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"Eravamo tutti gonfi di ego": Stephen Stills ricorda CSNY e Deja Vu (intervista di Uncut, 2021)



Ciao Stephen, come va?
Stills: Sto uscendo dal letargo. Ieri ho fatto la seconda dose [di vaccino Covid, ndt] e non mi sono caduti i capelli, quindi sono ancora della partita. È stato come prendersi un lungo anno sabbatico. Lo stress è diminuito gradualmente, quando ho capito che ero a mio agio nel mio rifugio, mi sono come spento. È stato fantastico, in realtà, e mi ha permesso di vedere le cose da una prospettiva diversa. Vivo nel centro di Los Angeles, sulle colline di Hollywood tra Sunset e Ventura, un po' più in là di Laurel Canyon. Mi piace questo posto.

Come vanno le cose negli Stati Uniti?
Qui sono impazziti tutti per un po'. Spero che voi, laggiù, stiate bene. Gli inglesi hanno un po' più di disciplina. Ho vissuto a Londra e poi ho comprato una casa nel Surrey e mi è piaciuta molto. Ve la cavate piuttosto bene con gli eccentrici. Lasciate vivere le persone. È vero, come al Chelsea Arts Club.

Ha fatto musica mentre eri in letargo?
Ho trovato un accordo con il mio bassista, Kevin McCormick, e abbiamo buttato giù qualche canzone. Ho registrato perché ho tutto l'equipaggiamento che uso in studio fin dagli anni '70 proprio qui a casa mia.

C'è abbastanza roba per un album?
No, più si invecchia e più si rallenta. Ma chissà. Per ora è tutto piuttosto grezzo. La voce e il suono sono buoni, per la maggior parte, anche se ci sono stati casi in cui sono arrivato all'assolo e ho completamente dimenticato come si suona la chitarra. È spaventoso, in effetti. Ho circa sei pezzi, quasi un album. Si vedrà. Mi sono dovuto fermare perché le canzoni cominciavano a sembrare delle barzellette in chiave blues, tutte di attualità, tutte riguardanti Trump. Ho dovuto aspettare che si calmassero le acque. Ma ho bisogno di staccare. Quando sarò pronto le metterò giù. È come vomitare tutto fuori, ma poi bisogna ritrovare un po' di disciplina e cercare di ripulire il tutto. A volte nascono già con una forma, ma spesso devono essere riscritte.

La ristampa di Déjà Vu ti ha riportato alla mente molti ricordi?
Stavo leggendo alcuni articoli della stampa di allora e dicevano un sacco di stronzate. Eravamo tutti arrivati a focalizzarci molto su noi stessi. La benedizione della fama stava svanendo. Alcune persone più diventano famose più pensano di essere intelligenti e di sapere tutto di tutto. Questo era il clima che c'era tra di noi. Ma a giudicare da quello che ho letto sulla stampa dell'epoca tutti facevano un ottimo lavoro per nascondere l'acidità di fondo. Parlavamo di tutto fino allo sfinimento e ci volevano ore. Ci siamo adattati a lavorare con Neil. Per quanto mi riguarda, ero già in procinto di trasferirmi e avevo un piede in Europa. Ero pronto a fuggire, a trovare nuovi compagni con cui divertirmi, a scoprire l'Inghilterra: erba appena tagliata, birra e ghinee e le solite cose. È stato fantastico e mi ha tolto un enorme peso.


Come ha cambiato la dinamica la presenza di Neil?
Neil era uno di quelli che voleva che cantassimo e suonassimo in presa diretta, senza aggiungere altro, perché la prima volta che riesce bene è quella che finisce sull'album. A me piace un po' più di pulizia, quindi non sono molto entusiasta delle tracce extra contenute nella ristampa. Ci pensavo ieri sera: per me è come vedere in vetrina dei manichini senza i vestiti. Perché metterli in circolazione se non suonano bene?

Non c'è però una grezza onestà in esse?
Sì, se lo dici tu... Per me è come se avessimo solo messo le parole nell'ordine giusto. Alcune cose sono venute bene. È stato strano. L'anno scorso ho messo una protesi al ginocchio, perciò mentre venivano raccolte queste canzoni ero sdraiato sulla schiena, ed ero un po' distratto. Mi hanno inviato degli MP3 che suonavano come merda rancida, neanche fosse la peggiore delle autoradio in AM. È stato molto difficile per me ascoltarli, quindi non mi sono reso conto che si erano addentrati nel mio caveau in modo così profondo. Hanno fatto questa specie di scavo archeologico, poi quando finalmente è arrivato il set completo mi sono detto: "Aspetta, cos'è tutta questa roba?" Neil è sempre stato il più furbo, ci ha dato tre canzoni e si è tenuto il resto. Ha messo insieme il suo archivio nel corso degli anni, l'ho trovata una mossa piuttosto intelligente. È quello che avrei dovuto fare io, ma per un motivo o per l'altro è andato tutto a monte. Perciò ho sentimenti contrastanti a riguardo. Mi è capitato spesso di ritrovarmi con il piede in due scarpe, quindi non voglio esagerare. Ma è bello ricordare quel periodo, è molto riflessivo.

I fan sembrano volerne di più.
O meglio, credono di volerlo.

Neil sembra aver deciso di pubblicare tutto.
Pubblica in gran quantità. Ho sempre pensato che fosse eccessivo, ma sembra che lo faccia molto bene. Sono felice per lui e non vedo l'ora di suonare con lui, ora che sono libero di tornare a mescolarmi con gli altri.

In quel periodo scrivevate tutti tantissime canzoni.
Lo so. Una quantità assurda. Non ricordo grandi discussioni a proposito di quali brani utilizzare per Déjà Vu. In pratica ho scelto di starmene da parte e far decidere loro, ma sapevo quali miei brani volevo usare. Sul resto non potevo fare niente. Il segreto era scegliere i migliori e basta.


Avete mai discusso di farne un doppio album?
Non credo che avessimo pensato a Déjà Vu come un doppio album. Tutti avevano un piede nei loro progetti solisti. Io stavo pianificando il mio, che si è rivelato ottimo perché mi ha permesso di fare subito una distinzione tra le cose che dovevo fare con CSNY e le cose che dovevo fare come solista. Molto del materiale contenuto in questo disco è stato registrato nel Regno Unito, dove ho inciso il mio primo album e parte del secondo.

Come fai a distinguere tra il materiale da solista e quello per CSNY?
Beh, dipende dall'armonia. È semplice. È stato e-harmony.com a farci incontrare.

Qualche canzone ti suscita ricordi particolari?
Quando siamo arrivati a San Francisco siamo andati da Wally Heider, nel Tenderloin, che è una specie di East End. Graham e io ci siamo subito resi conto che ci mancava un apripista, così abbiamo avuto un'intensa conversazione. Alloggiavamo in questo orribile motel, e lì è scattato il colpo di fulmine, e ho scritto "Carry On". L'ho suonata a Graham il giorno dopo e gli ho chiesto, "Va bene?". Lui era molto contento. All'inizio di queste sessioni eravamo molto entusiasti, ma a un certo punto sembrava che la cosa si trascinasse troppo a lungo.

Quella canzone ha un'armonia straordinaria: l'hai scritta tu?
Non sapevo che avremmo usato quelle note particolari. Per questo ci siamo affidati a Crosby. Era sempre lui a proporre queste cose. A proposito, sono davvero felice che abbia fatto ristampare If I Could Only Remember My Name, perché è uno splendido album.

Eravate tutti in procinto di registrare grandi album da solisti: stavate sottraendo qualcosa a CSNY?
Non che io ricordi, non per forza. C'erano delle idee e si pensava, beh, "questo suona più come un pezzo da solista". Si trattava di scelte logiche, non tanto di giochetti.

Neil aveva portato qualche pezzo poi pubblicato su After The Gold Rush?
Non mi pare che avesse proposto qualcosa di quel disco e che lo abbiamo rifiutato. Non che io ricordi, comunque. Non voglio essere evasivo, ma è successo 50 anni fa, tra le nuvole del tempo....

Capisco. Dammi un'idea del vostro rapporto di lavoro.
Per "Déjà Vu" [la canzone, ndt], David insisteva nel provare a fare la transizione dalla parte iniziale alla parte più lenta e sporca, ma noi gli abbiamo detto di usare la registrazione migliore e di mixarla all'interno. Continuò a provarci, e dopo 100 take o un numero altrettanto assurdo, e lui era allo stremo, finalmente ne sentimmo una che funzionava. Era quasi giusta, ma in realtà avevamo sentito una prima parte perfetta un paio di take prima. La seconda parte invece era perfetta nel take che aveva appena registrato. Così gli abbiamo detto: "È stato fantastico David, vai pure a casa". Appena ha lasciato l'edificio abbiamo fatto il taglia e cuci al mixer. Il giorno dopo gli abbiamo detto: "Ti piace la tua macchina, ora che l'abbiamo dipinta?" L'ha sentita e si è arreso, ma sono state ore piene di tensione.

Che cosa ricordi delle tue out-takes che compaiono qui?
C'è un pezzo in cui tutti sostengono che ho suonato io tutte le parti, ma a me sembra che invece eravamo tutti insieme, a suonarlo. È "Ivory Tower". Alla fine è stato pubblicato con un altro titolo con i Manassas. L'ho registrato quattro o cinque volte, questa è la seconda. Poi ho fatto un passo indietro, pensavo che il testo fosse un po' brutale, così l'ho alleggerito e l'ho pubblicato con il titolo di "Little Miss Bright Eyes". In origine quella canzone parlava di tutti noi. Eravamo tutti abbastanza gonfi di ego e c'era quell'angoscia adolescenziale anche se avevamo quasi 30 anni.


A quel punto David aveva perso Christine [Hinton]. Cosa ricordi in proposito?
Ci ha messo tutta la sua energia per fare il disco, ma era distrutto.

Avresti trattato David in modo diverso, col senno di poi?
Avrei dovuto, avrei potuto, non lo so. Non mi infilo in questi pensieri.

Joni Mitchell era presente durante le sessioni?
Joni non c'era, ma abbiamo inciso la sua "Woodstock". Andai a farle ascoltare il mio arrangiamento e le chiesi il permesso. Ci stavamo isolando, come fanno da tradizione tutte le rock band autoindulgenti, chiudendo la porta a chiave per poter fare quel cazzo che volevamo. Le suonai la mia versione di "Woodstock" e adesso rimpiango di non aver usato di più le sue note strane e davvero belle. Ho reso la melodia un po' più dritta e col senno di poi mi sorgono i miei dubbi... Ho suonato su Blue, non molto tempo dopo. Ho suonato con lei ogni volta che me l'ha chiesto. Alcune cose sono state usate, altre sono state dimenticate, ma non mi importava, era Joni. Cosa ricordo di Blue? Non molto. Le cose procedevano frenetiche, così appena avevo un paio di settimane libere ero a registrare con lei. Arrivavo, facevo quel che dovevo fare, e quando ricevevo il pollice in su me ne andavo fino alla volta successiva.

Ho sempre amato "4+20", una canzone così strana...
"4+20" ha catturato quello stato d'animo e quel pensiero giovanile e lo ha messo a tacere subito dopo averlo cantato. Mi piace di più la versione che ho fatto dove la voce si inceppa, ma ne abbiamo fatta una seconda per ragioni ignote e poi le abbiamo usate entrambe. Mi piace di più l'originale, quella con l'incipit. Che cosa mi piace? Mi piace il fatto che la mia voce sia un po' stonata. Suona come dovrebbe essere, un primo take molto appassionato, che entra subito in quello stato d'animo e poi ne esce rapidamente. Quella canzone è piaciuta a tutti, ma me l'hanno fatta rifare nel caso in cui, 50 anni dopo, avessero voluto mettere insieme un amalgama di tutte le out-takes, come ultimo sussulto prima dello scadere del copyright. A questo punto c'è da ridere.

Qual è stato il contributo di Neil, a parte le sue due canzoni?
Neil ha suonato su "Woodstock", ma dannazione se mi ricordo qualcosa. Era il periodo in cui succedeva di tutto. Neil si faceva desiderare, ma è ancora il mio migliore amico. Abbiamo ancora quell'alchimia feroce quando suoniamo insieme, eppure non le abbiamo mai dato spazio nei dischi. L'abbiamo conservata per i live, quando possiamo suonare l'uno sopra l'altro in modo da far decollare gli accordi e tutto il resto. È da un po' che non lo facciamo, ma abbiamo in programma il Light Up The Blues, che è l'iniziativa benefica di mia moglie per l'autismo. Volevamo suonare dal vivo, ma ora faremo un casting su Zoom, credo. Abbiamo dovuto reinventare la ruota, ma se il Convegno Nazionale Democratico o il Colbert Show possono farlo, allora dovrebbe funzionare anche per noi.


Parli ancora con Graham e David?
Ho parlato con David e, come ho detto, sono contento che abbia fatto uscire quell'album perché ho sempre pensato che fosse meraviglioso. Non parlo con Graham da secoli. Chiediglielo se non ci credi. Che differenza fa? Non m'interessa più. È stato tanto tempo fa. Per un po' è stato divertente, poi ha smesso di esserlo. Abbiamo fatto il nostro grande tour negli stadi, è andato bene e siamo andati avanti. L'ultimo tour in Europa è stato il più divertente. David e Graham si sono scannati a vicenda, ma io mi sono divertito molto. Tutti mi guardavano dicendo: "Oh, mio Dio. Chi l'avrebbe mai detto? Sei risultato essere quello sano di mente".

Hai in programma un tour?
Dopo l'ultima tournée che ho fatto con Judy Collins, circa due anni fa, una volta sceso dall'autobus ero così malconcio che avevo la sensazione che avrei messo un punto, per un po'. Poi mi sono operato al ginocchio, e dopo è arrivata la pandemia. In pratica sono un pigrone da un bel po' di tempo, e mi piace. Uscire in tour a suonare mi piaceva, ma viaggiare con tutti gli acciacchi che ti assillano a questa età? Non so, ho già dato ciò che dovevo dare.

Dimmi qualcosa su Déjà Vu che non hai mai detto a nessuno.
Beh, la copertina dell'album è stata la più costosa nella storia delle copertine ed è stata tutta colpa mia. Perché avevo pensato a quel concetto di vecchia foto e di vecchio album fotografico, poi il direttore artistico l'ha scattata e l'ha resa perfetta. Ahmet [Ertegun] non mi ha mai permesso di dimenticarlo. L'ha trasformata in un mock-up il prima possibile. L'Atlantic non poteva permetterselo? Chiediglielo! Sto ancora cercando di scoprire se hanno fatturato due volte le sessioni. Ma sto mordendo la mano che mi nutre, quindi è meglio che mi fermi prima di cacciarmi nei guai.

Traduzione: MPB per Rockinfreeworld

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