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Talkin' To The Trees: recensioni italiane

 

Non è certo un album perfetto “Talkin To The Trees” e non cerca nemmeno di esserlo, anzi. Alternando momenti di malinconia, slanci di tenerezza e scatti d’ira, più che un lavoro coeso sembra un taccuino sonoro, in una sorta di diario aperto che restituisce in forma istintiva e un po’ irregolare, le emozioni di un tempo fin troppo inquieto.
Rockol, voto 7 su 10

Nonostante momenti sereni, si tratta di un disco esplicito, rabbioso, dove spesso anche il timbro vocale tradisce l’età e le emozioni. Come molti altri episodi della sterminata discografia younghiana si tratta di un’opera assai disomogenea.
TomTomRock, voto 7 su 10

Il vecchio Neil, alla soglia degli ottant'anni, continua in qualche modo la sua battaglia. [...]  Sicuramente non è un disco epocale anche se uno dei migliori dell'ultimo decennio, ma come sempre, ultimamente, per lui sembra contare più il messaggio (ricorda l'incompiutezza e la genuinità di "Peace Trail") e Neil Young ci ha sempre messo la faccia con onestà, coraggio e un po' di quella sana ingenuità che ce lo fa ancora amare anche ora che la voce è debole, spesso copia se stesso.

Il clima di questo "Talkin to the Trees" è abbastanza rabbioso: è la reazione nervosa all'America di Trump e delle follie politiche degli ultimi anni.

["Talkin to the Trees"] mostra essere un disco di country/rock/blues che, sebbene non innovativo e per la discografia di Young in parte “ripetitivo”, “gira” sincero, ottimamente suonato con spunti e brani di più che piacevole ascolto.

Rispetto al precedente è più coinciso, non c’è l’apporto dei Crazy Horses, gioca tra blues e country, ma che risulta l’ennesimo album sciatto, goffo, con prese di posizioni sociali e politiche mal espresse, che rimescola i suoi stili senza un’adeguata vena compositiva.
Backinrock, voto 5 su 10

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