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Buffalo Springfield Again (1967) - Rassegna stampa


Fra i gruppi che più hanno sospinto i miei giovanili voli pindarici, sognando una Brianza californiana e ideali di vita in assoluta libertà e condivisione, i Buffalo Springfield tornano ancora spesso a turbare i miei ascolti rock, riportando nelle stanze della mia mente onde emozionali elevatissime, grinta e passione, ma anche tenerezza, creatività e visionarietà onirica. Soprattutto mi commuove pensare che, mentre Stills è ormai stato rimpiazzato dal più lucido figlioccio, il "vecchio Young" è ancora più che mai saldamente al suo posto in cima all'olimpo dei miei gusti musicali e della musica in generale. Certo i due amici in questione hanno condiviso gioie, dolori, fugaci sintonie artistico-affettive e lunghi glaciali silenzi, così come in questo stupendo disco hanno duellato in bravura di stile: visionario, spiazzante, eclettico il canadese, rigoroso, solido e virtuoso il texano. Apre il lavoro Neil con la celebre "Mr. Soul", rollingstoniana nel riff e acida disamina dei rischi a cui è sottoposta una rockstar; gli fa eco Richie Furay (altro membro da non dimenticare, insieme al canadese comprimario Bruce Palmer) con la sua "A Child's Claim To Fame", delicata e tenue ballata dai sapori country tanto cari al ragazzo dell'Ohio (che proseguirà brillantemente la carriera, scusate se è poco). Poi irrompe Stills, in modo originale e felpato, con "Everydays", canzone che potrebbe benissimo appartenere al repertorio iniziale di Tom Waits. "Expecting To Fly" è la traccia forse più enigmatica del disco (assieme a "Broken Arrow"); Neil ci presenta la lacerante fine di un amore in un'atmosfera rarefatta dagli archi e dalla melodia "drogata", un insieme che sarebbe piaciuto senz'altro anche a Truffaut. Il colpo di genio è "Bluebird", dove Stefano esibisce tutte le sue credenziali di chitarrista e compositore in maniera assolutamente strabiliante. Lo so, è un pochino leziosetta la ripresa brano per brano, ma vi garantisco che mi aiuta e vi aiuterà a ritrovarvi perfettamente nell'atmosfera densa e allusiva di questo lavoro poliedrico. Stills torna in cattedra con la successiva "Hung Upside Down", cantata con Richie e qui ci va un Whisky col ghiaccio. Da assaporare con calma durante le successive "Sad Memory", "Good Time Boy" e "Rock & Roll Woman", scritta col contributo di David Crosby che prenderà poi il posto di Neil Young nel gruppo quando il canadese, stufo e stressato dalla faccenda, se ne andrà un pelo prima dell'arrivo del grande successo, che peraltro segnerà anche la fine della band dopo soli tre anni di attività. L'ultima traccia è "Broken Arrow", un ironico patchwork sonoro dove Young riprende ancora il tema dell'alienazione del musicista di fronte ai suoi doveri. Neil aveva già lasciato alle spalle i Buffalo Springfield e con questa canzone fatta a morsi ricomincia da solo il suo stupendo, doloroso, immenso e affascinante viaggio nella musica. Il "Bisonte" adesso è lui.
Pier Angelo Cantù


Ci sono band che sono durate poco più di un battito di ciglia ma hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica. Una di queste sono proprio i Buffalo Springfield. La loro storia dura nemmeno due anni, esordiscono nel ’67 e si sciolgono nel ’68; in tutto 3 dischi fondamentali che danno vita, assieme ai Byrds, al country rock così come lo conosciamo ora. Ma non solo: dalle ceneri dei Buffalo nascono CSNY cioè quella che per un certo periodo negli anni 70 è stata la band più famosa del mondo, il gruppo che era capace di oscurare giganti come Led Zeppelin, Dylan, Dead e via dicendo, facendo registrare vendite record e influenzando intere generazioni di musicisti ancora oggi. È importante capire che CSNY non sarebbero esistiti senza i Buffalo Springfield e che gran parte dei loro classici poggia le sue basi proprio sul repertorio dei BS. Neil Young e Stephen Stills con questa band si son fatti le ossa come autori e musicisti prima di intraprendere le carriere soliste che poi si sono congiunte quando “cavallo pazzo” ha deciso di unirsi ai 3 amici (Stills, Crosby, Nash) . La musica dei Buffalo come già detto era assai innovativa, univa la passione per il country con la vena rock di matrice pacifista e leggermente psichedelica tipica della California dei tardi ’60. Alle debordanti sferragliate elettriche di Neil si alternavano banjo e mandolino e dobro. La tradizione si univa alla modernità e i nostri si lanciavano dritti verso la leggenda. La band oltre a Neil e Stills era composta da Don Randi al piano, Bruce Palmer al basso, Dewey Martin alla batteria e Richie Furay,che firma anche alcune splendide canzoni, alla ritmica (in questo album ma i musicisti sono cambiati tra i vari dischi). Dopo l’esordio con l’omonimo Buffalo Springfield i nostri confezionano il loro capolavoro con questo BS Again. Un disco ricco di suoni e influenze, un lavoro eclettico e sorprendente che contiene veri capolavori come “Mr. Soul” un brano elettrico con chitarre distorte e quel tono misto malinconico, scarno e psichedelico tipico della musica di Neil. “A Child's Claim To Fame” invece è basata su una tipica melodia country molto gradevole, con cori e steel guitar sugli scudi. “Everydays” è leggermente jazzata con improvvisi e rapidi inserti di elettrica, la voce di Stephen appena accennata, un gioiello di raffinatezza e gusto. “Expecting To Fly” è una ballata 100% Neil Young, una di quelle canzoni che hanno reso grande il canadese, uno di quei classici senza tempo che si ascolteranno ancora con stupore tra 30-40 anni. Stesso discorso per “Bluebird” forse il brano più celebre dei Buffalo, la canzone perfetta per comprendere lo stile della band, cantata in coro con le chitarre elettriche che graffiano e si alternano all’acustica. Memorabile. Questo album è un incredibile raccolta di classici, ascoltate ad esempio “Hung Upside Down” e ditemi se in essa non ci riconoscete almeno altre 100 canzoni venute dopo, comprese molte dei Led Zeppelin, tanto per non fare nomi una di quelle ballate hard psichedeliche che erano il must degli anni '70. “Sad Memory” è una toccante ballata acustica dai toni notturni ed avvolgenti. Si prosegue con un altro grande classico come “Rock & Roll Woman” con i suoi cori tipici del west coast e i contrappunti di chitarra acustica a cui fanno seguito gli assoli magistrali di Hammond B3 e di chitarra elettrica. Si chiude con la straordinaria “Broken Arrow” ennesimo super classico a firma Neil Young. Buffalo Springfield Again è uno dei grandi dischi degli anni ’60, uno di quegli album che hanno fatto scuola, un lavoro imprescindibile.
Marco Redaelli, rocklab.it


 I Buffalo Springfield sono stati un gruppo che ha avuto, immeritatamente, poco interesse da parte del pubblico e della critica, negli anni 1966/1967/1968/1969 ... Quando scoppiò il fenomeno mondiale del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young, ecco i riflettori orientati sui B.S.: all'indietro... Nel 1966 i Cinque avevano inciso un bell'album d'esordio, dal titolo del gruppo, con brani in metrica folk-rock, alcuni dei quali davvero ottimi (“For What It's Worth”, “Nowadays Clancy Can't Even Sing”, “Everybody's Wrong”, “Flying On The Ground Is Wrong”, “Burned”, “Leaven”, “Out Of My Mind”). Ma è nel 1967 che realizzano il loro capolavoro: Buffalo Springfield Again. Durante la registrazione del disco - una compilation di gran belle canzoni - Young e Palmer - causa anche problemi di droga - lasciano una prima volta il gruppo. Buffalo Springfield Again è uno di quei dischi che suonano semplicemente bene e che non ci si accorge che è già un capolavoro da mettere nell'Olimpo del Rock. Leggero? Si, forse, ma che bello!!! Fraseggi folk-rock e country si sposano con le prime avvisaglie di psichedelia e di rock corposo. E siamo nel 1967! Ed i B.S. osano anche sperimentare suoni in sala di registrazione fondendoli con (a volte) chitarre grintose, con (a volte) suoni ancora folk-country. "Mr. Soul" (Young) è grintosa, molto rock con autentici riff della chitarra;è un brano elettrico con chitarre distorte e quelle tonalità malinconiche e scarne che caratterizzano la musica di Neil Young. "A Child's Claim To Fame" (Furay) presenta il dobro di James Burton, con temi melodici tanto cari ai Byrds; è una melodia country acustica molto gradevole, con cori e steel guitar ben evidenziati. In "Everydays" (Stills) si assaporano atmosfere jazz (interrotte da una singolare distorsione della chitarra); il brano è leggermente jazzato con inserimenti elettrici (prendi e fuggi...); la voce di Stephen sembra zucchero a velo; ne esce un brano bellissimo. "Expecting To Fly" (Young) è un pezzo nel quale i sapori di psichedelia incontrano l'originalità dell'autore nel saper musicare canzoni senza tempo.
"Bluebird" (Stills) è un vivace folk con la voce ora soul ora pop; bellissime le chitarre; grande il banjo; la ritmica è quasi jazz con cambi di tempo interessantissimi; canzone cantata in coro con le chitarre elettriche che grattano e si alternano all'acustica. Grandioso. "Hung Upside Down" (Stills) è una interessante ballata "hard psichedelica" con un finale urlato che ricorda gli esperimenti vocali di Tim Buckley. Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi. "Sad Memory" (Furay) è una toccante ballata acustica dai toni scuri che prendono dentro. Quasi una song alla Simon & Garfunkel. Anche qui... "Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi..." "Good Time Boy" (Furay) è quasi un country-rock dei Poco (che Furay inventerà pochi anni dopo con Jim Messina) con fiati, blues ristretto e soul; ne esce un brano parecchio movimentato con tanto di urla e ritmo galoppante. "Rock & Roll Woman" (Stills) assomiglia ad un brano dei Beatles; ma è apprezzabile per i suoi cori westcoastiani ed i contrappunti di chitarra acustica; bellissimi gli assoli di Hammond e di chitarra elettrica. "Broken Arrow" (Young) apre inizialmente rock "hard" e "live"; quindi si trasforma in un collage di sonorità zappiane (era appena uscito il suo primo doppio disco) e byrdsiane; un brano nel quale operano archi, tamburi, tastiere... Geniale. Buffalo Springfield Again è un disco dalle molteplici trame musicali; un album a tre mani: Stills, Furay, Young. Difficile dire chi ha scritto le più belle canzoni del disco. Stills offre avanguardia e sonorità dure; Young non gli è secondo nella sua durezza, aggiungendo quel suo modo particolare di cantare; Furay si ritaglia lo spazio per canzoni intimiste. Ne esce un album di rock bellissimo. Buffalo Springfield Again è uno dei grandi dischi degli anni '60, passati, forse, inosservati ai più; uno di quegli album che manifestano apertamente dove il rock si stesse trovando in quel 1967 ed in quali filoni stesse riversando il suo nutrimento.
Il Rock

[…] Nonostante le bizzarrie di cavallo pazzo Neil e i problemi di droga e visto dello scoppiato Palmer, il capolavoro è nell’aria e infatti Buffalo Springfield Again, uscito nel dicembre 1967, è tra gli apici artistici di quell’irripetibile anno. Le dieci composizioni qui presenti da un lato metabolizzano le esperienze precedenti, e dall’altra sfuggono a qualsiasi semplicistica definizione, anche in ambito westcoastiano. Dalle cangianti armonie flower power della celeberrima “Rock & Roll Woman” (l’acme compositivo di Stephen) alle ruvide pistolettate western di “Mr. Soul” (cinica e toccante auto-confessione di Neil), dal vibrante canto libero di “Bluebird” ( con intermezzo dal sapore latino di Stills da brividi) alle stupefacenti congerie di acide intuizioni tra blues e jazz di “Hung Upside Down” e “Everydays” alla rarefatta nenia agreste di “A Child’s Claim To Fame” (il miglior pezzo di Furay), è quasi sempre il texano a condurre le danze. Neil riesce però a rubargli la scena con due arzigogolati numeri psichedelici, registrati con l’ausilio del produttore Jack Nitzche, noto come “Phil Spector in acido”, col quale Neil collaborerà in seguito su Harvest, senza eguagliare tuttavia tali vette.
Il passo lento e malinconico di “Expecting To Fly” si regge su celestiali orchestrazioni e su divagazioni lisergiche, forgiando un archetipo basilare del pop, a partire da tutti i gruppi indie neo-psycho (Grandaddy, Mercury Rev, Flaming Lips).
“Broken Arrow” inaugura invece la peculiare epica americana di Young, in una frenesia iridescente in cui si rincorrono gli spettri dell’american dream e i tormenti del canadese, giostrati magistralmente dal suo inconfondibile falsetto. Questa sublime composizione pianistica, intervallata da bizzarri campionamenti per sfociare in una coda zappiana, suggella alla perfezione il disco, e con esso di fatto l’avventura dei Buffalo. […]
Junio C. Murgia, storiadellamusica.it



L'età media dei Buffalo Springfield è di 22 anni quando offrono quello che unanimamente la critica ha considerato e non si può che considerare il loro capolavoro. Durante la registrazione del disco - che così risulta una compilation più che un album - Young e Palmer - legati anche dai problemi di droga - lasciano una prima volta il gruppo.
"Mr. Soul" (Young) è una versione western di “Satisfaction” - vedi il riff della chitarra; "A Child's Claim To Fame" (Furay), col dobro hooks di James Burton, se non altro si appaga del suo trasognare riflessivo alla Byrds; "Everydays" (Stills) sterza per atmosfere jazz (squarciate da una distorsione della chitarra) ed è un primo capolavoro; "Expecting To Fly" (Young) (No. 98 Pop Singles), pezzo barocco di psichedelia e surrealismo, non convince appieno; "Bluebird" (Stills) (No. 58 Pop Singles) vivacizza in un hard-folk l'economia dell'album e, a forza di espedienti (la voce ora soul ora dream-pop, i numeri delle chitarre su tutti i fronti, la ritmica jazz), sembrerebbe impreziosirlo anche: infine va elevato a capolavoro per la sua statura d'avanguardia (si veda i cambi di tempo). "Hung Upside Down" (Stills), con la sua poderosa tessitura, dimostra come l'album sia di Stills e Furay (anzi, rappresenta i loro risultati migliori) e non di Young: qui Stills addirittura fa il Tim Buckley (peccato solo per i coretti veniali: d'altra parte ci vuole un Buckley per non necessitarne) e impazzisce (un unicum per lui) nel finale urlato.
"Sad Memory" (Furay) potrebbe essere per Frank Sinatra e delinea le coordinate dell'impianto presente: a Stills l'avanguardia e le sonorità dure, a Young le epopee magniloquenti, a Furay le canzonette intimistiche. "Good Time Boy" (Furay) anticipa il country-rock dei Poco con fiati, strascichi blues e soul alla Joe Cocker: qui il tutto riesce e in modo assai esagitato (con tanto di urla e ritmo galoppante). "Rock & Roll Woman" (Stills) (No. 44 Pop Singles) è tutto tranne che rock: sembrano i Beatles in un film di Leone a fischiettare Morricone; vi sono poi una caterva di arditi esperimenti che dimostrano come, se l'avanguardia del primo album era l'associazione country e rock, quella del presente è - quasi senza rock - pura e a sé stante. Perché non si dice mai, ma Buffalo Springfield Again è un album di avanguardia, e non rock. Ci vuole "Broken Arrow" (Young) per tornare nel circo rock. Ma solo per un momento: dall'avvio iniziale hard e live si passa a un surrealistico collage (strutturalmente tra Zappa e Cooper, di fatto influenzato dagli esperimenti dei Byrds), con tamburi, archi, tastiere, silenzi e parole al vento. Questo è il brano meno rock, meno folk e meno country di Young.
Buffalo Springfield Again avrebbe dovuto (e tutt'ora dovrebbe) scandalizzare e sconcertare come forse non ha fatto. Altro che folk o country o rock! Questa è avanguardia e i vari stili sono mezzi! Buffalo Springfield Again sembra essere stato composto da un gruppo di marziani pazzi, come Buffalo Springfield da un circolo di nonni. 
ondarock.it


Buffalo Springfield Again (Atco, 1967), il loro capolavoro, si avvale di una produzione avveniristica e di una maggiore compattezza in fase di jamming. “Bluebird” è l'insuperato capolavoro di Stills, un alto canto visionario con un lungo e contorto intermezzo strumentale. Stills scrive anche le più facili “Rock & Roll Woman” e “Hung Upside Down”. Furay scodella un altro gioiello country-pop, “A Child's Claim To Fame”, ma il gruppo flirta anche con il jazz e l'avanguardia in “Everydays”.Neil Young comincia a reinventare lo stile della ballata per loner adattandolo alle cupe nevrosi della società moderna. La sua voce malata e sconsolata intona la cupa e minacciosa melodia di “Mr Soul”. “Broken Arrow”, sei minuti di misticismo e contorto autobiografismo, è il suo primo capolavoro, una ballata pianistica sull'american dream le cui strofe marziali sono separate da arrangiamenti eccentrici (vociare del pubblico, un organetto di strada, effetti elettronici, una sezione d'archi, rullo di tamburi, cocktail-jazz), un'epica galoppata nei reami sterminati della memoria, dove l'uomo si perderà più di una volta. “Expecting To Fly” è di intensità quasi pari, aperta da effetti cosmici e sospinta da un canto in tenero delirio, una melodia impalpabile librata sui violini in un volo lisergico (l'arrangiamento orchestrale è di Jack Nitzsche).
Piero Scaruffi

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