The Oral History: On The Beach, 1974
Neil Young: Un disco cupo, oscuro, difficile da capire. Ho scritto e registrato l’album mentre mi stavo separando da Carrie [silenzio]… Mi piace molto la copertina di quel disco. [5]
Tonight's The Night e On The Beach furono dischi piuttosto liberi. Ero un po' giù a quel tempo, ma ho fatto solo quello che volevo fare. Penso che se ciascuno guarda indietro nella propria vita vedrà che è passato attraverso un periodo simile. Ci sono periodi di depressione, periodi di euforia, ottimismo e scetticismo, tutto quanto... semplicemente si ripete a onde. Vai alla spiaggia e vedi la stessa cosa, immagini ogni onda come un insieme di emozioni che arrivano. Continuano ad arrivare. Tanto più le ignori tanto più ci sono. Se cominci a chiudere te stesso e ti impedisci di vivere attraverso le cose che ti passano dentro, ecco credo che lì è dove si cominci a invecchiare velocemente. [3]
On The Beach non è male ma quando lo riascolto mi dico che non avrei dovuto pubblicare tutte le canzoni che ci sono sull'album, quindi ho qualche dubbio su questo ma spiega un periodo della mia vita in cui ho fatto degli errori. [2]
David Briggs: Il secondo giorno delle sessions mi ammalai come non mi ero mai ammalato in vita mia, la febbre altissima – loro andarono avanti a registrare. Neil era caldo quindi mi mise da parte. Mi incazzai a tal punto che, dopo, per un po' non volli aver più niente a che fare con lui. [1]
Ben Keith: Quando iniziammo a fumare, c'era un odore infernale. Lo studio puzzava come se fosse una fattoria di marijuana. [1]
Rusty Kershaw: Dissi, […] “dovete trasformare questo posto come se fosse la stanza in cui vivete. Ci dobbiamo sedere vicini. Come se fossimo a casa”. […] Neil mi disse, più avanti, “come diavolo fai a sapere cosa suonare la prima volta che io suono un pezzo? Non sai cosa io sto per fare”. Io dissi, “Neil, tu crei un grandissimo feeling e se io mi siedo accanto a te, sento quello che senti tu prima ancora che lo suoni. So dove stai andando”.
[…] Non lavoravamo tutti i giorni, ma soltanto quando eravamo davvero ispirati. [1]
Willie Hinds: Era un disco di Kershaw, più che di Neil. È una cosa buffa pensando a Young, ma c'era gente che aveva influenza su di lui, come Danny Whitten o Kershaw. [1]
Carrie Snodgress: Neil era come Jekyll e Hide, di notte – ridevamo, fumavamo, e poi tutto d'un tratto... silenzio. Inquieto e ansioso. Se non poteva mangiare prima del buio, non mangiava. Era impenetrabile a volte. Io parlavo e facevo domande, e lui non sentiva. La musica era cambiata – quello che suonava durante il giorno e come suonava durante la notte. La musica notturna era sempre molto oscura, molto profonda. […] Fu un periodo triste. [1]
Fu divertente On The Beach?
Young: Non direi che “divertente” è la parola giusta. È un disco piuttosto oscuro. Non tanto quanto Tonight's The Night, ma ha una certa atmosfera. […] Un buon album. Un lato in particolare, quello con “Ambulance Blues”, “Motion Picture” e “On The Beach”. […] Mi divertii con la copertina, la feci tutta io, fino al giornale. Tutta quanta. Ecco cosa mi piace della Warner – loro ingaggiano un artista e lo lasciano essere artista. Questo è il patto. Una buona casa. [1]
Young: Una delle mie copertine preferite è quella di On The Beach […]. L'idea per la copertina fu un filmine a ciel sereno. Gary [Burden] e io andammo in giro a cercare i pezzi da mettere insieme. Andammo a un deposito rottami di Santa Ana per recuperare la deriva di coda e il parafango di una Cadillac del 1959 con tanto di luci posteriori […]; poi andammo da un fornitore di arredi da esterno, dove prendemmo l'ombrellone e il tavolino. In un pessimo negozio di abbigliamento per uomini trovammo la brutta giacchetta di poliestere gialla e i pantaloni bianchi […]. Come oggetto di scena comprammo un giornale locale di Los Angeles. Aveva un titolo stupefacente: “Il Sen. Buckley chiede le dimissioni di Nixon”. Poi prendemmo l'ombrellone che mi ero portato in giro per il mondo durante il tour di Tonight's The Night. Disponemmo tutti quei pezzi con cura nella sabbia della spiaggia di Santa Monica. Infine scattammo le foto. […] Per la busta interna dell'album, dove si infilava il vinile, usammo quel motivo pazzesco della parte interna dell'ombrellone. Quello era il processo creativo in atto. Gary e io vivevamo per quello, come oggi del resto. [6]
Tonight's The Night e On The Beach furono dischi piuttosto liberi. Ero un po' giù a quel tempo, ma ho fatto solo quello che volevo fare. Penso che se ciascuno guarda indietro nella propria vita vedrà che è passato attraverso un periodo simile. Ci sono periodi di depressione, periodi di euforia, ottimismo e scetticismo, tutto quanto... semplicemente si ripete a onde. Vai alla spiaggia e vedi la stessa cosa, immagini ogni onda come un insieme di emozioni che arrivano. Continuano ad arrivare. Tanto più le ignori tanto più ci sono. Se cominci a chiudere te stesso e ti impedisci di vivere attraverso le cose che ti passano dentro, ecco credo che lì è dove si cominci a invecchiare velocemente. [3]
On The Beach non è male ma quando lo riascolto mi dico che non avrei dovuto pubblicare tutte le canzoni che ci sono sull'album, quindi ho qualche dubbio su questo ma spiega un periodo della mia vita in cui ho fatto degli errori. [2]
David Briggs: Il secondo giorno delle sessions mi ammalai come non mi ero mai ammalato in vita mia, la febbre altissima – loro andarono avanti a registrare. Neil era caldo quindi mi mise da parte. Mi incazzai a tal punto che, dopo, per un po' non volli aver più niente a che fare con lui. [1]
Ben Keith: Quando iniziammo a fumare, c'era un odore infernale. Lo studio puzzava come se fosse una fattoria di marijuana. [1]
Rusty Kershaw: Dissi, […] “dovete trasformare questo posto come se fosse la stanza in cui vivete. Ci dobbiamo sedere vicini. Come se fossimo a casa”. […] Neil mi disse, più avanti, “come diavolo fai a sapere cosa suonare la prima volta che io suono un pezzo? Non sai cosa io sto per fare”. Io dissi, “Neil, tu crei un grandissimo feeling e se io mi siedo accanto a te, sento quello che senti tu prima ancora che lo suoni. So dove stai andando”.
[…] Non lavoravamo tutti i giorni, ma soltanto quando eravamo davvero ispirati. [1]
Willie Hinds: Era un disco di Kershaw, più che di Neil. È una cosa buffa pensando a Young, ma c'era gente che aveva influenza su di lui, come Danny Whitten o Kershaw. [1]
Carrie Snodgress: Neil era come Jekyll e Hide, di notte – ridevamo, fumavamo, e poi tutto d'un tratto... silenzio. Inquieto e ansioso. Se non poteva mangiare prima del buio, non mangiava. Era impenetrabile a volte. Io parlavo e facevo domande, e lui non sentiva. La musica era cambiata – quello che suonava durante il giorno e come suonava durante la notte. La musica notturna era sempre molto oscura, molto profonda. […] Fu un periodo triste. [1]
Fu divertente On The Beach?
Young: Non direi che “divertente” è la parola giusta. È un disco piuttosto oscuro. Non tanto quanto Tonight's The Night, ma ha una certa atmosfera. […] Un buon album. Un lato in particolare, quello con “Ambulance Blues”, “Motion Picture” e “On The Beach”. […] Mi divertii con la copertina, la feci tutta io, fino al giornale. Tutta quanta. Ecco cosa mi piace della Warner – loro ingaggiano un artista e lo lasciano essere artista. Questo è il patto. Una buona casa. [1]
Young: Una delle mie copertine preferite è quella di On The Beach […]. L'idea per la copertina fu un filmine a ciel sereno. Gary [Burden] e io andammo in giro a cercare i pezzi da mettere insieme. Andammo a un deposito rottami di Santa Ana per recuperare la deriva di coda e il parafango di una Cadillac del 1959 con tanto di luci posteriori […]; poi andammo da un fornitore di arredi da esterno, dove prendemmo l'ombrellone e il tavolino. In un pessimo negozio di abbigliamento per uomini trovammo la brutta giacchetta di poliestere gialla e i pantaloni bianchi […]. Come oggetto di scena comprammo un giornale locale di Los Angeles. Aveva un titolo stupefacente: “Il Sen. Buckley chiede le dimissioni di Nixon”. Poi prendemmo l'ombrellone che mi ero portato in giro per il mondo durante il tour di Tonight's The Night. Disponemmo tutti quei pezzi con cura nella sabbia della spiaggia di Santa Monica. Infine scattammo le foto. […] Per la busta interna dell'album, dove si infilava il vinile, usammo quel motivo pazzesco della parte interna dell'ombrellone. Quello era il processo creativo in atto. Gary e io vivevamo per quello, come oggi del resto. [6]
A proposito di “Vampire Blues”
George Whitsell: La suonammo per almeno quindici minuti. Io dissi, “mi sembra buona. Vuoi provarla un'altra volta?” Neil disse, “La vuoi riascoltare?”. Prese quell'esecuzione e la editò. [1]
Young: Senti Drummond che suona la sua carta di credito? Ch-chhhh-ch-chhh, la carta di credito sulla sua barba. [1]
A proposito di “Motion Pictures”
Young: A un certo punto del 1973 […] essere sempre in tour e andare sempre a donne alla fine ebbero il loro effetto. Ero sempre più distante da Carrie. Durante la registrazione di On The Beach scrissi una canzone intitolata “Motion Pictures”. Fu registrata con Ben Keith e Rusty Kershaw mentre eravamo fatti di honey slides, un intruglio cucinato da Julie, la moglie di Rusty. Cuoceva insieme erba e miele e li rimestava fino a quando nella padella restava una sostanza nera e appiccicosa. Un paio di cucchiai di quella roba e ti rilassavi sino a metà della settimana dopo. L'album era lento e sognante, come stare sott'acqua ma senza le bollicine. [6]
Kershaw: Io e Ben e Neil eravamo seduti nella stanza di Ben. Neil cominciò a sussurrare qualcosa e io iniziai a suonare qualcosa sulla steel. Ben attaccò con il basso, e suonava dannatamente buona. Neil prese una penna e buttò giù le parole in un attimo. Andammo a registrala finché ce l'avevamo ancora dentro. [1]
A proposito di “Revolution Blues”
Kershaw: Dissi, “hey non sembra proprio che vogliate iniziare una fottuta rivoluzione. Ecco come la dovete attaccare. E ho cominciato e Ben è subito saltato dentro. Ho detto, “questa è rivoluzione, diavolo”. Neil partì come una fiamma. Al take successivo era fatta. [1]
George Whitsell: La suonammo per almeno quindici minuti. Io dissi, “mi sembra buona. Vuoi provarla un'altra volta?” Neil disse, “La vuoi riascoltare?”. Prese quell'esecuzione e la editò. [1]
Young: Senti Drummond che suona la sua carta di credito? Ch-chhhh-ch-chhh, la carta di credito sulla sua barba. [1]
A proposito di “Motion Pictures”
Young: A un certo punto del 1973 […] essere sempre in tour e andare sempre a donne alla fine ebbero il loro effetto. Ero sempre più distante da Carrie. Durante la registrazione di On The Beach scrissi una canzone intitolata “Motion Pictures”. Fu registrata con Ben Keith e Rusty Kershaw mentre eravamo fatti di honey slides, un intruglio cucinato da Julie, la moglie di Rusty. Cuoceva insieme erba e miele e li rimestava fino a quando nella padella restava una sostanza nera e appiccicosa. Un paio di cucchiai di quella roba e ti rilassavi sino a metà della settimana dopo. L'album era lento e sognante, come stare sott'acqua ma senza le bollicine. [6]
Kershaw: Io e Ben e Neil eravamo seduti nella stanza di Ben. Neil cominciò a sussurrare qualcosa e io iniziai a suonare qualcosa sulla steel. Ben attaccò con il basso, e suonava dannatamente buona. Neil prese una penna e buttò giù le parole in un attimo. Andammo a registrala finché ce l'avevamo ancora dentro. [1]
A proposito di “Revolution Blues”
Kershaw: Dissi, “hey non sembra proprio che vogliate iniziare una fottuta rivoluzione. Ecco come la dovete attaccare. E ho cominciato e Ben è subito saltato dentro. Ho detto, “questa è rivoluzione, diavolo”. Neil partì come una fiamma. Al take successivo era fatta. [1]
Young: “Revolution Blues” si basava sulla mia esperienza con Charlie Manson. Lo incontrai un paio di volte, e... era una persona abbastanza interessante. Ovvio era un po' nevrotico. […] In tour, David Crosby non era molto a suo agio, perché la canzone era così forte del lato oscuro. Volevano tutti dare la parte luminosa, sai, far sentir la gente felice e tutto quanto, e quella canzone era come una verruca su una pelle liscissima. [3]
Mi ricordo di averla suonata con Crosby, Stills e Nash nel 1974. Erano sconvolti dal testo. Si chiedevano se volevano essere sul palco mentre io la cantavo. Io gli dicevo “Ma è solo una canzone! È un testo sulla controcultura, su fatti che esistono!” [5]
Come conoscevi Manson?
Young: […] Faceva questo tipo di musica che nessun altro faceva: si sedeva a suonare la chitarra e intanto creava della roba, ogni volta diversa, ma che continuava a venir fuori. Poi si fermava e sapevi che non avresti mai più risentito quella roba. [...] Era come un poeta vivente, continuava a tirar fuori roba. C'erano molte ragazze con lui e io pensai, “ehi questo tipo ha un sacco di fidanzate”. […] Non so perché fece quel che fece, ma credo che fosse molto frustrato dal fatto di non riuscire a ottenere la sua possibilità e che ne desse la colpa a qualcuno. […] Una volta che lo vedevi non te lo dimenticavi più, davvero. Aveva qualcosa che non dimenticherò mai. [4]
A proposito di “Ambulance Blues”
Young: Un ottimo take. Mi sono sempre sentito male pensando che ho preso la melodia da Bert Jansch. Hai mai sentito la canzone “The Needle of Neath”? Non mi ero reso conto che “Ambulance Blues” iniziava esattamente allo stesso modo. […] Ma queste cose succedono. Il mio ricordo più vivido di questa canzone – heh heh – ero seduto in cucina con Carrie e un suo amico. Non avevo mai provato a cucinare prima, e lei in quei giorni mi stava facendo provare a farlo... meno male che non ha provato a farmi fare di eroina. Comunque eravamo seduti a fumarci uno spinello, e io dissi, “ragazzi volete sentire una canzone?” E la suonai per loro, dall'inizio alla fine. Poi li guardai. Non la avevano capita. Sì, non era il loro trip. Haha! Poi dissi, “proviamo questa” e feci “The Old Homestead”. […] Stesso risultato. [1]
Mi ricordo di averla suonata con Crosby, Stills e Nash nel 1974. Erano sconvolti dal testo. Si chiedevano se volevano essere sul palco mentre io la cantavo. Io gli dicevo “Ma è solo una canzone! È un testo sulla controcultura, su fatti che esistono!” [5]
Come conoscevi Manson?
Young: […] Faceva questo tipo di musica che nessun altro faceva: si sedeva a suonare la chitarra e intanto creava della roba, ogni volta diversa, ma che continuava a venir fuori. Poi si fermava e sapevi che non avresti mai più risentito quella roba. [...] Era come un poeta vivente, continuava a tirar fuori roba. C'erano molte ragazze con lui e io pensai, “ehi questo tipo ha un sacco di fidanzate”. […] Non so perché fece quel che fece, ma credo che fosse molto frustrato dal fatto di non riuscire a ottenere la sua possibilità e che ne desse la colpa a qualcuno. […] Una volta che lo vedevi non te lo dimenticavi più, davvero. Aveva qualcosa che non dimenticherò mai. [4]
A proposito di “Ambulance Blues”
Young: Un ottimo take. Mi sono sempre sentito male pensando che ho preso la melodia da Bert Jansch. Hai mai sentito la canzone “The Needle of Neath”? Non mi ero reso conto che “Ambulance Blues” iniziava esattamente allo stesso modo. […] Ma queste cose succedono. Il mio ricordo più vivido di questa canzone – heh heh – ero seduto in cucina con Carrie e un suo amico. Non avevo mai provato a cucinare prima, e lei in quei giorni mi stava facendo provare a farlo... meno male che non ha provato a farmi fare di eroina. Comunque eravamo seduti a fumarci uno spinello, e io dissi, “ragazzi volete sentire una canzone?” E la suonai per loro, dall'inizio alla fine. Poi li guardai. Non la avevano capita. Sì, non era il loro trip. Haha! Poi dissi, “proviamo questa” e feci “The Old Homestead”. […] Stesso risultato. [1]
Fonti
[1] Jimmi McDonough, “Shakey”
[2] Best 1976
[3] Melody Marker 1985
[4] Musician 1985
[5] Mucchio Selvaggio Extra 1993
[6] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”