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Stephen Stills: Carry On - Rassegna stampa


[...] Stills iniziò la sua carriera di cantautore in modo eccezionale. Canzoni come “For What It’s Worth” e “Love the One You’re With” si sentono ancora per radio tra i vecchi successi. Sono classici che evocano l'epoca di protesta e amore dalla quale provengono. Stills aveva una voce meravigliosa, sia solista che nelle armonizzazioni dei Buffalo Springfield o di Crosby, Stills, Nash (e talvolta Young), radicata nel Sud dell'America e piena di soul nel senso più positivo del termine. Ed era un eccellente chitarrista. Il suo primo album solista è l'unico a vantare contributi di Jimi Hendrix ed Eric Clapton. Ecco il genere di "compagni di chitarra" che aveva. Rolling Stone lo ha posizionato al 47° posto nella Top 100 dei più grandi chitarristi di tutti i tempi (2003).
Ma quello era prima, ora è ora, come ha scritto S.E. Hinton nel 1971, dopo il disco d'esordio di Stills. Dopo i Manassas, la sua collaborazione con Chris Hillman del 1972, Stills non ha più fatto musica che valesse davvero la pena. Sì, ci sono stati dei guizzi, come alcune delle sue canzoni per la Stills-Young Band e per Crosby, Stills, Nash (& Young). Ma per qualcuno Stills è bruciato più di 40 anni fa. La nuova retrospettiva, il box set Carry On composto da 4 dischi, cerca di correggere questa impressione raccogliendo materiale dei diversi decenni e mostrando l'arco in ascesa della carriera di Stills. Ci riesce solo in parte.
I primi due dischi coprono tutto il periodo fino al 1972 e contengono le cose migliori. Se Stills fosse morto al classico apice creativo dei 27 anni (è nato nel 1945), nessun dubbio che sarebbe stato ricordato come un grande artista al pari di Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin e altri della sua generazione. Ovviamente non è accaduto, anche se droghe e successo hanno fatto la loro parte su Stills. Io ho avuto la (s)fortuna di vederlo alla Philadelphia Academy Music nel 1974 e successivamente come parte della Stills-Young Band a Landover, Maryland, nel 1976, e posso garantire che non riusciva più a cantare intonato. Ci provava, attaccava una canzone vecchia e cercava di arrivare alla nota, ma i risultati erano terribili.
Abbiamo tutti i nostri giorni negativi (e anche le notti). Come ogni scienziato vi confermerebbe, un aneddoto non è una prova vera, e la musica sul secondo disco non lo smentisce se non in pochi momenti. In effetti la quasi totalità del materiale proviene dagli anni 70 e dagli 80, nonostante Stills abbia continuato a registrare e fare tour anche nei 90 e nel nuovo secolo. E' la tacita ammissione che i giorni migliori di Stills sono stati molto tempo fa. Ma è un peccato perché qualche brano, come "Treetop Flyer" da Stand Alone del 1991 e "Heart's Gate" di Man Alive del 2005, rivelano che Stills è ancora un eccellente chitarrista, e anche se la sua voce ha i segni dell'età, sa bene come usarne i toni più bassi per ottenere un risultato intenso. Magari non è il musicista che era un tempo, ma ugualmente ha molto da offrire.
Il problema è che i primi due dischi contengono musica talmente trascendentale che è facile licenziare gli altri due con un "mah". Anche il primo brano nel primo disco, l'inedito "Travelin'" registrato a 17 anni, rivela il suo giovanissimo talento di cantante e chitarrista. I contributi di Stills ai Buffalo Springfield, come "Bluebird" e “Sit Down I Think I Love You” illustrano lo stile folk-pop-rock dell'epoca meglio di chiunque altro. Ha continuato a brillare in tal senso insieme a Crosby, Stills & Nash con canzoni come "Helplessly Hoping" e “Suite: Judy Blue Eyes”, e più tardi in Crosby, Stills, Nash & Young con “Carry On/Questions” e la loro cover di "Woodstock" di Joni Mitchell. Non ha quasi senso la loro inclusione in questo box, e va notata la cura sonora con cui sono state prodotte queste ed altre tracce per questa antologia. Il cofanetto contiene anche un libretto di oltre 100 pagine di note alle canzoni e interventi di O’Hara Garcia, David Bender e altri.
Il materiale dei primi anni 70 contiene molte cose particolari. La "No Name Jam" con Jimi Hendrix e "Go Back Home" con Eric Clapton mostrano le sue radici gospel. L'esecuzione acustica di “My Love is a Gentle Thing” e il lavoro di squadra su "It Doesn't Matter" suggeriscono che sa come aggiungere un tocco sofisticato a semplici spunti pop.
La domanda è, meglio comprare questo nuovo box set o i classici album di Buffalo Springfield, Crosby Stills Nash (& Young) e i primi album solisti di Stills (prima del 1973)? Risposta difficile. Circa un quarto del materiale di tutte le epoche non è mai stato pubblicato prima. Anche se non ci sono grandi rivelazioni, alcune performance sono di valore. Sicuramente acquistando questa antologia si risparmia e si gode di una qualità audio finissima. Ma se i soldi non sono il problema, meglio comprare gli album originali. Ascoltare queste tracce nel loro contesto originale, anche su vecchi vinili consumati, aiuta molto di più a entrare in profondità nel suo talento. E' sempre stato più di un semplice autore, cantante e chitarrista. E' stato parte di due dei più importanti gruppi degli anni 60, e i suoi primi album degli anni 70 sono la dimostrazione di cosa succede quando il sogno di un'epoca svanisce in qualcosa di individualistico.
I box di Crosby, Nash e Young (e quelli di CSNY e dei Buffalo SPringfield) hanno suscitato elogi. Questo di Stills è l'ultimo per completare la collezione. Questi tizi sono stati per un certo periodo al top della scena rock. Come Young disse tempo dopo, "meglio bruciare che svanire lentamente". Ma per citare una persona che ha preso Young troppo seriamente, Kurt Cobain, per quanto abbia il suo fascino romantico ciò non deve necessariamente essere vero. (Qualcuno pensa che il suicidio di Cobain sia stato una cosa bella? Spero di no!). Forse Stills si è arrugginito, ma anche l'ossidazione suscita il suo interesse. Il box di Stills mostra che anche una carriera in declino ha avuto molto da offrire.
Popmatters.com


Con 82 canzoni attentamente distribuite su 4 cd in una confezione studiata apposta per contenerli (insieme al booklet di 116 pagine), il box set antologico Carry On di Stephen Stills è strabordante, persino impacciato, ma in definitiva illuminante, soprattutto per la luce che getta in quanto raccolta storica su un particolare artista. Come un grande album, la continuità grafica rispecchia la musica.
L'andamento cronologico è mantenuto circa per tutto il box, compilato con estremo giudizio insieme al chitarrista-cantautore stesso, ma soprattutto da Graham Nash, amico di lunga data, e dal fotografo-archivista Joel Bernstein (che lavora con Neil Young). Il duo porta un salutare distacco al progetto mantenendolo così interessante per tutta la sua durata, grazie all'inserimento di tracce inedite, remix e versioni alternative di brani famosi che, con una sequenza differente, non avrebbero illustrato così bene il versatile talento di Stills.
Allo stesso tempo, il ritratto della sua carriera reso da Carry On rende giustizia all'evoluzione del rock and roll a partire dall'esordio negli anni 60 fino alla sua carriera che prosegue tutt'ora, 50 anni dopo (non che sia un'eccezione alla regola - vedi Rolling Stones e Eric Clapton). Non è quindi un semplice ritratto di Stills, ma disegna una timeline, sebbene più suggerita che non dichiarata, che mostra la crescita e il cambiamento del musicista nel corso dei decenni. Dovrebbe quindi essere considerato un "corso intensivo" sui contributi dati da questo artista nei vari ruoli che ha assunto.
Disco 1. Include due tracce dei primi anni che contribuiscono a raccontare le radici di Stephen Stills poi evolute nelle tematiche che si snocciolano durante l'intera antologia. La selezione del periodo dei Buffalo Springfield è la dichiarazione di un grande talento all'interno di una band che comprendeva anche Neil Young e Richie Furay (questo ha poi fondato i Poco, il suo gruppo di country-rock). Non c'è dubbio che "For What It's Worth" è subito inconfondibile, ma chissà in quanti sanno che è Stills ad averla scritta e cantata. Similmente, il miscuglio semplice e lineare di country e rock sound degli Springfield è una tavolozza bianca per uno stile che sbocciò e dominò nella cultura musicale - e non solo - degli anni 70, sebbene forse non proprio nell'approccio compositivo, esecutivo e di incisione esemplificato da "Rock And Roll Woman" e "Bluebird".
Nel contesto di questa rivoluzionaria band, Stills era già un artista consumato, ruolo che ha mantenuto iniziando poi a collaborare con David Crosby e Nash. Raggiungendo e subito perdendo la popolarità con la prima band, Stills era attento al dettaglio e forse anche alla caduta, e la sua virtù a doppio taglio è evidente in brani celebri come "Carry On/Questions" (qui in un mix alternativo) e in "Woodstock" scritta da Joni Mitchell, così come in "49 Reasons", affascinante tanto quanto la versione uscita su disco, se non di più poiché è anche più spontanea.
Disco 2. La carriera solista di Stephen Stills è stata, per intento e scopo, una battaglia constante nel bilanciare la perfezione dell'incisione discografica e l'ispirazione unica che viene dall'intera band. Quindi la stessa qualità audio della selezione del suo omonimo album solista è anche più seduttiva della poca profondità di contenuto di brani come "Love The One You're With". Ma la vera macchina in corsa sono i Manassas, band di 7 membri (tra cui Chris Hillman dei Byrds e dei Flying Burrito Brothers) che dà forma a brani di Stills come "Jet Set (Sigh)". Collaborazioni d'alto calibro con Jimi Hendrix, qui rappresentata in uno strumentale inedito intitolato "No Name Jam", ed Eric Clapton ("Go Back Home") sono notevoli, ma a conti fatti la somma qui è inferiore alle singole parti.
Similmente Crosby, Stills, Nash & Young sono una combinazione di personalità piuttosto che una fusione di talenti, tranne negli sporadici casi di performance acustiche. Come questa versione live di "Find The Cost Of Freedom" del 1971 dove l'unione delle voci è tanto fragile e delicata quanto le relazioni personali tra di loro.
Disco 3. Non è una grande rivelazione che Stephen Stills, come molti dei musicisti con un certo talento, esibiva al meglio le sue qualità quando accompagnato da qualcun altro piuttosto che da solo. Quindi, mentre tutto il box Carry On è magistrale in quanto a qualità sonora, il livello di ispirazione segue le varie collaborazioni di Stills. Il medley acustico "Crossroads/You Can't Catch Me" riprende concettualmente le radici di Stills - Robert Johnson e Chuck Berry - ma nell'esecuzione Stills si dà delle arie. Similmente "Spanish Suite" che trova le sue origini nel periodo giovanile in cui Stills visse tra America Latina e Florida, è meno convincente della sua antenata, "Uno Mundo", per via della sua pedissequità. L'obiettività con cui Nash e Bernstein hanno assemblato l'antologia ha probabilmente avvantaggiato Stills e i progetti a suo nome, dagli esercizi di stile ai testi scolpiti a regola d'arte.
Stills fa un elogio alla perfetta collaborazione musicale nella sua cover di "Dear Mr. Fantasy" dei Traffic dove suona e canta insieme a Crosby e Nash, e nella title track dell'album di reunion del 1980 Daylight Again.
Disco 4. Diverse composizioni del periodo centrale della carriera di Stephen Stills dimostrano una certa consapevolezza di sè, ciononostante furono composte e pubblicate in un'epoca in cui i fatti non coincidevano con le parole, danneggiando la sua musica e le sue collaborazioni. Carry On riesce a rappresentare questi momenti nel contesto corretto - ad esempio “So Begins the Task,” “See the Changes” e “First Things First". La produzione del periodo più recente, sia solista che con altri, non dimostra la stessa brillantezza di quella classica, pur riprendendo abilmente degli elementi della sua iniziale ispirazione, anche nel ricreare brani da lui stesso composti, come "Dark Star" che qui sentiamo in versione live del 1983.
Le note alle canzoni, curate con molta precisione, sono la prova che anche una volta raggiunta la celebrità Stephen Stills ha continuato a lavorare nutrendo la sua creatività e lasciandola scorrere perché desse vita a brani eccezionali come "Treetop Flyer". Le influenze blues popolano gran parte del quarto cd, un'atmosfera tesa stemperata dal timbro agrodolce che crea con Crosby e Nash nella cover ridotta all'essenziale di "Girl From The North Country" (Dylan) dal vivo al Beacon Theatre di New York. Un tale approccio suggerisce un mix proporzionato di coraggio, bravura e una certa coscienza sociale, tipica di canzoni come "Feed The People" e "War Games". Dalla prospettiva offerta da questo box, la peculiarità di cui Stephen Stills dovrebbe andare davvero orgoglioso (se togliamo la sua audizione per i Monkees) è la volontà di prendere sul serio se stesso.
Glidemagazine.com
traduzioni di MPB, Rockinfreeworld

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