NEWS
.

L'ultimo eroe americano: l'intervista di Rolling Stone, 1979



Quando ero ragazzo i miei genitori stavano nella camera sopra la mia. Fortunatamente avevano il sonno pesante e la musica ad alto volume nel cuore della notte non sembrava scuoterli più di tanto, a meno che non fosse la chitarra acuta e la voce di Neil Young. In quelle occasioni mia madre scendeva, borbottava qualcosa dietro la porta e poi se ne stava lì con un'espressione che non prometteva nulla di buono.
"Dobbiamo sentire questo tipo ululare tutta la notte alla luna?" mi chiedeva. Una volta ho provato a spiegare loro cosa significasse essere un ammiratore di Neil Young: "Quanto è importante davvero cantare intonati ?... È incredibile senti re la stessa nota per trentotto volte in Down By The River" Questo era un vero artista, diverso da tutti gli altri, semplici intrattenitori. Lui non si sarebbe mai sognato di farsi vedere a un talk show.
La popolaritĆ  di Neil Young presto mi avrebbe dato ragione. Nel 1972 i miei genitori ascoltarono Heart Of Gold al supermercato, la trovavano anche intonata, e cambiarono idea. Il concerto di Neil Young a San Diego, la nostra cittĆ , fu un evento per tutta la famiglia. Mia sorella, i miei giovani cugini in visita dal Kentucky, io e i miei genitori andammo tutti insieme allo spettacolo.
Neil Young si presentò sul palco in orario camminando nervosamente verso il pubblico con una mano alzata: appariva stanco e distratto mentre, afferrata la chitarra, iniziò a cantare un brano acustico, uno dei primi mai scritti, Sugar Mountain. La folla si lanciò verso il palco e urlava perché voleva le cose elettriche, così Young chiamò il gruppo sul palco e invece di qualche chicca dei Buffalo Springfield o i classici di allora come Down By The River, iniziarono a suonare musica nuova provocando non poca tensione nella sala.
Poi, durante l'ultima canzone, la tensione parve spezzare Neil Young, tanto che iniziò a urlare: "Sveglia San Diego, in piedi San Diego !... " e pochi minuti dopo la sala si riempì di uno strano silenzio mentre si accendevano le luci. Uno dei miei cugini disse che "Si comportava come una scimmia ubriaca" e gli altri non si espressero; per qualche anno non parlammo più di Neil Young. Di recente mi sono ritrovato in quella vecchia stanza a battere questo articolo e ad ascoltare Neil Young e a un certo punto ho sentito bussare alla porta: "Be', un sopravvissuto", mi ha detto mia madre con una punta di sentimentalismo.
Il fatto che Neil Young non riesca a rapportarsi del tutto al suo ultimo album Comes A Time che sta riscuotendo un grande successo, è piuttosto tipico della sua carriera. Ha trentatré anni e ne ha trascorsi dodici in prima linea in uno degli ambienti più incerti, ogni volta sovvertendo tutte le attese. "È in mezzo a un luogo morbido" dice dell'album: "Doveva uscire un anno fa ma è stato bloccato per dei problemi di stampa. Lo sento alla radio, sembra bello ... Ma adesso sono da qualche altra parte e questo è il rock'n'roll".
Bloccato per un errore nell'approvazione del master da parte di Neil Young, l'album ĆØ stato ristampato dopo che Young, per riparare al proprio errore, si ĆØ ricomprato merce per circa 160.000 dollari a spese proprie: Comes A Time ĆØ un disco di Neil Young compiacente. Ma nel periodo di tempo che ĆØ passato dalla registrazione all'uscita, nella musica ĆØ cambiato qualcosa. Molte delle cose fatte dalla gente popolare negli anni '60 e '70 hanno iniziato a essere indifferenti per le giovani generazioni.
"Ho capito che c'era qualcosa quando siamo stati in Inghilterra un anno e mezzo fa" dice Young, seduto nella mezza luce del suo ranch nella California del Nord alla fine del tour Rust Never Sleeps. Parla con una certa urgenza: "I ragazzi si sono stufati delle rockstar e delle limousine e degli abusi che le star facevano della propria posizione. C'era della nuova musica che i ragazzi stavano ascoltando e appena ho sentito i miei contemporanei dire 'Oddio che roba è questa ... sarà finita nel giro di tre mesi' ho capito che era un segno inconfondibile e che se non fossero stati attenti avrebbero mangiato polvere. E quest'anno per molti è così: la gente non tornerà a rivedere per l'ennesima volta la stessa cosa. Deve cambiare, è il serpente che mangia se stesso, la musica punk, new wave, chiamala come ti pare è sempre rock'n'roll e per me è ancora la base di quello che sta accadendo".
Neil Young aveva smesso di fare tour e stava lavorando al suo secondo film, una commedia/musical/fantasia intitolata Human Highway nel quale fa la parte di un cantante folk di nome Neil Young. Poi arriva il suo amico Dean Stockwell (che fa la parte di Otto nel film, cioĆØ del manager) e gli racconta di un gruppo new wave, i Devo. Young ha capito subito che quello era il gruppo adatto a un episodio da incubo nel film e aveva pronta anche la canzone nuova che avrebbero dovuto suonare, scritta pensando ai Sex Pistols, Out Of The Blue ("Meglio bruciarsi / Che arrugginire").


I Devo sono stati invitati, dalla loro Akron in Ohio, per filmare la parte dell'incubo, davanti al pubblico del locale punk di San Francisco, il Mabuhay Gardens. I Devo hanno presentato Young come "Nonno Granola" e hanno eseguito la canzone dal vivo e in studio prima di tornare ad Akron. Ascoltando meglio il nastro, Young ha sentito due di loro che cantavano la frase Rust Never Sleeps ("la ruggine non dorme mai") e li ha chiamati chiedendogli: "Cos'è 'rust never sleeps'?". Si è saputo che due dei Devo lavoravano in pubblicità e avevano colto la frase durante la campagna pubblicitaria per l'antiruggine Rustoleum e avevano pensato che potesse andare per la canzone. Ma per Young questa frase si adattava a tutte la sua carriera e alla sua battaglia per non essere costretto a dover far durare le cose valide il più a lungo possibile. All'improvviso Young ha sentito di nuovo l'attrazione della strada, del rock'n'roll e così ha messo in piedi un tour di sei settimane con i Crazy Horse, dopodiché ha scritto la trama di uno spettacolo con i registi/produttori L.A. Johnson e Jeanne Field. A questo punto ha decollato sulla Ruggine Che Non Dorme Mai. "Sapevo che sarei dovuto uscir là fuori a suonare e sapevo anche che non mi potevo vedere là fuori a far le cose come le avevo sempre fatte. Essere lì con un microfono deve essere altrettanto nuovo di quando tutto è iniziato. Oggi l'industria musicale è così enorme che mi sento un nano. Voglio dire, faccio un disco che va bene e poi arriva gente come i Foreigner o i Boston e vendono dieci volte più di me e penso sia bello. Però continuo a sentirmi ancora così ... piccolo".
Quindi si è proceduto preparando una scena con degli enormi amplificatori e un enorme microfono costruito davanti agli occhi degli spettatori, il tutto a opera dei roadies di Neil Young. Ora loro erano Road-Eyes incappucciati (quando Young ha spiegato alla sua ciurma stralunata il concetto, li ha istruiti per "dirsi addio per qualche ora e poi giurare con fervore e devozione", che lui stesso avrebbe fatto la parte di un fanciullo preso da un sogno sul rock'n'roll). Dopo aver iniziato lo spettacolo con Sugar Mountain, si è agilmente mosso tra cose vecchie e nuove, per finire con una parte rumorosissima a fianco dei Crazy Horse. "Volevo che la gente se ne andasse dicendo che lo spettacolo di Neil Young era la cosa più fottutamente casinista che avevano mai sentito", e così è diventato un tour de force heavy metal e nel bel mezzo di tutto questo Comes A Time, l'album più sommesso di Young dai tempi di Harvest che sia apparso sul mercato.
"Vedi, io rifaccio la stessa cosa, sempre. Ma ogni volta è l'aspetto che cambia drasticamente. Questo tour sembra aver colto qualcosa, è una retrospettiva ma guarda a oggi. Credo di aver fatto breccia in un'arena nuova, la gente adesso non si sorprenderà se aggiungo attori al programma e mi allontano dalla musica, per poi tornarci dentro dal punto più distante. Per me il rock'n'roll diventa più visibile". Poi ha un'idea: "Sono fortunato, perché facendo quel che ho sempre voluto, in qualche modo riesco a far sì che la gente abbia quello che non vuole sentire, però poi torna a vedere. Ma non sono ancora riuscito a capirlo bene del tutto".


Dalla primavera del 1975 sembra che sul declino architettato ad arte da Young sia tornata a splendere la luce del giorno. Recuperata la vecchia Les Paul usata per Everybody Knows This Is Nowhere, Billy Talbot lo chiamò per dirgli che aveva finalmente trovato un chitarrista all'altezza di Danny Whitten. Fu così che Young ascoltò per la prima volta Frank Sampedro: restarono insieme una settimana e Neil scrisse del materiale per Zuma. Young dice che "Zuma era l'allontanamento dal buio: i miei dischi più belli sono quelli con i Crazy Horse, sono i più fluidi. Zuma era un grande disco elettrico che veniva da un luogo dove il pop lascia il rock'n'roll". Finito il disco Neil Young e i Crazy Horse suonarono in tutto il mondo tranne che in America. Talbot parlava di "Periodo idilliaco, Neil scintillava. Eravamo di nuovo un gruppo e sentii che suonavamo come nessun altro. Mi ricordo a Rotterdam, quando vidi Paul McCartney alla fine del concerto: avevamo appena finito il set e stavamo correndo in questa galleria del vento e McCartney era lì fermo, in piedi e annuisce, ammicca, come si fa tra musicisti. Continuavo a pensare ... noi quattro. Loro quattro. Ehi, questo è un gruppo o che cosa? Non credo che dopo quel tour abbiamo rimesso i piedi per terra. Ho un nastro registrato in Giappone, al suo confronto Zuma suona come un gruppo di amici che dormono sulla sedia a dondolo fumandosi la pipa. Quando mi sento giù ascolto la cassetta del Giappone".
Sampedro scuote la testa annuendo: "In certi spettacoli Neil impazzisce con la chitarra, ma impazzisce veramente". In America, durante una pausa del tour, Young trovò il tempo di iniziare un discusso album con Stills a Miami. Finito il progetto (Long May You Run), Young portò Stills e il gruppo in tour, anche se originariamente la cosa era stata pensata per i Crazy Horse. Elliot Roberts racconta che fu "Stephen a chiedere a Neil di fare così. Neil ha detto di sì, lui adora Stephen sono amicissimi ... Prova a pensarci, tra dieci anni saresti contento di vedere qualcuno con il quale hai lavorato tanto a lungo?". Tuttavia dopo aver trovato un'accoglienza così così, con un problema alla gola Neil lasciò il tutto ad Atlanta con un telegramma che diceva: "Caro Stephen, è buffo come certe cose inizino spontaneamente e finiscano allo stesso modo. Mangia una pesca. Neil".
Neil Young praticamente scrive sempre e quindi può ripercorrere la propria vita e trovarne testimonianza nelle proprie canzoni, alcune più critiche di altre. "Il mio processo compositivo non è mai cambiato, non provo mai a scrivere, quando viene il momento sento una campanella e allora me ne vado ... Ma non provo. Certe volte possono anche passare tre mesi ... ", al che sottolineo che certi artisti hanno sofferto di blocchi durati anche degli anni: "Be', se succederà anche a me inizierò a fare giardinaggio". Un pomeriggio, durante un tour di vari anni fa, Young era seduto nella camera d'albergo del suo manager. Il telefono suonava in continuazione, i ragazzi dell'entourage andavano avanti e indietro ... e in tutto quel casino Neil se ne stava seduto con il figlio Zeke sul letto a guardare il notiziario. La trasmissione fu interrotta da un'edizione straordinaria. Pat Nixon aveva avuto un attacco, diceva il commento sulle immagine che ritraevano Richard Nixon triste e depresso. Dopo un po' Young si alzò e scomparve nel suo bus parcheggiato fuori. Più tardi, sul palco, Young suonò la canzone che aveva scritto:
"Gli ospedali lo han fatto piangere
Ma negli occhi ha sempre una strada
Anche se la sua spiaggia ĆØ troppo affollata per passeggiare.
Le strade si distendono come vene benefiche
E i cavalli selvaggi stroncano le reni
Nel punto dove anche Richard Nixon ha un'anima".
All'inizio la canzone si intitolava Requiem For A President, poi Young la ribattezzo Campaigner e la incluse nel triplo retrospettivo Decade. "Immagino di aver provato dispiacere per Nixon quella sera", disse l'anno dopo viaggiando sul pullman, mentre 300.000 copie di Decade erano ormai pronte a uscire la settimana seguente. "Quell'album fu un'occasione per usare del materiale inedito. Spero sia un greatest-hits che vale più di un disco. Dovrebbe diventare senza tempo".
Mi chiesi quando considerava chiuso il suo primo decennio: "Diamine, non sono neanche sicuro che sia finita". Rimase in silenzio per un po' e io tornai al mio posto a guardare la televisione. Poco dopo Young mi venne vicino e iniziò a fissare con interesse la televisione. "Ascoltami" disse, fissando lo schermo. "Cosa ne pensi se tengo Decade fermo un anno e poi faccio uscire un disco nuovo. La roba nuova è davvero così bella e ho questa canzone, Hurricane che semplicemente veleggia, credo mi sentirei meglio se facessi uscire qualcosa di nuovo. Non è ancora il momento di guardarmi alle spalle". Lo guardai, ovvio che aveva già deciso e infatti dopo qualche minuto andò davanti per fare una chiamata con il radiotelefono: "Elliot? Ecco un altro disco ... ".
Nel giro di due giorni il presidente della Warner Bros. Mo Ostin e il vice presidente esecutivo, Ed Rosenblatt, erano venuti a incontrare Young dove suonava per discutere del ritardo d'uscita di Decade. Neil fece sentir loro quasi tutto un album giĆ  registrato, intitolato American Stars ‘n’ Bars ("PerchĆ© un lato parla degli eroi popolari americani e l'altro parla del perdersi nei bar"). Onorarono i suoi desideri di posticipare l'uscita di Decade all'anno seguente per pubblicare il nuovo disco. Quattro mesi dopo l'uscita di American Stars ‘n’ Bars la vena prolifica di Young aveva giĆ  fatto cambiare la natura del disco, che ora includeva un lato di musica nuova "scritta velocemente e con lo spirito country", suonata con Crazy Horse e Nicolette Larson, Linda Ronstad e i Saddlebags. Molte delle canzoni ancora inedite di quel disco, come Powderfinger, Captain Kennedy e Sedan Delivery furono mandate ai Lynyrd Skynyrd perchĆ© magari le usassero nel loro disco Street Survivors. Nessuna delle canzone andava bene, però il cantante Ronnie Van Zant aveva giĆ  pensato di utilizzare Powderfinger per un progetto futuro, prima del fatale incidente aereo che lo uccise. Van Zant e Young si erano lanciati messaggi di reciproca ammirazione, ma Neil non riuscƬ mai a dire a colui che scrisse "Spero Neil Young si ricordi / l'Uomo del Sud non ha alcun bisogno di lui qui in giro" che Sweet Home Alabama era una delle sue canzoni preferite. Young dice: "Suonerei Sweet Home Alabama in qualsiasi momento piuttosto che Southern Man. Quando la sentii mi piacque molto il loro modo di suonare la chitarra; poi sentii che c'era il mio nome e mi dissi, 'ehi, questa sƬ che ĆØ grande' ... ".


Nell'estate del 1977, nei circoli musicali della California serpeggiò la voce che Young suonava nei bar di Santa Cruz: la cosa fu trascurata, le solite chiacchiere, si disse, ma una sera arrivati all'entrata di un piccolo bar, il Catalyst, fu facile vedere la ressa accalcata per entrare. La locandina diceva soltanto: The Ducks. Dopo un po' arrivarono quattro musicisti: alla chitarra solista c'era Young, con il suo cappello da pittore calato sugli occhi. I Ducks aprirono con una velenosa versione di Mr Soul e suonarono rock'n'roll per un'ora. Le canzoni celebravano camion, ragazze e bar. I Ducks divennero un'istituzione segreta del luogo: per un dollaro, entravi e vedevi Neil Young che incendiava la chitarra con le dita e poi veniva a bere qualcosa con te al bar. Nonostante le intenzioni di mantenere un basso profilo, molto presto iniziarono a esserci delle folle ai concerti dei Ducks. Qualche casa discografica mandò anche dei talent scout.
Un anno dopo Young ĆØ nell'ufficio di Elliot Roberts, si sta grattando la barba di due giorni, cresciuta dopo la fine del tour "Rust Never Sleeps". Il tour era finito a L.A .: la notte prima un furioso incendio aveva colpito la zona di Zuma Beach inghiottendo la casa di Young: era rimasto soltanto il camino in pietra. "Una bellissima casa rasa al suolo dal fuoco" dice Young. "Certe volte la gente non capisce una cosa, cioĆØ come io riesca ad arrivare e andarmene dalle cose tanto velocemente, come io possa essere in un posto e poi quando ĆØ finita, per me, davvero ĆØ finita. Per altra gente ĆØ solo un nuovo inizio. So che ĆØ difficile accettarlo, immagino cosa dev'essere: ma so che non mi piace restare in un posto troppo a lungo. Mi muovo, faccio cose diverse ... Soltanto cose differenti".
Mi chiedo allora quanto è difficile decidere che impulsi seguire: "Seguo solo quelli che mi vengono e se mi fanno divertire ... so che sono buoni impulsi. Fondamentalmente me la sono proprio spassata sinora, anche se le mie canzoni hanno espresso molto del lato più triste. Mi piace che ci sia più humour nel rock'n'roll di oggi, sono così in tanti a prendermi sul serio e non sanno come prendermi se io non mi prendo più tanto sul serio. Credo che molta gente degli anni '60 e '70 non sia più così divertente".
Per molti dei suoi ammiratori Young ĆØ ancora l'antitesi dell'umorismo anzi ĆØ un caso di solitudine, un oggetto sconosciuto ... "Scoppiato, strambo. Credo di avere un'immagine molto salutare. Mi dĆ  la possibilitĆ  di prendere tutti in contropiede". Elliot Roberts dice di aver dovuto chiamare Neil due volte dandogli la notizia che era morto: "Una volta ĆØ stato suo padre a chiamarmi dicendomi che aveva letto che Neil era morto. Un'altra la Warner Bros. e mi chiese se c'era del vero nella notizie che Neil era morto a Parigi. In entrambi i casi si parlava di droga".
Una delle storie preferite di Young è che sta risparmiandosi il materiale migliore per quando avrà da mettere insieme il disco Bus Crash ("Incidente in Pullman"). Quei pochi che hanno sentito alcune cose degli archivi di Young, come le canzoni che non erano adatte al corso dei suoi album, opere complete inedite, nastri dei Buffalo Springfield, sono d'accordo nel dire che alcune delle performances più belle sono incluse in questi nastri.
"Quei nastri sono ancora lì e hanno un ordine. Però sono vecchie canzoni, sono deprimenti, davvero: per me è come storia antica. Non voglio avere a che fare con quel genere di cose se escono sul mercato" dice Young e io mi chiedo e gli chiedo: "Finché non ci sarai più?". "Esattamente. Allora saranno lì. Credo che ogni artista pensi al futuro in questa maniera. Ho messo le cose in un certo ordine, in modo che se mi succede qualcosa sarebbe molto evidente come comportarsi".
Alcuni giorni dopo il fotografo Joel Bernstein è con me per incontrare Young e l'ultima moglie Pegi nella casa di Elliot Robert nelle campagne della California del Nord. La porta si apre e un Neil Young piuttosto alterato, d'aspetto selvaggio si fa avanti: "Hai letto" sibila "l'articolo del Time su di me e Bob Dylan. Vorrei fare un commento". L'autore dell'articolo aveva paragonato gli spettacoli di Dylan e Young al Madison Square Garden. Veniva fuori che Dylan era ormai caduto tra i guanciali della mezza età mentre Young "è stato con i piedi per terra più di Dylan e si è intrufolato nel pantheon del rock'n'roll come un consumato viaggiatore".
"Fammi vedere questo pantheon" dice Young, camminando nella cucina del vicino, insultato dall'idea di dover essere paragonato al suo mentore: "Non voglio dover leggere queste cazzate sul Time. Questo è giornalismo irresponsabile e qualcuno, da qualche parte finirà per crederci. Io non ho visto Dylan, ma pensare che tutto quello che ci ha dato, tutto quello che ha significato per noi ... Non puoi cancellare tutto ciò in una sera ... Non so come reagire. Non credo di voler commentare questa cosa".
Durante la serata si parla di altre cose, ma l'articolo del Time sembra proprio perseguitare Young. Per lui significa un'altra ondata di popolaritĆ , quel genere di popolaritĆ  che giĆ  in passato gli aveva fatto perdere ogni controllo. Gli ricordo una cosa che lui aveva detto a Peter Frampton, dopo averlo conosciuto a New York mentre il chitarrista inglese stava passando il suo periodo di incertezza critica. Si scrive della mistica delle cose, non della musica.
"Be'" dice Young fissando stranamente il registratore che scorre a pochi metri da lui "Non appena inizi a parlare di misticismo non sei più mistico". Allora ho capito cosa sarebbe successo.
Pochi giorni dopo Young avrebbe telefonato chiedendo che questo articolo non uscisse. Era già successo con l'intervista a Rolling Stone del 1975, ma ero fuori città per scrivere l'articolo e non avevo ricevuto quei messaggi nervosi. Era accaduto dopo il tour Young/Stills, quando Young chiamò per dire che "aveva pensato molto al fatto che forse era meglio non fare uscire un articolo" ed era successo dopo il tour del 1976 quando "non era il momento giusto". È difficile discutere con un uomo che è stato così aiutato dalle proprie emozioni.
"Ho un lavoro da fare", aveva detto Young al ranch. "Gli anni ottanta sono qui, devo tirar giù tutto quello che mi è accaduto, qualsiasi cosa sia, e costruire qualcosa di nuovo. Certe cose le puoi avere per un po' prima di non poterle più avere. Diventi uno dei vecchi tempi ... Cosa che potrei anche essere ... Non lo so. Dopo tutto alla Reprise Records siamo rimasti solo io e Frank Sinatra".


Cameron Crowe, Rolling Stone, febbraio 1979
traduzione Davide Sapienza da "Neil Young", Arcana, 1992

Commenti

Post popolari

Neil Young from Worst to Best: la classifica di Stereogum

Talkin' To The Trees: la recensione di Mojo

NYA Concert Timeline, tutti i concerti del 2023 e 2024 con voto e commento

La prima stesura di After The Gold Rush

Neil Young: Oceanside/Countryside (Reprise Records, 2025)