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Neil Young & Crazy Horse: Toast (Reprise Records, 2022)


1. Quit (5.24)
2. Standing In The Light Of Love (4.19)
3. Goin' Home (7.53)
4. Timberline (4.10)
5. Gateway Of Love (10.11)
6. How Ya Doin'? (7.00)
7. Boom Boom Boom (13.06)

Prodotto da Neil Young & John Hanlon

Registrato ai Toast Recording Studios, San Francisco tra novembre 2000 e febbraio 2001

NYA Special Release Series #9


La recensione di Uncut Magazine

Nel 2000 [e all'inizio del 2001, ndt], Neil Young e i Crazy Horse si insediarono ai Toast Recording Studios su Mission Strett, a San Francisco. Il quartiere era in attesa di ristrutturazione, in condizioni misere. La porta sul retro dello studio si apriva su un panorama di edifici abbandonati; a parte un negozio di ciambelle all'angolo, gli unici vicini di casa erano topi e occupanti abusivi. All'interno dei Toast l'atmosfera era incerta. Come Young ha scritto in Special Deluxe, il suo libro di memorie, c'erano "problemi seri con il mio matrimonio" (con Pegi, sua moglie a quell'epoca). Anziché arrivare alle session con una manciata di canzoni pronte da suonare, come di consueto, sembra che Young trascorresse gran parte del tempo seduto sul pavimento dello studio scarabocchiando su block-notes gialli, mentre gli Horse guardavano la TV scandalizzati per la mancanza di un'essenziale dotazione di stoviglie nella cucina dello studio. "Tutto sembrava essere temporaneo, persino i Crazy Horse", scrive Young in Special Deluxe. "Nonostante qualche bel momento [in studio] e la musica piena di sentimento, io non ero felice, né deciso".
La band fece una pausa andando in tour in Sud America, Brasile e Argentina, per poi tornare a San Francisco rinvigorita. Tuttavia questo spirito rinnovato non era destinato a durare. "Alla fine ho mollato e abbandonato l'album", scrive Young. "Non ne ero contento, o forse ero semplicemente infelice in generale. Non saprei. Era un disco desolato, triste e senza risposte".
[...] Considerando che Young ha gettato via Toast per via della sua atmosfera depressa e troppo intensa, sembra strano che subito dopo abbia scelto di rivisitare tre delle sue canzoni più tristi in Are You Passionate?. "Quit", "How Ya Doin'?" (ribattezzata "Mr Disappointment") e "Boom Boom Boom" ("She's A Healer") condividono quelle vibrazioni che Young descrive come "nebbiose, desolate, blues", rappresentative delle sessions di Toast. Ma evidentemente c'era qualcosa nei suoi oscuri territori emotivi che continuava a risuonare. Ri-registrarle senza i Crazy Horse, lontano da San Francisco e in compagnia di alcuni nuovi musicisti, avrebbe potuto mettere maggior distanza tra Young e questi brani. Invece, indipendentemente dal luogo o dai musicisti, rimangono cupi. "So di averti trattato male/Ma sto facendo del mio meglio" canta su "Quit", proseguendo ad autocolpevolizzarsi in "How Ya Doin'?": "Mi prendo la mia colpa/Per aver vissuto la mia vita in un guscio". Osservatori esperti potrebbero concludere che questo turbamento emotivo ha raggiunto il suo apice in "Ramada Inn", brano narrativo e coerente a proposito di una lunga relazione apparso in Psychedelic Pill.
La buona notizia è che le versioni di Toast sono superiori a quelle di Passionate. Tra i cambiamenti più evidenti c'è la decisione di Young di cantare su "How Ya Doin'?" in modo più adeguato al timbro malinconico della canzone rispetto al semi-parlato su "Mr Disappointment". È curioso mettere al confronto le versioni di Toast e quelle di Are You Passionate?, perché nonostante le loro eccellenti referenze come soul band, Booker T & The MGs non arrivano nemmeno a sfiorare la profondità dei Crazy Horse. Su Toast, il Cavallo concede a Neil ampio spazio - "un sound grande, grasso e triste" - che gli permette di muoversi liberamente tra le canzoni, un minuto facendo un solo adeguatamente strappalacrime con la Old Black su "How Ya Doin'?", quello dopo lanciandosi in un groove controllato, sperimentale, un po' funky su "Boom Boom Boom". Con i suoi 13 minuti, "Boom Boom Boom" è la canzone più lunga di Toast e anche se meno esuberante della classica jam dei Crazy Horse, è ugualmente incalzante. Supportati dal ritmo ciclico creato dalla batteria di Ralph Molina e dal basso di Billy Talbot, gli strumenti entrano ed escono: c'è un gruppetto di note al pianoforte qui, un assolo di chitarra lì, una tromba solitaria, e a un certo punto persino quello che potrebbe essere un gong. Young canta un'ottava sopra, salendo per incontrare i cori di Pegi e Astrid Young e con loro girare intorno all'ossessionante ritornello, che ripete "Non ho alcuna intenzione di lasciare che il divertimento finisca".
Un rimando più vigoroso alla forza al cuore dei Crazy Horse arriva con "Goin' Home", con Young che ulula eroicamente nel vuoto, sballottato tra i tamburi martellanti di Ralph e gli accordi pieni di Poncho. Un'altra delle favolose epiche a sfondo storico di Young, si muove avanti e indietro tra l'ultima resistenza di Custer e il tempo presente, finché il tempo si chiude su se stesso e "I tamburi di guerra rullavano/Tutt'intorno alla sua auto". Sono abbastanza sicuro che sia lo stesso take pubblicato su Passionate, ma qui sembra più tagliente.
Delle tre canzoni inedite di Toast, "Standing In The Light Of Love" e "Gateway Of Love" hanno debuttato durante l'EuroTour 2001, mentre "Timberline" non si è mai sentita. "Standing In The Light Of Love" vede Young e gli Horse in una marcia testa-a-testa, suonando vicinissimi l'uno all'altro. Ricamata su un riff che ricorda i Deep Purple, la sua atmosfera è una vigorosa sfida: "Non voglio andare sul personale/O essere messo alle strette". "Gateway Of Love" ha un certo numero di assoli pieni e dilatati e un inaspettato ritmo bossa-nova evidentemente ispirato dal viaggio in Sud America. La canzone è un racconto: "Se solo potessi vivere la mia vita facilmente come una canzone/Un giorno mi sveglierei e tutto il dolore svanirebbe". Per uno come Young, spesso dedito ad affermazioni criptiche e al surrealismo quotidiano, questo è essere diretti in modo disarmante. E un altro lampo di schiettezza arriva con "Timberline". Nei suoi Archivi, Young ha spiegato che questa canzone parla di "un tizio religioso che ha perso il lavoro. Così si vota a Gesù. Non può più tagliare alberi. È un taglialegna". Qui i Crazy Horse incidono il pezzo più vivace di Toast, guidato da accordi scricchiolanti e percussioni selvagge e giocose da parte di Ralph. Un organo a canne aggiunge qualche sfumatura. Il ritornello consiste nei Crazy Horse che urlano ripetutamente "Timberline!". Vista tutta questa "bad fog of loneliness" [nebbia della solitudine: si gioca col titolo dell'omonima canzone di Young del 1971, ndt], "Timberline" suona come il momento di svago che la band si è presa negli studi di Mission Street.
Visto all'interno della sequenza di album iniziata nel 1990 con Ragged Glory, concettualmente Toast si avvicina a Sleeps With Angels e Broken Arrow, album che affrontano direttamente il tema della perdita. Musicalmente, però, Toast occupa uno spazio intermedio rispetto a tutti e tre. Ci sono chiassosi pezzi "da fienile", ma anche ritmi melodici, meditativi, e canzoni strane e insidiose. È un album dotato di una bellezza quasi fragile, di un'intensa solitudine così come di tempeste violente. Non per l'ultima volta, i Crazy Horse hanno permesso a Young di raggiungere luoghi inaspettati. È solo un peccato che abbiamo dovuto aspettare così tanto per poterli raggiungere anche noi.
Voto 9 su 10
[Traduzione: MPB, Rockinfreeworld]







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