American Stars 'n Bars - Rassegna Stampa
di Marco Regali da Mucchio Selvaggio n.1 (clicca per ingrandire)
American
Stars 'n Bars (un titolo emblematico “le stelle e le sbarre
americane” che allude alla bandiera americana, con la copertina che
pone l'accento sul problema indiano, da tempo discusso negli Stati
Uniti) è un album relativamente nuovo; infatti la prima parte del
disco presenta quattro brani del 1974 e 1975, incisi con il vecchio
gruppo di Young, i Crazy Horse, con la partecipazione in veste di
corista di Emmylou Harris, poi diventata famosa come cantante
country. “Star Of Bethlehem” è una ballata del 1974 con la
consueta introspezione della chitarra di Young, con la Harris che
arricchisce la parte vocale; poi “Will To Love”, “Like A
Hurricane” e “Homegrown”, quest'ultima del 1976, e sono tre
diverse facce di una musica a volte riflessiva, ma che sa essere
anche trascinante, in un misto di acustica e sonorità più dure. La
seconda facciata è invece materiale registrato lo scorso aprile, con
la partecipazione di nuovi “session-men” oltre ai semprepresenti
Crazy Horse. Sono due momenti musicali diversi del cantautore e
chitarrista canadese, perché i brani “datati” sono decisamente i
migliori, con una vena melodica molto soffice e intimista, simbolo di
un'attività particolarmente felice e intelligente, fin dai tempi dei
Buffalo Springfield, con la sua chitarra immutata nei momenti
acustici e temprata in quelli elettrici, in cui Young dimostra di
essere ottimo solista. Gli altri brani sono invece più facili
all'ascolto e più divertenti, come se Young non avesse preso sul
serio l'incisione, in particolare “Saddle Up The Palomino”,
decisamente scanzonato, in cui Neil è accompagnato al canto da Linda
Ronstadt. Ben Keith, Sam Pedro e Ralph Molina sono i Crazy Horse che
rendono ancor più frizzante questo album di Young che, anche se
manca di omogeneità, è pur sempre un lavoro onestissimo.
Guerin
Sportivo 1977
Pensato
e composto molto tempo prima questo album riporta Young alla “regola”
della discontinuità, degli alti e bassi. Dopo lo splendido Zuma
questo lavoro non convince né il pubblico né tanto meno la critica
che resta particolarmente delusa dalla nuova fase artisticamente
discendente del cantautore. Anche se non tocca i livelli delle crisi
precedenti, American Stars 'n Bars passa inosservato, un album
definito di transizione e che segna un nuovo momento di stanchezza.
Diviso a metà tra l'elettrico e l'acustico come in due facce
diverse, il lavoro propone una voce nuova della musica americana,
Nicolette Larson, che è proprio lo stesso Young a lanciare per la
prima volta. Ancora una volta forse è stata la fretta, o l'istinto,
a far sì che egli non si accorgesse della differenza tra il
precedente Zuma e questo disco; una differenza troppo grande perché
il suo pubblico non se ne accorgesse. Anche la ricercatezza nei suoni
si perde in un progetto nato senza troppa convinzione e stanco dal
punto di vista compositivo.
Elia
Perboni, Music 1982
Questo
nuovo lavoro esce nel giugno '77 ed è un album interessante. È un
collage di incisioni recenti e brani inediti (alcuni tratti dal
misterioso Homegrown) e ci mostra la gamma della musica younghiana.
Si
va dal country alla canzone di protesta, dalla guitar jam alla
ballata paranoica. Eppure è un lavoro stimolante, con qualche
puntata geniale. "Like A Hurricane" è una guitar jam coi
fiocchi, sulla linea di "Cortez", "Will To Love"
è strana ed interiore, poi abbiamo "Hold Back The Tears",
"Saddle Up The Palomino", "Homegrown".
Paolo
Carù, Buscadero 1989
Raccogliticcio
e diseguale, frutto ancora di diverse session con diversi produttori.
In svariati studi di registrazione, tra la California e Nashville,
Briggs, Mullinga e Mazer lavorano con i Crazy Horse arricchiti dai
cori di Emmylou Harris, Linda Ronstadt e Nicolette Larson. Si passa
dal gran cavaliere elettrico di Zuma al mellifluo narratore di motivi
country-rock, annunciati da una copertina stonata di cattivo whiskey
canadese e puttane collassate. In alcuni momenti il tono è perfino
allegro, scanzonato, e si sofferma più sulla vita da bar che
sull'America, per stare al geniale titolo. Popolare “Hold Back The
Tears”, più robusta “Bite The Bullet”, ma nulla è ben
focalizzato, almeno finché non arriva “Like A Hurricane”, unica
traccia veramente notevole del fugace passaggio dell'album.
Mucchio
Selvaggio Extra 2004
I
guai peggiori appaiono scongiurati, Young è solo uno dei tanti che
con l’alcol ha stretto un discreto rapporto di amicizia e sconta in
qualche occasione questa debolezza: che attraversi una fase di crisi
artistica, che abbia poco da dire e da cantare lo si nota chiaramente
in American Stars ‘n Bars, album debole, fatto senza convinzione,
slegato e disomogeneo al suo interno, nobilitato solo dalla
trascinante, ammaliante “Like A Hurricane” […], ancora una
specie di inno, una delle pagine più dirette e comunicative di
Young.
da
Enzo Gentile, introduzione a “Neil Young” (Arcana 1982)