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Visualizzazione dei post da marzo, 2022
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Rassegna stampa d'epoca: Landing On Water

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Nella scia dei claustrofobici lavori precedenti, l'audace confessione di Landing On Water sembra più liberatoria. Se era stato sedotto dalla tecnologia in Trans – un incubo futuristico infestato dai Kraftwerk – qui Young ha l'equipaggiamento hardware alle sue dipendenze, forza il suono uniforme digitale a piegarsi alle sue volontà analogiche ed erranti. Su Water, Young rifiuta di tornare ai giorni semplici, scegliendo invece di confrontarsi col mondo così com'è e trovarsi il suo posto. Così la batteria programmata è fragorosamente fuori controllo, come un guasto tecnico in un replicante di Blade Runner, mentre il familiare strillo dell'elettrica di Young assume il ruolo di guida e sicurezza. In questo confronto tra fazioni elettroniche in guerra, Young si lamenta ansiosamente del suo “lato violento” e rifiuta di intrattenere altre “storie fortunate”, anche se sta seguendo il “ritmo delle brutte notizie”; ammette comunque che “ha un problema” anche se si è alleggerito

Rassegna stampa d'epoca: Mirror Ball / Broken Arrow

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MIRROR BALL – 1995 Non è un segreto che Neil Young ami i Pearl Jam e viceversa. Quando nel 1993 il gruppo aprì per Young, spesso li richiamò sul palco per una versione di “Rockin’ in the free world”; quando venne introdotto nella Rock ‘n’ roll hall of fame, fu Eddie Vedder dei Pearl Jam a fare gli onori di casa, decretando il cantante un “grande autore, un grande esecutore, un grande canadese”. Perciò, il fatto che questa società di mutua ammirazione si potesse tramutare in un album era probabilmente inevitabile, ma anche sapendo questo è difficile non restare sorpresi dalla forza che Mirror Ball riesce a infondere a questa relazione. Anche se Young è il partner dominante, dopotutto il concetto, le canzoni e l’album sono farina del suo sacco, sono i Pearl Jam che finiscono per determinare le forme e il sapore di questa musica, fornendo un livello di idee e di energia che va ben aldilà del dovuto per un gruppo di accompagnamento. Giusto per capire quanto i Pearl Jam sappiano tra

Rassegna stampa d'epoca: Ragged Glory / Sleeps With Angels

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RAGGED GLORY – 1990 Difficile trovare due voci meno belle, nella musica pop, di quelle di Neil Young e Bob Dylan. Piagnucolano e guaiscono come se le loro voci derivassero da adenoidi irritate. C'è un po' del piacere tradizionale del pop in questo. Le due icone rock, 25 anni di carriera alle spalle, hanno qualcosa di importante: si fanno riconoscere. Sono sempre brutte e la gente lo sa. Il nuovo straordinario album di Mr. Young, Ragged Glory (Reprise) e il pigro ma buono Under The Red Sky di Dylan (Columbia) sono puro rock. Il piacere non è sempre la cosa principale; lo è l'individualità. […] Per Young, Ragged Glory è un viaggio nel mondo della chitarra insieme ai suoi migliori collaboratori, i Crazy Horse, la band con cui ha lavorato l'ultima volta nel 1987. Sin dai giorni dei Buffalo Springfield a metà dei '60, Young ha dimostrato di essere un chitarrista completamente disinvolto; i suoi assoli sono affilati e ronzanti, sembrano quasi uscire da una macchina ind

Rassegna stampa d'epoca: Everybody's Rockin' / Old Ways / Life / This Note's For You

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EVERYBODY’S ROCKIN’ – 1983 […] Sulla copertina di Everybody's Rockin', il nuovo disco di Neil Young (Geffen), il cantante, vestito in un completo bianco e i capelli in stile Elvis Presley, assume una posa tipica del rockabilly. Chino sulla chitarra, la faccia rivolta in basso, Young è il ritratto di umile ma decisa concentrazione. E il primitivo rockabilly delle canzoni dell'album non suonano eroticamente sovversive quanto piuttosto evocative di un naif all'antica. […] Se Everybody's Rockin' non ha la solidità commerciale dell'album di Billy Joel, ciò fa parte della sua strategia. Per il suo omaggio all'era rockabilly – e ad Elvis Presley in particolare – vuole ricordarci che quel rockabilly era il prodotto di un ambiente culturale per nulla sofisticato ed era creata con una tecnologia piuttosto modesta. Su questo album, Young si immerge in una visione di se stesso come cantante e cantautore rockabilly anni '50. Da questa prospettiva gentilmente

Rassegna stampa d'epoca: American Stars 'n Bars / Comes A Time

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AMERICAN STARS ‘N BARS – 1977 Sebbene siano in pochi, quei canadesi finiti nel mainstream americano hanno avuto un grosso impatto. Artisti folk come John Mitchell e Gordon Lighfoot hanno trasformato o perfezionato l'idioma in un modo che i musicisti americani troppo consapevoli non avrebbero mai acconsentito. Analogamente, il rock ha la sua dose di terapia dello shock, se si parla di The Band, che hanno messo il nostro retaggio in un'altra prospettiva, o Neil Young, le cui proteste gridate in “Southern Man” e “Ohio” erano in qualche modo più autentiche dal momento che venivano da un forestiero. Ma, con l'ironia e l'astuzia di cui ha sempre dato prova, Young non affronta questa cultura e i suoi fallimenti nel suo ultimo LP, American Stars 'n Bars, nonostante il titolo sembri riferirsi direttamente all'argomento. Invece, affronta la vita che ha condotto negli States e il successo che ha ottenuto qui. Anche se le sue radici sono canadesi (il “nord Ontario” che