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Buffalo Springfield: Il country-rock della West Coast



Nel 1966 il rock non si era ancora affermato. Dopo la rivoluzione rock n'roll, in America non ci si era ancora affrancati dal riflusso acustico-folk del Greenwich Village newyorkese guidato da Bob Dylan. In Inghilterra intanto si faceva rhythm and blues (Rolling Stones), facendolo passare per novità. La British Invasion del '65 consistette nel dilagare in America di complessi inglesi che riproponevano essenzialmente le melodie dei vocal-group degli anni 40 e 50, dando vita a una sorta di "rock n'roll soft", che in realtà era stato reso operativo in America diversi anni prima: il suo autore era stato infatti Buddy Holly e da questo si era trasmesso ai Beach Boys, che ne avevano ricavato la loro surf-music. Da questi ai Byrds il passo è breve, se vi si aggiunge la componente country tradizionalmente americana. I Byrds portarono il rock n'roll-soft e corale dei Beach Boys sulle tematiche e movenze esistenziali del country-blues americano: ossia misero una chitarra elettrica in mano a Dylan (precisamente al festival di Newport - il 26 luglio 1965). Poi, il 1966. Bisognava speculare sulla capacità di farsi portavoce dei problemi della vita e dell'esistenza da parte di questa chitarra elettrica. E nel 1966 propose tematiche esistenziali il movimento psichedelico; che non a caso si servì (fin dai Charlatans, nel '65) di una chitarra elettrica per esprimerle. Siamo a un passo dal rock del 1967 - che però in gran parte si affrancherà dal mondo degli hippie. Nel 1966, a un passo dal rock, in piena era psichedelica (è di quest'anno la "Summer of love"), ma ben radicato nella tradizione più reazionaria, si colloca il fenomeno dei Buffalo Springfield (Los Angeles, 1966-1968). Nel 1966 i Byrds sono al loro terzo album; i 13th Floor Elevator rappresentano la frangia più alternativa (non solo geograficamente: erano texani) al movimento psichedelico di San Francisco che aveva finito per coinvolgere anche gli stessi Byrds e che di lì a poco avrebbe visto nascere le stelle di Jefferson Airplane prima e Grateful Dead poi. Ma il 1966 era anche l'anno dei Beach Boys ("Pet Sounds") oltre che di Frank Zappa ("Freak Out"). Mentre, con la psichedelia, nasceva l'acid-rock (dall'idea di creare una musica come sottofondo per i party di Lsd) e si inaugurava l'era delle jam-session, un altro consistente filone della musica popolare americana restava legato alla tradizione, pur essendo prossimo alla psichedelia per l'uso della chitarra elettrica. Per ora, occupandoci dei Buffalo Springfield, ci occuperemo di quel consistente filone tradizionale che è presupposto essenziale del rock. I Buffalo Springfield furono un gruppo country-folk che suonò con strumenti poi propri del rock (chitarra e basso elettrici, batteria), armonie da vocal-group (e così - o a più voci - cantate). Il vecchio vino dei Byrds in botti nuove. Soprattutto: Nashville a Los Angeles, come voleva il revival o "old-time music" dell'epoca (Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, Flying Burrito Brothers). Il country-rock californiano diventerà commerciale tra fine 60 e inizio 70; con i Buffalo Springfield siamo invece alla sua origine. I Buffalo Springfield non sono propriamente un gruppo, ma - come e forse in misura maggiore dei Byrds - una congrega di cantautori che con tale marchio pubblicano i loro brani.
Stephen Stills (Texas, 1945) professionista dall'età di quindici anni, è un cantante, compositore, chitarrista e bassista. Dopo New York (al Greenwich Village formò nel 1964-65 gli Au Go Go Singers, con Richie Furay) e il Canada (dove conobbe Young), ventenne, formò a Los Angeles - dove decisa emergeva la comunità folk-rock - i Buffalo Springfield dei quali fu il leader. Dal 1968 è attivo nei Crosby, Stills & Nash (and Young) - un ex-Byrds, un ex-Buffalo Springfield, un ex-Hollies. Tra il 1970 e il 1972, i suoi progetti folk/soft-rock (uno di questi a nome Manassas: supergruppo con l'ex-Byrds e Flying Burrito Brothers Chris Hilmann e grandi session-man come Paul Harris; gli altri due album sono zeppi di ospiti celeberrimi: Jimi Hendrix, Eric Clapton, più il solito entourage di folk-singer).
Neil Young (Canada, 1945) dai tempi del college suonava, come tanti della sua età, folk nelle coffeehouse (dove incontrò i giovani Joni Mitchell e Stephen Stills). Il suo primo gruppo furono gli Squires (1962-1965), tra il folk e la surf music (del '63 il singolo "Aurora/The Sultan", primo brano di Young). Quindi (1966), sempre in Canada, i Mynah Birds (con Bruce Palmer). Causa l'insuccesso dei singoli, Young e Palmer presero - come tanti altri loro coetanei: forse tutti - la via di Los Angeles. Sciolti i Buffalo Springfield, Young, dal 1969 a oggi, ha pubblicato 32 album solisti che lo hanno fatto da una parte uno dei più grandi folk-singer e cantautori di sempre, dall'altra uno dei più influenti e sensibili cantanti e chitarristi rock (la sua chitarra distorta ha posto le premesse, con quella di Reed, per il successivo "noise": dall'80 a oggi l'espediente più in voga della musica rock), genere del quale è tra i massimi fautori e interpreti. Innumerabili le collaborazioni - quelle con Crosby, Stills & Nash ('70, '71, '74, '88, '98, '99) e con i Pearl Jam ('95) le più pubblicizzate. Ma ogni album di Young è una collaborazione e non tanto per gli ospiti che vi appaiono sempre, ma per il fatto che questi determinano uno dei due toni fondamentali di Young (il country/folk e il rock). I Crazy Horse, ad esempio, non furono semplicemente il gruppo-spalla di Young, ma il mezzo (talora causa) con cui Young fece e definì il suo grande hard-rock.
Dewey Martin (Canada, 1942) batterista dai 13 anni, fattosi le ossa con Roy Orbison e gli Everly Brothers nella capitale tradizionale del country (resa tale da nomi come Hank Williams, Johnny Cash), Nashville, era a Seattle nel 1964 coi Sir Raleigh and the Coupons - gruppo che faceva cover stile British Invasion. Quindi nei Sons of Adam, nei Modern Folk Quartet e nei Dillards (importante gruppo bluegrass). Dopo lo scioglimento dei Buffalo Springfield, Martin cercò varie volte e a vario titolo di rievocarne le gesta - ma basti pensare che a metà anni 70 era ridotto al lavoro di meccanico d'automobili. Il passaggio di Martin da Nashville a Los Angeles è emblematico. A metà anni 60, infatti, vi fu un folk-revival che vide le nuove generazioni (le chitarre elettriche di Los Angeles - città che dai Byrds ai Grateful Dead divenne la scuola del revival) riappropriarsi della loro musica atavica (rappresentata appunto da Nashville). Come si vede, tutto questo non può dirsi rock.
Bruce Palmer (Canada, 1946), come il compagno Young, fu membro effettivo dei Buffalo Springfield solo per il primo album, essendo, all'altezza del secondo, già in rotta col gruppo - e preso da vari problemi di droga. Diversamente da Young, Palmer non dette suoi brani ai Buffalo Springfield, sebbene con le sue linee di basso incoraggiasse il lato più rock di un gruppo quasi tutto incentrato - per volere di Stills - sul country-folk. Jim Messina - membro esterno e factotum del gruppo - sostituiva all'occorrenza Palmer. Nel 1971 con "The Cycle Is Complete" lasciò la sua altra e pressoché unica testimonianza in campo musicale: opera di pochi brani lunghissimi (e tutto fuorché rock) dedicata ai trip da Lsd.
Richie Furay (Ohio, 1944) è il terzo compositore e membro portante - nonché chitarrista e cantante - dei Buffalo Sprinfield, ai quali si unì dopo aver militato a New York con Stills negli Au Go Go Singers. Sempre a Los Angeles formò i Poco, gruppo soft-rock attivo dal 1968 al 1984, insieme a Jim Messina.
Jim Messina (Texas, 1947) è un cantante, compositore, chitarrista (dall'età di 5 anni), bassista e produttore. Compare come bassista dei Buffalo Springfield nel primo e nel terzo album; di quest'ultimo fu il principale artefice, nel senso che lo produsse e mise parzialmente assieme a gruppo già sciolto. Poi è nei Poco con Richie Furay. Vi rimase per i primi tre album (1969-1971). Quindi si unì a Kenny Loggins (7 album dal 1970 al 1976).


Buffalo Springfield (1966), 12 brani, 33 minuti. No. 80 Pop Albums.

Il primo album dei Buffalo Sprinfield è tanto distante dall'estetica odierna da risultare un ascolto addirittura imbarazzante o ridicolo - soprattutto per via di un canto tra il vocal-group e il soul. L'atmosfera è descrivibile come un country-pop elettrico/acustico intriso di fatalismo, epos, magniloquenza e pessimismo. Abbiamo dei Byrds senza i loro sperimentalismi, ma con un tono cupo più marcato. Si tratta di 7 composizioni di Stills (quasi tutte mediocri ma nessuna inascoltabile o del tutto priva di spunti influenti) e di 5 di Young (almeno 2 capaci di giustificare e dare un senso a un'operazione altrimenti poco ammissibile).
"For What It's Worth" (Stills) [- 2:37] (No. 7 Pop Singles) è un ottimo, tenue e raffinato tappeto sonoro, purtroppo deturpato da ingenui gargarismi Merseybeat.
"Go and Say Goodbye" (Stills) [- 2:23] potrebbe essere dei Byrds: pare un sostenuto country suonato dai Beatles. Se la musica può essere interessante (un country pur sempre avveniristico) e l'esecuzione ottima, ci pensa la solita voce compiaciuta e riverberata - e così voluta - a sciupare tutto (o a elevarlo a estetica kitsch).
"Sit Down, I Think I Love You" (Stills) [- 2:34] dice tutto nel titolo.
"Hot Dusty Roads" (Stills) [- 2:51] prova col blues.
"Everybody's Wrong" (Stills) [- 2:29] è l'epos del folk elettrico.
"Leave" (Stills) [- 2:45] è un rhythm and blues teso e proto hard-rock (influenzerà segnatamente i Jefferson Airplane).
"Pay the Price" (Stills) [- 2:36] è, con la precedente, e in un tono più medio, il più significativo contributo di Stills (roba da ispirare Cat Stevens come Lou Reed e - nel ritornello - addirittura certo metal).
"Nowadays Clancy Can't Even Sing" (Young) [- 3:28] è il primo capolavoro di Young: con un esistenzialismo capace di trascinare e giustificare gli espedienti musicali country-pop che - per quanto mirabili - rimangono confinati nel puro mezzo espressivo.
"Flying on the Ground Is Wrong" (Young) [- 2:43] non prova nemmeno ad accostarvisi e torna - impeccabilmente - alla musica pop di almeno vent'anni prima (es. Bing Crosby).
"Do I Have to Come Right Out and Say It" (Young) [- 3:06], a metà strada tra le due prove precedenti, non trova ragione d'essere.
"Burned" (Young) [- 2:18] è tra i pezzi - relativamente - duri dell'album: tra country e Kinks; lontanissimo dai risultati del futuro Young per quanto ne tinteggi l'orizzonte.
"Out of My Mind" (Young) [- 3:09] è l'altro capo d'opera: basta la liquida chitarra d'apertura e chiusura per sentirsi rimescolate le midolla; nemmeno la retorica del ritornello strappalacrime a più voci - quintessenza dell'estetica del tempo - ne pregiudica l'effetto.
Pur quasi completamente privo di brani memorabili, quest'album mantiene tutta la sua importanza storica per singoli aspetti, specie di natura tecnica. E se già i Byrds - e altri - erano arrivati alla fusion country/folk-chitarra elettrica da una parte (il country-rock) e vocal-group o pop-chitarra elettrica (o strumentazione rock) dall'altra, eravamo comunque agli inizi. Sebbene in un anno cambi tutto; sebbene l'esordio dei Buffalo Springfield sia inferiore ai lavori più importanti del '66 - basti il nome dei 13th Floor Elevator. Nel 1973 - a country-rock ampiamente saturato - l'album tornerà in classifica (n. 10): si cercavano i progenitori dei vari Eric Andersen, Carole King, James Taylor, Joni Mitchell.

Buffalo Springfield Again (1967) 10 brani, No. 44 Pop Albums.

L'età media dei Buffalo Springfield è di 22 anni quando offrono quello che unanimamente la critica ha considerato e non si può che considerare il loro capolavoro. Durante la registrazione del disco - che così risulta una compilation più che un album - Young e Palmer - legati anche dai problemi di droga - lasciano una prima volta il gruppo.
"Mr. Soul" (Young) [- 2:35] è una versione western di Satisfaction - vedi il riff della chitarra
"A Child's Claim to Fame" (Furay) [- 2:09], col dobro hooks di James Burton, se non altro si appaga del suo trasognare riflessivo alla Byrds
"Everydays" (Stills) [- 2:38] sterza per atmosfere jazz (squarciate da una distorsione della chitarra) ed è un primo capolavoro
"Expecting To Fly" (Young) [- 3:39] (No. 98 Pop Singles), pezzo barocco di psichedelia e surrealismo, non convince appieno
"Bluebird" (Stills) [- 4:28] (No. 58 Pop Singles) vivacizza in un hard-folk l'economia dell'album e, a forza di espedienti (la voce ora soul ora dream-pop, i numeri delle chitarre su tutti i fronti, la ritmica jazz), sembrerebbe impreziosirlo anche: infine va elevato a capolavoro per la sua statura d'avanguardia (si veda i cambi di tempo).
"Hung Upside Down" (Stills) [- 3:24], con la sua poderosa tessitura, dimostra come l'album sia di Stills e Furay (anzi, rappresenta i loro risultati migliori) e non di Young: qui Stills addirittura fa il Tim Buckley (peccato solo per i coretti veniali: d'altra parte ci vuole un Buckley per non necessitarne) e impazzisce (un unicum per lui) nel finale urlato.
"Sad Memory" (Furay) [- 3:00] potrebbe essere per Frank Sinatra e delinea le coordinate dell'impianto presente: a Stills l'avanguardia e le sonorità dure, a Young le epopee magniloquenti, a Furay le canzonette intimistiche.
"Good Time Boy" (Furay) [- 2:11] anticipa il country-rock dei Poco con fiati, strascichi blues e soul alla Joe Cocker: qui il tutto riesce e in modo assai esagitato (con tanto di urla e ritmo galoppante).
"Rock & Roll Woman" (Stills) [- 2:44] (No. 44 Pop Singles) è tutto tranne che rock: sembrano i Beatles in un film di Leone a fischiettare Morricone; vi sono poi una caterva di arditi esperimenti che dimostrano come, se l'avanguardia del primo album era l'associazione country e rock, quella del presente è - quasi senza rock - pura e a sé stante.
Perché non si dice mai, ma Buffalo Springfield Again è un album di avanguardia, e non rock.
Ci vuole "Broken Arrow" (Young) [- 6:13] per tornare nel circo rock. Ma solo per un momento: dall'avvio iniziale hard e live si passa a un surrealistico collage (strutturalmente tra Zappa e Cooper, di fatto influenzato dagli esperimenti dei Byrds), con tamburi, archi, tastiere, silenzi e parole al vento. Questo è il brano meno rock, meno folk e meno country di Young.
Buffalo Springfield Again avrebbe dovuto (e tutt'ora dovrebbe) scandalizzare e sconcertare come forse non ha fatto. Altro che folk o country o rock! Questa è avanguardia e i vari stili sono mezzi! Buffalo Springfield Again sembra essere stato composto da un gruppo di marziani pazzi, come Buffalo Springfield da un circolo di nonni.

Last Time Around (1968) 12 brani, No. 42 Pop Albums

Questo è l'album più significativo dei Buffalo Springfield nel senso che ne connota l'operare come - con relativa eccezione per il primo album - personaggi che individualmente pubblicavano brani sotto l'egida di un gruppo. Jim Messina e Richie Furay nel '68 si ritrovarono con 3 brani di Young e 5 di Stills - oramai entrambi fuori dal gruppo, mentre Palmer non vi aveva più fatto ritorno. Aggiunse una composizione Messina, 3 Furay e il tutto fu pubblicato. Last Time Around segna tutto sommato un passo indietro. Dall'avanguardia alla reazionarietà.
"On The Way Home" (Young) [- 2:25] (No. 82 Pop Singles), pletorico e inutile power-country a più voci.
"It's So Hard To Wait" (Furay/Young) [- 2:03] riparte invece dai Jefferson Airplane della Slick più Nico (più genuflessa), e riesce nel suo minimalismo sussurrato a farsi apprezzare.
"Pretty Girl Why" (Stills) [- 2:24] continua appropriatamente e positivamente sulla linea degli esperimenti (adesso latineggianti e sulla linea di Tim Buckley).
"Four Days Gone" (Stills) [- 2:53] conferma la solidità dell'artigianato di Stills (vedi gli arrangiamenti impeccabili e non invadenti), ma inizia a far dubitare che si tratti di artigianato appunto (esperimenti fine a se stessi) e non di arte: dovrebbe questa, infatti, essere una confessione (alla Traffic) e non si capisce del tutto cosa confessi.
"Carefree Country Day" (Messina) [- 2:35] è un inaspettato bijou tenue tenue di cui si ricorderà ampiamente il Lou Reed più giocherellone (quello che rifà il music-hall).
"Special Care" (Stills) [- 3:30] è ancora una miniera da cui i posteri attingeranno - brano lineare e potente, ritmato e cantato come un country aspro (Traffic); le tastiere infine invadono l'insieme.
Last Time Around è tutt'altro che un lavoro raffazzonato e approssimativo. Tali brani lo dimostrano.
"In the Hour Of Not Quite Rain" (Callen/Furay) [- 3:45] è eseguito da un'orchestra e potrebbe (relativamente) essere una versione maschile di Nico: cupo, trascendentale e senza età (nemmeno un briciolo di rock).
"Questions" (Stills) [- 2:52] è un acid-rock esemplare (ancora da evidenziare il tono simile ai Traffic).
"I Am A Child" (Young) [- 2:15] conferma invece che l'ispirazione country e politically-correct-oriented di Young ancora proprio non funziona del tutto. Tuttavia Young compie un grande passo avanti - se non altro formale: vedi la freschezza e corposità del tutto - quel passo che gli consentirà, di lì a breve, l'esordio da solista.
"Uno Mundo" (Stills) [- 2:00] è una clamorosa (e non bella) world-music che anticipa ampiamente Peter Gabriel da una parte e Paul Simon dall'altra ("Graceland"). Stills, tra il '67 ed il '68 almeno, è artista di avanguardia, non un folksinger. "Merry-Go-Round" (Furay) [- 2:02] e "Kind Woman" (Furay) [- 4:10] sono scialbi riempitivi degni del loro autore.
Rimasti soli, Messina e Furay, non ebbero nient'altro di più naturale da fare che ribattezzare il proprio operato: nascevano i Poco. Tutti e tre i lavori dei Buffalo Springfiled sono fondamentali. Il primo per il country-rock, il secondo per l'avanguardia e il terzo per l'avanguardia nel rock. E come classici devono considerarsi.

Tommaso Franci, www.ondarock.it


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