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Visualizzazione dei post da agosto, 2018
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The Oral History: Chrome Dreams II (2007)

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Neil Young a proposito di Chrome Dreams (anni 70, inedito): Ero lì lì per pubblicarlo. E dopo non l'ho fatto. Ho lasciato molte cose a metà. Scrivo sempre qualcosa di nuovo piuttosto che tornare indietro per fissare qualcosa di vecchio. […] Chrome Dreams rappresenta un tipo di album che mi piace fare quando ci sono molti tipi diversi di musica. Li facevo sempre negli anni '70. Ogni disco che ho fatto ha canzoni acustiche e elettriche. Poi le cose sono cambiate negli anni '80 e nei '90. I dischi si sono focalizzati più su un solo genere di musica. E le stazioni radio tengono ogni cosa separata, quindi ho fatto dischi così per un po'. Chrome Dreams II ha lo stile del passato. [1] Adoro il tuo precedente disco, Chrome Dreams II, e la grandissima “Ordinary People” che fa la sua apparizione ufficiale dopo le esecuzioni alla fine degli anni '80. La versione di Chrome Dreams II quando è stata registrata? Young : Chrome Dreams II è una raccolta di canzoni che copr

Ruggine Insonne: speciale Year Of The Horse

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Perché rimarcare dieci anni dall’uscita di un album live? Spesso i dischi registrati dal vivo sono puramente celebrativi, quando addirittura non tradiscono una creatività col fiato corto. È raro che un live ci fornisca tante indicazioni su un artista. Ma per Neil Young non è così. I suoi album dal vivo sono emblematici, ricchi di segni e sintomi, più utili a cogliere indicazioni di rotta e precisazioni stilistiche di quanto non lo siano i dischi incisi in studio. Il live The Year Of The Horse (del 1997 – dieci anni ora) si apre con When You Dance I Can Really Love. Versione incendiaria. Nell’album di studio da cui è tratta, il giustamente celebre After The Goldrush (1970), la canzone dura tre minuti ed è un chiaroscuro naïve, un po’ fricchettone, con qualche coretto, un pianoforte boogie squillante. Nella versione live di 27 anni dopo – dilatata fino a sei minuti e mezzo – diventa una locomotiva che arranca e sbuffa lenta vapori lugubri, giocata su timbri bassi. Tenebrosa e sinistra

Neil Young: parla il ribelle. Interviste sugli Archivi, lo streaming, l'arte

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Ci siamo incontrati nel 2000 e già allora parlavi del tuo progetto Archivi. È passato parecchio tempo… Be’, era già passato parecchio tempo anche allora. Abbiamo iniziato nel 1990. C’è mai stato un momento durante il lavoro in cui hai pensato di mandare a monte tutto? No. No, ho sempre voluto farlo. L’unica cosa che ci ha trattenuto è stata la tecnologia. In che modo la tecnologia vi ha frenato? La tecnologia non era abbastanza buona per riprodurre la musica. Inoltre, la raccolta delle informazioni presenti negli Archivi è un processo continuo e che prosegue anche oggi. Poi l’architettura degli Archivi stessi, l’architettura fisica per farli funzionare, e tutto il resto, ha richiesto molto tempo per essere costruita e rifinita. Sin dall’inizio abbiamo cercato di assemblare il tutto tramite molte diverse iterazioni, molti diversi approcci alla tecnologia, specialmente lo streaming e la tecnologia audio. Qual è la motivazione? Be’, io non accetto lo status quo di quello ch