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Rassegna stampa d'epoca: Massey Hall e il tour 1970-71


Articoli sul tour 1970-71 di Neil Young tratti da Archives Vol.1. In conclusione un estratto da Shakey: A Neil Young biography.

[…] Suppongo di aver fatto quello che un padre farebbe in quelle circostanze. Sono andato lì diverse ore prima del concerto solo per passeggiare e vedere i manifesti. […] Ho pensato alle notti trascorse intorno al pianoforte nella fattoria di campagna negli anni 30, molto prima che lui nascesse […]. Era tutto nella mia mente, migliaia di ricordi di divertimento e musica, mentre ero di fronte al poster che diceva: Stasera Neil Young, folk-singer. Il resto era parzialmente coperto da pannelli incollati con su scritto: Tutto esaurito. Tutto esaurito non solo quella sera, ma anche la successiva.
[…] Più tardi mia moglie e io abbiamo cenato e poi ci siamo incamminati in strada attraverso la folla di ragazzi davanti alla Carnegie Hall che imploravano i passanti per un biglietto, disposti a pagare 100 dollari per un posto a sedere che ne valeva 5.
Dentro, c'era il mondo della nuova generazione: i figli della nostra con i loro vestiti casual, i jeans rattoppati, maglioni stretti su giovani seni. Ci siamo seduti, credo, come visitatori da un altro mondo. […] Ma quando le luci si sono spente c'è stato qualcosa di magico. Potevamo tutti vedere questa figura scura avvicinarsi al palco e allora le luci si sono accese su di lui: alto e magro, blue jeans, maglietta usata, scarponi da lavoro, capelli neri fin sulle spalle o anche oltre, due chitarre in piedi dietro a una sedia di legno, e un pianoforte da opera alla sua sinistra. Solo la musica che stava nella sua mente poteva uscire quella sera.
Lui canta, se avete sentito i suoi album o quelli che ha fatto insieme ai Buffalo Springfield, o più di recente con Crosby, Stills, Nash & Young... lui canta con amore, non per gli individui ma per la condizione umana. Ma ora mi sembra di scrivere come un dannato esperto, anziché solo come un padre, quindi non vado oltre.
Lui canta in un modo che mi prende il cuore. Prende anche il cuore di sua madre, che non era lì quella sera, ma v'è andata la sera dopo. (Abbiamo divorziato quando lui aveva 15 anni). È una sensazione intensa starsene in piedi a guardare, insieme a tutto un pubblico che acclama il proprio figlio, e l'ho sentita numerose volte quella sera.
Ha introdotto una nuova canzone dicendo che la ha eseguirà tra circa una settimana al Johnny Cash Show. Una voce dal pubblico: “Perché? Perché da Cash, amico?” Con tono polemico.
Era divertente. Un'ovazione è durata uno o due minuti. Quando tutti si sono acquietati c'è stata una squillante giovane voce dalle gallerie alte che diceva, in caso lui non l'avesse capito: “E' stata grande!”.
In un'occasione è stato applaudito per essersi fatto su le maniche. Erano lunghe e intralciavano la sua mano destra sulla chitarra. Non puoi pensare a un applauso per una manica che viene arrotolata.
Be', non voglio continuare. La mattina dopo sei di noi si sono incontrati per fare colazione nella nostra stanza, compresa mia moglie e l'agente di Neil, Elliot Roberts; mio figlio Bob, che è uno scrittore e ricercatore, e un suo amico. Neil ha detto che il pubblico di New York è stato un po' più aggressivo. Avevamo solo un paio d'ore. Lui doveva fare il secondo concerto quella sera, poi volare in Inghilterra domenica per discutere con Stephen Stills di un nuovo album di Crosby, Stills, Nash & Young; poi di nuovo a San Francisco mercoledì al ranch che ha comperato, con un bosco e del bestiame, un posto che ama.
Dopo tre giorni lì, deve andare a Nashville per registrare con Johnny Cash. Poco dopo partirà per il tour che passerà per Vancouver, Winnipeg e Toronto (Massey Hall).
Come al solito, un genitore può solo osservare in distanza. La cosa divertente è che io continuo a osservare, e pensare sempre: lui non è cambiato. Da un ragazzo che pescava a Omemee, Ontario, a un ragazzo con il suo primo ukulele nel Nord Ontario, a un alto e magro ragazzo che canta e suona alla sala piena della Carnegie Hall – che cosa diavolo è successo?
Scott Young, The Tribune 1970

La scorsa notte è stata piena di strane sorprese. Prima di tutto, c'è stato Neil Young, probabilmente il cantante più introverso che si sia mai esibito alla Massey Hall, che ha ricevuto la più calda ovazione che abbia mai sentito.
Poi c'è stata la reazione del pubblico che è sembrata essere una contraddizione con quello che è stato il concerto. L'esecuzione di Neil (la seconda della serata) è stata accompagnata da un uniforme silenzio punteggiato solo dalla sua voce intensa sulle sue intense canzoni.
Poi ci sono stati altri aspetti del concerto che hanno superato le normali aspettative. Come le sue canzoni così calde e terrene. […] Tutto era figo ma al contempo distaccato. Seduto da solo sul palco, accanto alle sue chitarre da un lato e al suo grande pianoforte d'ebano dall'altro, sembrava splendidamente isolato. Ha annunciato subito le sue intenzioni: farò molte canzoni nuove... ho scritto così tante nuove canzoni che non so cosa farne, se non cantarle.
Molte di queste canzoni sono state composte durante questo stesso tour, e tutte sono sembrate ulteriori estensioni del materiale già registrato per il suo attuale bestseller, After The Gold Rush. Le nuove canzoni parlavano del suo ranch e della sua vita in California, e dei vecchi sentimenti che sono i suoi preferiti; della ricerca dell'amore, di solitudine, di perdere e di perdersi. Molte sono pacate, e molte erano vicino a quello che i musicisti country chiamano una “lacerante poltiglia”, ma da parte di un rock and roller. Erano tuttavia intrise di nostalgia: “ora ritorno in Canada, in un viaggio attraverso il passato...”
[…] Voglio suonarvi un pezzo che ho scritto per il Johnny Cash Show, ha detto più tardi. È una canzone che probabilmente non sentirete più. Ogni sei mesi faccio un meeting con tutte le mie canzoni per vedere quali saranno registrate. Be', questa non è neanche stata invitata al meeting...
In generale, comunque, le sue non sono canzoni che si possono sorvolare così facilmente. Ognuna – insieme ad altre più vecchie come “Don't Let It Bring You Down” e “Down By The River” - sembrano contenere qualcosa di molto personale che lui ha reso pubblico.
E questa è la più strana di tutte le sorprese della serata. Come parte del pubblico, capisci che stai vedendo molto più di Neil Young di quanto dovresti – perché ogni brano era un pezzetto della sua vita allineato sul filo dei suoi nervi.
Peter Goddard, Toronto Telegram 1971

Improvvisamente, all'insaputa di tutti (tranne di un milione di ragazzi), Neil Young di Winnipeg e di Toronto è arrivato come una pop star, uno sul livello di ricchezza e di richiamo di James Taylor. Se non ci credete, dovevate essere alla Massey Hall la scorsa notte, dove ha suonato due concerti da tutto esaurito di fronte a giovani che non erano lì solo per sentirlo ma per osannarlo.
Dall'ovazione d'apertura a quella finale, il pubblico è stato adulatorio, ricompensando Young con costanti plausi ad ogni occasione, anche quando sorseggiava l'acqua o introduceva nuove canzoni, cosa che non era meramente una scocciatura, ma lo dico per sottolineare la vicina relazione tra Young e il suo miglior pubblico.
[…] Per il pubblico di Toronto c'è stato qualcosa di nazionalistico. Non parlo di sciovinismo, ma del suo particolare tocco canadese della sua voce, un suono chiaro, fresco che suggerisce spazi aperti, grandiosi e puri. […] La composizione non è il migliore dei suoi talenti (lo è la sua voce). […] In qualche modo le sue canzoni sembrano richiedere più stagionatura – dopotutto, ha solo 24 anni – e più lavoro. Alcune delle sue cose attuali, per esempio, cadono sotto il peso di versi ingenui […] o un'immagine che non ha senso […] o un cliché. Ma poco contano i dettagli. C'è in Young così tanto talento e un tale quieto fascino che si farà sentire per molto tempo, maturando e scrivendo e ricompensando il suo pubblico.
Jack Batten, Toronto Globe & Mail 1971

Un concerto di Neil Young è un affare molto personale – talvolta quasi intimo – tra lui e il pubblico. Le sue canzoni, cantate in un modo calmo ma sempre ricco con l'attenuato accompagnamento di chitarra acustica o piano, sono quasi confessioni, che espongono l'intensità dei suoi sentimenti – sulla vita, l'amore e i luoghi in cui è stato e la gente che ha conosciuto.
Le introduzioni alle canzoni sono semplici annunci, talvolta guarniti di umorismo. […] È forse una sorta di intimità che potrebbe essere esplorata meglio in sale più piccole e con minore pubblico, anche se ora l'ex cittadino di Toronto ha lo status di star. È il figlio di Scott Young, cronista sportivo per il nostrano The Telegram.
La sua recente serie di concerti solisti, in luoghi come la Carnegie Hall, il campus universitario di Los Angeles e la Massey Hall di Toronto, hanno attirato migliaia di fan a ciascuna esecuzione.
Un pesante e estenuante tour – 16 città in 26 giorni, due show a sera di un'ora e mezza o due senza interruzioni, nel mentre soffriva di un problema a un disco vertebrale – è stata comunque un personale traguardo. […]
Come cantautore, Young dice che non si è mai sentito a casa nella scena del rock 'n' roll. La mia roba è introversa mentre il rock è estroverso. Io cerco di dire quello che penso.
Alla base del suo formidabile rapporto con il pubblico c'è la semplicità e l'onestà dello stile dei brani, senza l'uso di trucchetti o artificiosità per abbellirli. […]
Victor Santon, Canadian Press 1971

Pochi giorni prima di Natale, Neil Young in un ospedale della zona circondato da infermiere e ammiratrici. C'era anche David Crosby a tenergli compagnia.
Young ha un disco della colonna vertebrale fuori posto. […] Dovrò tenere un busto per un paio di mesi, ma non mi impedirà di fare il tour. Porteremo un'unità di trazione insieme a noi, e faremo tutto lì.
Parole coraggiose specialmente da un giovane sulla via per diventare miliardario. Con il suo terzo album, After The Gold Rush, già certificato oltre il milione di copie, e con una hit single, “Only Love Can Break Your Heart”, è ovvio che Young non demorderà solo per un problema temporaneo. […] Danny Whitten, membro dei Crazy Horse, il gruppo di Young, ha detto di recente: Neil è uno dei più simpatici ragazzi che ci siano al mondo, ma è davvero testardo alle volte. Se vuole fare qualcosa anche pericolosa, non c'è niente che lo fermi.
Neil stesso ammette che l'imminente tour, che toccherà molte delle più grandi città del continente, significa molto per lui. Voglio davvero farlo questo tour. Ho fatto tre tour con i Crazy Horse, due con la band più grande, e ora sono pronto per andare avanti. Voglio tornare alle radici, fare i miei show, e poi me ne starò un anno a casa.
Il tour vedrà Neil dal solo, senza alcun gruppo spalla. […] Al termine, Neil si dedicherà al suo primo film per il quale occorreranno circa 12 mesi. Non posso dire molto sul film al momento. Voglio dire, non posso parlarne coerentemente perché non ho ancora il tutto costruito in mente. Ma sto per scriverlo, dirigerlo e probabilmente avere una piccola parte. Cominceremo a lavorarci in febbraio.
Anche il suo quarto album vedrà la luce in febbraio. Sarà un doppio album... il mio primo. Una cronologia delle mie canzoni, a partire dai giorni dei Buffalo Springfield. Tutti i brani saranno live, ci sarà materiale registrato alla Carnegie Hall poche settimane fa, e al Cellar Door a Washington, e anche materiale eseguito con i Crazy Horse al Fillmore. L'album avrà 15 canzoni, tre delle quali dei Crazy Horse. Sto mettendo insieme le cose su una cassetta mentre sono in ospedale. Sul serio, sarà come una fotografia di quello che ho fatto negli ultimi quattro anni. Il quinto album sarà il soundtrack del film. […]
Ritchie Yorke, Winnipeg Free Press 1971

Alla fine di novembre [1970] Young fece alcune serate in acustico, da solo, alla Cellar Door di Washington, poi due prestigiose serate alla Carnegie Hall di New York City il 4 e il 5 dicembre. Young fece il tutto esaurito in entrambe senza beneficiare di CSNY o dei Crazy Horse. […]
Anche se molto del materiale eseguito consisteva nei pezzi celebri sin dal periodo Springfield, come sempre ci fu una manciata di nuove composizioni: “Old Man”, “See The Sky About To Rain” e “Bad Fog Of Loneliness”, una delle sue canzoni più rivelative che tratta di relazioni. […]
Accompagnato dal pianoforte, dalla chitarra e per la prima volta ampiamente dall'armonica, Young trascorse gennaio e febbraio 1971 in un solo tour per piccole sale attraverso gli Stati Uniti, il Canada e l'Inghilterra. Fu una piccola produzione con un crew di quattro persone. Young accordava da solo le sue chitarre perché il roadie Guillermo Giacchetti non capiva come fare. Erano show molto intimi. Alla fine dello show a Edmonton, Giacchetti ricorda: il vento portò la temperatura a sessanta sotto zero – tutte le auto erano gelate. Le persone rientrarono nel teatro, mentre noi stavamo staccando, e Neil suonò ancora un po'.
Una barca di nuove canzoni uscirono da questo musicista ossessionato dall'amore. Questa sarebbe stata la sua incarnazione più popolare: il ragazzo solitario, con amori tribolati e la chitarra (appariva stranamente adolescente). Molti dei pezzi erano ballads – melodie semplici e accessibili come “Journey Through The Past” e “Love In Mind”. “Heart Of Gold” era l'archetipo del lamento di Young: inquieto, romantico, intento a fare quel che vole, anche se ti chiedi se lo vuole una volta che ce l'ha. All'inizio Young suonava “Heart Of Gold” al piano insieme a “A Man Needs A Maid”, altra nuova canzone. […]
Il tour ebbe un terrificante successo, con show trionfanti al Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles e alla Royal Festival Hall di Londra. […] Bernstein trovò le sue performance affascinanti. Non potevi distogliere gli occhi da lui. Era su tutto un altro piano, non era il “Loner” o il tipo dei Crazy Horse o il tipo di After The Gold Rush. […] Ti sorprendeva, poteva essere così sardonico.
Gli show furono estesamente bootlegati.
Si può vedere quello di cui Joel Bernstein parla guardando il live filmato da Stanley Dorfman BBC2 In Concert, il 23 febbraio. Questo è il grande documento visivo del periodo di Harvest. […] La prima settimana di febbraio 1971 Young andò a Nashville per apparire al Johnny Cash Show.
J. McDonough, Shakey: A Neil Young Biography

Traduzioni di Matteo 'Painter' Barbieri, Rockinfreeworld

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