non dovevo passare un sacco di tempo a spiegare alla gente cosa fare con ogni strumento. Per esempio, con i Crazy Horse è sempre andata in quella maniera: una volta tirata giù la musica riuscivamo sempre a tornarci e a imbrigliarla. L'errore comunque è stato mio, perché loro sono grandi musicisti, sono io che me ne sono servito in maniera sbagliata. [4]

In una canzone come “Twilight” c'è una giustapposizione tra il testo gioioso e uno stato d'animo musicale pregnante, dispiaciuto.
Young:
Ci sono certe emozioni di cui non parli, puoi solo cantarle. E non le puoi cantare in maniera diretta, puoi solo girarci intorno: ecco perché escono così “pregnanti”. È bello che esista la musica, altrimenti avrei soltanto quelle parole. [4]

Fonti
[1] J. McDonough, “Shakey”
[2] Canada's Music 1991
[3] Mucchio Selvaggio 1988
[4] Musician 1988
[5] Musician 1985
[6] Village voice 1989
[7] Lettersofnote.com 2013
[8] Neil Young, “Special Deluxe”




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