Wild Tales: Graham Nash racconta il sesso, la droga e la musica dietro CSNY
Prendiamo la notte del 1969 quando il primo disco della band, Crosby Stills & Nash, sta per essere pubblicato e i tre incontrano Joni Mitchell e Kris
Kristofferson nella villa di Johnny Cash a Nashville, durante un party in onore di Bob Dylan. E' solo un'altra serata a base di posate d'oro e royalties musicali finché Cash non si alza in piedi dicendo: secondo la mia tradizione famigliare "dovete guadagnarvi la zuppa cantando". Dylan, fuori scena da un anno dopo l'incidente in moto, attacca una nuova canzone, "Lay Lady Lay". A tavola la gente piange.
Che contrasto con uno dei ricordi dal famigerato tour di CSNY del 1974 quando Crosby arriva in compagnia di due agguerrite donne. Una delle due ha già fatto precedentemente conoscenza con Nash. "Spesso bussavo alla sua stanza d'albergo, che teneva sempre aperta, e lui era lì che se le faceva entrambe, e nel frattempo parlava al telefono, faceva affari, si rollava spinelli, fumava e beveva. Crosby aveva un'energia sessuale incredibile. Era diventata una scena di routine nella sua stanza. Arrivavo lì con qualcuno e dicevo: oh, ci risiamo, diamogli un minuto."
Nash è ancora sotto contratto con gli Hollies, nei tardi anni 60, quando incontra Stephen Stills e Crosby a casa di Peter Tork sulle colline di Hollywood. I Monkee davano abitualmente feste che erano "leggendarie, giorni e giorni di musica, sesso, droga." Ma prima di tutta la musica del trio, Nash va con Joni Mitchell mentre lei suona a Ottawa. Nash è sposato ma vanno a letto parecchie volte. Non è la prima volta che capita - "non riesco a resistere alle donne bellissime", scrive - ma lì è diverso. "Incontrare Joni mi segnò per tutta la vita."
Quando vola a Los Angeles per dare il via alla band, l'idea è di stare da Crosby dove "la festa era senza fine, donne bellissime dappertutto, qualcuna vestita, qualcuna no. Tanta erba. Un paradiso hippie." Ma la Mitchell lo porta nel suo cottage a Laurel Canyon. Lo stesso Crosby ha da poco chiuso con la Mitchell ma con le sue donne è generoso, al punto che una notte chiede alla sua ragazza Christine Hinton di condividere il letto con Nash.
Più tardi, Stills provvede a un altro rifugio hippie tra le colline di Hollywood, un vero "magazzino" di droghe e di "giovani e attraenti ragazze". Jimi Hendrix e Eric Clapton ci si fermano regolarmente. Una notte i ragazzi gettano in piscina il loro futuro vorace manager David Geffen.
Quelli erano giorni innocenti, molto meno quelli che seguono. E' durante la realizzazione del primo, grande album, chiusi in una capanna a Sag Harbor, che i ragazzi conoscono la cocaina. "Stephen e David la adoravano, io non buttavo via il mio tempo inseguendo i loro appetiti." L'album fa il botto, cambia le carte in tavola - ma andare in tour vuol dire aver bisogno di un altro musicista. "Neil Young: è stato come tirare una bomba in mezzo al vuoto" scrive Nash.
Stills e Young hanno avevano la loro storia - per lo più negativa - sin dai giorni dei Buffalo Springfield. Graham scrive che Young usava le band come zerbini e non apparteneva in realtà a nessuna. Ma i ragazzi lo prendono lo stesso. La loro seconda performance insieme è a Woodstoc nel 1969. L'elicottero ha un guasto e li lascia sul posto con un atterraggio difficile, quasi un segno premonitore del loro futuro insieme. Più e più volte si sono rimessi insieme solo per schiantarsi di nuovo.
La loro lunga discesa inizia quando la ragazza di Crosby muore in un incidente d'auto, a settembre di quell'anno. Loro vanno avanti a fare Dejà Vu ma sono tormentati e fuori di testa. In studio le scene sono ridicole, la rabbia fluisce dalla cocaina. Young prende le distanze, qualche volta facendosi vedere e altre volte registrando in altri posti. A un certo punto Nash scoppia in un pianto incontrollato. "L'avevamo perso, era finita."
Non per molto. La band suona ad Altamont ma dopo le famose violenze se ne va senza guai. Nash chiude con la Mitchell ma non prima che lei scriva la classica "Our House". Poi lui e Crosby comprano due nuove Mercedes Benz in uno showroom di San Francisco. Il venditore, che non vuole hippie vicino alle sue scintillanti auto, gli lascia subito le chiavi.
Mentre ciascuno lavora sui propri progetti, Crosby e Nash insieme, Dejà Vù esplode in classifica. Poi c'è la strage alla Kent State University e Young scrive "Ohio" in pochi minuti. La registrano e la pubblicano nel giro di due settimane. In tour nel 1970, però, tutto si rompe. Young è seccato dall'uso di cocaina da parte di Stills. Strafatto e arrabbiato sul palco, Stills dà sfoggio di se stesso provocando gli altri. A Chicago Nash, Crosby e Young annullano il tour. Se ne vanno col primo aereo senza dir nulla a Stills, che lo scopre solo al momento di andare in scena."Cosa puoi fare con uno che è completamente fuori di sè?" scrive Nash.
Perdono gran parte dei 7 milioni previsti dal tour. Il clima si fa freddo e Stills fa l'errore di invitare Nash a cantare sul suo primo album solista, quello con "Love The One You're With". Durante le session Nash chiede a Rita Coolidge, cantante, un appuntamento. Ma lo voleva Stills, così la chiama a nome di Nash per annullare l'appuntamento e ci esce lui. La Coolidge rimane con Stills per un paio di settimane fino a che Nash si rimette in mezzo. Quando Nash gli dice che la Coolidge sta con lui, Stills gli sputa in faccia. Nash non è sicuro tuttora che Stills lo abbia perdonato...
Stills consola il suo ego portando a casa sua "due sorelle avvenenti e pazze che stavano sempre nude. Quelle ragazze erano come dei giocattoli," scrive Nash. "Disponibili per chiunque incontrassero. Erano giorni folli." Lo erano. A casa di Stills a Surrey, Inghilterra, Crosby e Nash parlano col dottore che ha salvato Stills da un'overdose. A casa di Nash a San Francisco, Crosby vede qualcuno che scassina la sua Mercedes, apre la sua borsa, ne tira fuori una pistola e gli spara attraverso la finestra. Ma il caos delle droghe è solo all'inizio. Crosby costringe Geffen a portargli un po' di roba da LA altrimenti si rifiuta di suonare la sera alla Carnegie Hall di New York. Geffen viene arrestato all'aeroporto, ciononostante esce e torna a New York. A Crosby importa solo della droga. "Ti ammazzo!" urla a Geffen quando si fa vedere senza droga. Geffen abbandona rapidamente la band.
L'ultimo degli anni felici è il 1974, l'anno del tour. Young è chiuso nel suo momento isolazionista, Stills deve essere tenuto d'occhio sul palco, col rischio che si perda e si arrabbi. I salti di umore di ciascuno sono estremi, talmente estremi che Crosby lo definisce il Tour Maledetto. Crosby non è tuttavia ancora nel pieno della sua assuefazione, e si porta due bellissime donne appresso con lui. Quando le cose non sono del tutto fuori controllo, funzionano. "Furono un paio di mesi selvaggi, sregolati, orgiastici, vanitosi, pieni di scene folli e spesso musica fantastica," scrive Nash.
Nonostante i 12 milioni di dollari ricavati dal tour, a ogni musicista vanno 300.000 dollari. La band entra nel suo declino. "Il rock n' roll ci aveva fottuto alla grande," conclude Nash. Alla fine, dice, sa bene che la musica che hanno fatto insieme vale più di "ciò che ci siamo fatti l'un l'altro". E' in pace con Crosby e Stills,
anche se ammette "con Neil Young, invece, la giuria non ha ancora deciso."
Sheryl Connelly, New York Daily News
traduzione di MPB, Rockinfreeworld
Graham Nash
"Le nostre canzoni contro il pensiero unico"
Ci sono artisti che riescono a restare fedeli a se stessi nonostante il
tempo che passa, l'altalena del successo, il cambiare delle mode: "C'è
chi viene sbattuto qua e là dal vento, e chi invece usa il vento per
tenere alte le vele", dice ridendo Graham Nash, 71 anni lo scorso
febbraio, uno dei "grandi vecchi" del rock, uno dei pochi che il
percorso lo ha fatto per intero, dagli anni Sessanta in Inghilterra con
gli Hollies, fino ad oggi, "e la strada non è ancora finita", aggiunge.
No, non è ancora finita, perché Nash, con i suoi compagni più
leggendari, David Crosby e Stephen Stills, è al lavoro per un nuovo
album, e sta per tornare in concerto in Italia, una serie di
appuntamenti che vedrà il trio protagonista il 17 luglio a Brescia, il
19 a Roma e il 20 a Piazzola sul Brenta.
Non è stanco di suonare dal vivo?
Non è stanco di suonare dal vivo?
"E
come potrei essere stanco della cosa che amo fare di più al mondo? No,
soprattutto quando siamo in scena con David e Stephen. Con loro tutto
assume un contorno fantastico".
Eppure cantate insieme da più di quarant'anni... Qual è il segreto della vostra lunga collaborazione e amicizia?
"Sono due persone fuori dall'ordinario, pensano e vivono in maniera diversa dagli altri e questo li rende sempre sorprendenti, sempre inattesi. Andiamo d'accordo, ma abbiamo anche i nostri momenti difficili, ma non è più come un tempo, quando eravamo più giovani e disordinati. Abbiamo attraversato ogni tipo di problema e, alla fine, siamo tornati lì dove avevamo cominciato, a cantare insieme per la gioia e il piacere di farlo".
Siete anche al lavoro per un nuovo album. Dovevate collaborare con Rick Rubin ma il progetto non è andato in porto. Cosa è accaduto?
Eppure cantate insieme da più di quarant'anni... Qual è il segreto della vostra lunga collaborazione e amicizia?
"Sono due persone fuori dall'ordinario, pensano e vivono in maniera diversa dagli altri e questo li rende sempre sorprendenti, sempre inattesi. Andiamo d'accordo, ma abbiamo anche i nostri momenti difficili, ma non è più come un tempo, quando eravamo più giovani e disordinati. Abbiamo attraversato ogni tipo di problema e, alla fine, siamo tornati lì dove avevamo cominciato, a cantare insieme per la gioia e il piacere di farlo".
Siete anche al lavoro per un nuovo album. Dovevate collaborare con Rick Rubin ma il progetto non è andato in porto. Cosa è accaduto?
"L'idea è molto bella, quella di
riprendere alcuni dei nostri vecchi brani e rileggerli oggi. Abbiamo
iniziato a lavorare con Rubin ma le cose non sono andate come dovevano.
Vede, dopo quasi cinquant'anni di lavoro crediamo di sapere bene quello
che facciamo, quindi non è molto facile dire a Crosby, Stills & Nash
quello che devono fare. Certo, siamo disponibili, accettiamo consigli,
sappiamo di non essere infallibili, ma nessuno ci può dire cosa dobbiamo
fare. Le cose sono andate male fin dall'inizio con Rubin: eravamo in
studio a Los Angeles, David gli ha detto che avremmo voluto fare due
canzoni dei Beatles, Blackbird, che è stata la prima canzone che abbiamo
cantato insieme, e un'altra. Rick ha risposto: "Ci sarà una sola
canzone dei Beatles". E David, giustamente, ha risposto: "Ci sarà una
sola canzone dei Beatles se noi decidiamo che ci sarà una sola canzone
dei Beatles". Da quel momento in poi le cose sono andate solo peggio.
Crosby e Rubin non hanno più trovato la sintonia, abbiamo provato,
abbiamo registrato alcune cose, poi il procominciato getto si è arenato.
Ma non c'era modo di riprenderlo, le cose che abbiamo registrato con
Rubin non avevano lo spirito giusto, e si sentiva. E non è un problema
di David, a nessuno di noi andava di stare a sentire un tipo che
continuamente ci diceva cosa fare. Avrà pure venduto milioni di dischi,
ma di certo non deve dire a Crosby, Stills & Nash come devono
cantare. Se avesse dato suggerimenti, consigli, indicazioni, tutto bene,
ma gli ordini non li prendiamo da nessuno. Ma l'idea del disco è ancora
valida e, quindi, abbiamo ricominciato il lavoro e abbiamo già
realizzato alcune canzoni".
E' stato un anno ricco di eventi importanti per voi, come il concerto al Lincoln Center di New York con l'orchestra di Wynton Marsalis.
"Quella è stata una serata magica, Marsalis è un artista fantastico e lavorare con l'orchestra è stata un'esperienza unica. Ci ha anche fatto capire che il lavoro sul disco è giusto e interessante, rileggere e reinterpretare le nostre canzoni più famose in maniera diversa dall'originale è un modo per rimettere in circolazione energie nuove".
E' stato un anno ricco di eventi importanti per voi, come il concerto al Lincoln Center di New York con l'orchestra di Wynton Marsalis.
"Quella è stata una serata magica, Marsalis è un artista fantastico e lavorare con l'orchestra è stata un'esperienza unica. Ci ha anche fatto capire che il lavoro sul disco è giusto e interessante, rileggere e reinterpretare le nostre canzoni più famose in maniera diversa dall'originale è un modo per rimettere in circolazione energie nuove".
Lei è noto
per aver scritto alcune delle canzoni più belle e romantiche del vostro
repertorio, ma anche alcuni dei brani più impegnati e politici. Crede
ancora che le canzoni possano aiutare a cambiare il mondo?
"Possono aiutare a cambiare il modo di pensare di chi le ascolta, quindi è giusto continuare a farle, a cantarle. E poi se non continuassimo a cantarle noi la gente non potrebbe ascoltare delle idee diverse dal mainstream. Le radio, che sono proprietà di un pugno di persone, non vogliono canzoni di protesta nella loro programmazione, non vogliono che si parli di argomenti controversi o scottanti, non vogliono che si parli di cose che danno fastidio ai loro affari. C'è sempre meno spazio per il dissenso nei grandi media. Ma per fortuna ci sono le strade e le piazze in cui si canta, c'è Internet in cui l'informazione circola. La circolazione delle idee è la cosa più importante per noi, conoscere quello che accade ci permette di affrontare i problemi e di risolverli. E io credo che il mio ruolo, come artista, sia quello di esprimere le mie opinioni su quello che accade attorno a me, sulla società in cui vivo. Lo posso fare anche attraverso le canzoni".
Lei ha anche una celebratissima attività come fotografo, alcuni suoi lavori sono allo Smithsonian.
"Mi piace molto la fotografia. Ma non amo le foto posate, cerco di catturare momenti particolari, quando non sono visto. Credo di avere un occhio differente dagli altri e questo mi consente di fare delle foto che hanno una loro vita. E' un altro modo di mettere a fuoco la mia creatività".
E tra breve pubblicherà anche la sua autobiografia, Wild tales: a rock'n'roll life...
"Ho avuto una vita che forse merita di essere raccontata in un libro. Ho qualche aneddoto interessante da mettere su carta. Mi diverte l'idea di raccontare una storia che è la mia, ovviamente, ma è in realtà quella di moltissime altre persone che ho conosciuto, che ho amato, con le quali ho condiviso un pezzo di strada, da Salford, Inghilterra, fino a qui".
"Possono aiutare a cambiare il modo di pensare di chi le ascolta, quindi è giusto continuare a farle, a cantarle. E poi se non continuassimo a cantarle noi la gente non potrebbe ascoltare delle idee diverse dal mainstream. Le radio, che sono proprietà di un pugno di persone, non vogliono canzoni di protesta nella loro programmazione, non vogliono che si parli di argomenti controversi o scottanti, non vogliono che si parli di cose che danno fastidio ai loro affari. C'è sempre meno spazio per il dissenso nei grandi media. Ma per fortuna ci sono le strade e le piazze in cui si canta, c'è Internet in cui l'informazione circola. La circolazione delle idee è la cosa più importante per noi, conoscere quello che accade ci permette di affrontare i problemi e di risolverli. E io credo che il mio ruolo, come artista, sia quello di esprimere le mie opinioni su quello che accade attorno a me, sulla società in cui vivo. Lo posso fare anche attraverso le canzoni".
Lei ha anche una celebratissima attività come fotografo, alcuni suoi lavori sono allo Smithsonian.
"Mi piace molto la fotografia. Ma non amo le foto posate, cerco di catturare momenti particolari, quando non sono visto. Credo di avere un occhio differente dagli altri e questo mi consente di fare delle foto che hanno una loro vita. E' un altro modo di mettere a fuoco la mia creatività".
E tra breve pubblicherà anche la sua autobiografia, Wild tales: a rock'n'roll life...
"Ho avuto una vita che forse merita di essere raccontata in un libro. Ho qualche aneddoto interessante da mettere su carta. Mi diverte l'idea di raccontare una storia che è la mia, ovviamente, ma è in realtà quella di moltissime altre persone che ho conosciuto, che ho amato, con le quali ho condiviso un pezzo di strada, da Salford, Inghilterra, fino a qui".
Ernesto Assante, La Repubblica (luglio 2013)