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The Oral History: Journey Through The Past, 1972


Neil Young: E’ una sorta di film-collage. [2]
Non posso dire quale sia il tema. Parla da solo. [1]
Cominciai a interessarmi sul serio all'idea di fare un film nel periodo in cui stavo registrando Harvest. Stavo cercando un altro sfogo e i film avevano molto da offrire, specialmente se combinati con la musica. Per me era una logica estensione del mio lavoro. Journey Through The Past, il mio primo film con Larry Johnson e David Myers, fu un esperimento pazzo furioso e senza paura. […] Confezionammo una pièce metà documentario e metà fiction e la completammo nel 1972. Fu una grande esperienza e segnò la nascita della Shakey Pictures. Il mio cineasta preferito era Jean-Luc Godard. Adoravo i lunghissimi piani sequenza che si dipanavano raccontando una storia. […] Feci il montaggio su un banco KEM Universal, una macchina elettromeccanica per il montaggio dove si potevano far scorrere tre bobine contemporaneamente. Imparavo mentre procedevo. Era tutto nuovo e molto affascinante. Fu un'esperienza incredibile, un modo coinvolgente per montare un film. […] Il montaggio fu iniziato a casa mia; poi, quando fu completato lo studio al ranch, ci trasferimmo lì. È impossibile spiegare cosa è o cosa significa quel film, Journey Through The Past: dovete vederlo per capire. […] Iniziammo andando a sud, dove furono girate alcune scene nelle due Carolina, e poi a Nashville. Avevo pubblicato “Southern Man” e volevo usare delle riprese aeree con alcune improvvisazioni strumentali di chitarra. Avevamo una bella versione fatta con CSNY su pellicola e volevo arricchirla. A Nashville cominciammo a girare, filmavamo scene documentaristiche. Una fu realizzata da uno sfasciacarrozze e un'altra al varo di una nave. Andava bene qualsiasi cosa. Riprendemmo anche una mia intervista con il deejay di una radio. […] Poi tornammo in California, dove riprendemmo una vecchia auto che attraversava le foreste di sequoie e la seguimmo fino a una vecchia stazione di servizio. All'interno della stazione improvvisammo un casting di personaggi e girammo una scena. Nonostante le scene fossero tutte correlate, non c'era un filo conduttore evidente, logico. […] La prima proiezione pubblica si tenne […] in California. La Shakey Pictures ha un seguito di appassionati assai particolare. Finita la prima, la gente mi urlava contro. Una madre, che aveva accompagnato il figlio alla proiezione, si offese molto. […] Si può senza ombra di dubbio dire che Journey Through The Past fosse avanti per i suoi tempi. Naturalmente pagai tutto di tasca mia. Non c'era nessuno disposto a dare una possibilità a un hippie con una serie di idee e qualche amico con la cinepresa, nemmeno se questi erano dei veterani come David Myers e Larry Johnson. Il film fu fatto davvero con poco. [4]

Young: Comprai questa Beaulieu Super-8 e lavoravo con essa, sempre. Andai alle Hawaii e filmai un po’ di cose in uno zoo. […] Più tardi filmai uno spot pubblicitario. Hyatt Hotel. […] Ero assunto come Bernard Shakey, cameraman. […] La Super-8 mi faceva impazzire. Ne ero malato, drogato. E’ stato come mangiare del veleno e stare male, lo prenderesti di nuovo? Dopo di quello ogni volta che pensavo a filmare stavo male. Era la fine. Non volevo più avere a che fare con videocamere. [1]

Talvolta è la gente che si sente male quando vede i tuoi film.
Young:
Ha ha ha. E’ vero. [1]   

Perché hai fatto un film?
Young:
Era qualcosa che volevo fare. La musica, che è sempre stata e sempre sarà al primo posto, a quel punto sembrava indicare a quello. Volevo esprimere visivamente quello che cantavo. [3]

Un critico scrisse che il tema del film era che “la vita è senza scopo”.
Young:
Magari è quello che il tizio ne ha tratto. Ho solo creato una sensazione. E’ difficile dire cosa il film significa. Penso sia un buon film per essere il primo. Lo vedo davvero buono. Non credo che volevo arrivare a dire che la vita non ha scopo. Getterebbe merda sulle persone, oltretutto. Non è stato fatto per divertire. Ammetto, l’ho fatto per me stesso. Comunque sia, è così che mi sentivo. L’ho fatto per me. Non ho mai avuto davvero una sceneggiatura. [3]

Molte persone pensano che Journey Through The Past sia una stronzata autoindulgente che non ha alcun senso. Ti secca questo?
Young:
Non feci il film per insegnare qualcosa a qualcuno o per predicare in alcun modo. L’ho fatto per esprimere me stesso. In questo senso fu abbastanza egoistico. Ma avevo questo sogno. Avevo l’immagine di queste cose messe insieme e non potevo proprio fermarmi dal farlo. E’ piuttosto oscuro. Non l’ho visto per anni e anni. Dev’esserci della roba davvero buffa – debuttanti ubriachi che cantano “Let Me Call You Sweetheart” mentre lucertole camminano sopra un piccolo castello con una sedia elettrica, e tutta questa robaccia modellata… Che film svitato. Vedi, nessuno mi intimidiva. Nessuno mi poteva fermare a quel punto. Ora probabilmente non farei un film del genere. Per farlo mi dovevo davvero aprire, confessare. […] Pensavo che ciò che stava accadendo alla mia vita fosse inarrestabile. Doveva essere documentato – heh heh – e così ho tirato fuori quel film. [1]

Le cattive recensioni ti hanno sorpreso?
Young:
No, naturalmente. La comunità cinematografica non mi voleva vedere da loro. Cosa volevano loro da Journey Through The Past? [ride] Non ha plot. Non ha un punto. Non ha star. Non lo volevano vedere. Ma la prossima volta, amico, ci arriveremo. La prossima volta. Ho tutto l’equipaggiamento, le idee e le motivazioni per farne un altro. Mi sono creato il nome di Bernard Shakey da mettere dietro la cinepresa. […]
C’è stata una serie di sfortunati eventi a proposito di Journey Through The Past. La compagnia discografica mi disse che mi avrebbero finanziato il film solo se gli davo la colonna sonora. Me l’hanno stappata e l’hanno pubblicata. Poi mi hanno detto che non volevano far uscire il film perché non era… be’, volevano unirlo a un gruppo di altri film. Io ho preteso di farlo uscire subito e da solo. Quindi hanno cominciato a insultare il film perché pensavano fosse assurdo. Ma a me avevano strappato l’album. […] Ma comunque è andato tutto a posto. Abbiamo trovato un altro distributore. Ha pagato da sé. Anche se è stato bandito in Inghilterra, sai. Hanno pensato che fosse immorale. Non hanno preso bene le invettive e i riferimenti a Cristo. [3]

Hai dei problemi con le religioni organizzate?
Young:
Ha ha ha. Sì, li ho. [1]

Ovvero?
Young: Be’, sai, c’è il bello e il brutto come per tutte le altre cose. La questione della religione è che si nutre delle debolezze della gente. Se hai un tale potere e lo usi nel modo sbagliato… è davvero brutto. E quella canzone, “Soldier”, fu scritta per rappresentare l’inconscio del tizio laureato, il suo processo decisionale riguardo cosa fare della sua vita o quale persona diventare. Quella era la decisione – se abbracciare la droga, la religione o l’esercito. [1]

[…] Qual è il tuo concetto di Dio, se ne hai uno?
Young:
Non è un ragazzo vestito di panni bianchi. […] Qui è dove la Bibbia perde la sua credibilità. […] Dio è la fede che esista un potere più alto. Non comprensibile. […] Una organizzazione religiosa responsabile si estende all’interno della congregazione e aiuta le persone. Usa i soldi e li restituisce. Quelli che ne sono coinvolti per i soldi, fanno in un altro modo, ne traggono vantaggio. Da qui puoi trarre i maggiori dubbi sulla funzionalità dell’intero sistema. [1]

Credi nel karma?
Young:
E’ molto più facile credere al karma che al paradiso e all’inferno. […] Ha più senso. Accade. Mentre le storielle su paradiso e inferno sono solo metafore per dire che vai su o giù. […] Un sistema per misurare se sei una brava o cattiva persona. Ti danno una coscienza, la invitano a essere responsabile. Definire fede e coscienza è davvero difficile. Per questo la gente scrive delle storie per spiegare cosa sono. La Bibbia è una di queste. Nessuna di esse è perfetta. [1]

Fonti:
[1] Jimmy McDonough, “Shakey - A Neil Young Biography”
[2] Kgsr Radio Interview 2000
[3] Rolling Stones 1975
[4] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”

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