Mediterranean: le avventure acquatiche di Neil Young

“Dopo il suo soggiorno ad Amsterdam [settembre 1974], Young aveva in
mente l'acqua [...] e compose con ardore una manciata di nuove canzoni
accomunate dal tema dell'acqua. Improvvisamente divenne necessario
registrarli su un'isola. Ibiza venne considerata un'ottima opzione ed
Elliot Mazer venne menzionato come probabile produttore. Young poi
discusse sei canzoni che secondo lui avrebbero dovuto costituire il
cosiddetto
water album: "Frozen Man", "Star Of Bethlehem", "Maui Mama
(Hawaiian Sunrise)", "Deep Forbidden Lake", "Love Art Blues" e
"Vacancy". C'era anche una title-track già pronta, "Mediterranean", che
fa da esempio del desiderio di Young di una vacanza dalla celebrità.
Come molti dei progetti di Young, la registrazione dell'album
Mediterranean a Ibiza non andò in porto a causa di quelli che
successivamente furono definiti "problemi tecnici". Abbandonato il concept per
il
water album, Young decise subito di registrare un lavoro
completamente nuovo.” (da Neil Young: Zero To Sixty, di Johnny Rogan)
Stefano Frollano, nel suo libro Neil Young: Discografia Illustrata,
aggiunge anche “Daughters” alla possibile tracklist; è possibile inoltre
che “Through My Sails”, registrata precedentemente con CSN e
inutilizzata, fosse stata presa in considerazione. Ma solo Archives
potrà far luce sul concept e sulle eventuali sessions che avrebbero dato vita a Mediterranean.
La title-track circola da tempo tra i bootleg di rarità younghiane. In
una versione non editata si sente la voce di Young che dice (forse
parlando con Stephen Stills): “Ho finito Mediterranean, amico, proprio
l'altro giorno”. Presumibilmente si riferisce alla canzone. Poi
aggiunge: “Non saprei da dove c***o è uscita fuori, è una di quelle...
diverse”.
L'album non fu mai completato, è probabile anzi che non sia mai andato
al di là della semplice idea, perciò è da escludersi una pubblicazione
integrale in Archives (come invece dovrebbe avvenire per Homegrown,
Chrome Dreams e Oceanside/Countryside, altri dischi inediti degli anni
70 di Young). Un'idea dell'album ci verrà fornita se in Archives Vol.2
saranno accorpate le sessions o le demo di quel periodo.
Alcune delle canzoni dell'ipotetica tracklist di Mediterranean esordirono in concerto durante il tour di CSNY dell'estate 1974; per Homegrown (il progetto successivo) ne vennero considerate nuovamente alcune. In larga parte, però, il loro destino fu il
dimenticatoio: solo “Star Of Bethlehem” divenne parte di un album (American
Stars n' Bars). Possiamo ascoltare “Deep Forbidden Lake” nell'antologia Decade, “Hawaiian Sunrise” e “Love Art Blues” in versione live nel recente box set CSNY 1974.
Homegrown: ritorno al nido

“Dopo un mese concluse la sua vacanza e rientrò al ranch il 13 ottobre
[1974] per un ultimo tentativo di risollevare il suo rapporto con Carrie
[Snodgress]. [...] Il dualismo che aveva drammatizzato in "Love Art
Blues" si era virtualmente concluso con la vittoria dell'arte
sull'amore.” (da Neil Young: Zero To Sixty, di Johnny Rogan)
Tra la fine del 1974 e l'inizio del 1975 Young registrò molte canzoni e
completò uno dei suoi più celebri dischi inediti: Homegrown. Dopo il
“periodo oscuro” questo album rappresentava un ritorno al nido per
Young: con il suo songwriting tradizionale e le atmosfere pacate e pulite, Homegrown avrebbe riportato Young alla
fama di Harvest. Nonostante la forza compositiva, lo stesso Neil lo
definì un “album molto depresso”, segnato dalla rottura con Carrie. E
dopo la seduta di ascolto optò per far uscire nel 1975 Tonight's The Night (che,
casualmente, era sulla stessa bobina).
Homegrown è previsto per la “ricostruzione” e la pubblicazione in
Archives Vol.2; fino ad allora possiamo solo speculare sul contenuto. Rogan
riporta nella biografia di Young la seguente tracklist (basandosi forse
sui master esistenti): “Homegrown”, “Star of Bethlehem”, “White Line”,
“Little Wing”, “Try”, “Four Walls”, “Separate Ways”, “Vacancy”,
“Florida”, “Kansas”, “Mexico”.
Ma di quel periodo, o del precedente, ci sono altri brani che avrebbero
potuto esser parte della tracklist. Stefano Frollano (Neil Young: Discografia
Illustrata) menziona “Changin' Highways”, “Daughters” “Love is a Rose”,
“We Don't Smoke It”, “Pardon My Heart”, “Give Me Strength”, “Home
Fires”, “The Old Homestead”, “Long May You Run”, “Tie Plate Yoddle #3”,
“Love Art Blues”, “Deep Forbidden Lake”.
Solo la cronologia delle sessions da fonte ufficiale potrà far luce su
quando queste canzoni furono effettivamente registrate, e in vista di
quale album. Certo è che Young, tra il 1974 e il 75, entrò in un momento
creativo senza precedenti: anni di sessions, idee e concept troppo
numerosi per esser portati tutti a termine, sovrapposti senza sosta. Gran
parte di questi brani (come testimoniano le rare esecuzioni dal vivo)
brillano di un'originalità e un'intensità che è difficile ritrovare in seguito.
Per esempio, Jimmy McDonough (Shakey: A Neil Young Biography)
definisce “Give Me Strenght” come “lo struggente atto finale
della rottura di Neil con la Snodgress. […] Il sound è quasi mistico.
Chitarra e armonica, più brillanti sovraincisioni di un piano
tintinnante e di un dito che batte su un bicchiere di carta che
forniscono colore. Un sound impressionista costruito perfettamente senza
che perda nulla della sua spontaneità.” Oppure “Kansas” e “Mexico”, “esecuzioni del solo Young, brevi, frammentarie, allucinogene”. E
ancora “Love Art Blues” e “Home Fires”, “impressionanti esecuzioni
acustiche”.
Matteo 'Painter' Barbieri
pubblicato originariamente su BeatBlog2