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Visualizzazione dei post da 2016
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Sul Sentiero della Pace, niente è perfetto: interviste a Neil Young

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Più di ogni altra cosa, l'album parla di essere consapevoli delle cose che capitano nel mondo, ma c'è spazio anche per i sentimenti personali. Raccontaci qualcosa della nascita di questo disco. Ho iniziato scrivendo “Peace Trail” qui in Colorado, poi sono tornato in California. Avevo un'altra manciata di melodie che mi ronzavano in testa, in pochi giorni ne ho completate un paio e poi sono andato in studio. Mi piace andarci appena ho pronto qualcosa. Ho chiamato i ragazzi dei Promise Of The Real, con cui ho suonato, ma erano in tour. Subito dopo aver riappeso la cornetta, mi sono messo a scrivere un'altra canzone, poi un'altra ancora, e mi sono detto, “Ehi, non posso aspettare. Devo farlo adesso!” Nella mia esperienza, quando arriva, arriva, e non puoi aspettare. Quindi ho chiamato Jimmy Keltner e Paul Bushnell, due bravi ragazzi, siamo andati in studio e abbiamo fatto il disco. Entrambi, ovviamente, sono musicisti esperti. Hai dato loro istruzioni specifiche

Neil Young: Peace Trail (Reprise Records, 2016)

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Peace Trail si presenta come un altro tassello nella serie degli instant-protest-records realizzati da Neil Young nell'ultima dozzina d'anni, diventando il n°5 in quella che ora possiamo definire la "pentalogia del Messaggio" ( Greendale , Living With War , Fork In The Road , The Monsanto Years e ora Peace Trail). “Siamo più interessati in ciò che diciamo che non in come lo diciamo”, dice Young sul nuovo album, e questo attualmente è il suo modo di pensare e di lavorare. Non stupisce quindi che Peace Trail sia un disco grezzo, essenziale: il minimalismo degli arrangiamenti è voluto, ci sono soltanto Keltner alla batteria e Bushnell al basso, oltre a Young a chitarra, armonica e voce. Non stupisce, visti i precedenti e le attuali posizioni prese da Young pubblicamente, che l'attivismo pro-ambiente e i commenti all'attualità socio-politica americana e globale siano la tematica centrale delle canzoni. E non stupisce, dunque, che Peace Trail sia un album fat

Peace Trail: Rassegna Stampa

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Rolling Stone Italia **** (su 5) "10 tracce in cui racconta se stesso, il mondo e le contraddizioni dell’ingombrante colosso americano. Un disco scarno, splendidamente lo-fi..." Il Sussidiario (recensione positiva) "Se Young non fosse pazzo non lo ameremmo come invece lo amiamo. Un bel disco, in cui a tratti emerge la vena di quello che è stato uno dei massimi autori di canzoni del Novecento..." Rockol *** (su 5) "Peace Trail contiene una grande canzone, un po' di canzoni medie, e uno scherzo finale. Perché se no non sarebbe Neil Young... " Ondarock   5 (su 10) "Per un po’ regge il gioco fino a diventare una delle sue più ruspanti opere di protesta [...] Seconda metà floscia, spoglia e amatoriale..." Enzo Curelli Blog **** (su 5) "Un disco di pancia che sacrifica la bellezza per il messaggio. Ora sta a voi scegliere da che parte stare." Panorama (recensione positiva) "Un disco che mer

Peace Trail: recensioni internazionali

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Neil Young è sempre stato un forte eco-guerriero, sbandierando le sue preoccupazioni in merito all'ambiente sin da After The Gold Rush nel 1970. Ma nella sua evoluzione in un rinomato statista del rock sembra aver messo sempre più a fuoco il suo obiettivo. The Monsanto Years del 2015 aveva una doppia natura: una supplica per un mondo sostenibile e un'amara accusa verso il gigante americano della biotecnologia menzionato nel titolo. Il tour, con i Promise of the Real come band di supporto, ha portato all'uscita di Earth la scorsa estate, un non-del-tutto live album dove le canzoni riguardanti una vita salubre e il cibo OGM sono mixate insieme a suoni del mondo naturale. Peace Trail segue a grandi linee lo stesso tema, sebbene in modo musicalmente più convenzionale. Al posto della sua più recente band, Young ha scelto di reclutare il bassista Paul Bushnell e il veterano batterista Jim Keltner per un set di canzoni di stampo acustico e roots, registrate in pochi giorni

Neil Young / Everybody Knows / Gold Rush - The Rolling Stone archives

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NEIL YOUNG - 1969 Questo album di Neil Young (già membro dei Buffalo Springfield) e amici vari è diretto discendente di quel fiume di vibranti voci mozzafiato e di quella scarna ma efficace strumentazione che erano gli Springfield, specialmente per quanto riguarda la sensibilità melanconica di Young e l’ingegnosa quantità di immagini impiegate nei suoi testi (tutti riportati). Si potrebbe facilmente vedere questo disco come naturale estensione del lavoro di Buffalo Springfield Again, specialmente per “Expecting To Fly” e la frammentaria “Broken Arrow” che chiudeva quell’album. Quest’opera solista si apre con “The Emperor Of Wyoming” uno strumentale che rende l’idea del genere in modo fluido ma lamentoso, con quel tocco springfieldiano tipico del vendo che passa fra le rocce, o delle persone che è dato vedere solo nei sogni. “The Loner” è un lamento contemporaneo che miscela la chitarra di Young con gli archi in modo non stridente, consentendo alla voce dosata e gelida di Young d

Buffalo Springfield - The Rolling Stone archives

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BUFFALO SPRINGFIELD AGAIN - 1967 I Buffalo Springfield ancora una volta hanno prodotto un album vocalmente e musicalmente interessante. Le canzoni di questo disco non sempre hanno le spiccate caratteristiche di quelle dell’esordio, ma sono ben fatte anche se quello che ovviamente manca a Buffalo Springfield Again è la coesione. La diversificazione è un pregio, ma qualche volta se è troppa diventa frammentarietà: l’album infatti suona come se ogni membro del gruppo stesse soddisfando le proprie necessità musicali, tanto che ognuno produce le proprie canzoni. Nell’insieme non c’è amalgama, solo una diversità prevedibile tra le composizioni. Richie Furay ha scritto qualche canzoncina appropriata per la propria voce (“Sad Memory”) e per quella del batterista Dewey Martin, che si produce in un affettato tentativo in stile Tamla-Motown con un tocco di Otis Redding. Neil Young, un chitarrista davvero capace e originale, dovrebbe essere fortemente lodato per “Mr. Soul”, un viscerale blue

Graham Nash: il nuovo album, gli esordi, la fine di CSNY (l'intervista di Acoustic Guitar, 2016)

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L'intervista di Acoustic Guitar Hai detto che questo album arriva dopo dieci anni di calma piatta nella tua produzione di musica originale. È così che la vedi? Non tanto nella musica, quanto nella mia vita. Mi piace essere attivo, vivo, e sono stato molto rilassato. Ho fatto delle belle cose, credo. Insieme a Joel Bernstein ho prodotto 16 cd negli ultimi 12 anni: i box set di Crosby e Stephen e il mio, il box set CSNY 1974, degli album di demo e un greatest hits. Inoltre ho fatto 400 concerti in questi dieci anni. Quindi non è che mi sono messo a sedere, ma This Path Tonight deriva dal caos della mia vita personale: il divorzio da mia moglie, la storia d'amore con una bellissima artista di New York, autrice della fotografia in copertina all'album. Questo album rivela delle esplosioni creative o delle novità nel tuo songwriting? Sì, è stata proprio un'esplosione creativa quella che dovevo seguire. Intendo dire, ho scritto canzoni in questi 10 anni ma non co

David Crosby: Lighthouse (2016)

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1. Things We Do For Love 2. The Us Below 3. Drive Out To The Desert 4. Look In Their Eyes 5. Somebody Other Than You 6. The City 7. Paint You A Picture 8. What Makes It So 9. By The Light Of Common Day Rassegna stampa italiana Tomtomrock   9 (su 10) Rockol   3.5 (su 5) 1977magazine   6.5 (su 10) Magazzininesistenti   ("Il disco suona, trasporta ed emoziona.") Distorsioni   8 (su 10) Il Mattino   ("Crosby riaccende il faro folk della West Coast") Il Giornale: intervista a David Crosby  Avvenire: intervista a David Crosby Rassegna stampa internazionale (da Metacritic.com ) Mojo  8 (su 10) "Uno dei più tormentati e soddisfacenti lavori di questo improbabile vecchio maestro." Uncut  8 (su 10) "E' una meditata, profonda e intensamente bella opera saliente di tarda carriera." Q Magazine  8 (su 10) "Una collezione di meraviglioso folk-rock spoglio e essenziale." American Songwriter   7 (su 10) "Le canzoni