Dal
South Dakota. Intorno a me c'è la prateria. Dovunque volga lo
sguardo, c'è erba.
Sembra bello. Pensi di essere una delle
pochissime rockstar che vivono in South Dakota?
[Ride] Non mi
vedo come una rockstar, ma potrei anche dire che è così. Non
conosco nessun altro che bazzichi questo posto.
Mi è
piaciuto molto il tuo nuovo album. Non è quello che mi aspettavo da
te, ma vorrei iniziare chiedendoti un po' della tua vita. Mi puoi
raccontare, innanzitutto, della prima volta che hai conosciuto Neil
Young?
Ci siamo incontrati a casa mia, la prima volta. Venne
da me per via di una nostra amica, Autumn, che lo aveva portato nella
stanza dove io e Danny [Whitten] stavamo suonando la chitarra. Lui ci
ha fatto "Mr. Soul" ma non nel modo in cui era stata
registrata dai Buffalo Springfield. Era in una chiave diversa, in Si,
e la schitarrava. Pensai fosse figa. Poi sono andato a trovarlo a
Laurel Canyon, dove viveva. Feci un giro là dove stava lui, aveva da
poco registrato alcune cose con i Buffalo Springfield. Mi mostrò
come usava la pedaliera per tenere una nota lunga anche quanto tutta
una canzone. Poi un'altra ragazza, Robin Lane, lo riportò a casa
nostra, e lì chiaccherammo e sicuramente suonammo un po'. Ho
dimenticato esattamente cosa successe, ma in quel periodo registrammo
il disco dei Rockets [prima dei Crazy Horse], e lui allora stava a
Topanga Canyon. Gli facemmo sentire il disco e lui volle unirsi a noi
in un'occasione nella quale suonammo al Whisky. Poi chiamò Ralph,
Danny e me nella sua casa a Topanga per provare a suonare "Down
By The River". Subito decise di registrare.
In quel
momento voi avevate la vostra band. Non vi fu nessun'esitazione nel
diventare la sua band spalla?
Non ne abbiamo mai veramente
parlato. Siamo andati da lui e lui disse, "andiamo in studio e
registriamo un po' di queste canzoni. Magari ci chiameremo Crazy
Horse." Non parlò di noi come band di supporto o altre cose del
genere. Disse solo che erano i Crazy Horse. Quindi noi quattro
andammo in studio e registrammo. Alla fine, anche se non ricordo
esattamente quando, disse che tutti, incluso il suo manager, volevano
la band come Neil Young & Crazy Horse. Era abbastanza
imbarazzato, ma a noi stava benissimo.
Il primo album ha
davvero vinto la battaglia contro il tempo.
Sì, penso sia
eccezionale. Penso vi sia anche un riflesso dei Rockets. Devo
menzionare tutti quegli anni con me, Danny, Ralph, i fratelli
Whitsell e Bobby Notkoff, nei quali facevamo lunghissime jam a uno,
due, tre accordi. Qualche volta andavamo avanti per un'ora. Ci
venivano naturali. Bobby faceva assoli al violino e George Whitsell
alla chitarra ci dava alla grande. E così George Leroy. Danny, Ralph
e io tenevamo alto il ritmo. Quando Neil ci convocò per "Down
By The River" scivolare nello strumentale fu istintivo. Facemmo
per istinto ciò che sapevamo, e andò avanti parecchio perché
Danny, Ralph e io avevamo le nostre dinamiche naturali. Neil è un
musicista molto emozionale, come lo era Bobby, quindi calzava a
pennello con noi. Insieme era stupendo.
In molti, tra cui
David Crosby, hanno criticato il vostro modo di suonare, sostenendo
che non siete musicisti professionisti. Vi fa infuriare?
Non
mi urta affatto. Anzi, mi piace.
Come mai?
Perché
non ho mai voluto essere come qualcun altro. Ho sempre pensato che se
sei semplicemente te stesso... Chi può dire chi sei fino a che non
fai qualcosa per dimostrarlo? Quindi continui ad andare avanti. Non
so quanto sia bizzarro suonare rock 'n roll a 70 anni, gente che ti
dice che sei bravo come quando ne avevi 20 o 30. Non so se sia
diverso, perché non ho mai vissuto prima d'ora. Soprattutto non mi
sono mai aspettato di fare le cose che fanno gli altri.
David
Crosby letteralmente ha detto: "il bassista dei Crazy Horse
andrebbe abbattuto".
Sì, be'...
[Ride] Scommetto che ha
cambiato idea durante gli anni, qualche volta, su e giù... E magari
quando l'ha detto dovevo veramente essere abbattuto, perché lui non
è mica male.
Tornando a Everybody Knows This Is Nowhere,
che cosa ricordi dell'incisione di "Cinnamon Girl"?
Ricordo
che era una di quelle belle. Era veloce. La imparammo velocemente e
la registrammo. Danny e Neil erano soliti accordarsi in toni più
bassi, io mi adattavo alle modifiche e al riff che facevano loro, al
modo in cui Neil lo aveva scritto. Andò bene, per me, nessun
problema. Quando arrivò la strofa, la mia parte mi venne naturale.
Adoro quando capita così. Quando passammo allo strumentale, era
favoloso fare la strofa solo con gli strumenti. Aveva qualcosa che la
rendeva bellissima, e la cogliemmo. La cosa che ricordo di più è
che mi sentii davvero bene.
Saltiamo a Tonight's The Night.
Che cosa ti ricordi di quella?
Era un intero album, non solo
una canzone. Ricordo quando stavamo facendo tutta una serie di
canzoni nuove sullo stesso tema di "Tonight's The Night",
come "Open Up Your Tired Eyes" e altre del genere. Mi ha
aperto gli occhi letteralmente sul modo in cui i dischi non devono
essere fatti, cioè "impratichiamoci su questa canzone,
sovraincidiamo alcune voci, mettiamo delle armonie..." Questo è
un modo, ma Tonight's The Night non fu fatto così. C'era molto
feeling e molta integrità. Vera integrità che finì tutta sul
disco. Mi piaceva molto, l'integrità musicale.
La leggenda
dice che eravate fatti e ubriachi per gran parte del tempo. E'
vero?
Non credo sia del tutto vero. Il tour lo fu molto più
delle sessions. Le registrazioni furono... alcuni momenti nell'arco
di una settimana, più o meno, nei quali eravamo lì. Ci furono forse
due o tre periodi di 4 o 5 giorni e poi avevamo terminato. Neil usò
ciò che c'era lì. Ma eravamo relativamente sobri. Nessuno si era
ubriacato, che io sappia, fumammo solo un po'. Forse c'era anche un
po' di polvere bianca, a quei tempi, ma sarà stato di notte molto
tardi, ma non ci spingevamo mai troppo a notte fonda. Il succo era
già stato spremuto.
Molti fan lo ritengono il suo miglior
disco. Sei d'accordo?
Di sicuro è uno dei miei preferiti, se
non il mio preferito. Ma adoro la versione registrata di “Like A
Hurricane” e penso che siamo stati fortunati a coglierla. Ti
coinvolge e ti infiamma immediatamente. Attrae la tua attenzione.
Il tour di Tonight's The Night fu un
periodo difficile? Facevate un set di canzoni per lo più inedite e
in alcune serate ripetevate la stessa canzone anche tre volte.
Be', era la celebrazione di due vite
che non erano più insieme a noi. Portarlo in giro fu come fare una
veglia irlandese in tour. Piuttosto bizzarro, se ci pensi.
Comunque vi furono degli spettacoli
molto intensi.
Sì, vero. E io c'ero dentro
completamente. Io approvavo tutto ciò che c'era. Per fare il mio
ultimo disco, On The Road To Spearfish, c'è voluta tutta la saggezza
che ho accumulato negli anni. Come rendere grande una performance.
Come registrare la vibrazione, il modo migliore per tirar fuori il
meglio da tutti. E la lezione migliore, in questo senso, fu Tonight's
The Night.
Passiamo a “Cortez The Killer”.
Recentemente l'ho riascoltata
sull'album dopo 20 anni. Ho pensato fosse davvero una grande
incisione. Una delle nostre migliori canzoni e tra quelle che
preferiamo. Il momento in cui la attacchiamo, sul palco, è sempre un
grande momento dello show. Poi diventa un piccolo mistero, il che è
sconcertante. Dopo otto anni che non la suoniamo, è come se te lo
ricordasse, “non mi suoni per otto anni e vuoi che sia sempre
disponibile per te?” Per volere cosmico, quando la vogliamo non
viene. Non siamo stati contenti finché l'ultima volta a Dublino non
ne abbiamo discusso. Vale per molte altre. Più noi siamo uniti come
persone, meglio è. In questo modo le cose funzionano. Riguardo alla
registrazione, ricordo che fu un momento speciale per Poncho, Ralph,
Neil e io. Lo stesso vale per le altre canzoni di Zuma. Di
sicuro conosci la storia a proposito dell'interruzione del nastro
perché la corrente andò via mentre registravamo. Non ce ne
accorgemmo e continuammo a suonare. Perdemmo un verso, ma Neil disse
che era un verso che si poteva perdere.
Morirei per sentirlo, quel
verso, o almeno leggerne il testo.
Sì, be', ci sono parecchie cose che
Neil ha fatto di cui nessuno sa nulla.
Passiamo a “Ramada Inn” da
Psychedelic Pill. Mi piace veramente tanto, quella.
La ritengo una canzone a scoppio
ritardato. L'abbiamo fatta una volta sola ed è quella sul disco. La
abbiamo fatta dal vivo in tutti i concerti. Mi vengono in mente solo
due occasioni nelle quali non è riuscita molto bene. Non è solo la
canzone. È quando entriamo in queste parti strumentali tutti
insieme. Neil suona in un certo modo, e serve la dinamica. L'emozione
sale e scende. Quando dico che non è venuta bene due volte sulle 50
o 60 totali, intendo che non c'era l'insieme che avrebbe dovuto
esserci.
La versione sul disco è quindi il
primo take?
Sì. La registrazione è una delle
versioni del pezzo. È buona e credo abbia l'insieme. Di fatto,
quando l'ho sentita la prima volta ho pianto. La colpa è della
canzone stessa, ciò che dice, il tema di cui tratta. Penso che
l'abbiamo sviscerata bene. Probabilmente l'abbiamo resa spesso dal
vivo anche meglio che sul disco.
Non preferiresti registrare i
dischi dopo i tour in modo da avere più familiarità con le
canzoni?
Ci penso, sì, ma ci sono gli album live. Comunque ci
penso alle volte, anche se non sarebbe proprio come cogliere il...
Quando suoniamo, catturiamo la canzone e la rendiamo reale. Poi
possiamo uscire e proporla dal vivo. Sappiamo dove ci porta. E non
facciamo mai le stesse parti strumentali due volte. Cambiamo
sicuramente tante cose. Tante cose cambiano nel suonare una canzone
per anni e anni. Fa parte della sua crescita.
E' una mossa
intrepida quella di suonare così tante canzoni nuove in tour. "Walk
Like A Giant" va avanti per 25 minuti, un terzo dei quali sono
di feedback alla fine.
E' quello che facciamo. Siamo una rock
'n' roll band. C'è una certa tattica nell'essere una rock 'n' roll
band. Ad esempio avere le palle.
Sarebbe facile suonare due ore con
una o due canzoni nuove. E' quello che fanno molte altre band nella
vostra posizione.
Quando eravamo in Australia stavamo
nello stesso hotel dei Kiss. Abbiamo sentito uno di loro che diceva,
"Il mio è il miglior concerto del mondo. Faccio le stesse 17
canzoni da 35 anni." Non ci troviamo molto d'accordo. Il nostro
lavoro non è facile e non deve esserlo. Noi siamo sempre sull'orlo a
cercare, esplorare i limiti di ciò che facciamo e di chi siamo,
senza tregua. A un livello spirituale e cosmico, non per suonare come
degli hippie, ma non suoniamo bene fino a che non siamo connessi per
davvero, sull'orlo di tutto.
L'ultima data del tour è il 7
settembre in Virginia. Dopo sarà finita?
Penso di sì. Ci sono due concerti in
Canada e uno in Virginia. E' in lista anche il Farm Aid ma non so se
lì suoneremo.
Nella speranza che sia finita solo
fino al prossimo album e tour.
Sì. Penso che ci sarà una prossima
volta, ma chi lo sa. Davvero, non lo so. Se non succederà, OK.
Abbiamo suonato molto in giro per il mondo e siamo andati fuori moda.
Non me ne frega molto di andare fuori moda. Come dice Neil Young,
"meglio bruciare subito che svanire lentamente".
Alcune serate sono state filmate. Ci
sarà un film concerto, un album o qualcosa del genere?
Sicuramente. L'idea è di catturarlo
per poter avere la possibilità di avere tutto questo.
Avrebbe senso partire da Rust Never
Sleeps, poi Weld, poi Year Of The Horse e infine Alchemy.
Sì, lo avrebbe. Vedremo cosa succede.
Ma credo proprio che succederà. Non ci penso per quanto riguarda me,
ma penso solo agli show e al suonare. Sono concentrato su questo.
Spostiamoci sul tuo nuovo album
solista. Hai detto di esserti ispirato all'ultimo disco di Warren
Zevon.
Sì. Mia moglie e io lo ascoltavamo
poco dopo che se n'era andato. Mi ha molto ispirato. Era così intimo
e sincero. Sentivi la sua anima.
C'è un tema che porta avanti
l'album?
Ha preso quella strada, anche se non me
lo aspettavo. Le canzoni "On The Road To Spearfish", "Big
Rain", "The Herd", "Cold Wind", "Runnin'
Around" e "Miller Drive" mi sono uscite quando andavo
nel Dakota con mia moglie. Guidavamo per il Montana e il Wyoming e
passavamo per queste piccole città. Mia moglie viene da una piccola
città del Nord Dakota. "Cold Wind" si riferisce a quella
città. "Big Rain" parla del nostro ranch. "On The
Road To Spearfish" viene dai viaggi verso casa.
E' un disco molto riflessivo, dolce.
L'ho ascoltato a ripetizione. Mi aspettavo pezzi in stile "Welfare
Mothers", e invece è tutt'altro.
L'idea è questa. Speravo che la gente
lo apprezzasse abbastanza per percepire le cose. Non so se hai
sentito Alive In The Spirit World, ma questo lo ritengo un secondo
disco molto appropriato. La band è cresciuta e tutti e due i dischi
rappresentano davvero ciò che sento in profondità.
Sembra che ci hai messo parecchio a
fare questo.
Sì, ho iniziato a lavorarci nel 2005.
Non riesco a essere produttivo come lo è Neil. Nel frattempo lui
avrà fatto uscire cinque album. Noi non avevamo budget né aiuto da
parte di nessuno, ma tutti e due i miei dischi alla fine sono usciti.
Siamo andati lenti perché non avevamo un'etichetta e sapevo sarebbe
stato difficile farli. A dirla tutta, non avevo tutti questi soldi da
investire.
Andrai in tour?
Vorrei. Quando ho terminato con Neil e
i Crazy Horse ho in progetto di fare qualcosa.
Come fan, la lunga pausa tra i tour
di Neil Young e Crazy Horse risulta frustrante. Per te è frustrante
il fatto che sia Neil a decidere quando registrare e quando andare in
tour?
Penso sia nelle mani di Dio, e Neil non
è Dio. La lunga pausa credo sia servita molto. Io ho fatto un disco
che adoro. Inoltre l'assenza di Neil e i Crazy Horse ha fatto
levitare i fan dappertutto. Credo sia una buona cosa.
E' notevole che stiate per entrare
nei vostri 70 ma il vostro sound sia esattamente lo stesso.
E' notevole che siamo in salute e che
siamo ancora qui a farlo.
Ralph ha 70 anni, ma la sua batteria
è indistinguibile da quella di 40 anni fa.
Io direi che è persino migliore. Credo
che suoniamo meglio di prima. Siamo cresciuti e abbiamo fatto
progressi. David Crosby potrebbe persino apprezzare alcune mie parti
di basso ora. Inoltre, i fan ci adorano. Noi ci piacciamo. Tutta la
gente che ci adora si mette insieme e non gliene può fregare di cosa
pensa qualche singolo individuo, soprattutto quelli che hanno
interessi di parte. Io non direi mai niente di denigratorio su
un'altra band, soprattutto una in cui suona Neil, perché è troppo
difficile essere obiettivi.
Dev'essere divertente suonare un
pezzo come "Powderfinger" e vedere il pubblico che diventa
matto.
Sì, è grandioso. Ho iniziato questo
viaggio a 16 anni quando ho lasciato New York. Ci pensavo già dai 14
anni. Sono andato in California e per tutto il tempo sono stato
impegnato in una ricerca. Ralph e io abbiamo iniziato a suonare e
cantare insieme due anni dopo, e per i 50 successivi lo abbiamo
sempre fatto in una certa maniera. Come sezione ritmica, si può dire
che abbiamo il rispetto di tutto il mondo. Ci sono poche sezioni
ritmiche rimaste le stesse in tutta la storia del rock, e noi siamo
una di queste. E' una gran soddisfazione. Il fatto che siamo in una
band e abbiamo il nostro sound unico, è la cosa più soddisfacente.
Io compierò 70 anni a ottobre. Mia moglie li ha appena compiuti.
Viviamo ancora le nostre vite e io riesco ancora a pensare in modo
creativo. Penso alla prossima canzone. Proprio adesso ho delle
canzoni nel mio fienile.
Hai mai pensato di scrivere un
libro? Sicuramente la tua vita è stata epica e gran parte
delle cose la gente non le conosce.
No. Penso che lascerò che siano le
canzoni e quel paio di interviste a dire tutto. Ho scritto una
canzone, di cui ancora non so il titolo, che parla di qunado ho
lasciato New York e ho incontrato Danny e Ralph e poi Neil, e poi
della morte di Danny e dell'arrivo di Poncho. Ho scritto quella
canzone, ma non è un libro. Ce ne sono abbastanza di libri sulle
vite di tizi del rock 'n' roll.
A me è piaciuto molto il libro di
Neil.
Sì, pure a me. Il suo stile di
scrittura è spassoso. Leggo molti libri e ho trovato il suo stile
davvero interessante. La miglior parola per descriverlo è
"innocente".
Ti importa che il tuo nome non sia
conosciuto? Tutti sanno chi sono i Crazy Horse ma non tutti sanno i
nomi dei musicisti. Ti ha mai dato fastidio?
No. E' una cosa positiva. La cosa
importante è la musica e la band. Per i nomi individuali è come per
i 1927 Yankees. Alcuni ne conoscono un po', ma è la squadra a essere
famosa. Non che ci stia paragonando ai 1927 Yankees perché, Gesù,
ci siamo lontani. Ma sono felice di come le cose sono andate. Ci
penserà la storia, che si scrive da sola. Io non sarò più vivo,
quindi non mi sfiora.
Tu no, ma credo che tra mille anni
la gente ascolterà ancora "Down By The River".
Bene. E' questo che voglio che duri per
sempre. Se uno vuole chiedersi chi è che suona il basso, scoprire il
mio nome e le parti che faccio, grande. Ma tutto il disco in sé
stesso, il fatto che Neil decolli con la chitarra, e Danny... E' di
questo che sono fiero. E' questo che mi rende felice. E' questo ciò
per cui voglio essere conosciuto, come parte di. Non importa se è
Billy Talbot. Conta solo la musica.
traduzione di MPB, Rockinfreeworld