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Barn: rassegna stampa internazionale


[...] "Heading West" è uno di quegli sguardi alla sua giovinezza e alla rottura dei suoi genitori, ma non così dettagliato come "Don't Be Denied" o "Born In Ontario". [...] "Canamerican", dove Young si crogiola per essersi guadagnato il diritto di voto per questo paese (e per Joe Biden), e "Change Ain't Never Gonna", uno dei suoi sproloqui apocalittici, evocano il vecchio brontolio del Cavallo fino a quelle atmosfere eteree e spettrali create da Molina e Talbot. Allo stesso modo "Welcome Back" è di una bellezza muta e strisciante, una "Cortez The Killer" più cupa, mentre "They Might Be Lost", con un altro narratore che attende l'arrivo di qualcosa, suona come un parente lontano di "Powderfinger". Il lato più morbido e sdolcinato di Young si manifesta in "Song Of The Seasons" e "Tumblin' Through The Years", gli inevitabili inni alla moglie Daryl Hannah e alla loro nuova vita insieme, e accidenti se la voce di Young, in particolare il registro più alto, non è invecchiata sorprendentemente bene. L'allegra "The Shape Of You" - no, non è una cover della canzone di Ed Sheeran - è terribilmente sciocca, ma quel falsetto nel ritornello è il suono di qualcuno innamorato che non ha paura di imbarazzarsi ad esprimerlo in pubblico. A volte manca la pesantezza della chitarra ritmica di Poncho, e si vorrebbe che Young avesse dato un'altra occhiata ai suoi testi, che sembrano un po' sottotono e troppo "prima bozza" [...], ma ancor più che in Colorado, il contribudo di Lofgren e la sua interazione musicale con Young - la sua chitarra su "Change Ain't Never Gonna" e parti di pianoforte qua e là - ricordano ciò che ha portato a Tonight's The Night. [...]
Voto ***½ (su 5)

Barn oscilla tra due poli in modo tipico: "Change Ain't Never Gonna" è un esercizio di garage-rock; "They Might Be Lost" è una triste rimuginazione su compagni perduti con implicazioni più ampie. "Today's People" cede a una rabbia furiosa; "Tumblin' Through the Years" evidenzia il suo sentimento con il tintinnio del pianoforte. Le canzoni più deboli dell'album - "Canerican" e la sdolcinata "Don't Forget Love" - sono le più personali. Ma come la maggior parte degli LP di Young con i Crazy Horse, Barn si concentra su una traccia lunga, in questo caso "Welcome Back" di otto minuti e mezzo, che brucia lentamente come le "stelle nel cielo" di cui parla, meditando sul perdere la direzione prima di trovare la pace.
Rece positiva

Questo è un album molto buono. Potrebbe esseci oscurità, fuori, ma il fienile all'interno è illuminato da questi vecchietti che suonano rock e country.
Voto: 9 (su 10)

I Crazy Horse sono un veicolo abbastanza robusto per le polemiche di Young, ma sono un mezzo ancora più forte per la metafisica della loro unione. [...] Quando vuoi che sia dark, nessuno è dark come Neil Young e Crazy Horse.
Voto: 8 (su 10)

Bellezza aspra e rurale, con un senso di speranza. [...] Crudo e aspro in ogni sua parte, l'album cattura il legame telepatico che questi ribelli del rock'n'roll hanno coltivato nel corso degli anni.
Voto: **** (su 5)

Mentre anche le canzoni più autobiografiche ("Old Man") e dolci ("Harvest Moon") di Young offrono un livello di poesia e mistero ai suoi testi,  gran parte del materiale folk qui è abbinato a un fraseggio spesso scadente e banale. [...] Detto ciò, a 76 anni Young sta ancora realizzando album più astuti, pertinenti e valorosi di tutti i suoi coetanei che non si chiamano Bob Dylan.
Voto: 7 (su 10)

Barn è uno sforzo più efficace del suo predecessore (Colorado, 2019), con questa particolare line-up che qui trova il suo terreno.
Voto: 7 (su 10)

Sono canzoni "terrene" da suonare on the road, da assaporare attorno a un fuoco da campo. Sono ben indossate dalla band, e si sente che sono molto amate, proprio come gli stessi Crazy Horse. Sebbene non sia un ascolto sorprendente, è comunque piacevole.
Voto: *** (su 5)




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