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Una conversazione con Neil Young (The SoCal Sound, 2023)



Il [Coastline Tour] è stato il punto di partenza per arrivare all'album, giusto?
Neil Young: Sì, ho messo in fila le canzoni nella mia testa, pensando a cosa volevo fare, alle canzoni che volevo cantare, quelle che hanno un significato per me giunto a questo punto. Non sentivo il bisogno di comporne di nuove, e infatti non ne avevo nessuna. Non è che vado a caccia di nuove canzoni. Se vengono, bene. Ma mi sentivo già a posto così. Non suonavo [dal vivo] da tre anni e mezzo quando ho iniziato quel tour, quindi mi sentivo davvero fresco, felice di essere lì e di suonare in acustico. Ma non da seduto. Camminavo per il palco, è una cosa diversa. In 50 anni è la prima volta che lo faccio in questo modo, per una parte così lunga della serata. Quindi mi sono sentito davvero bene, e così diverso, pieno d'energia. Anche il pubblico era grandioso. Ho scelto queste canzoni perché significano qualcosa e riesco veramente a viverle. Questa per me è la cosa più importante.

Hai così tante canzoni e le hai suonate in così tanti modi, sia con le rock band che in acustico. Quando stavi preparando il tour... Per il disco le hai scelte perché significano qualcosa per te, ma come hai scelto le canzoni per il tour? E poi come le hai ridotte alle 13 dell'album?
Le ho scelte solo perché erano le canzoni che volevo fare. Perché significavano qualcosa per me. Sono canzoni che sono state oscurate dalle hits, o da altri dischi. Non sono canzoni da singolo, salvo qualcuna. Quella dei Buffalo Springfield ["Burned"] è stata la prima canzone che ho cantato in uno studio dopo che sono arrivato negli Stati Uniti. Era la mia prima volta al microfono. E l'altro pezzo dei Buffalo, "On The Way Home", era stata cantata da Richie Furay perché io non ero veramente un cantante negli Springfield, ero solo il chitarrista. E amavo fare il chitarrista, non è un rimpianto.

Puoi fare un excursus lungo la tracklist e dirci come mai quelle canzoni sono approdate sull'album?
Se me lo ricordo, sì. [ride] E non so quanto ci vorrà, ma cercherò di fare presto. La prima canzone è "I'm The Ocean", che avevo fatto con i Pearl Jam su Mirror Ball. Ed era una canzone divertente da fare, mi piace molto. E mi sembra che dopo quella ci sia "Homefires", che è piuttosto cupa. Non ricordo se in origine faceva parte di un album, ma è uscita negli Archives. O forse no... Difficile ricordarselo. Sai com'è, ho scritto molte canzoni ma il mio amico Willie ne ha scritte il doppio di me. Le mie sono 1200. Willie ne ha circa 2500. Non ho idea di come ci sia riuscito. Non ho idea di come riesca a fare tutto ciò che fa, ma è un grande. Comunque, dopo "Homefires" viene "Burned", la canzone dei Buffalo Springfield, e mi pare che dopo di quella ci sia "On The Way Home". Ma non ho la lista sottomano, quindi vado a memoria, così è anche più bello. Sì, "On The Way Home", quella è una che mi piace. E dopo... Oh, Frank mi ha mandato un messaggio con l'elenco delle canzoni.

Sì, anche lo stavo cercando.
Dopo "Homefires"... No, questa non è la tracklist. Frank mi ha mandato l'elenco sbagliato. Grazie, Frank. [ride] Grazie per lo sforzo. Siamo a posto, ora. [ridono] A quale canzone ero arrivato? "On The Way Home". Dopodiché mi sembra che si passi all'organo, a "If You Got Love". Quella canzone avrebbe dovuto essere su Trans ma poi la lasciai fuori. Se vai a riguardare la copertina di Trans, è scritta. Sulla cover del vinile. Questa è la prima volta che la metto in un disco. Dopo vengono un paio di canzoni al pianoforte. Mi pare che una di esse... No, entrambe provengono da Sleeps With Angels. Poi c'è "Birds", da After The Gold Rush, ma questa è una versione diversa, più vicina all'originale, che risale all'epoca dei Buffalo Springfield. Questo è il modo in cui la suonavo al piano nella versione originale. Sono tornato al feeling originale che avevano tutte queste canzoni. Un'altra era... Com'è che si chiama...

Dalla lista che ho io, "My Heart".
Oh, sì, "My Heart" è da Sleeps With Angels. Amo quella canzone. Mi piace poterla suonare ancora e ancora, interpretandola così. Sono tutte canzoni che mi piace suonare. Suonarle mi rende felice. E alcune di esse sono un po' difficili per me. Ho dovuto esercitarmi. È stato bello. Le ho provate molto per riuscire a farle, per poterle suonare, e forse questa è la ragione per cui non le ho suonate fin da subito, perché erano troppo complicate e io andavo troppo veloce. Ma "My Heart" e un'altra..

"When I Hold You In My Arms"?
Quella viene dall'album che ho fatto insieme a Booker T, Are You Passionate? Ma l'ho riscoperta di recente in una versione dei Crazy Horse a cui sto lavorando per gli Archives. Farà parte di un film ancora senza titolo, i Crazy Horse dal vivo a Erfurt, Germania, negli anni Novanta [in realtà 2001, ndt]. È grandiosa la "When I Hold You In My Arms" dei Crazy Horse, è la versione definitiva. L'ho scelta perché amo quella canzone, e mi fa pensare... Mi fa pensare a mia moglie. La adoro. È così che mi sento quindi per me è importante. Dopo di quella...


"Mother Earth".
Oh, sì, "Mother Earth". L'ho fatta, quella. Amo quella canzone e amo suonarla all'organo. Penso sia proprio una bella versione quella che c'è in questo album, forse la migliore di tutte. Sono molto soddisfatto di come sono venute perché sono riuscito ad andare in profondità dentro di esse. A livello di voce mi sentivo bene. Non cantavo da tre anni e mezzo, quindi non è come mettersi a cantare una cosa che hai cantato giusto la settimana prima, per cui sai già come devi fare, conosci già l'arrangiamento. Non sono arrivato con un bagaglio, quindi c'è una certa libertà, nel disco, dovuta appunto alla sensazione di non avere già un bagaglio e dover essere all'altezza. Dopo "Mr. Soul" si passa a...

"Comes A Tiime".
Sì, "Comes A Time", e poi mi pare "Don't Forget Love".

Sì.
Ma ce n'è un'altra che mi è sfuggita. Siamo a 12, sul disco sono 13. Ma quella è un bonus. Se comprate il disco scoprirete qual è la tredicesima canzone. [ridono] Qui ce la stiamo spassando. Nick, stai facendo un lavoro eccellente. Venderò milioni di copie grazie a te.

Sempre disponibile. [ridono] Quando e dove hai registrato queste tracce? E quanto c'è voluto?
Oh, dappertutto, da nord a sud, a Los Angeles. Io e Lou Adler, il produttore, abbiamo gestito la cosa insieme, e creato insieme la sequenza. L'ho aiutato nel fare le transizioni da un pezzo all'altro perché so in quale chiave è ciascun pezzo, e come sovrapporre un accordo sull'altro per ottenere dei passaggi dolci, per esempio sovrapponendo un Do a un Fa, cose del genere. Quando sovrapponi due note ne ottieni una terza e il risultato talvolta è molto dolce. Quindi l'ultima nota di una canzone diventa l'inizio di quella successiva. (...) Lou ha fatto un bel lavoro nel mettere tutto insieme e nel mixare. Niko Bolas, dei Volume Dealers, ha fatto i mix insieme a noi. Lou faceva la sequenza e io le sovrapposizioni. Abbiamo lavorato e discusso insieme su tutto. Ed è così bello lavorare con qualcuno che ammiro così tanto come Lou Adler, un maestro nel suo lavoro. È stato un piacere stare con lui. Quando lui dice una cosa, lo ascolti, perché ciò che dice ha sempre senso. E penso che dall'album trapeli questo feeling. Così come penso che dalle mie performance trapeli quello che stavo vivendo sul palco. Stavo facendo qualcosa che non facevo da un po' e mi sentivo a mio agio. Non è stato come salire sul palco e fare le canzoni che la gente vuole sentire perché sono le hits. Decisamente no. L'ho fatto per me stesso. Potresti pensare che sia egoista ma ti posso dire che il mio egoismo è per la musica. Sono egoista nel senso che voglio che le canzoni significhino qualcosa. Non voglio suonare quello che altre persone mi dicono di suonare. Può capitare che le due cose coincidano, oppure no. Una canzone che abbiamo dimenticato di menzionare è al piano, viene da Sleeps With Angels. Mi sento un po' incompleto per non essermela ricordata...

Possiamo rifare l'intervista se vuoi.
Okay, ci riprovo. Take due. Via! [ridono]

Quindi, in sostanza, per via di come è stato assemblato con i passaggi da una canzone all'altra, è tutta un'unica piece, un'esperienza d'ascolto. Se faccio partire il disco ti sentirò suonare queste canzoni senza interruzioni.
Sì, e non c'è niente di nuovo in questo. Questo è ciò che facevano le radio FM. I DJ passavano da una canzone all'altra e lo facevano dal vivo. Avevano due o tre giradischi. Creavano la sequenza, regolavano il volume, conoscevano la velocità. È un processo creativo che abbiamo fatto tutti. La musica negli anni Sessanta era così. Ascoltavi la radio e c'erano cose del genere. Canzoni unite insieme, sentivi la fine di una e subito l'inizio dell'altra. Non ce ne frega niente che tu senta solo una certa canzone. Non è per questo che l'abbiamo fatto. L'abbiamo fatto così, quindi o lo ascolti così, o niente. Chissenefrega del resto.

Se lo ascolti su CD o in streaming... Ci sarà in streaming?
Certo. Così lo puoi sentire dappertutto. In effetti il mix è in Dolby Atmos e Apple Spatial Mix. Tutte le registrazioni sono digitali. Quindi l'abbiamo realizzato in digitale usando lo Spatial Mix, ma l'abbiamo fatto un po' diverso, quindi se lo ascolti nella versione stereo o binaural, che ha sempre due tracce come lo stereo, i suoni dietro di te, in background, sono un po' più cupi e pesanti, mentre quelli di fronte sono più squillanti. Quindi genera un proprio spazio, come stereo. Ma quando lo ascolti su uno di questi sistemi giganteschi, il Dolby Atmos e l'Apple Spatial, suona enorme. Ma dentro, è come sentire un mono. Anziché avere tutti gli strumenti che arrivano dall'esterno, li abbiamo mixati come se venissero dall'interno. Abbiamo fatto un mix mono, che è la modalità più vecchia, e ci siamo andati dentro. Così quando lo apri con questi equipaggiamenti fatti appositamente, lo ascolti come se fossi seduto al centro di un mix mono. Davvero pazzesco, amico.


Devo fare una telefonata a qualche amico che ha questa roba e vedere se riesco a trovare un modo per ascoltarlo in quella maniera.
È grandioso in quel modo, ma è grandioso anche nell'altro. (...) È solo un'esperienza di ascolto differente. Ti dà una prospettiva diversa sulla musica. 

Pensi che ci sarà un altro volume? Potrebbe essere il primo di una serie?
Non credo. Chissà, magari sì, ma non l'ho pensato in questo modo.

Oggi è l'8 dicembre, il giorno dell'uscita, e tu sei in giro per andare a fare un firmacopie. Sono piuttosto sicuro che sia la prima volta nella storia che Neil Young ne fa uno.
Già. E la prima volta sarà ad Atascadero, California, che è la capitale musicale degli Stati Uniti.

Lo farai proprio questo pomeriggio.
Sì, stiamo andando là. Hanno detto che ci sarà un food truck fuori dal negozio e che avrà un'enchillada "Heart of Gold" e altri cibi rinominati con le mie canzoni. [ride] Pazzesco. La gente si divertirà. Anche per questo io sono qui. È stato bello essere qui  con te. È tutto per la gente. A me piace stare con la gente.

Prima di lasciarti andare vorrei condividere il ricordo di quando ci siamo visti la prima volta, nel 2004. Quel giorno facemmo due interviste. Una per la radio intorno all'ora di pranzo e più tardi, nel pomeriggio, circa 3 ore dopo, facemmo una chiacchierata a bordo piscina per l'Indipendent Film Festival in qualche vecchio hotel stile art deco sullo Strip. Parlammo di Greendale e mi pare che all'inizio della conversazione tu fossi piuttosto sospettoso di me. Non eri sicuro di che tipo avevi davanti. Ma alla fine ci siamo divertiti. E non ti dico quanto mi abbia fatto piacere parlare di nuovo con te oggi. Congratulazioni per il tuo nuovo disco e speriamo di rivederci di persona presto. 
Lo apprezzo molto, Nick. Grazie a te. È stato fantastico. Vorrei avere una copia di quell'intervista a bordo piscina del 2004. Credo che fossimo al Sunset Marquee Hotel.

Sì, penso che fosse quello. Verificherò internamente chi ha quell'intervista.
Ci farebbe comodo per gli Archives. Alla gente piace andare sul mio sito e cercare queste cose. Abbiamo molte cose lì.

Trascrizione e traduzione: MPB, Rockinfreeworld




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