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Neil Young: Chrome Dreams (Reprise Records, 2023)


1. Pocahontas
2. Will To Love
3. Star Of Bethlehem
4. Like A Hurricane
5. Too Far Gone
6. Hold Back The Tears
7. Homegrown
8. Captain Kennedy
9. Stringman
10. Sedan Delivery
11. Powderfinger
12. Look Out For My Love


Special Release Series #6

Con questa uscita, anche questo celeberrimo disco inedito di metà anni Settanta trova la sua collocazione nella discografia di Neil Young. Insieme a Homegrown, un tempo Chrome Dreams era probabilmente il più favoleggiato e il più atteso dei "reperti archeologici younghiani" che ancora mancavano. E in effetti fino a sei anni fa metà di queste tracce era ancora inedita, ma dopo le pubblicazioni di Hitchhiker Archives Vol.2, bisogna ammetterlo, in questa collezione di canzoni non rimane granché di nuovo. Giusto un paio di tracce che sono versioni ancora inedite di canzoni già note (nessun brano è inedito completamente).
"Sedan Delivery" è presentata nella versione originale, con un verso in più rispetto a quella che conosciamo in Rust Never Sleeps, registrata a Point Dume il 22 maggio 1975 assieme al materiale di Zuma (e rimasta fuori dal disco di Archives Vol.2 dedicato a quella session). Anche "Hold Back The Tears" è una versione inedita registrata dal solo Young nel febbraio 1977, anch'essa con un verso in più rispetto a quella di American Stars 'n Bars. "Too Far Gone" è la versione di Young e Sampedro del settembre 1975 inclusa in Archives Vol.2, così come "Stringman" è la versione live all'Hammersmith del marzo 1976 con l'aggiunta delle sovraincisioni studio, anch'essa già inclusa nello stesso box set.
"Pocahontas", "Powderfinger" e "Captain Kennedy" sono le versioni soliste dell'agosto 1976 uscite su Hitchhiker ("Pocahontas" è la medesima usata per Rust Never Sleeps ma senza le sovraincisioni fatte per quell'occasione). "Will To Love" (marzo/aprile 1976), "Like A Hurricane" e "Homegrown" (novembre 1975) coincidono con le versioni di American Stars 'n Bar, "Star Of Bethlehem" (dicembre 1974) con quella di Hawks & Doves, mentre "Look Out For My Love" (gennaio 1976) è presentata qui in un missaggio leggermente diverso rispetto a quello di Comes A Time (ma le differenze sono davvero minime).
Al di là dei dettagli sulle singole tracce, la domanda che viene istintivo porsi di fronte a questa uscita è: sarà davvero questo il Chrome Dreams originale? La risposta è quasi certamente no. L'impressione (...ma è più di un'impressione, in effetti...) è che questo disco sia stato assemblato sulla base dell'acetato non ufficiale che da decenni circola tra i collezionisti: tracklist e versioni sono infatti le medesime. Poi la durata complessiva di un'ora è evidentemente maggiore rispetto a quella che avrebbe avuto l'album, all'epoca, su vinile. E, infine, nel retrocopertina è stato inserito lo schizzo di una tracklist che risale alla progettazione dell'album, undici canzoni che misurano 24 minuti per lato.
Di questa vecchia tracklist fanno parte "White Line" e "Lotta Love", qui non presenti, mentre non vengono riportate "Captain Kennedy", "Powderfinger" e "Look Out For My Love", inserite invece nella versione pubblicata. La vecchia tracklist è certamente più vicina alle intenzioni originali, ed è probabilmente antecedente al primo cambio di direzione di Young sull'album, quando (circa fine 1976 o inizio 1977) pensò di dividere concettualmente i due lati del disco in modo che uno parlasse della storia e dei miti americani, e uno della cultura americana moderna (i bar, la vita notturna, le relazioni). In quel momento, forse, entrarono in gioco il nuovo titolo American Stars 'n Bars e canzoni come "Powderfinger" e "Captain Kennedy", mentre altre uscirono.
Ma poi - lo sappiamo - le cose andarono ancora diversamente, quando per un colpo di coda dell'ultimo minuto tutto un lato del disco fu dedicato alle incisioni dei Bullets, e delle idee per l'originale Chrome Dreams si persero le tracce. Forse la pubblicazione di ulteriore materiale fotografico e memorabilia in Archives Vol.3 (slittato al 2024) farà luce sull'evoluzione di questo affascinante progetto.
Un ultimo aneddoto sulla copertina: quella originale era un disegno di David Briggs ma andò perduta nell'incendio che distrusse la casa di Young a Malibu nel 1978. La cover dell'album pubblicato oggi, invece, è disegnata da Ronnie Wood.
Tutto ciò, comunque, non toglie nulla all'ascolto di queste dodici canzoni così assemblate, quasi si trattasse di un'expanded edition dell'album originale. Le emozioni sono assicurate anche perché la coesione di questo materiale è tale da rendere questo Chrome Dreams un gran disco, un album a tutto tondo, con un fil-rouge di vari temi (i più classici younghiani) a rafforzare ulteriormente la sequenza e l'impatto delle singole canzoni, anche se già le conosciamo.
A ben guardare, Chrome Dreams, ora che esiste, è un "beginner's guide" ideale per chiunque voglia approcciarsi a Neil Young (o al Neil Young successivo ai fasti dei primissimi anni Settanta).
MPB, Rockinfreeworld



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