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Live At The Cellar Door - Recensioni internazionali


[...] Non per essere ingrati di questo Volume 2.5: Live at Cellar Door, ma non si annuncia come la più allettante tra le uscite della sua retrospettiva in corso d'opera. E' un'altra digressione allo scopo di allungare l'attesa del Volume 2 degli Archives (che nell'ipotesi più ottimistica includerà tutti gli album inediti di metà anni'70)? Perché un altro set acustico dell'era di After The Gold Rush/Harvest - registrato a Washington DC solo due mesi prima di Live at Massey Hall - invece, per esempio, di Toast, l'album mai pubblicato dei Crazy Horse annunciato pochi anni fa?
Le ragioni di Young per l'uscita di Live at Cellar Door sono come sempre oblique (speculerò su questo più avanti). Ma è palese che il set di 13 canzoni, collage da sei show che si svolsero tra novembre e dicembre 1970, è una rinomata aggiunta al catalogo younghiano. Le versioni in solitario di "Down By The River", "Don't Let It Bring You Down", "Bad Fog Of Loneliness" e altre sono belle proprio come ci si aspetta, ma il vero tesoro, qui, sta nel fatto che 6 tracce sono delle piece al pianoforte: "After The Gold Rush", "Expecting To Fly", "Birds", "See The Sky About To Rain", "Cinnamon Girl" e "Flying On The Ground Is Wrong".
"Ho imparato a suonare il piano in modo serio da circa un anno," dice prima di "Flying", "e ho messo nel mio contratto che avrei suonato solo su un pianoforte a coda Steinway, giusto per dare un tocco di eccentricità". Mentre parla Young cazzeggia con gli accordi al piano in un'agitazione apparentemente priva di scopo, se non che quando inizia a parlare di sballarsi, si rivela essere un po' disorientato dal trovarsi in teatro.
Bruscamente le dissonanze si interrompono e parte una splendida versione di "Flying On The Ground Is Wrong", che mantiene intatta tutta la sua elegia. Uno dei maggiori piaceri di Live at Cellar Door è il modo in cui mostra quanto le canzoni di Young siano malleabili. "Cinnamon Girl", per esempio, è soltanto lievemente "scalfita" dal pianoforte che esegue quello scattante riff trasformandolo in una nevicata di note dal sapore quasi barocco. Fateci attenzione, specialmente in un poderoso momento quando Young canta "Loves to dance/Loves to..." e si lascia sormontare dall'esecuzione che dalla dolcezza passa a un'improvvisa intensità blues. "E' la prima volta in assoluto che la faccio al piano", dice alla fine, e non sono sicuro che l'abbia fatta mai di nuovo.
Il meglio in assoluto è "Expecting To Fly". Il take che c'è in Sugar Mountain - Live at Canterbury House 1968 mostra come tutti gli abbellimenti da studio possono essere magistralmente riconfigurati in un contesto solista. Questa versione al piano, però, è ancora meglio: le note risonanti e bellissime si giustappongono in modo candido ma non ingenuo alla fragilità della voce. Possiamo sentire anche un'anticipazione di quello che sarebbe venuto dopo, nel 1971, perché "Expecting To Fly" si evolve in accenni di "A Man Needs A Maid". Young ha sempre lavorato sul passato per trovare strade da percorrere nel futuro.
Quindi, è per tutto ciò che dobbiamo accettare l'arrivo di Live at Cellar Door a questo punto della carriera di Young? I concerti alla Carnegie Hall in gennaio, probabilmente da solo, saranno incentrati su esecuzioni al piano piuttosto che alla chitarra? Ora che i Crazy Horse sono nuovamente parcheggiati e le altre opzioni "band" sono limitate per via della scomparsa di Ben Keith, la prossima mossa di Young sarà un album solista al pianoforte? O è solo un altro bizzarro "depistaggio" in una carriera piena di capricciose svolte? [...]  


Si tratta dei concerti che Neil Young fece alla Cellar Door di Washington DC alla fine del 1970, due mesi prima di quelli alla Massey Hall che già sono usciti due volte nel progetto Archivi. Sette canzoni sono comuni a entrambi i set, e solo 3 delle 13 canzoni alla Cellar Door sono qualcosa di mai sentito in simili versioni dello stesso, breve periodo. Se si aggiunge l'inspiegabile decisione di eliminare quasi tutto lo scambio di battute tra Neil e il pubblico - un'allegria caratteritica del live acustico - e viene da chiedersi perché dovremmo comprarlo. Tranne per una ragione: la quiete e l'intimità di ciascun esecuzione sono ammalianti. C'è un momento in "Cinnamon Girl" - suonata al pianoforte - dove la voce di Young scivola in una risatina. Al piano anche "Expecting To Fly", la voce tremolante sopra accordi granitici. In "Flying On The Ground Is Wrong", in chiusura, Neil improvvisa una giocoso introduzione al piano che si contrappone splendidamente alla tenera cura del resto del pezzo. Non bisogna essere fanatici di Young per apprezzare queste qualità.
The Guardian


[...] Sperando di scrollarsi di dosso le ragnatele dopo 5 mesi di pausa, Young fece alcune date di riscaldamento al Cellar Door, intimo music club di Washington DC. Live at Cellar Door, il nuovo capitolo della Archives Performance Series, cattura sei di questi set acustici. E' incentrato soprattutto su After The Gold Rush, ma contiene anche l'esordio in pubblico di "Old Man" e "See The Sky About To Rain", appena scritte dal prolifico cantautore. Ci sono brani dai Buffalo Springfield, da Everybody Knows This Is Nowhere, da Harvest e da On The Beach: Young dimostra di avere già un repertorio vasto e toccante, oltre a sfoderare tutta la sua voce e il suo stile chitarristico.
A cominciare dalle prime tre tracce che provengono da After The Gold Rush, la voce penetrante di Young e i suoi testi sconnessi sono, sin da subito, convincenti. L'introspettiva "Tell Me Why" vede il cantautore in difficoltà su quesiti irrisolvibili, cantati con un doloroso timbro elegiaco ("Is it hard..."). Il tono solitario di "Only Love Can Break Your Heart" rende manifesta la sua solitudine. Spettrale e onirica, "After The Gold Rush" scambia il flicorno di Bill Peterson per un triste pianoforte Steinway che fa presagire giorni poco luminosi. Da uno stato di rifiuto, Young convoglia la sua coscenza ecologista in una voce acutissima che dice: "Guarda Madre Natura in fuga..."
Nonostante suoni tutte le canzoni da solo, Young non sbaglia una battuta. Senza il banjo a sei corde di James Taylor, la pedal steel di Ben Keith, le armonie di Linda Ronstadt, "Old Man" è persino più densa e contemplativa. Young esegue la canzone per la prima volta in assoluto, spiega il desiderio fondamentale dell'uomo verso l'amore e l'affetto - e le crisi che conseguono quando non li ha. Anche senza la chitarra elettrica di Nils Lofgren, "Don't Let It Bring You Down" è affascinante ("Dead man lying..."). Il rimedio del cantautore per l'urgente bisogno di riprendersi da castelli in fiamme e sirene urlanti, è l'amicizia: "Just find...". E, in "Cinnamon Girl" (senza Crazy Horse) a Young bastano pianoforte e versi surrealisti per raggiungere lo stesso evocativo sentimento.
Rimaneggiando alcune vecchie canzoni dei Buffalo Springfield, Young dà un assaggio di tutti e tre gli album di quella band che ha avuto una brevissima vita. Diversamente dalla dolce e sinfonica "Expecting To Fly" che appare su Buffalo Springfield Again, la versione live di Young è secca e grossolana. Dopo un paio di minuti di battute col pubblico ("Ho voluto inserire nel mio contratto una clausola per suonare solo un pianoforte Steinway a coda, giusto per dare un tocco di eccentricità"), Young chiude il cerchio con una superba esecuzione di "Flying On The Ground Is Wrong", dall'album di esordio Buffalo Springfield del 1966.
Live at Cellar Door rivela un cantante-cantautore mentre definisce se stesso come artista individuale, anziché membro di una band. Senza armonie vocali e chitarre elettriche, le canzoni disadorne e allo stato grezzo sono indifese e scrupolosamente coscienziose. La qualità del sound è impeccabile su ogni singola traccia, e la voce di Young non è mai stata così emotivamente carica. Viene da pensare che le disastrose sessions hawaiiane di CSNY hanno avuto un risvolto positivo.
Consequenceofsound.net
traduzione di Matteo 'Painter' Barbieri

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