No Nukes (1979)
da "100 Raccolte da Ricordare" di Mucchio Selvaggio
Questo è quel che si dice un simbolo degli anni 70, uno degli ultimi atti politici di cui il rock è stato capace e, in un certo senso, anche la prova della fine di un era. Il popolo del rock si trovò aggregato da una speranza di cambiamento e perfino dall'ambizione di potervi svolgere un ruolo attivo e determinante. Un'illusione in fondo. Il nucleare (non solo nel senso della bomba) avrebbe continuato a proliferare a dispetto dell'impegno di Jackson Brown, Graham Nash, Bonnie Raitt, principali promotori dei cinque concerti newyorkesi "for a non-nuclear future", cui aderirono con sprito cameratesco alcune reduci di quell'altra illusione spezzata dieci anni prima (Crosby, Stills & Nash, Jesse Colin Young), un paio di outsider neri (Gil Scott-Heron, Chaka Kham) e molta parte del mainstream più consapevole (Ry Cooder, Tom Petty, James Taylor, Poco, Dobbie Brothers). Nell'album in triplo vinile è raccolto un semplice campione di quel che accadde nelle cinque serate, am anche un pezzo basta a Bruce Springsteen per rubare la scena di acompagni di lotta: il medley da Mitch Ryder composto da Devil With The Blues Dress, Good Golly, Miss Molly e Jenny Take A Ride è una rasoiata micidiale, uno dei più grandi pezzi live della storia.