Harvest - Rassegna Stampa (pt.1)
da Mucchio Extra (clicca per ingrandire)
da Rockstar (clicca per ingrandire)
Questo è il
primo disco solo pubblicato dopo la separazione da Crosby, Stills & Nash.
Harvest è tra gli album di Young più conosciuti e maggiormente apprezzati dal
pubblico. In effetti è un lavoro particolarmente curato, realizzato con molti
studi e registrato con il sedici piste nello stesso studio che il cantautore si
era costruito. Uno strano amore per la tecnologia porta l'artista a produrre un
disco che solo qualche anno prima non sarebbe neppure stato pensato come
ipotesi. Ne soffre una certa spontaneità, quell'immediatezza tipica di Young.
Ma in fondo Harvest rappresenta qualcosa di nuovo proprio perché lo vede in una
veste nuova, meno rabbiosa e più pacata: un disco pensato anche per il pubblico
che attendeva da diciotto mesi (tanti sono quelli che lo dividono da precedente
After The Gold Rush) sue nuove canzoni. Ad accompagnarlo è un nuovo gruppo
formato da musicisti session-man che assumono il nome di Stray Gators: Ben
Keith, Kenny Buttrey, Tim Drummond, John Harris. A loro si affianca nuovamente
Jack Nitzsche. In alcuni brani vi è anche l'intervento vocale di James Taylor e
Linda Ronstadt (“Heart Of Gold” e “Old Man”), di Steve Stills, Nash e Crosby.
Insomma tutto era stato progettato affinché il prodotto garantisse dei
risultati anche sul piano commerciale dopo il successo, e i soldi, con
CSN&Y. Con Harvest, Young dimostra quante possono essere le sue possibilità
anche come compositore ricercato e sofisticato, che riesce a confezionare la
vena nostalgica de testi e l'istintività.
Elia Perboni, Music 1982
[…] Harvest
è un album che non scivola via come altri, è pieno di tensioni e sebbene inizi
immediatamente a scalare le classifiche non piace in pieno. “Heart Of Gold”
diviene un singolo vendutissimo, […] “The Needle And The Damage Done” una
canzone dedicata ai suoi amici scomparsi per eroina, e che interpreta
magistralmente negli spettacoli con il pubblico emozionato da tanta
partecipazione.
Oggi, riascoltando tutta la sua produzione discografica, si
può ben dire che la parte migliore della carriera di Young si concluda proprio
con Harvest. I dischi pubblicati in seguito rappresentano soltanto pagine già
lette ed emozioni già sentite. […]
La grande enciclopedia del Rock
Harvest, del 1972, è l'album più conosciuto del canadese
Neil Young e contende ad After the Gold Rush, la palma di migliore album della
sua intera carriera. Registrato principalmente a Nashville, città simbolo del
country, fu best-seller negli Stati Uniti. Il disco di Young segna uno degli
apici del country-rock, genere del quale Neil si può considerare tra i
co-fondatori (vedi prima : Flying Burrito Brothers), avendo già nel background
la milizia nei leggendari Buffalo Springfield. Le canzoni contenute in Harvest
sono quasi tutte molto famose, a dimostrazione della grande forma di cui godeva
il nostro eroe. La critica maggiore che viene fatta a questo album di grandi
ballate è la tendenza ad una pomposità orchestrale eccessiva in "A Man
Needs a Maid" e "There's a World". Critica esatta, se non fosse
che gli arrangiamenti pomposi nelle due songs in questione abbelliscono i
pezzi. "Out on the Weekend" apre il disco countreggiando. Il ritmo
soave portato da basso e batteria viene rapito da armonica e pedal steel che
impreziosiscono. Young canta trattenuto. "Harvest" è una dolce ballata
country che ha per argomento un amore bucolico. È il piano a dettare ritmo e
melodia. Sprazzi di Ben Keith in sottofondo. "A Man Needs a Maid" si
muove come una ballata pianistica. Intervengono arrangiamenti orchestrali che
fendono il brano : da brividi : campane, fiati, violini, xilofoni. Poi gli
archi riprendono appesantendo un tantino la canzone. In "Heart of
Gold" la pedal steel di Ben Keith , l'armonica, la chitarra acustica, e la
magica voce di Young si fondono in qualcosa di incredibilmente musicale e melodioso,
una sensazione di pace interiore, qualcosa di profondamente country. Ottimi i
controcanti di Linda Ronstadt. "Are You Ready for the Country ?" è un
momento scherzoso del disco. Un country rockeggiante con piano ritmico e
chitarra solista a dominare. Ma qui è migliore rispetto a quanto fatto sul
precedente "After the Gold Rush". "Old Man" è un' altra
ballata acustica. Young affronta la chitarra acustica nervosamente. Nel pezzo
viene coinvolto anche il banjo (strumento principe del country classico).
Ottimi i cori. "There's a World" è tutto dominato da un arrangiamento
orchestrale di Jack Nietzsche : il brano sfocia subito nell'epico. Sembra di
assistere ad un racconto che l'orchestrazione conduce verso le praterie del
'far west'... Un pezzo fuori dagli schemi di Young, senza dubbio, ma un bel
pezzo senza dubbio. "Alabama" è un inno antirazzista che va a fare
coppia con "Southern Man" (da After The Gold Rush) sul tema delle
colpe dei sudisti in materia di schiavitù. Il pezzo è un rock ben tirato dalle
chitarre elettriche aggressive, anche quando cori e pedal steel appaiono nel
loro splendore. "The Needle and the Damage Done" è dedicata al suo
amico Danny Whitten dei Crazy Horse, eroinomane. È una canzone interpretata
dalla vocina straziante di Neil, con la sola chitarra acustica ad
accompagnarlo. "Words (between the Lines of Age)" è il pezzo
conclusivo del disco. È una lunga, splendida canzone country-rock con cori
bellissimi, con un bel tempo a sostenerla ed un' energia grezza inimitabile che
caratterizzava l'anima rock del canadese. Con Harvest il canadese solitario
raggiunge il suo massimo successo di vendite. Il disco è una gemma anche per la
critica. Nel 1972 Neil Young riempie l'album di canzoni tipicamente "on
the road", di dolci ballate acustiche ed energiche song elettriche. Venne
registrato a Nashville nel 1971, con gli Stray Gators (Ben Keith, Tim Drummond,
Kenny Buttrey) e con Linda Ronstadt e James Taylor ai cori, ma usci' solo nel
1972 perché Young fu sottoposto nel frattempo ad un intervento chirurgico alla
schiena. Gli ingredienti per un album tipicamente country-rock ci sono tutti.
La cosa fantastica di Harvest è che su 10 canzoni almeno 8 sono storia del rock
! L'orchestrazione di Jack Nietzsche non è pesante sui brani in cui compare.
Il Rock
Premessa: gli appassionati di Neil Young conoscono molto
bene la storia che sto per raccontare, e mi scuso con loro. Ma questa rubrica
si basa sulla speranza che il Mucchio abbia anche: 1) lettori che non conoscono
bene l'inglese, o che comunque non si sono mai preoccupati di tradurre e
interpretare a fondo i testi delle canzoni; 2) lettori giovani per i quali
Harvest, anno 1972, è una sorta di reperto archeologico; che conoscono Young
attraverso le cover dei Pearl Jam e che magari hanno sentito per la prima volta
"A Man Needs A Maid" nel recente cd dal vivo Live at Massey Hall
1971, pubblicato dal canadese nell'ambito di un'operazione di recupero storico
del proprio repertorio live. In questo senso varrà la pena di dire subito che
quella versione, precedente alla pubblicazione di Harvest, è di una bellezza a
dir poco commovente perché Neil la esegue solo al pianoforte, senza
l'accompagnamento della London Symphony Orchestra che appesantirà l'incisione
in studio; e che, quella sera a Toronto, un passaggio del testo era ancora
diverso (nel ritornello, anziché "a man needs a maid" Neil canta
"a man feels afraid", un uomo prova paura). Forse era lo stesso Neil
a "provare paura" per le prevedibili reazioni femminili a un pezzo
che sembrava lodare le virtù domestiche delle colf. Ovviamente "A Man
Needs A Maid" non era una canzone maschilista, ed è il paradosso di un
brano apparentemente semplice e lineare, in realtà giocato su due livelli - uno
metaforico, un altro strettamente personale - che si incrociano e si illuminano
solo se chi ascolta è a conoscenza del secondo. Per strano che possa apparire
sapendo quanto sia riservato Neil Young, "A Man Needs A Maid"
necessita di una competenza "gossipara" per essere capita nel
profondo. In altre parole, occorre sapere con chi era fidanzato Neil Young in
quel lontano 1971. E noi ora ve lo diremo.
Nel 1970 era uscito un importante film della New Hollywood,
diretto da Frank Perry e intitolato Diary Of A Mad Housewife (in italiano
Diario di una casalinga inquieta). L'attrice protagonista, candidata all'Oscar,
si chiamava Carrie Snodgress. Aveva ventitré anni, era una biondina magra con
un volto interessante, tutt'altro che una diva hollywoodiana classica. Neil
Young vide il film e qualche giorno dopo la ragazza, che stava lavorando in teatro,
si trovò in camerino un biglietto con la scritta "call Neil Young", e
un numero di telefono. Lei non sapeva nemmeno chi fosse, ma lo chiamò. Lui le
confessò che era rimasto colpito da lei e dalla sua interpretazione. Come dice
nella canzone, si era "innamorato dell'attrice" perché "recitava
una parte che riuscivo a capire". A sua volta, Carrie raccontò in
un'intervista di essersi innamorata del "dolore" di Neil: il cantante
era in uno dei suoi ricorrenti periodi di cattiva salute. I due vissero un
amore forte, segnato dalla disgrazia: tempo dopo ebbero un figlio, Zeke, che
nacque con un gravissimo handicap fisico. Carrie, per Neil, si allontanò dal
cinema: "Mi ero innamorata di questo stupendo artista che aveva bisogno di
me. Lo amavo e gli diedi tutta me stesa, chi se ne frega della carriera. Vivere
con lui nel suo ranch fu come stare in paradiso. Ancora non so perché ci siamo
lasciati. Non abbiamo mai litigato...".
Neil e Carrie rimasero insieme per diversi anni.
Probabilmente fin verso il '78, quando lei ricomparve al cinema (in The Fury,
di Brian De Palma) e, subito dopo, venne accreditata di una storia con Jack
Nitzsche, musicista che lavorò anche con Young in Harvest. Fu una storia ancora
più sfortunata: nel '79 Nitzsche fu condannato per molestie e tentato omicidio
nei confronti di Carrie. Quella di Carrie Snodgress è una storia molto triste:
è morta nel 2004, a soli cinquantasette anni, ma almeno ha goduto di un grande
ritorno con un bellissimo ruolo nello spettacolare film di Clint Eastwood, il
western Gli Spietati.
Tornando alla canzone, la prima cosa da ribadire è che tutto
il presunto discorso "sessista" sulle colf nasce semplicemente da una
citazione cinematografica: tutti i versi sulla "maid", sulla
domestica, si riferiscono al ruolo interpretato da Carrie Snodgress nel film
vedendo il quale Young si era innamorato di lei. Non si tratta di banale
contenutismo. La presenza del cinema nella canzone permette di vedere il
"metodo" stesso di Young al lavoro. Young è un poeta postmoderno: come
Bob Dylan, usa materiali eterogenei per creare un mondo fantastico, alternativo
a quello reale. Il cinema è per lui una realtà parallela fin dai tempi di
"Broken Arrow" (il cui testo sembra un western della New Hollywood) e
di "Mr. Soul" (una delle più acute analisi del divismo mai scritte).
La canzone, leggerne attentamente il testo, parla di una mutazione, di un
cambiamento fisico e psicologico ("my life is changing in so many
ways"). Come sempre Young parla della propria condizione di musicista, di
personaggio pubblico, e va alla ricerca di "specchi" nei quali veder
riflessa la propria, fluttuante realtà. In quel momento della sua vita
(l'arrivo del successo, l'inizio dell'avventura con Crosby Stills & Nash,
l'attesa per Harvest) poteva trovare l'amore solo dentro un film.
Secondo le minuziosissime analisi reperibili su internet
Young dedicherà a Carrie Snodgress anche "Motion Pictures",
nell'album On The Beach, e alcuni versi di "New Mama", inclusa in
Tonight's The Night. Sono due dischi intrisi di dolore e percorsi da continue
citazioni cinematografiche. E sono, assieme naturalmente a Harvest, due fra i
maggiori capolavori del canadese triste.
Alberto Crespi, Il Mucchio Selvaggio
Dato un
colpo di spugna al passato, Young si tuffa in un’estenuante, intensissima
attività solista: gira gli States per un improvvisato tour acustico in piccoli
locali, va a Nashville per registrare il nuovo album, mentre le condizioni
fisiche si deteriorano, smagrisce, torna a soffrire di crisi epilettiche, una
strana malattia lo costringe per alcune settimane in ospedale. “Non mi reggevo
più in piedi, faticavo a camminare, i miei muscoli non reagivano più, ho fatto
diversi concerti seduto su una sedia, anche la testa mi sembrava non
funzionasse più tanto bene. È dal quel periodo che non ho più amato molta gente
tutta insieme, avvertivo disagio e poi sentivo una specie di agitazione, forse
la pressione si alzava. Ho cominciato in quei lunghi giorni di sofferenza a
volermi isolare, estraniarmi dal mondo, quasi a nascondermi.” Eppure Harvest,
uscito alla fine del ’71, è un colpo di fulmine per milioni di persone: Young
lo definirà “un disco perfetto” e in realtà non si avverte neppure una
smagliatura, neppure un passo falso. Solo, assomiglia troppo a After The Gold
Rush che per questo si fa preferire, più immediato, fresco, stuzzicante.
Harvest impone però Young a una grandissima platea internazionale, dispone di
tutte le armi persuasive migliori, combatte per giuste istanze sociali
(“Alabama” e la nenia proto-ecologica “Are You Ready For The Country?”),
alterna ballate in country-style intelligenti come “Old Man” e “Heart Of Gold”
a un paio di pezzi evitabilissimi, entrati chissà come (“There’s A World” e “A
Man Needs A Maid”, svilita e brutalizzata dall’intervento in massa della London
Symphony Orchestra). Harvest è comunemente considerato l’apice artistico di
Young, che per alcuni anni non s ripeterà a questi livelli ma l’album viene
oggi ricordato soprattutto per un brano, “The Needle And The Damage Done” che
affronta dall’interno, senza moralismo, né pietismi, l’affare droga pesante,
che colpisce l’artista negli amici e nei colleghi di lavoro (“Ho visto l’ago
catturare un altro uomo”). Neil dice di no, decisamente a queste sostanze e
pare sia da smentire l’ipotesi di una sua caduta nella rete dell’eroina e di
una susseguente lunga, faticosa guarigione: Young ha spesso avvelenato il suo
sangue e la sua mente con l’alcol ma deve aver visto troppo da vicino la morte
e la siringa (che nel ’73 coglieranno il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten
e il roadie Bruce Berry), per credere che anche lui ne resti coinvolto.
L’ossessione della droga, dell’annullamento della persona inseguirà a lungo Young che in preda all’ansia e
all’esasperazione di chi si sente impotente, tornerà spesso sull’argomento con
canzoni vivide e allucinate.
da Enzo Gentile, introduzione a “Neil Young” (Arcana 1982)