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Che fine ha fatto Jim Messina?


di Paolo Vites da JAM (www.jamonline.it) n.107 Settembre 2004

Uno dei tanti illustri desaparecidos del rock, Jim Messina? Beh, mica tanto. Se consultate il suo programma di concerti per questo 2004 vedrete che, seppur in piccoli club, il 57enne ex compagno di avventure di Kenny Loggins fa ancora la sua parte. Certo, molto più defilata di quanto accadeva negli anni 70. Come per Loggins (attenzione: dal punto di vista artistico, perché commercialmente Loggins ha continuato a vendere, almeno per tutti gli anni 80, milionate di copie di dischi), la fine del sodalizio ha inaugurato immediatamente un declino. È bastato il primo disco solista, Oasis, uscito nel 1979, per mostrare un musicista incapace di ripetere quanto fatto in precedenza. Non che Messina, anche con Kenny Loggins, fosse il compositore principale: sin dai tempi dei Buffalo Springfield, Jim è sempre stato un arrangiatore, un produttore e un discreto, tecnicamente parlando, accompagnatore musicale. I successivi Messina (1981) e One More Mile (1983) continuano la parabola discendente: un rock con qualche spunto vagamente country, poverissimo a livello compositivo, assolutamente inincidente. Jim Messina comincia infatti a muovere i suoi passi nel music biz come ingegnere del suono ai Sunset Sound Studios di Hollywood (sebbene, ancora diciassettenne, avesse pubblicato due album di surf music, senza alcun riscontro). Qui si trova a lavorare con nomi come Doors e Buffalo Springfield. Amet Ertigan, boss della Atlantic, gli chiede di produrre il loro secondo disco, Again, e finisce anche a suonare il basso, al posto di Bruce Palmer, nel loro terzo e ultimo lavoro, Last Time Around. Con altri due Buffalo Springfield (Richie Furay e Rusty Young), a questo punto, Messina dà vita ai Poco, che vorrebbero indealmente portare avanti il crossover tra country e rock’n’roll. Dopo One More Mile, comunque, Messina sparisce dalle scene dedicandosi alla pittura fino al 1989, quando accetta di prendere parte alla reunion della line-up originale dei Poco. I "nuovi" Poco verranno anche in Italia per fare uno showcase promozionale (tra i tre o quattro giornalisti presenti, anche il nostro direttore Guaitamacchi...). La reunion è un insuccesso totale e Messina si ritira di nuovo dalle scene: nel ‘96 arriva il buon Watching The River Flow, che sin dal titolo annuncia i contenuti. Si tratta infatti di una raccolta di brani dei Buffalo Springfield, dei Poco e di Loggins & Messina reincisi in nuova veste in modo decisamente piacevole. Messina torna in pianta più o meno stabile on the road e inaugura anche il Songwriter’s Performance Workshop, una scuola per aspiranti cantautori da lui diretta e gestita (per info, visitate il sito ufficiale di Jim Messina, www.jimmessina.com).

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