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Neil Young - Brescia 2001

NEIL E I CRAZY HORSE NOTTE MAGICA A BRESCIA
È fin troppo facile stendere un' apologia di Neil Young: basta compulsare la sterminata discografia del cavaliere elettrico più amato e rispettato. Il 'loner' canadese ha riempito le cronache artistiche fin dalla metà degli anni Sessanta, prima con i Buffalo Springfield, quindi con il supergruppo più celebre della West Coast californiana, insieme a Crosby, Stills e Nash, e infine con un rosario di album solisti, dove spendere l'animo del poeta, la dimensione della ballad intimista e malinconica in parallelo alla gragnuola di watt e tossine, in un micidiale, sulfureo cocktail di dannazione a tutto volume. Sguardo ieratico, magnetico, torrido, Neil Young è, da sempre, un formidabile animale da musica. Persino quando i suoi dischi non paiono riusciti, opachi, lontani dai 'must' cui ci ha abituati, il cinquantacinquenne profeta del grunge risulta come attraversato da un brivido corrosivo, da un graffio capace di scuotere l'anima. Ha attraversato molte vite, nella sua lunga, premiata, palpitante carriera Neil, sempre con la capacità di riannodare i fili di una tempesta emotiva, di una comunicativa messianica inesauribili: perfetto nel deviare dalle atmosfere allo zucchero filato, con chitarra acustica a tracolla, fino ai confini più plumbei e cupi di un rock doloroso, scuro, prossimo al corto circuito, Young è tra gli artisti più amati e rispettati dello starsysyem. L'ultima volta che passò da queste parti era l'estate 1993: al Forum fu una performance maestosa. Ora ritorna a Brescia, in piazza Duomo, crocevia di un' estate indimenticabile: qui, per il Brescia Summer Festival, si è esibito Mark Knopfer, e qui domani sera canterà Bob Dylan, seguito, giovedì, da Alanis Morrisette. Young arriva a Brescia con i fedeli Crazy Horse, compagni di strada dalla giovinezza, complici ideali per impaginare il canzoniere di Neil. La scaletta è soggetta agli umori e alle fulminazioni di Neil, che potrebbe infilare in vetrina qualche inedito, o cover d'autore, come la “All along the watchtower” di Bob Dylan, strapazzata e risuscitata quale solo un demone del rock potrebbe fare. Per scaldare l'ambiente, casomai ce ne fosse bisogno, sono stati chiamati in qualità di supporter i Black Crowes, la band newyorkese dei fratelli Robinson candidata ad ereditare il più tosto rockblues 'ledzeppeliniano' .
Enzo Gentile, Repubblica, 9 luglio 2001

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