Bloomfield, Kooper & Stills - Super Session (1968)
Tutto sembra andare liscio ma, il terzo giorno, Kooper scopre con terrore che Bloomfield ha abbandonato il campo. Ha problemi di eroina, senza droga non riesce a dormire e lontano dalle solite fonti di spaccio si sente perduto. Kooper è costretto così a reinventarsi il disco, ma se la cava benissimo. Chiama Stephen Stills, fuori dai Buffalo Springfield e non ancora salito ai cieli di CSN&Y, e con lui disegna quattro altri brani per la seconda facciata dell'album, in una lingua nobile e compatibile. Stills è un chitarrista meno pirotecnico di Bloomfield, più country folk, ma quando c'è da sfoderare le unghie non si tira indietro, come dimostra la splendida versione di Season Of The Witch che spicca nella sua facciata. Gli altri pezzi non sono a quel livello ma suonano comunque divertenti: una morbida cover della dylaniana It Takes A Lot, una You Don't Love macchiata da strani effetti sonori e un gingillino romantico, una Harvey's Tune firmata da Brooks che va a chiudere l'album. Il disco esce, va in classifica, diventa il mito che abbiamo detto. Kooper ne è lusingato e pensa a una sua edizione live, anche perché una delle (rare) critiche ricevute riguarda una certa asetticità della musica - è un po' fredda, ha scritto qualcuno, e lui vuole dimostrare che in scena può essere caldissima. Chiama allora Bloomfield che, imbarazzato per il guaio che gli ha procurato la prima volta, gli dice senz'altro sì. Fissano tre date al Fillmore West di San Francisco, suonano da dio per due sere ma alla terza il film si ripete; Bloomy questa volta finisce addirittura in ospedale e per chiudere gli show (e il disco programmato, appunto Live Adventures) il povero Kooper deve chiedere aiuto ad altri chitarristi, fra cui il giovanissimo Carlos Santana - che tra l'altro fa il suo esordio su disco. C'è una coda ancora. Qualche mese più tardi, 13 dicembre 1968, Bill Graham presenta Kooper e Bloomfield al Fillmore East, esportando a New York quella favolosa attrazione californiana. È il concerto che dicevamo prima, i cui nastri han riposato trentacinque anni negli archivi. Poche ore prima dello spettacolo, Kooper riceve una telefonata dall'amico che gli prospetta l'ennesimo «pacco»; è bloccato a Chicago da una tempesta di neve. Kooper stavolta però è preparato; ha una carta di riserva in mano, un asso addirittura, cioè B.B.King. Se la caverebbe alla grande in ogni caso ma Bloomfield ce la fa ad arrivare e contribuisce da par suo a una serata che tutti ricordano bella e vibrante. I nastri confermano: ci sono brani già noti per Live Adventures, a cominciare da Together 'til The End Of Time, ma anche novità come Don't Throw Your Love On Me So Strong di Albert King e un'ispirata Season Of The Witch che consente a Bloomfield di duellare a distanza con Stills. Con i due protagonisti suonano alcuni volenterosi musicisti del luogo (Paul Harris al piano, Johnny Creci alla batteria, Jerry Jemmott al basso), più Johnny Winter che fa un luccicante cameo in una cover di B.B King, It's My Own Fault. Pura magia rock blues; capace di incantare tutti meno i due protagonisti. Del disprezzo di Bloomfield abbiamo detto; quanto a Kooper, non è mai stato così critico ma in cuor suo ha sempre pensato a quell'avventura come a una strana cosa fortunata. Probabilmente è convinto di avere fatto di meglio nella sua lunga carriera; ma è vero che le sue altre pagine di quegli anni giacciono dimenticate mentre la Super Session con i suoi dintorni è ancora circondata da grande affetto e attenzione, un talismano per gli appassionati di rock blues e tutti i cultori degli anni Sessanta.
Super Session (Columbia Legacy) *****
Super Session (Columbia Legacy) *****
Fillmore East - The Lost Concert Tapes (Columbia-Legacy) ****
Riccardo Bertoncelli