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Life / This Note's For You - The Rolling Stone archives


LIFE – 1987

Attraverso la carriera errante di Neil Young l’unica costante sono stati i Crazy Horse. Contrariamente a tutte le sperimentazioni con country, technopop, rockabilly e qualunque altra cosa gli fosse passata per la testa, c’è sempre stato qualcosa di rassicurante nel rock solido fatto con la sua band abituale. Sono gli album con i Crazy Horse (Everybody Knows This Is Nowhere, After The Gold Rush, Tonight's The Night, Zuma, il secondo lato di Rust Never Sleeps, Live Rust e il sopravvalutato Re-ac-tor) il fulcro di un’imponente anche se non sempre riuscita mole di lavoro. Life, il primo album di Neil Young & Crazy Horse da Re-ac-tor del 1981, riafferma l’energia di quell’alchimia eccezion fatta per poche aberrazioni come la stralunga “Inca queen” e i due inni di garage grunge che aprono il secondo lato (“Too lonely” e la voluta e premeditata cattiveria di “Prisoners of rock ‘n’ roll”), in cui Young e soci suonano con un fervore e con uno spirito che contraddice la natura saltuaria della loro collaborazione (del resto, che album di Neil Young sarebbe senza queste poche aberrazioni, specialmente quando enfatizzate al pari degli altri tratti distintivi come gli arrangiamenti approssimativi, i testi imbarazzanti e il fraseggio vocale?). “Long walk home” inizia proprio laddove finiva After The Gold Rush, il rock di “Cryin’ eyes”, le elegiache ballate conclusive “When your lonely heart breaks” e “We never danced” si schierano al fianco delle migliori canzoni di Young. Perfino i brani dal sapore in qualche modo politico come “Mideast vacation”, “Around the world” e “Long walk home” (con i suoi noiosi effetti di bombe) stanno in piedi con la forza della loro musica, che a tratti si avvicina ai territori di Pete Townshend in termini di energia ed eleganza. Rabbia depressa, vitalità giovanile e incontaminata tenerezza sono i linguaggi musicali di Life. Definirlo un ritorno vorrebbe dire liquidare brutalmente i quattro album che Young ha registrato per conto suo dopo Re-ac-tor, ma nel complesso rappresenta il suo lavoro più forte di questo decennio e un’altra notevole entrata nel catalogo dei rocker americani più caratteristici e importanti.  
Steve Hochman, Rolling Stone 1987


THIS NOTE’S FOR YOU – 1988

YOUNG SI INCHINA A UNA BLUES BAND
L'ultima svolta nella strada musicale di Neil Young è una brusca sferzata verso il blues. La carriera discografica e concertistica dell'iconoclasta rocker canadese (che ha vagato dal folk all'hard rock, dalla psichedelia californiana al rockabilly, dal technopop al country, dall'improvvisazione chitarristica hippie al punk), è recentemente entrata in un nuovo territorio quando ha svelato una meravigliosa blues band elettrica di dieci elementi, annunciati come The Bluenotes, in un tour di dieci date per due set a serata, sulla costa ovest. Nel corso degli anni Young ha periodicamente abbandonato il circuito delle grandi arene per fare dei brevi tour in piccoli club che gli consentissero di esplorare materiale diverso: "è proprio una cosa divertente da fare" ha detto Young all'amico, da tempo famoso dj della Bay Area, Paul Lobster Wells in un'intervista per la stazione radio KSJO.
"Siamo stati in tour due anni e ho deciso che era abbastanza. Ero stufo di suonare i miei vecchi successi e non volevo più suonare nelle grandi arene. Così abbiamo messo insieme i Bluenotes (sei ottoni e i Crazy Horse) e abbiamo iniziato a suonare solo in questi teatri da cabaret e piccoli club". Young ha insistito affinché il materiale pubblicitario riportasse solo il nome Bluenotes, senza menzionare il suo. A giudicare dallo show di novanta minuti all'Old Fillmore di San Francisco, le performance dei Bluenotes hanno come momento saliente i tour del force di chitarra blues di Young. Sotto la dicitura Shakey Deal (e vestito come un bluesman hippie, con cappello nero a tesa larga, occhiali scuri, giacca sportiva, camicia bianca e cravatta), Young ha abbandonato il ruolo di hard rocker primitivo che caratterizzava la sua personalità durante gli spettacoli nelle arene e si è trasformato in un sofisticato camaleonte blues. Ha come riferimenti stilistici Albert King, Jimmy Reed, B.B. King, Buddy Guy, Freddie King e Michael Bloomfield. Lo show ha dato prova di essere più di un mero esercizio storico-musicale, in quanto Young ha profuso nel suo lavoro blues la passione che contraddistingueva le sue performance rock. Young ha offerto tredici brani blues sconosciuti che ha detto essere stati scritti nel corso della sua carriera, di cui almeno uno risalente alla sua adolescenza. Aperto da "Big Room", lo show dei Bluenotes ha incluso "Find Another Shoulder", "High Heels", "Hello Lonely Woman", "Ain't It The Truth" e "Your Love". Il gruppo ha suonato anche "One Thing", "Bad News", "Don't Take Your Love Away", "Sunny Inside", "Life In The City" e "Soul Of A Woman". Il brano preferito dal pubblico è stato però "This Note's For You", una canzone contro le sponsorizzazioni nella quale Young ha sputato versi come questi: "Non canto per la Miller/Non canto per la Bud/Non canto per i politici/Non canto per la Spuds". Tutto lo show è stato registrato dallo studio mobile a ventiquattro piste Record Plant. Non è chiaro se la performance apparirà in un album, dato che da un po' di tempo Young registra tutti i suoi spettacoli. Il manager Elliot Roberts dice che il suo prossimo disco non sarà interamente dedicato al blues, anche se non esclude che possa contenere alcune cose del repertorio dei Bluenotes.
Young ha recentemente terminato una burrascosa relazione con la Geffen Records, che ha reciso il suo contratto. Roberts dice che sono stati quasi completati i negoziati per far firmare nuovamente Young con la Reprise Records, l'etichetta con la quale ha goduto dei suoi maggiori successi con album come Everybody Knows This Is Nowhere, After The Gold Rush e Harvest. Il nuovo contratto di Young gli permette anche di registrare un album a nome CSNY, cosa che gli era stata negata mentre era sotto contratto con la Geffen. L'anno scorso Young si era ostinato a ribadire che voleva registrare e andare in tournée come membro di CSNY e ora potrebbe fare un tour con loro quest'estate. Prima però Young intende registrare un nuovo album solista: "Sarà un album di r'n'r perché lo sta facendo con i Crazy Horse" dice Roberts, "ha moltissime nuove canzoni ed è davvero eccitato all'idea di fare un disco per la Reprise". Per quanto riguarda i Bluenotes, Young potrebbe ritornare in giro con loro per qualche altro concerto. Come lui stesso ha detto al pubblico in un club di San Jose, California: "i Notes torneranno!"
Michael Goldberg, Rolling Stone 1987

Se ne sarebbero potuti sentire i grugniti fin sulla costa est. Lo scorso autunno Neil Young iniziò una serie di concerti non annunciati nei club della California, guidando una band allargata con tanto di sezione fiati chiamata The Bluenotes. […] This Note's For You, il risultato di questi guizzi d’attività, sembra al primo ascolto un altro passo falso, un’altra scappatoia usata da Young per sottrarsi ad un tormentoso obbligo contrattuale. Aperto da un basso pulsante e da un borioso squillo di tromboni che non sarebbe fuori posto al Tonight Show, “Ten men workin’” introduce sia il motivo della band che quello del disco: “Siamo uomini al lavoro, abbiamo un lavoro da fare” canta Young, “Dobbiamo continuare a farti agitare per tenere la tua anima lontano dalla tristezza”. Al confronto il borbottio stonato che apriva Tonight's The Night e le fughe d’archi di “The wayward wind” che dava il via a Old Ways sembrano del tutto ortodosse. A questo punto i fedeli di Young che ancora ricordano Everybody's Rockin', la sortita neo-rockabilly del 1983, possono avere l’impulso di lasciar perdere. Che facciano pure, ma a loro rischio. This Note's For You non è soltanto il lavoro più vivace di Young da un po’ di tempo a questa parte. È una riaffermazione della sua considerevole forza ritrovata dopo i più inverosimili assestamenti, nonché il suo primo album concettualmente riuscito degli anni ottanta (sarà una coincidenza, ma l’album segna anche il ritorno di Young alla riattivata etichetta Reprise, dove ha ottenuto i suoi più grandi successi artistici e commerciali). 
Ancor più importante: dai colpi pieni sulla chitarra e dalla compattezza dei Bluenotes (una band di nove elementi di cui sei alla sezione fiati e due compagni di vecchia data come Ben Keith al sax alto e Frank Sampedro dei Crazy Horse alle tastiere), This Note's For You è la riscoperta delle gioie della spontaneità e specialmente dei benefici di essere Neil Young, elementi che avevano mostrato la corda nei lavori recenti. Il meditabondo Landing On Water (1986) era focalizzato sugli insuccessi, i fallimenti e i rinnovamenti dell’uomo, ma il suo suono sintetico ne aveva spersonalizzato l’efficacia. Life, la riunione dello scorso anno coi fedeli Crazy Horse, toccava degli argomenti più generali, ma i lugubri arrangiamenti distruggevano l’impatto della band. Come le sue scorrerie musicali precedenti in campi subito abbandonati, anche queste erano movimenti senza via d’uscita: sensazioni impalpabili che non riuscisse più a compensare la perdita di una direzione musicale. Con This Note's For You si può semplicemente gozzovigliare, con lo swing robusto di questa big band e con le solita gesta blues come il botta e risposta fuori tonalità del coro dei musicisti, i solidi ritmi shuffle trascinati e i più risaputi assoli di sassofono. Le canzoni, tutte scritte da Young, rivisitano i cliché: “Ho perso il lavoro pensando a te/ ora c’è un altro che lavora al mio posto”; “I miei soldi se ne sono andati/ e così anche tu”. Ma il modo gloriosamente atonale di Young di suonare la chitarra dimostra che questo non è uno studio d’archivio alla Ray Cooder. Sputando fuori scarni assoli in “Ten men workin’” e “Married man” Young prova a se stesso di essere un chitarrista più che capace: nella tambureggiante “Hey hey” sfodera una chitarra slide così implacabilmente liquida che finisce col litigare con la sezione fiati battendola. Young si diverte con il blues, come quando rifiuta un’adescatrice da bar in “Married man” e quando canta di buon umore in “Hey hey” “Smettila con quella tosse/ spegni quela MTV”. La rimbalzante e inaspettatamente sentimentale “Sunny inside” vede un crescendo di fiati che farebbe arrossire i Blood, Sweat & Tears. Il meno che si possa dire è che Young abbia ritrovato il suo insolito senso dell’umorismo. In “This note’s for you”, un duro attacco alle sponsorizzazioni commerciali ma anche il brano rock più incalzante, Young sputa fuori: “Non canto per la Pepsi/ non canto per la Coca Cola/ io non canto per nessuno/ che mi faccia apparire un pagliaccio”. Con voce allegra e scherzosa nella strofa successiva aggiunge: “Non canterò per i politici/ non canto per la Spuds”.
Ma l’album brilla veramente quando Young rallenta il passo e diventa più intimo. Sia “Coupe de ville” che “Can’t believe you’re lyin’” abbandonano soffi e sbuffi in favore di un’atmosfera intima da fuori orario, con spazzole e tromba con sordina e il leggero tocco di Young sulla chitarra. “Coupe de ville”, che ricorda la depressione di alcuni angosciati racconti di Young come “On the beach”, è una ballata melodiosa e malinconica in cui supplica l’amata mentre se ne sta andando: “Ho il diritto in questo mondo pazzo/ di vivere la mia vita come chiunque altro”. “Twilight”, un racconto sognante sul ritorno a casa è perfino meglio, con quella batteria minacciosa e un cantato incerto. Momenti come questi rendono facile perdonare gli errori. Con quella sua voce tenorile da brivido, Young (sicuramente uno dei nostri rock ‘n’ rollers più bianchi) è un po’ più efficace come cantante blues di quanto non lo fosse stato come cantante pop sintetico su Trans o honky-tonker su Old Ways. E tutti coloro che si preoccupavano delle sue tendenze di destra non saranno certo confortati da “Life in the city”, un’allarmante visione paranoide dei problemi della società: “Gente che dorme sui marciapiedi in un giorno di pioggia/ famiglie che vivono sotto le autostrade, è il mondo americano”.
Come tutti i cambiamenti di direzione musicale repentini, anche questo lascia un dubbio fastidioso, che sia una posa? Forse. Con una riunione di CSNY imminente, i Bluenotes faranno la stessa fine dei Ducks, degli Shocking Pinks, degli International Harvesters e di altre band fatte su misura per Young? Probabilmente sì, però la rinnovata energia e la determinazione che si sentono in This Note's For You danno speranza per il futuro. Se l’album segna l’inizio di un nuovo periodo d’oro per questo musicista frustrantemente errante è una domanda aperta. Ma almeno, per la prima volta da molto tempo a questa parte, la domanda è stata posta. 
David Browne, Rolling Stones 1988

Così Young ci ha lanciato una palla ad effetto blues-bianco; sarebbe stato uno shock maggiore se avesse fatto qualcosa di più commerciale, come pubblicare un Harvest del 1988. Infatti i migliori episodi blues di questo album sono i più vicini al vero Neil: “Twilight” suona come una “Down by the river” orchestrata, in una tonalità più bassa da una sezione fiati soul di Memphis e l’acida “Life in the city” ha le fattezze dell’andamento tipico dei Crazy Horse. Stesso discorso per la canzone che dà il titolo all’album, divertente ed energica nella sua spinosa semplicità, efficace attacco al mondo delle sponsorizzazioni. È anche bello sapere che c’è almeno una grande canzone notturna (“Tonight’s the night”) che non sentiremo mai in uno spot della Michelob.
Rolling Stone 1988

MTV BOICOTTA IL VIDEO DI NEIL YOUNG "THIS NOTE'S FOR YOU"
Il nuovo video di Neil Young lo ha portato ha un'aspra polemica con MTV. "This Note's For You", la canzone che dà il titolo all'ultimo disco del veterano rocker è un sarcastico atto d'accusa nei confronti di quegli artisti che vendono la loro immagine per fare pubblicità a prodotti di consumo. Il video, diretto da Julien Temple, regista di Absolute Beginners e dell'imminente Le ragazze della Terra sono facili, nonché di video per Rolling Stones e David Bowie, è un duro colpo verso le campagne pubblicitarie di spot che vedono la partecipazione di Eric Clapton, Whitney Houston e Michael Jackson. Un portavoce di MTV dice che il canale di video musicali non lo trasmetterà.
Il video, che inizia con una ricostruzione dello spot di Eric Clapton per la birra Michelob, mostra Young mentre si reca a una jam session notturna. Da qui in poi il video alterna frammenti filmati al Continental Club di Hollywood con rapidi passaggi di finti spot pubblicitari sulla falsariga di quelli delle birre Budweiser e Miller, della Pepsi, della Diet Coke e di Obsession, il profumo di Calvin Klein. Il testo della canzone, che include la strofa "Non canto per la Pepsi/Non canto per la Coca Cola/Non canto per nessuno/Che mi faccia sembrare un pagliaccio", menziona anche la birra Miller e gli Spuds MacKenzie della Budweiser. La burla a tratti è particolarmente perfida e per MTV è troppo: a un sosia di Michael Jackson prendono fuoco i capelli, il famoso cane che beve la Budweiser sbava per tre fotomodelle e si vede una donna, nel frammento della Obsession, che lecca del profumo versato sul pavimento: "Ai responsabili della programmazione il video è piaciuto molto" dice Barry Kluger, vice-presidente delle relazioni pubbliche e con la stampa di MTV, "ma il nostro dipartimento legale ha detto che c'erano problemi con l'infrazione della legge sui marchi registrati".
Young, che chiaramente non vuole avere nulla a che fare con la pubblicità dei prodotti, non è comunque d'accordo con le argomentazioni di MTV: "Abbiamo pensato che avessero paura di trasmetterlo, ed è stato proprio così. Quella canzone traccia una linea e sapevamo che la gente avrebbe dovuto stare da una parte o dall'altra". Young ha aggiunto che è particolarmente contrariato dalla decisione perché originariamente gli esecutivi di MTV avevano detto di non aver problemi quando gli era stata mostrata la sceneggiatura del video prima che fosse girato, "poi quando glielo abbiamo mandato, hanno detto che non lo avrebbero trasmesso perché avrebbe offeso i loro sponsor e temevano di essere citati in giudizio".
In un insolito tentativo di calmare le acque, Young dice che la Warner Bros. ha anche offerto dei soldi a MTV come indennità di eventuali noie legali. Kluger di MTV conferma un'offerta ma dice che "non era abbastanza buona". A questo punto Young e il regista Julien Temple hanno proposto di rimontare il video facendolo diventare il videoclip di una performance dal vivo, tagliando tutti gli inserti pseudo-pubblicitari: "Allora hanno detto che era la canzone a preoccuparli" dice Young, cioè "come avere a che fare con degli smidollati". Young dice che la canzone suscita "una reazione e un responso di pubblico maggiore di qualunque altra cosa abbia mai scritto" quando è suonata dal vivo e continua a voler vedere il video in programmazione su MTV: "L'abbiamo mandato ad altri network e si sta parlando di trasmetterlo allo show di David Letterman. Ma MTV fa la differenza, ci fanno ancora più rock 'n' roll che General Hospital. Credono di essere dei ribelli, ma non hanno abbastanza fegato da far vedere qualcosa che non è primo in classifica". Young aggiunge che MTV aveva rifiutato anche il suo video precedente "Mideast Vacation" (un portavoce del canale dice che MTV non l'ha mai ricevuto) e che l'emittente non trasmette un suo clip dai tempi di "Wonderin'" nel 1983: "Credo di non inserirmi nei loro programmi" dice lui. 
Fred Goodman, Rolling Stone 1988

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