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venerdì 6 agosto 2010

Wind On The Water (1975)

di Matteo Barbieri, Rockinfreeworld
Nella progressione lancinante di “Bittersweet” di Crosby (ma anche in quella di “Love Work Out” di Nash) si riassume il taglio di questo capolavoro. Immensamente superiore all'esordio Crosby/Nash del 1972, questo disco del 1975 afferra il cuore. Non è solo per la qualità delle canzoni, che escono da un periodo davvero creativo per i due e che abbracciano l'intera gamma dei temi che hanno più a cuore (amore, pace, società, ecologia e naturalmente tutto l'“inner space” dell'essere umano) in modo intelligente, che va decisamente al di là delle utopie del primissimo periodo di CSN. È anche per un sound magico, caldo e curato, e allo stesso tempo spontaneo (e l'edizione cd rimasterizzata, Universal MCA, 2000, lo valorizza nel modo giusto). Ogni canzone esce letteralmente dai solchi con il raro pregio di “avvolgere”. Questa è la sensazione. Avvolgere cosa? Be', le orecchie, l'anima... poi si va sul personale. Ogni strumento ha il suo spazio in un missaggio che non lascia vuoti, e ciascun dettaglio sembra uscire nel momento in cui vi si pone l'attenzione. Le voci di C&N poi sono semplicemente pure. L'integrità di questo disco e il “tutto sonoro” che crea, si fanno più belli ad ogni ascolto e sono paragonabili (ma ognuno potrebbe fare il suo esempio) a If I Could Only Remember My Name di Crosby (1970) oppure On The Beach di Neil Young (1974).
Come sempre le rispettive canzoni dei due autori si distinguono nettamente, ma sono accomunate da un denominatore climatico. È questo a farne un blocco unico e inscindibile. Allora la triade di partenza “Carry Me”-“Mama Lion”-“Bittersweet” diventa un dolce decollo (o discesa... dipende da come la si vede). Con il binomio “Naked In The Rain”-“Love Work Out” (specialmente nella infuocata, neilyounghiana conclusione di quest'ultima) si avvertono la dolcezza e la potenza che risiedono in Crosby & Nash di metà anni 70.
“Cowboy Of Dreams”-“Homeward Through The Haze”-“Fieldworker” costituiscono un'altra suite da entrare nella mitologia. Separato l'episodio finale “To The Last Whale”, bellissimo proprio per il suo essere isola nonché conclusione del viaggio, una delle canzoni più significative di Nash. Forse “Take The Money And Run” e “Low Down Payment” non fanno presa quanto le altre, ma parliamo comunque di un disco che non ha cadute di sorta. Parliamo di un disco che tutto il genere umano dovrebbe ascoltare almeno una volta nella vita.
L'album si colloca in un momento di stasi per Crosby Stills & Nash, dopo la reunion nel 1974 per il megagalattico tour di CSN&Y e il tentativo fallito per un nuovo disco. Questo per colpa – a sentire Young – dell'insufficienza di nuovo materiale da parte di CSN. A Crosby e Nash però, quando si mettono al lavoro per questo album tra aprile e settembre 1975, le nuove canzoni non mancano. Alcune erano già apparse col supergruppo (“Homeward Through The Haze” e “Taken At All”, quest'ultima rimasta inedita). In realtà il tipo di musica di Crosby e Nash, così come quella di Young, era decisamente intimistica e aveva bisogno di un rapporto più stretto tra musicista e pubblico di quanto potesse offrire un tour che riempiva le arene (decine di migliaia di persone). La frustrazione fu tale che subito dopo C&N andarono per i fatti loro (così come Young e Stills che collaborarono per il malriuscito Long May You Run).
Wind On The Water, come ho detto all'inizio, trae la sua forza anche dalla pura esecuzione dei brani: Danny Kortchmar alle chitarre, Craig Doerge alle tastiere, Leland Sklar e Tim Drummond al basso, Russ Kunkel alla batteria. Musicisti di punta della scena californiana dei Settanta che, come rivelano le note nel booklet del cd, “offrirono a David e Graham qualcosa di cui CSNY non erano mai stati capaci: una band in grado di estendere la loro visione senza far straripare la propria agenda, e sulla cui stabilità potevano contare”.
Vi sono inoltre apparizioni occasionali, come Jackson Brown in “Love Work Out” (Nash) e James Taylor in “Carry Me” (Crosby), canzone a largo spettro che parla della morte della madre e del nuovo rapporto con una donna. In “Take The Money And Run” (“prendi i soldi e scappa”, che non c'entra nulla con il film di Woody Allen), Nash non si risparmia nell'accusare la sua vecchia band, gli Hollies. “Bittersweet” di Crosby si lega direttamente allo stile ipnotico “come di una corrente oceanica” di suoi brani celebri come “Guinnevere” e “Everybody's Been Burned”, e fu scritta e registrata in una giornata.
Composta insieme, invece, “Naked In The Rain”. “Critical Mass”, il prologo di “To The Last Whale”, fu inciso nel 1970 per l'album solista di Crosby, che racconta: “è stato un esperimento stile Bach in una stanza per l'eco, […] una delle migliori piece di pura musica che abbia mai fatto”. Nash sovraincise poi la sua parte e la collegò a “Wind On The Water”, canzone che si rifà dalle vacanze di mare che Crosby, Stills e Nash erano soliti fare sul veliero di Crosby.
“Cowboy Of Dream” (Nash) si ispira alla reunion con CSN&Y, e in particolare a Young. Di “Fieldworker” Nash racconta (nelle note alla canzone sull'antologia Reflections): “nel 1975 fui invitato a un party dal mio amico David Geffen. Migliaia di dollari erano stati spesi, ogni cosa era impeccabile. […] Più tardi guidai verso i magazzini alimentari dei lavoratori immigrati nella città di Delano. Inutile dire l'assoluto contrasto con Los Angeles da cui provenivo, […] mi disturbò profondamente.”
Crosby: “Lavorare con Nash era una gioia totale, lui ha joie de vivre, conosce se stesso, è una guida, è intelligente e mira all'eccellenza, e in più è un gentleman. Era tutto quello che si poteva desiderare da un amico e da un collega. Alcuni album sembrano raccolte di canzoni individuali. Questo album era incredibilmente coesivo. Come se avessimo invitato tutti i pezzi a un party e tutti fossero venuti.”
La session dell'album durò 18 ore e gettò le basi anche per gran parte dell'album successivo: Crosby e Nash rinnovarono subito il sodalizio in questo momento fortemente creativo e, nel 1976, conclusero il loro terzo disco, Whistling Down The Wire.
(Pubblicato originariamente su BeatBlog2)