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Rise & Fall of David Crosby (intervista Goldmine, 1995)



Intervista di Steve Silberman da Goldmine, July 7, 1995

Hai avuto molto tempo ultimamente per riflettere sulla tua vita, dopo il trapianto di fegato. Qual’è stata la successione di eventi che ha portato al tuo intervento?
CROSBY: Ho preso l'epatite C 15 anni fa, più o meno. Non si sa come. Cominciò a distruggermi il fegato. Circa dieci anni fa, sono diventato diabetico. Nel frattempo, ho passato 20 anni a provare a trasformarmi in una discarica di prodotti chimici ed a bere quando non trovavo le droghe. La primavera scorsa, stavamo preparando il nostro disco, After the Storm. Il mio stomaco cominciò a gonfiarsi: sembrava che avessi mangiato un pallone da pallacanestro. Io cercavo di negarlo, - dicevo di essere solo un po’ sovrappeso, - “sarò di nuovo OK” dicevo. Iniziammo un Tour, e girammo quaranta o cinquanta città. La Fetta ed il Topo (diminutivi dei Crosby Stills & Nash - CSN) dovevano trasportarmi nel pullman quando scendevo dal palco. Jan Dee era spaventato ed anch’io. Quando siamo andati al Johns Hopkins (un Ospedale - ndT), mi dissero, "sei malato al fegato". Allora dissi, "Andiamocene". Me ne tornai a casa durante l’interruzione del Tour, ed andai in un altro ospedale ma mi dissero "sei malato al fegato". A Encino, dove vivevo prima che l’IRS (il Fisco – ndT) prendesse la mia casa, avevo dei vicini con un tipo meraviglioso che si chiamava Dott. Gary Gitnick, il “mago” delle malattie digestive dell’UCLA (Università della California – ndT). Andai da lui e gli dissi, " Gary, il mio stomaco mi fa male”. Cominciarono a farmi delle analisi. Poi mi disse “Sei malato” . Ed io: “Quanto malato?" E lui: " Morirai se non farai presto un trapianto di fegato. Il tuo fegato funziona al 30% e sta rapidamente perdendo terreno". Fu un colpo. Anche se tutti me lo dicevano, io non volevo crederci. Lui fu esplicito e deciso a questo proposito. Così capii che dovevo assumermi questa responsabilità, che non avevo altra scelta. Mi dissero “sospendi il Tour, torna a casa. Ti chiameremo". A Woodstock (1994 - ndT) ero così malato, che stavo a mala pena in piedi. Rimanevo sveglio tutte le notti - avevo dei crampi incredibili, le mie gambe erano dure come pezzi di legno e gridavo dal dolore -. Divenni itterico ed encefalopatico, - sai, quando ti si avvelena il cervello e diventi uno stupido - e poi ero gonfio di quel liquido. Tutto cominciò a peggiorare, ma così rapidamente, che cambiarono programma e mi dissero che dovevo aspettare il nuovo fegato in ospedale, perché non erano sicuri di potermi mantenere vivo fino a che non se ne fosse trovato uno. Quando entrai in ospedale, la situazione peggiorò ancora di più. Quando vi giunsi, pesavo 103 Kg ed la notte in cui fui trapiantato ne pesavo 113, per il liquido che avevo nel mio addome. Mi presero appena in tempo. È una cosa da incubo. Ti tagliano quasi a metà e spostano i tuoi intestini. Ti svegli e hai tubi che ti escono da posti in cui non c’è neppure posto. Avevo paura della morte. Non lo avrei fatto se non fosse stato per Jan. Non smise mai di sorridere, non smise mai di tenere la mia mano, non smise mai di darmi forza. Nessuno di noi due voleva continuare la vita senza l’altro. Avevo conosciuto Jan ai Criteria Studios in Florida, dove lei e sua madre lavoravano. A quel punto della mia vita, ero - come posso dirlo in modo educato? – quasi ossessionato dal sesso. Non avevo proprio intenzione di innamorarmi di qualcuna. E qui c’era questa ragazza, che mi sorrideva. Avevo questo sorriso incredibile e questi occhi incredibili e qualcosa si è schiantato dentro di me e da quel momento mi sono innamorato di quella ragazza. Lei è una spaventosa sorgente di energia, piena di moralità e di valori ben radicati. E non smette mai di crescere. Nel momento stesso in cui pensate di averla fermata, ti girerà intorno e ti smerderà ancora. E’ una cosa meravigliosa in un’amica, in una compagna ed in una fidanzata. Nonostante ciò, anche lei aveva paura della morte, ma non lo dimostrò mai. Io ero terrorizzato e completamente “fuori”. Ho tanta gratitudine da esprimere per il giovane che è morto, salvando la mia vita e quelle di altre quattro persone quella notte, con i suoi organi. Chiunque non facesse ciò con il suo corpo una volta che il suo spirito se ne fosse andato, è un egoista. Senza il suo spirito, il corpo è solo un vestito di carne. Pezzi di ricambio. Se puoi dare il dono della vita a qualcuno, o la vista, o togliere qualcuno dalla dialisi - Gesù, come si può non farlo? Fui fortunato. Sono vivo in modo un po’ precario per tutto il mio tempo futuro, perché per evitare che il mio fegato venga rigettato, devo sopprimere il mio sistema immunitario. Qualsiasi cosa mi succeda – anche minuscola - posso combatterla soltanto con gli antibiotici. Gli antibiotici non toccano i virus, e così un virus veramente cattivo, o un ceppo di batteri resistente agli antibiotici, potrebbero uccidermi.

Questo sarà il tuo stato per il resto della tua vita?
Si.

Hai parlato con altre persone che abbiano ricevuto come te un trapianto di fegato?
Si. Siamo tutti estremamente riconoscenti. Uno dei più simpatici era Jim Nabors – era venuto a trovarmi ed era il tipo più dolce. Non vi consiglio di fare quello che ho fatto a meno che non abbiate altra prospettiva che la morte senza il trapianto: ciò perchè non è una vita facile. La doppia manciata di pillole che devo prendere crea una specie di minestra chimica nel vostro stomaco e poi soffro un po’ d’insonnia. Ma mi son preso un altro colpo a ritrovarmi vivo. Sono veramente sconcertato da tutto quello che mi è successo: overdoses, incidenti d’auto, incidenti di moto, sparatorie, la prigione. Una malattia terminale.


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