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Neil Young & Crazy Horse: Re-ac-tor (Reprise, 1981)

di Salvatore Esposito
Dopo il mezzo passo falso di Hawks & Doves Neil Young l'anno successivo (1981) pubblicò RE-AC-TOR, che sin da allora è considerato uno dei dischi meno amati del cantautore canadese, tuttavia questo è lo specchio del dolore e della rabbia di Neil per i problemi familiari che lo affliggevano in quel periodo e che già con Hawks & Doves erano apparsi fin troppo soffocati come in un pianto di dolore celato dietro le spoglie delle registrazioni che occupavano il lato B (la seconda parte) di quel disco. Il suo profondo dolore sfociato poi in questo disco in una rabbia quasi senza controllo, nasceva sia dalla malattia della moglie Pegi che era stata colpita da un grave tumore celebrale per fortuna risolto senza alcun rischio, sia dalla nascita di un secondo figlio celebroleso. Dopo aver richiamato i Crazy Horse per ridare vita al sound violento e duro di Rust Never Sleeps, mette le basi per questo disco in pochissimo tempo e insieme danno vita ad un lavoro quasi hard-rock in cui riversa tutto il suo furore quasi usasse la musica come una valvola di sfogo. Lo si sente da come vengnono trattate le chitarre che appaiono esaltate al punto da non avere nessun groove, al punto da essere costretti ad aggiungere delle sovraincisioni per dare un senso ritmico in alcuni brani. Anche i testi appaiono imprecisi, instabili, stretti in una poetica telegrafica apparentemente improvvisata, il cui nadir è senza dubbio T-Bone dove Neil in nove minuti di schitarrate al limite della monotonia non ripete nient'altro che "c'è purè di patate/non bistecca. Tra lo sferragliare delle chitarre e tra linee di basso quasi perforanti trova spazio qualche pezzo degno di nota come Shots, risalente al 1978 che appare rispetto alle altre più solida e minacciosa, o ancora un saltellante honky tonky pianistico come Get Back It On. Di minor interesse sono sicuramente Motor City in cui fa confluire tutta la sua passione per le auto d'epoca e critica le nuove industrie giapponesi o ancora la balbettata Rapid Transit, che gode di un testo particolarmente astruso e incomprensibile. All'epoca questo disco fu accolto con grande indifferenza etichettandolo presto come una sorta di rivalsa contro la casa discografica che gli imponeva un album all'anno, tutto ciò può essere parzialmente preso per vero dato che Neil anche nei momenti più difficili ha sempre avuto qualcosa da dire anche se poi materialmente non gli riusciva tutto quello avrebbe voluto. Successivamente, la situazione musicale di Neil si sarebbe fatta più grave con la pubblicazione di album sempre più complesse e difficilmente decifrabili che come questo erano un modo per comunicare con il mondo esterno tutto ciò che lui provava dentro di se. Le chiavi di decodificazione ci sono giunte con ritardo ma anche se i critici e i fan le avessero capite all'epoca, chi lo avrebbe mai giustificato? E' giusto adesso abbandonarsi ad una sorta di compassione verso i problemi di Neil? Tuttavia il disco sembra acquisire un senso ancor più profondo nella frase in latino posta sul retro copertina: "Deus, dona mihi serenitatem accipere res quae non possum mutare, fortitudinem mutare quae possum atque sapientiam differentia cognoscere" quasi fosse questa una mesta e rassegnazione nella preghiera di fronte ai disegni del divino. In conclusione questo non è un disco memorabile, ma appartiene a quella piccola schiera di pubblicazioni che rappresentano qualcosa di molto personale per Neil. Insomma se vi spaventa la bruttetta del prodotto, acquistatelo per capire ancora meglio Neil.


Reactor (28 Ottobre 1981, Reprise HS 2304)

Opera Star [3:32]
Surfer Joe And Moe The Sleaze [4:15]
T-Bone [9:14]
Get Back On It [2:16]
Southern Pacific [4:08]
Motor City [3:11]
Rapid Transit [4:36]
Shots [7:41]

Prodotto da David Briggs, Tim Mulligan e Neil Young con Jerry Napier

Registrato ai Modern Recorders di Redwood City, CA, tra il 9 Ottobre 1980 e il 21 luglio 1981

Il Cast
Neil Young: guitar, vocal
Frank Sampedro: guitar, stringman, vocal
Billy Talbot: bass, vocal
Ralph Molina: drums, percussion, vocal

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