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Le canzoni di Neil e soci tra le 100 per capire il Rock


estratto dalla cover story a cura di Paolo Vites

For What It’s Worth
(Stills)
Buffalo Springfield
Dicembre 1966, reperibile nell’album Buffalo Springfield

Non sono moltissime, ma alcune rock song sono state la voce perfetta di una generazione. Mentre a Los Angeles scoppiava la rivolta dei giovani contro l’imposizione delle autorità che volevano il coprifuoco sul Sunset Strip (dove c’erano tutti i locali trendy e i club dove si esibivano i gruppi rock emergenti) per via delle proteste dei ‘bravi cittadini’ disturbati da quel via vai continuo, Stills era a San Francisco a suonare con la sua band. Informato di quanto avveniva, tornò a casa al Topanga Canyon, in una serata mise giù una ‘canzoncina’ che si chiedeva che diavolo stesse succedendo, nel più puro stile della canzone di informazione folk. Musicalmente, For What It’s Worth contiene invece tutti gli elementi di una grande rock song, dal riff iniziale di chitarra all’esplosione del ritornello con quel classicissimo stop and go che dal vivo ne avrebbe fatto il cavallo di battaglia di CSN e CNS&Y ancor oggi. Non era una canzone di protesta nel classico senso della parola, ma fotografava perfettamente i "tempi che stavano cambiando".

Altre versioni: i Public Enemy l’hanno campionata in He Got The Game, dimostrando l’universalità del brano.

Long Time Gone
(Crosby)
Crosby Stills & Nash
Maggio 1969, reperibile nell’album Crosby, Stills & Nash

Gli anni 60, quelli dell’utopia libertaria, si chiudono su una nota di oscurità, che David Crosby canta lasciando la domanda in sospeso: "L’ora più scura è proprio prima dell’alba". Ma arriverà l’alba? Scritta all’indomani dell’assassinio di Robert Kennedy, nel suo stile l’ex Byrd pone domande e accusa il sistema: "Se pensi di farti eleggere, allora dovresti tagliarti i capelli". Musicalmente, un rock-blues vigoroso, impreziosito dalla tagliente chitarra di Stephen Stills e dalle solite, splendide armonie vocali del terzetto. Una canzone che racconta un preciso momento storico.

Altre versioni: nessuna rilevante.

Woodstock
(Mitchell)
Joni Mitchell
Aprile 1970, reperibile nell’album Ladies Of The Canyon

Impossibilitata ad andare a Woodstock per via delle cattive condizioni atmosferiche, Joni Mitchell segue l’evento alla tv. Impressionata da quello che vede, decide di scriverne una canzone. "In quel periodo tutti guardavano a noi cantanti come le persone con ogni risposta. Pensavo che c’era bisogno di un miracolo che mostrasse a tutti la strada giusta. Woodstock per me fu il miracolo che aspettavamo. Le prime volte che la cantano dal vivo, scoppiavo sempre a piangere." In effetti, questa tenue ballata solo voce e piano elettrico fotografa con dolcezza e speranza un momento che è rimasto nella storia del XX secolo.

Altre versioni: gli amici CSN&Y, che a Woodstocke c’erano, la trasformano in un irruente e festoso rock’n’roll (su Déjà Vu). Diventerà un successo enorme e molti dimenticheranno chi ne è l’autrice.

The Needle And The Damage Done
(Young)
Neil Young
Febbraio 1972, reperibile nell’album Harvest

Alzi la mano chi, in vita sua, non ha mai provato a rifare alla chitarra il picking di questo brano. La dice lunga di come certi passaggi musicali di un brano (se non il brano di per sé) entrano nel gusto popolare di più di una generazione e di quanto vasto sia l’impatto della musica pop. Breve ma efficace resoconto della disperazione di un tossicodipendente (tema comune di tante canzoni dei 70), The Needle And The Damage Done è uno dei tanti piccoli classici che Harvest (il più grande successo commerciale del canadese) dispensa a piene mani, tanto che ancora oggi è considerato il suo disco perfetto. Stupendo poi l’effetto finale, quando gli applausi del pubblico sfumano nelle note acide del brano successivo.

Altre versioni: la più recente dei Simple Minds è orrenda.

Rockin’ In The Free World
(Young)
Neil Young
Ottobre 1989, reperibile nell’album Freedom

È uno degli anni rock per eccellenza degli anni 80, ritratto apocalittico di una società malata non solo d’insensatezza, ma anche di cinismo. È stato composto da Neil Young di getto ed eseguito in un primo tempo da solo, alla chitarra acustica. L’album Freedom ne contiene due versioni (una scarna, l’altra elettrica), un po’ come ai tempi di Hey Hey, My My. In veste elettrica, è la canzone che ha restituito Neil Young al suo pubblico, restaurandone la figura politica dopo alcuni dichiarazioni infelici. Un classico.

Altre versioni: è nel repertorio di moltissime rock band, dai Bon Jovi agli Alarm passando per Offspring e Big Country. Ha chiuso i concerti di CSNY del 2000 e il live Weld di Young ne contiene una tostissima. Versione shock: David Byrne in acustico. Versione cult: Pearl Jam, come immortalata in una dozzina di bootleg ufficiali (tra cui quello del concerto di Milano 2000).

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